PATRONI GRIFFI, Giuseppe
PATRONI GRIFFI, Giuseppe (Peppino). – Nacque a Napoli il 27 febbraio 1921 da Felice e da Zenobia Briante. Felice, barone di Faivano, sposò Zenobia in seconde nozze dopo la morte di Laura de Gemmis dei baroni di Castelfoce, famiglia originaria di Corato in Puglia. Patroni Griffi fu il loro secondogenito, dopo Veneranda (Wanda).
Prematuramente orfano di padre, trascorse la giovinezza a Napoli, città nella quale ricevette la sua prima formazione coltivando una passione per la scrittura e per le storie ereditata in casa e nella lunga convivenza con i nonni. «Mio nonno – ricordò in seguito – aveva una piccola biblioteca infiorettata di letteratura francese e russa» (Francione, 2001, p. 13).
Iniziò allora a frequentare quelli che furono poi per tutta la vita compagni di un percorso culturale e artistico, intellettuali tra i più vivaci e ricchi di idee che, come scrisse Antonio Ghirelli, «ebbero la ventura di incontrarsi, di essere compagni di liceo e di volersi bene, agli inizi degli anni Trenta, nel vecchio ginnasio-liceo Umberto I» (Giuseppe Patroni Griffi, 1981, p. 17).
Quell’amicizia si rafforzò con gli anni a tal punto che furono poi chiamati i giovani di Chiaia: Ghirelli, Peppino, ‘il barone’, Maurizio Barendson, Francesco ‘Chinchino’ Compagna, Raffaele ‘Dudù’ La Capria e il ‘professore’ Francesco Rosi. «Quel gruppetto era compatto. Ci frequentavamo molto. Erano amiche anche le nostre madri» (Rosi, 2012, p. 34).
Fin dagli anni trascorsi all’Università Federico II di Napoli iniziò a scrivere sulla rivista IX maggio, organo dei GUF (Giovani Universitari Fascisti) dell’Ateneo: «andavamo in un circolo che si chiamava la Compagnia degli illusi, mettevamo su commedie che richiamavano l’antifascismo. […] C’erano commedie e atti unici scritti da Peppino, da Antonio Ghirelli. Anche Giorgio Napolitano ne aveva scritto e diretto uno» (p. 35).
Data al 1944 l’esperienza a Radio Napoli, la stazione installata a Pizzofalcone e poi al Rettifilo dal PWB (Psychological Warfare Branch).
Alla fine della guerra Patroni Griffi si trasferì a Roma continuando la collaborazione con la radio, nei vecchi uffici dell’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (EIAR), e avviandone una nuova con la rivista Sud, quindicinale fondato da Pasquale Prunas, apparso a Napoli il 15 novembre 1945 con redattori come La Capria, Mario Stefanile, Rosi, Ghirelli, Angelo Cavallo, Carla de Riso. Patroni Griffi tenne, all’interno di Sud, la rubrica Palcoscenico di Roma dedicata al teatro.
In Sud fu pubblicato uno dei suoi primi racconti: Ritratto di giovane. Era complicato narrare la metamorfosi di un bambino in ragazzo, la solitudine dopo la morte del padre, l’omosessualità, il disagio vissuto in quegli anni; ma Patroni Griffi iniziò a limare uno stile raffinato e crudo allo stesso tempo, un’arte intrisa di poesia e priva di ipocrisia. Scriveva nella sua rubrica a proposito del dramma di Marcel Achard Adamo: «Esiste il pederasta? Sì. E allora se ne deve parlare. Non si faccia un gioco d’ombre cinesi ma si diano alla figura le dimensioni, si scruti, si indaghi, si torturi, gli si trovi l’inferno. Glielo si strappi fuori e si liberi l’anima in faccia a tutti» (Paura dell’inferno, in Sud, 1° dicembre 1945, p. 7).
