PISATI, Giuseppe. –
N
acque a Pavia il 4 giugno 1842 da famiglia di modeste condizioni.
All’età di diciassette anni si arruolò e partecipò alla campagna d'Italia del 1859. Compiuti gli studi liceali, conseguì nel 1864 la laurea in fisica e matematica all'Università di Pavia, dove rimase ancora per un anno in qualità di assistente di Giovanni Cantoni.
Dopo una breve esperienza di insegnamento nel Liceo di Ancona (1866), vinse il concorso per la cattedra di fisica e chimica del Regio liceo di Palermo (1868) e fu poi nominato professore straordinario di fisica sperimentale nell’Università palermitana, succedendo a Pietro Blaserna nel 1872. Qui, Pisati ebbe modo di frequentare il laboratorio chimico di Stanislao Cannizzaro e poi di Emanuele Paternò, compiendo vari studi sperimentali che sfociarono in alcune pubblicazioni sulla misura del peso specifico e della dilatazione degli idrocarburi (benzina e cumene), dello zolfo fuso e del fosforo. Allo stesso periodo risalgono le sue ricerche sperimentali sull'elasticità e durezza dei metalli a diverse temperature, illustrate in occasione del XII Congresso degli scienziati italiani, tenuto a Palermo nel 1875, unitamente ad alcuni esperimenti di magnetismo, a cui fecero seguito altre ricerche riguardanti ferro, argento, rame, ottone, alluminio e vetro.
Nel 1877 vinse il concorso per la nomina a professore ordinario di fisica tecnica nella Scuola d’applicazione per gli ingegneri in Roma, dove la sua attività di ricerca si aprì a nuovi interessi di carattere geofisico.
L’abilità, la cura e l’acribia scientifica nell’esecuzione delle osservazioni e delle misure di precisione fecero di Pisati uno sperimentatore di eccezione che, con il suo operato, contribuì a far comprendere in Italia l’importanza delle misure di alta precisione, specialmente per le determinazioni geodetiche e per le emergenti applicazioni elettriche. In virtù di queste riconosciute doti, sempre nel 1877, fu nominato membro della Commissione superiore di pesi e misure, con l’incarico suppletivo, nel 1878, della comparazione tra i campioni di misura italiani e quelli francesi, custoditi a Sèvres. Il suo intenso lavoro in questo campo scosse radicalmente l’istituzione italiana dall’abbandono degli anni precedenti; stimolò il personale tecnico verso una più consapevole importanza del ruolo che l’Ufficio avrebbe potuto svolgere per il progresso della scienza, dell’industria e del commercio; si adoperò per dotare il laboratorio degli essenziali strumenti di misura; impartì ai tecnici specifiche lezioni teoriche e pratiche. Dovette tuttavia far fronte a numerose difficoltà e rassegnò le dimissioni dall’incarico nel 1888.
Dopo l’ultimo lavoro sperimentale sui metalli, fu immerso in delicate misure della gravità assoluta, condotte a Roma in collaborazione con il collega Enrico Pucci, professore di geodesia prima nella Facoltà di scienze della locale Università e poi della stessa Scuola di applicazione degli ingegneri, al quale lo legò una stretta amicizia e una sfortunata sorte, che condusse entrambi a una morte prematura. Questo nuovo campo di ricerca iniziò con una lunga e attenta opera di preparazione degli esperimenti, che riguardò preliminarmente lo studio delle possibili fonti di errore nell’esecuzione delle misure, la progettazione e la realizzazione degli strumenti necessari e la formazione dei tecnici addetti alla realizzazione di apparati mai creati prima in Italia. Fu questo il cimento più importante della sua vita, che ottenne il premio dell’Accademia dei Lincei nel 1882 e la pubblicazione di un’ampia monografia sull’argomento, negli Atti dello stesso sodalizio scientifico, l’anno seguente.
