PERSIANI, Giuseppe
PERSIANI, Giuseppe (Antonio Nicola Luigi). – Nacque a Recanati (Macerata) l’11 settembre 1799 da Tommaso, violinista originario di Tolentino (Macerata), e da Angiola Morresi, recanatese, figlia di Biagio e di Francesca Pierandrei.
Non va confuso con il barone Giuseppe Persiani, compositore abruzzese (Gessopalena, 1827-Chieti, 28 marzo 1899).
I genitori si sposarono nella chiesa di S. Filippo a Recanati il 26 febbraio 1794. La famiglia era di modesta estrazione, ma con protezioni altolocate. Lo dimostra il fatto che la primogenita Maria Francesca Geltrude, venuta alla luce a Recanati il 24 dicembre 1794 e morta neonata, fu tenuta a battesimo dal conte Ernesto Leopardi e dalla contessa Margherita Torri. A lei seguirono Maria Francesca (7 marzo 1796 - 18 maggio 1856), che rinnovò il nome della sorellina deceduta infante, Rosa (21 giugno 1797 - 22 agosto 1844), Giuseppe, e infine Anna Geltrude (1°-9 gennaio 1802), tutti nati a Recanati. Dopo la prematura morte della madre il 15 settembre 1802, Giuseppe e le sorelle furono cresciuti dalla zia materna Lucia Morresi, che restò nubile.
Tommaso Persiani manteneva la famiglia con i proventi della sua scuola privata di musica e dell’affitto di due case di proprietà nel quartiere di Monte Volpino. Fu lui a insegnare a Giuseppe e a Maria Francesca il violino, a Rosa il violoncello e la chitarra. Giuseppe studiò inoltre canto e composizione con il maestro di cappella del Duomo, Domenico Guizza (in arte Caporalini), un castrato che in gioventù era stato apprezzato a Roma da Goethe e aveva poi svolto un’importante carriera, culminata al teatro São Carlos di Lisbona nel biennio 1799-1800.
I biografi locali sostengono che Tommaso Persiani morì nel 1814: in realtà nei documenti egli non compare più dal 1810. Giuseppe portò avanti con le sorelle la scuola di musica paterna e si esibì come violinista nelle locali orchestre teatrali. Nel 1819 lasciò Recanati, senza farvi più ritorno. Per un breve periodo fu ospite di parenti a Tolentino e presumibilmente eseguì in quella città la sua prima composizione attestata, un Tema per violino con accompagno di chitarra francese (inedito, parzialmente perduto); ottenne poi una scrittura come violinista al teatro Valle di Roma. Nel 1820 Persiani riuscì a entrare al Reale Collegio di musica di Napoli da esterno, mantenendosi come orchestrale nel teatro di S. Carlo. Ebbe docenti di spicco, quali Nicola Zingarelli e Giacomo Tritto per il contrappunto e la composizione e Girolamo Crescentini per il canto; tra i suoi compagni di studi si annoverano Luigi Ricci e Vincenzo Bellini (mentre si erano da poco diplomati Carlo Conti e Saverio Mercadante).
Persiani lasciò Napoli a fine 1823, per ricoprire un posto di maestro di musica a Cerignola, dove produsse varia musica sacra. Dopo circa un anno si recò a Roma e compose l’oratorio Abigaille o sia La morte di Naballo, libretto di Giovanni Battista Rasi, console generale del Regno di Sardegna nello Stato pontificio, rappresentato in casa dello stesso Rasi il 6 dicembre 1826 e subito replicato a S. Maria della Vallicella (la partitura è conservata nell’archivio dei Filippini).
Persiani debuttò come operista alla Pergola di Firenze su scrittura di Alessandro Lanari, suo conterraneo, con l’opera buffa Piglia il mondo come viene (libretto di Angelo Anelli; 24 gennaio 1826). Lanari gli commissionò subito altri due lavori, il dramma semiserio L’inimico generoso (Pergola, 17 ottobre 1826) e l’opera seria Danao re d’Argo (Felice Romani; Pergola, 27 giugno 1827, con una compagnia di spicco: Giuditta Grisi, Adelaide Maldotti, Claudio Bonoldi). L’opera circolò nei primari teatri italiani per una decina d’anni, e particolare fortuna editoriale ebbe l’aria del tenore Alma bella, in tale istante.