Nel 1948, a Roma, scrisse per la radio Nuvole, poi il radiodramma Il mio cuore è nel Sud, vincitore nel 1950 del Microfono d’argento. Le «eterne città del Sud pigre sotto il sole», quelle città che «stretti vicoli dalle colline conducono al mare» (Giuseppe Patroni Griffi, 1981, pp. 23 s.) rimasero sempre nella sua arte. Nel 1950 fu nominato vicedirettore del Secondo programma della Radio. L’anno dopo scrisse il racconto D’estate con la barca, poi Ragazzo di Trastevere e Un ospite di passaggio.
A Roma fece incontri fondamentali: Luchino Visconti e i ‘ragazzi dell’Accademia’ come li definì lui stesso: tra questi Rossella Falk e Giorgio De Lullo.
Nel 1954 De Lullo, Tino Buazzelli, Anna Maria Guarneri, Falk e Romolo Valli formarono la Compagnia dei Giovani che, nel 1958, portò in scena il lavoro di Patroni Griffi D’amore si muore. Il debutto avvenne il 25 giugno, al XVII Festival internazionale del Teatro di Prosa della Biennale di Venezia e fu poi dato il 31 gennaio 1959 all’Eliseo di Roma, accolto da un enorme successo.
Nel 1958 fu coautore con Enrico Medioli, Franca Valeri e Vittorio Caprioli della commedia Lina e il cavaliere: fu l’inizio di una lunga carriera teatrale, ma soprattutto la nascita di una grande amicizia con la Valeri.
Il giovane drammaturgo napoletano «s’impose nel panorama degli autori italiani» (Poggiali, 2000, 20072, p. 72), e si sarebbe presto distinto con due importanti sceneggiature: I Magliari (1959) di Rosi e La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini.
Il 6 aprile 1960 la commedia Anima nera debuttò al Donizetti di Bergamo, mentre a Milano per le leggi sulla censura fu bloccata per offesa al comune senso del pudore: un magistrato milanese trovò scandalose alcune battute e le scene nelle quali la Falk appariva in sottoveste o a letto. Nel 1963 al Teatro Quirino di Roma fu la volta di In memoria di una signora amica, regia di Rosi con Lilla Brignone e Pupella Maggio; ancora un testo dal sapore autobiografico, malinconico e forte allo stesso tempo. Nel 1964 pubblicò sulla rivista Il Dramma un racconto breve: Gli occhi più occhi di così dedicato alla Falk.
Nel 1962 Patroni Griffi aveva debuttato al cinema con la regia del film Il mare, ambientato a Capri e del quale fu soggettista e cosceneggiatore. Il film, nato sulla scia della nouvelle vague francese, rappresentò un esperimento nuovo per il cinema italiano.
La stagione 1964-65 vide il suo esordio come regista teatrale con l’allestimento de La governante di Vitaliano Brancati per la compagnia di Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi. Seguì, nella stagione 1966-67, Metti, una sera a cena, ultimo connubio artistico con De Lullo; fu ancora un grandissimo successo di pubblico e di critica.
Patroni Griffi «adottando un linguaggio moderno e solido, entrò di diritto tra i più importanti autori della drammaturgia italiana contemporanea, contribuendo ad eliminare la frattura esistente in Italia tra intellettuali e scena teatrale» (Poggiali, 2000, 20072, p. 86).
Nel 1969 realizzò la regia di Victor, di Roger Vitrac, ultimo spettacolo della Compagnia dei giovani, prima dello scioglimento. Nel 1971 riprese l’esperienza cinematografica con Addio fratello crudele, seguito nel 1973-74 da Identikit, che annoverò tra gli sceneggiatori anche l’amico La Capria. Nel 1979, per Valli, scrisse Prima del silenzio, testo innovativo per temi e concetti.
Nel 1975 l’editore Garzanti pubblicò prima il romanzo Scende giù per Toledo e poi, nel 1977, la raccolta di racconti Gli occhi giovani (La notte blu del tram, Poche parole a cena, Caffè avvelenato, Ritorno alla giungla, Ragazzo di Trastevere, D’estate con la barca, Un ospite di passaggio) scritti nel 1948-49.