Lo studio comportò l’esecuzione di una prima serie di 32 determinazioni di gravità, eseguite secondo il metodo proposto dal matematico, astronomo e geodeta tedesco Friedrich Wilhelm Bessel e impiegando cinque differenti coppie di pendoli. Le ricerche non terminarono con tali esperimenti, continuando ancora fino al 1887 con altre 147 misure, effettuate con oltre venti coppie diverse di pendoli, e poi ancora con altre centinaia di misure, coprendo un arco temporale complessivo di quasi un decennio, senza però che gli esiti di tanta ricerca fossero infine pubblicati per l’eccessivo scrupolo degli autori.
Il 2 gennaio 1881 fu nominato socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino, nella classe di scienze fisiche, matematiche e naturali.
Nel 1883 e nel 1884, partecipò con il capitano di vascello Giovan Battista Magnaghi, a bordo della nave Washington, alle campagne talassografiche dell’Istituto idrografico della marina, nel Mediterraneo occidentale e orientale.
Fu membro del Consiglio superiore dei lavori geodetici dello Stato, creato nel 1886 con «lo scopo di promuovere, sviluppare e coordinare i lavori concernenti le carte topografiche, le livellazioni ed altre misure e rappresentazioni geometriche del territorio dello Stato […]» (r.d. 7 novembre 1886 n. 4038, art. 1). Dal 1889 iniziò lo studio della propagazione del flusso magnetico nel ferro, producendo le sue ultime tre note a stampa, pubblicate nei Rendiconti dei Lincei del 1890.
Sempre nel 1890 fu tra i membri della Società degli spettroscopisti italiani, fondata da Angelo Secchi e Pietro Tacchini. Fu insignito delle onorificenze di cavaliere e di ufficiale dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nel 1891 fu tra i promotori del Circolo fisico di Roma, del quale fu vicepresidente onorario per pochi mesi. Nello stesso anno fu eletto socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei.
Colpito inesorabilmente da una grave malattia, morì a Roma il 6 luglio 1891, all’età di 49 anni.
Opere. Intorno all’azione del pericloruro di fosforo sull’aldeide biclorurata, Palermo 1871, con E. Paternò; Sulla dilatazione del fosforo, Palermo 1874, pp. 1-40, estratto da Gazzetta chimica italiana, t. 4, 1874, con G. De Franchis; Difesa dell’antica teoria della induzione elettro-statica: cenni su una nuova teoria del fenomeno, Palermo 1875; Ricerche sperimentali sul magnetismo, Palermo 1876, pp. 1-30, estratto da Appendice alle Memorie degli spettroscopisti italiani, 1876, vol. 5., disp. 1, con S. Scichilone; Sulla elasticita dei metalli a diverse temperature, Palermo 1876; Sulla tenacità del ferro a diverse temperature: ricerche sperimentali di Giuseppe Pisati colla collaborazione di C. Saporito-Ricca, Firenze 1876; Ricerche sperimentali sulla tenacità dei metalli a diverse temperature, Roma 1877, pp. 1-18 (parte I, Del rame e dell’acciaio, con C. Saporito; parte II, Dell’ottone e dell’alluminio, con S. Scichilone); Sulla lunghezza del pendolo a secondi, in Reale Accademia dei Lincei. Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, 1882-83, vol. 15, p. 177, con E. Pucci; Contribuzione alla teoria dei circuiti magnetici, nota preliminare, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, 1890, vol. 6, pp. 82-86; Ricerche esperimentali sulla propagazione del flusso magnetico, ibid., pp. 169-176; Di un fenomeno perturbatore che si manifesta nella propagazione del flusso magnetico temporaneo, ibid., pp. 488-494.
Fonti e Bibl.: Al dottore G. P., ufficiale dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, professore ordinario di fisica tecnica nella R. Scuola d'applicazione per gl'ingegneri in Roma, Roma 1891; M. Ascoli, G. P. Commemorazione fatta […] in Roma il 29 novembre 1891, nell’aula dell’Istituto fisico della R. Università per iniziativa del Circolo fisico, Roma 1892, pp. 18; G. Basso, In commemorazione di G. P., in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, 1892, vol. 27, pp. 156-159; G. P., in Memorie della Società degli spettroscopisti Italiani, 1892, vol. 20, pp.160-162.