Sul successo del Danao esiste la testimonianza di Giacomo Leopardi, concittadino e quasi coetaneo di Persiani, il quale si trovava in quel periodo a Firenze: pur non avendo visto l’opera, ne diede buona notizia alla sorella Paolina in una lettera del 7 luglio 1827 (Giacomo Leopardi. Epistolario, 1998, p. 1347); non sembra che i due si siano mai incontrati.
L’opera successiva, Attila in Aquileia, cadde invece la sera della ‘prima’ (Simeone Antonio Sografi; Parma, teatro Ducale, 31 gennaio 1827) nonostante l’impegno interpretativo del famoso tenore livornese Nicola Tacchinardi, protagonista. Stessa sorte toccò a Gastone di Foix, sempre con Tacchinardi (Romani; Venezia, La Fenice, 26 dicembre 1827). Persiani, costretto a rallentare l’attività, si dedicò alla stesura dell’opera che lo avrebbe fatto conoscere a livello nazionale, Il solitario (Calisto Bassi; Milano, Scala, 20 aprile 1829) scritta per Giovanni Battista Rubini, il tenore belliniano per eccellenza.
Con quest’opera Persiani si allontanava definitivamente, soprattutto in ambito melodico, dagli stilemi rossiniani evidenti nelle prime opere, scrivendo per il protagonista arie di un morbido virtuosismo espressivo di marca romantica. Il critico Luigi Prividali nel Censore universale dei Teatri del 22 aprile 1829 lo lodò quale «maestro che conosce la scienza dell’arte sua», nonostante lo scarso «coraggio nell’islanciarsi nel nuovo».
Il compositore ottenne poi un grande successo con il melodramma serio Eufemio di Messina, ancora commissionato da Lanari (Romani; Lucca, teatro del Giglio, 20 settembre 1829; nuova versione: I saraceni in Catania, Padova, teatro Nuovo, 19 luglio 1832), mentre cadde Costantino in Arles (Paolo Pola; Venezia, La Fenice, 26 dicembre 1829).
Il 5 agosto 1829, in S. Simone a Firenze, Persiani sposò Francesca Felicita Maria Tacchinardi, detta Fanny, figlia terzogenita di Nicola e futuro celebre soprano; nell’atto di matrimonio risulta di 22 anni (era nata a Roma il 4 ottobre 1807; cfr. Ciarlantini, 2001). Il 15 agosto 1830 vide la luce a Firenze l’unico figlio della coppia, Alessandro Persiani, così chiamato in onore del padrino di battesimo, l’impresario Lanari. Alessandro nella vita svolse l’attività di chimico, sposò a Neuilly-sur-Seine Marie-Françoise-Alexine Dupond e morì il 9 aprile 1894, senza eredi: l’unico figlio Charles era morto in tenera età il 4 gennaio 1862.
Per Persiani l’incontro con i Tacchinardi fu importante sotto ogni punto di vista; in particolare il suocero Nicola, cantante, impresario, esperto d’arte, amico di Canova e teorico del canto, favorì la sua carriera con consigli e buone conoscenze. Fanny, allieva del padre, secondo la sua volontà non avrebbe dovuto calcare le scene ma, dopo aver fortuitamente sostituito, nell’estate 1832 al teatro degli Avvalorati di Livorno, Rosalbina Carradori Allan come protagonista in Francesca da Rimini di Giuseppe Fournier, iniziò un’importante carriera, che sarebbe culminata nella creazione del ruolo eponimo nella Lucia di Lammermoor, per lei appositamente scritto da Gaetano Donizetti (Napoli, S. Carlo, 26 settembre 1835). Dal 1832 le vicende artistiche di Persiani e della moglie si saldarono strettamente.
Lanari era stato incaricato dalla Compagnia d’industria e belle arti di Napoli, che gestiva i teatri cittadini, di allestire le stagioni teatrali del biennio 1834-35, e a tal fine scritturò molti dei suoi artisti di riferimento, tra cui i coniugi Persiani. A Persiani fu commissionata una nuova opera seria per la stagione di carnevale 1834-35 del S. Carlo, Ines de Castro, su un noto soggetto storico portoghese (reso famoso dalla tragedia di Antoine Houdar de La Motte) elaborato da un poeta teatrale poco più che esordiente, Salvadore Cammarano; sarebbe comparsa come seconda dopo Amelia del maceratese Lauro Rossi. Entrambe erano state scritte per una delle più grandi cantanti dell’epoca, Maria Felicia Malibran.