Nel 1978 iniziò a dirigere la Compagnia del Piccolo Eliseo; più tardi prese forma il progetto dedicato a Eduardo De Filippo, che lo avrebbe portato, nel 1993, a mettere in scena una Napoli milionaria eliminando «le tinte scure e taglienti del dramma precedente» e immergendo «le piccole disavventure della famiglia Priore in un’aura metafisica di marca checoviana» (Pozzi, 2007, p. 38). Nel 1994, con Sabato domenica e lunedì, recuperava «la filologia del testo, come se fosse un’operazione critica, perché le opere di Eduardo vanno fatte capire a tutti, spettatori e lettori» (pp. 74 s.).
Nel 1995 mise in scena Giulietta e Romeo al Teatro Nazionale di Roma. Nell’occasione aprì a giovani attori, con giornate e giornate di provini, arrivando a scegliere, tra gli altri, Kaspar Capparoni, Max Malatesta, Carlo Caprioli. Allestì Sei personaggi in cerca d’autore alla Versiliana di Marina di Pietrasanta nel 1997 e, ancora alla Versiliana, nel 1999, il Cyrano con Sebastiano Lo Monaco.
Nel 2000 fu protagonista di un evento eccezionale: l’allestimento de La Traviata à Paris, con la direzione di Zubin Mehta. L’opera, trasmessa in diretta dalla RAI in 125 paesi del mondo, si avvalse di un colossale impianto tecnologico con cinque regie mobili digitali video e quattro stazioni satellitari che permisero a Patroni Griffi di vincere la scommessa, come già nel 1992 quando, sempre per la RAI, aveva realizzato Tosca.con Placido Domingo e Mehta direttore d’orchestra. Entrambe le opere meritarono riconoscimenti importanti: Traviata il Prix Italia per il «miglior programma televisivo nella categoria dello spettacolo» e il premio Emmy Award per il «miglior spettacolo musicale dell’anno»; stesso premio, quest’ultimo, già ricevuto da Tosca.
Nell’aprile 2002 fu nominato direttore artistico dell’Eliseo a Roma: qui nel 2003 firmò Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller. Fu l’ultima regia prima di cedere al male.
Patroni Griffi interruppe per malattia le prove di Improvvisamente l’estate scorsa di Tennessee Williams, e morì nella sua casa romana il 15 dicembre 2005.
«I fili di pioggia per il nostro andare da burattini non cadono dal cielo. Gli orologi nelle strade sono fermi ma il tempo non è abolito» (Ritratto di giovane, in Sud, 20 giugno 1946, p. 8).
Dal 2006 il Piccolo Eliseo è stato intitolato Teatro Giuseppe Patroni Griffi.
Tra le opere letterarie, oltre a quelle citate: La morte della bellezza (1987); Del metallo e della carne (1992); tra quelle cinematografiche: Metti, una sera a cena (1969); Divina creatura (1975); La gabbia (1985); La bugiarda (1989); tra quelle teatrali: Persone naturali e strafottenti (1974); Prima del silenzio (1979); Kessler Kabarett (1980); Gli amanti dei miei amanti sono i miei amanti (1982); Cammurriata. Canti di malavita (1983); tra le sceneggiature: Canzoni di mezzo secolo, regia di D. Paolella (1952); Canzoni, canzoni, canzoni, regia di D. Paolella (1953); Lettere di una novizia, regia di A. Lattuada (1960); Anima nera, regia di R. Rossellini (1962); La manina di Fatma, regia di V. Caprioli (episodio I cuori infranti, 1963); L’uomo che ride, regia di S. Corbucci (1965); La strega bruciata viva, regia di L. Visconti (episodio Le streghe, 1967); C’era una volta, regia di F. Rosi (1967); D’amore si muore. regia di C. Carunchio (1972); Pane, burro e marmellata, regia di G. Capitani (1977).
