PIAZZI, Giuseppe
Astronomo, nato in Ponte di Valtellina il 16 luglio 1746, morto a Napoli il 22 luglio 1826. Ricevuta la prima istruzione nel borgo nativo e in Como, la completò a Milano; ivi entrò nell'ordine dei teatini e nel 1765 fece la sua professione religiosa. Trasferito a Torino, pare che l'influenza del fisico G. B. Beccaria lo abbia colà orientato verso gli studî scientifici, ai quali poi maggiormente si dedicò e appassionò sotto la direzione dei pp. Jacquier e Le Seur in Roma, dove venne trasferito nel 1767. Fu ordinato sacerdote nel 1769. Dopo un soggiorno quasi triennale a Genova, fu chiamato a Malta a professarvi matematiche nell'università per un biennio fino allo scioglimento della medesima. Lo troviamo in seguito nelle case e nei collegi del suo ordine, o in funzione di predicatore a Ravenna, a Cremona e di nuovo a Roma. Nel 1780, aiutato dal p. Jacquier surricordato, che aveva saputo conoscere le notevoli qualità del teatino, ebbe la cattedra di calcolo sublime nell'università di Palermo, dove professò per ben 46 anni.
Decretata dallo stato nel 1786 l'erezione di due osservatorî astronomici, l'uno a Napoli e l'altro a Palermo, il P. ebbe l'insegnamento dell'astronomia e l'incarico di erigere la specola a Palermo. Perciò gli fu consentito un viaggio e un lungo soggiorno a Parigi e a Londra per visitarvi quei reputati osservatorî astronomici. Ebbe pertanto occasione di conoscere e di frequentare gli scienziati più eminenti e autorevoli in tali capitali e di stringere rapporti con rinomatissimi costruttori di strumenti. Dopo circa tre anni di soggiorno all'estero, durante i quali commise, diresse e autorevolmente consigliò la costruzione di strumenti astronomici, tornò con questi in Palermo nel 1789.
Avendo egli deciso di collocare l'osservatorio sulla torre del palazzo reale, si pose subito mano alla costruzione, cosicché la nuova specola si poté aprire nel febbraio del 1791. Nel maggio successivo il P. vi iniziava le osservazioni. Lo stato dell'astronomia del tempo e l'eccellenza (per allora) degli strumenti dei quali disponeva, lo indussero, dopo la determinazione degli elementi astronomici locali e la costruzione di nuove tavole delle rifrazioni, a dedicarsi al fondamentale problema di determinare, con accuratezza e precisione, luoghi di stelle. Accintosi a tali osservazioni nel 1792 riuscì a pubblicare nel 1803 la prima edizione del famoso catalogo: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones mediae ineunte Saeculo XIX, che ripubblicò nel 1814 col medesimo titolo, completato ed emendato con tutte le osservazioni compiute dal 1792 al 1813. Entrambi questi cataloghi vennero premiati dall'Istituto di Francia. I cataloghi del P. diedero i luoghi stellari con precisione aumentata rispetto ai cataloghi precedenti e contemporanei e offrirono pertanto basi sicure per la deduzione degli eventuali moti proprî delle stelle osservate. Una nuova riduzione delle stelle fondamentali sulle quali è basato il catalogo del P. venne decisa sotto gli auspici dello Schiaparelli e dell'Auwers ed è stata di recente compiuta per opera del prof. F. Porru de Somenzi.
La lodevole consuetudine del P. di calcolare quotidianamente le osservazioni della precedente notte, lo porta alla scoperta, fatta la sera del 1° gennaio 1801, del Piccolo pianeta, poi denominato Cerere, primo della numerosa serie dei Piccoli pianeti circolanti quasi tutti entro lo spazio compreso tra le orbite di Marte e di Giove. Tale scoperta, grande in sé, ha avuto conseguenze di vasta portata; l'incitamento cioè a osservazioni per la ricerca di altri pianeti, ricerca fecondissima di successi; e la scoperta di C. F. Gauss del metodo per determinare l'orbita di un astro circolante intorno al Sole con osservazioni fatte durante breve tempo. Tale metodo ha consentito al Gauss il calcolo dell'orbita di Cerere sulle poche osservazioni potute fare dal P. subito dopo la scoperta e ne ha reso possibile il ritrovamento; esso continua ad adoperarsi sostanzialmente ancora oggi v. pianetini).
Nel 1817 il P. fu chiamato a Napoli per dirigervi la costruzione dell'osservatorio astronomico di Capodimonte ed ebbe la nomina a direttore generale degli osservatorî esistenti nel Regno delle due Sicilie.
Fra gli scritti di G. P. non deve essere dimenticata l'opera dal titolo Lezioni elementari di astronomia pubblicata in due tomi, a Palermo nel 1817, che nel 1822 apparve tradotta in tedesco e raccomandata da una prefazione di C. F. Gauss.
Bibl.: B. E. Maineri, L'astronomo G. P., Milano 1871; F. Angelitti, Sulla scoperta del primo asteroide Cerere Ferdinandea, in Mem. della Soc. degli Spettroscopisti it., XXX (1901); M. Rajna, G. P., in Rivista di astr. e scienze affini, VI (1912); F. Angelitti, Per il centenario della morte dell'astronomo G. P., in Memorie della Società Astronomica italiana, n. s., III; A. Bemporad, G. P., ibid.; F. Porro, Fondamenti delle riduzioni per un nuovo catalogo di stelle dedotto dalle osservazioni di G. P. a Palermo, in Memorie della Reale Accademia d'Italia, 1933.