Amelia ebbe esito infelice, e ciò turbò la Malibran, che tanto più s’impegnò per il lavoro di Persiani. Ines andò in scena il 28 gennaio 1835, con un giorno di ritardo sulla data prevista, e ottenne un successo clamoroso, anche grazie a una compagnia d’eccezione: Gilbert-Louis Duprez (Don Pedro), Carlo Ottolini Porto (Alfonso IV), la Malibran (Ines) e Napoleona Albini (Bianca di Castiglia).
Nei Souvenirs d’un chanteur (1880, pp. 117 s.) Duprez riferisce che le autorità dovettero emanare un decreto per proibire ai cantanti di presentarsi più di una volta al proscenio, giacché a ogni replica le chiamate del pubblico erano tanto numerose da irritare la corte. La stessa Malibran, a detta di Charles de Bériot (lettera del 3 febbraio 1835 all’avvocato milanese Alberto Parola, in Pougin, 1911, p. 171) riteneva questo ruolo uno dei suoi più belli.
Ines de Castro ebbe una sessantina di allestimenti in Italia e nelle maggiori città europee, spesso nell’interpretazione della moglie, che la cantò per la prima volta al teatro Comunale di Bologna il 21 maggio 1836 e la propose poi, in una versione appositamente rielaborata dal marito, al Théâtre Italien di Parigi il 24 dicembre 1839 e allo Her Majesty’s Theatre di Londra il 30 maggio 1840. L’ultima rappresentazione documentata dell’opera nel XIX secolo avvenne a Malaga nel 1851. Non sono stati finora riscontrati allestimenti in area tedesca, neppure a Vienna, dove pure Fanny cantò nelle primavere del 1837 e del 1845.
La ‘prima’ mondiale moderna dell’opera è avvenuta al teatro Pergolesi di Jesi il 24 settembre 1999 (ed. critica di Paola Ciarlantini, incisione Bongiovanni GB 2263/64-2), cui è seguito un altro allestimento a Coimbra (la città portoghese dove ha luogo la vicenda), ad Alcobaça (dov’è tumulata Inês) tra il 6 e il 10 giugno 2003.
Ines de Castro è un’opera di primo piano nella storia del melodramma romantico italiano, di cui incarna pregi e contraddizioni: il ruolo eponimo è il paradigma del ‘soprano drammatico d’agilità’ com’era allora inteso. Se la brillante sinfonia introduttiva, nello stile del primo Rossini, risulta generica, lo sfolgorante finale primo è condotto con mano abile e sicura. Persiani, come altri autori di formazione napoletana, eccelle nello stile patetico, come dimostra la romanza di Ines nell’atto II, Cari giorni a me ridenti. Capolavoro di belcantismo espressivo (con un’estensione che dal Re sovracuto precipita al Sol grave) è infine la «gran scena» finale di Ines, Quelle lagrime scorrenti. Non è fuor di luogo ipotizzare che nella Lucia di Lammermoor (settembre 1835) Donizetti abbia tenuto presente l’ampiezza e la sostanza drammatica della scena di ‘pazzia’ dell’Ines, andata in scena nello stesso teatro appena nove mesi prima.
Nel carnevale 1837 i coniugi Persiani furono al teatro Apollo di Venezia per la ‘prima’ locale di Ines e per la nuova opera scritta da Donizetti per Fanny, Pia de’ Tolomei. Alla fine di quell’anno lasciarono l’Italia per Parigi, dove Fanny era stata scritturata come primadonna agli Italiens. Tale soggiorno divenne definitivo: i due condussero un’esistenza abitudinaria divisa tra la capitale francese, dove risiedevano nei mesi invernali, e Londra, in cui si trasferivano in primavera-estate, essendo la cantante regolarmente scritturata come stella dello Her Majesty’s. Per il compositore Persiani, esponente della vecchia scuola belcantistica, era però iniziato il declino: si occupava di sporadici allestimenti delle proprie opere e faceva da agente alla moglie. Dopo il successo parigino dell’Ines nel 1839, compose un’opera di genere semiserio e d’un carattere più convenzionale, Il fantasma, adattamento del Sonnambulo di Romani del 1824: fu dato con favore agli Italiens il 14 dicembre 1843 (tra i brani dell’opera ebbe grande fortuna, ridotta per pianoforte, la polacca di Erminia Ah no, non è ver!).