Regie prosa: Luv di M. Schisgal (1966); Vestire gli ignudi di L. Pirandello (1966); Napoli notte e giorno di R. Viviani (1967); La bottega del caffè di C. Goldoni (1967); Napoli chi resta chi parte di R. Viviani (1975); Confessione scandalosa di R. Wolff (1977); Il Valzer dei cani di L.N. Andreev (1977); Le femmine puntigliose di C. Goldoni (1978); Lontano dalla città di J.-P. Wenzel (1979); O di uno o di nessuno di L. Piradello (1979); Porte chiuse di J.P. Sartre (1980); Il bell’indifferente di J. Cocteau (1980); Oreste di V. Alfieri (1980); Notti americane: Birdbath di L. Melfi e Line di I. Horovitz (1981); L’avaro di Molière (1981); Tradimenti di H. Pinter (1982); Sei personaggi in cerca d’autore di L. Pirandello (1983 e 1988); Assassinio nella cattedrale di T.S. Eliot (1984); Zio Vania di A. Cechov (1985); Questa sera si recita a soggetto di L. Pirandello (1986 e 1995); La locandiera di C. Goldoni (1987); Ciascuno a suo modo di L. Pirandello (1988); Le false confidenze di P. de Marivaux (1989); La dolce ala della giovinezza di T. Williams (1989); Fior di pisello di E. Bourdet (1990); Una volta nella vita di M. Hart - G.S. Kaufman (1991); La moglie saggia di C. Goldoni (1991); Trovarsi di L. Pirandello (1992); Margherita Gauthier, la signora delle camelie di A. Dumas figlio (1992); Un marito di I. Svevo (1993); Nata ieri di G. Kanin (1996). Regie e sceneggiature televisive: La maestrina degli operai (1970); La gabbia (1985); La romana (1988); regie liriche: Ascesa e rovina della città di Mahagonny di K. Weill (1972); Così fan tutte di W.A. Mozart (1976); Il trovatore di G. Verdi (1985); La Bohème di G. Puccini (1996).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero del turismo e dello spettacolo, Direzione generale dello spettacolo, Divisione teatro, Revisione teatrale (1946-1959), ff. 16141: D’amore si muore, 18815: Anima nera; Archivio storico dell’Istituto Luce (www.archivioluce.com/ archivio/), Si gira. Capri: P. G. alla regia cinematografica, in Caleidoscopio Ciac C1416, 10 maggio 1962; Varietà. Roma. Prima di ‘Metti, una sera a cena’, in Caleidoscopio Ciac C1792, 22 febbraio 1967.
Per la collaborazione alla rivista, Sud. Giornale di cultura 1945-1947, a cura di G. Di Costanzo, rist. anast. Bari 1994. G. P. G., a cura di L. Lucignani, Roma 1981; F. Bolzoni, La barca dei comici, Roma 1986, pp. 143 s.; M. Giammusso, Eliseo. Un teatro e i suoi protagonisti. Roma 1900-1990, Roma 1989, pp. 147-161; G. P. G. e il suo teatro, a cura di A. Bentoglio, in Quaderni di Gargnano, 1998, n. 7; F. Poggiali, Sulle orme della Compagnia dei giovani: De Lullo-Falk-Guarnieri-Valli-Albani, Roma 2000, 20072, pp. 67-88; La morte della bellezza. Letteratura e teatro nel cinema di G. P. G., a cura di F. Francione, Alessandria 2001; E. Pozzi, Parole ’mbrugliate. Parole vere per Eduardo, Roma 2007, pp. 37-38; F. Valeri, Bugiarda no, reticente, Torino 2010, pp. 40-55; F. Rosi, Io lo chiamo cinematografo. Conversazione con Giuseppe Tornatore, Milano 2012, pp. 32-64; P. Tandoi, I Patroni de’ Griffi. Una nobile famiglia pugliese e la sua città d’origine, Bari 2013.