L’ultimo melodramma di Persiani, L’orfana savoiarda, imposto dalla moglie alla direzione del teatro del Circo di Madrid, cadde il 25 luglio 1846. Persiani, conclusa a 47 anni la carriera di compositore con dodici opere rappresentate, continuò a lavorare per i teatri come impresario. Nell’agosto 1846 progettò di far nascere a Londra un nuovo teatro italiano, in competizione con lo Her Majesty’s gestito dal potente Benjamin Lumley, accordandosi con un amico di nome Galletti per affittare il Covent Garden per 35.000 sterline, onde ristrutturarlo completamente. All’operazione era interessata anche la casa editrice Cramer, Beale & Company. Persiani tentò, ma invano, di commissionare un’opera a Giacomo Meyerbeer.
Il Covent Garden, denominato Royal Italian Opera, fu felicemente inaugurato la sera del 6 aprile 1847 con Semiramide di Rossini dalla compagnia La Vieille Garde che Fanny aveva costituito sin dal 1839 con Giulia Grisi, il tenore Mario (Giovanni Matteo De Candia), il baritono Antonio Tamburini e il direttore Michele Costa. Lumley aveva opposto alla stagione del teatro rivale, che offriva capolavori del repertorio belcantistico italiano tradizionale, un cartellone affidato al soprano del momento, la svedese Jenny Lind, con la ‘prima’ assoluta di una nuova opera di Verdi commissionata ad hoc, I masnadieri. Nonostante il buon successo di pubblico, la stagione del Covent Garden, protrattasi fino ad agosto, chiuse con un deficit di 24.000 sterline. Persiani lasciò la guida del teatro e perse nell’impresa molti dei suoi risparmi, tanto che Fanny fu costretta a cantare fino al 1859, seguita dal marito in giro per l’Europa.
In vecchiaia i coniugi si ritirarono a Neuilly-sur-Seine, presso Parigi, e morirono entrambi per apoplessia, Fanny il 3 maggio 1867, Persiani il 13 agosto 1869. Le loro spoglie, come quelle dei familiari, riposano nella tomba di famiglia nel cimitero storico di Neuilly (2a div., série 244, n. 1).
Nel 1898, anno del primo centenario della nascita di Giacomo Leopardi, il comune di Recanati dedicò al compositore il corso principale della città e il teatro municipale, inaugurato nel 1840. Due lapidi lo ricordano: una posta sulla facciata della casa natale, in via Falleroni 42, un’altra sotto il loggiato municipale.
In una lettera di Nicola Tacchinardi a Maria Francesca Persiani (Firenze, 9 giugno 1846, in Il Casanostra 1888, pp. 67-69), si fa menzione di alcuni progetti operistici di Persiani non realizzati o non identificabili, nonché di un Antonio Foscarini (dall’omonima tragedia di Giovanni Battista Niccolini, 1827), programmato per gennaio 1836 al S. Carlo di Napoli, poi annullato per l’improvvisa morte per parto della regina Maria Cristina. I soli brani pianistici a stampa di Persiani di sicura attribuzione sono le Variazioni brillanti sul tema ‘La madre rea punisci’ (dalla Semiramide di Rossini) e un Gran Walzer (Firenze, Lucherini, 1826-1827).
Fonti e Bibl.: Recanati, Archivio storico della Parrocchia di S. Flaviano, voll. XIX-XX, p. 53, n. 94 (12 settembre 1799): atto di battesimo; Firenze, Archivio storico della Chiesa dei Ss. Simone e Giuda, Registro dei matrimoni della parrocchia di S. Simone (1818-1831), n. 169 (5 agosto 1829); Paris, Archives de Paris, Régistres de l’État civil du 17ème Arrondissement, n. 1319 (13 agosto 1869): atto di morte. La Biblioteca Benedettucci di Recanati, presso la Biblioteca Comunale, possiede lettere di Giuseppe Persiani e documenti a lui relativi (faldone Cose recanatesi, cartella 246, fascicolo Giuseppe Persiani).
A. Pougin, necrologio sui coniugi Persiani in La France musicale, 22 agosto 1869; A. Bravi, Le influenze della patria sulle menti ossia Notizia intorno a G. P. da Recanati, in Reminiscenze recanatesi, Recanati 1878, pp. 79-116; Il Casanostra 1888, Recanati 1887, pp. 35-70 (epistolario di G. Persiani); G. Radiciotti, Il maestro G. P. (11 settembre 1799 - 13 agosto 1869). Studio biografico-critico, in Teatro, musica e musicisti in Recanati, Recanati 1904, pp. 109-160; XXI Agosto MCMIV. Onoranze recanatesi al musicista G. P., in Torre Ghibellina, suppl. al n. 3, Recanati 1904; G. Tebaldini, G. P. e Fanny Tacchinardi, in Rivista musicale italiana, XII (1905), pp. 579-591; A. Pougin, Marie Malibran: historie d’une cantatrice, Paris 1911, pp. 171-174; C. Benedettucci, Il Teatro in Recanati, in Il Casanostra, Recanati 1930, pp. 80-144; C. Minestroni, Un musicista recanatese e il Teatro che ne porta il nome, ibid., 1939, pp. 86-101; Id., Commemorazione del concittadino G. P. nel primo centenario della morte, Recanati 1969; S. Durante, Le Ines de Castro e la Ines di G. P., Milano 1970; G. Bellucci, G. P., operista italiano dell’Ottocento, Recanati 1980; P. Ciarlantini, Un brano pianistico giovanile di G. P., in Il Casanostra, Recanati 1983-84, pp. 113-117; Ead., Un musicista recanatese: G. P., in Piceno, X, (1986), 1-2, pp. 67-75; Ead., G. P. e Fanny Tacchinardi, due protagonisti del melodramma romantico, Ancona 1988; T.G. Kaufman, G. and Fanny Persiani, in The Donizetti Society Journal, 1988, n. 6, pp. 123-151; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1988, p. 653; C. Ambiveri, Operisti minori dell’Ottocento italiano, Roma 1998, pp. 114 s.; Giacomo Leopardi. Epistolario, a cura di F. Brioschi - P. Landi, I, Torino 1998, pp. 1339, 1347, 1350, 1369, 1386 s.; P. Ciarlantini, Ines de Castro di G. P., Jesi 1999, pp. 9-19 (nel programma della XXXII Stagione lirica del teatro G.B. Pergolesi); Ead., Maria Francesca P., Rosa P., G. P., in Microcosmi leopardiani, I, Fossombrone 2001, pp. 312-328; Ead., Fanny Tacchinardi P.: ritratto biografico ed artistico della prima Lucia, in Il teatro di Donizetti. Atti dei convegni e delle celebrazioni, 1797-1997, I, La vocalità e i cantanti, a cura di F. Bellotto - P. Fabbri, Bergamo 2001, p. 130; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, p. 460; D. Donati, G. P. a Parigi, in Il teatro Persiani di Recanati, a cura di F. Foschi et al., Recanati 2004, pp. 87-93, Recanati 2005 (con inventario dei beni del compositore all’atto della morte); S. Statello, Ines de Castro. Eroina del teatro italiano tra Settecento e Ottocento, Riposto 2004; P. Ciarlantini, Teatro in musica a Recanati. Cronologia degli spettacoli (1719-1860), Ancona 2005; Ead., P., G., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 335 s.; G. Migliavacca, Teatro Persiani in Recanati wieder eröffnet nach Restaurationsarbeiten, in Thema Motiv-Philatelie, XXXVI (2007), 141, pp. 34-37; H. Poriss, Changing the score. Arias, prima donnas, and the authority of performance, New York 2009, pp. 64, 80 s., 96, 102; P. Ciarlantini, I marchigiani a teatro: attori e spettatori (1827-1863), in La fabbrica delle meraviglie. Il teatro delle Muse nelle carte d’archivio, a cura di M. Tosti Croce - P. Ciarlantini, Ancona 2011, pp. 77 s., 86; T. Lindner, G. P.: Leben und Werk, in Id., Donizettiana et alia musicologica. Scripta minora, Wien 2011, pp. 95-101; Paolina Leopardi. Lettere ad Anna e Marianna Brighenti 1829-1865, a cura di F. Grimaldi, Fermo 2012, p. 198.