PONIATOWSKI, Giuseppe
PONIATOWSKI, Giuseppe (Stanislao Filippo Luigi). – Pronipote dell’ultimo re di Polonia, Stanislao II Augusto Poniatowski (1768-1795), fu compositore, cantante, librettista e diplomatico, attivo in Italia, Francia, Belgio e Inghilterra. Figlio di Stanislao di Casimiro Poniatowski (Varsavia 1754 - Firenze 1833) e di Cassandra Luci (Roma 1774 - Firenze 1863), nacque a Roma il 24 luglio 1814, come attesta l’atto di battesimo del 28 agosto successivo (Busiri Vici, 1971, pp. 401 s.).
La data di nascita del 21 febbraio 1816, spesso citata e documentata già in vita del Poniatowski, risulta da uno scambio con quella del fratello Michele (Enrico Francesco Giovanni), lo sfortunato ultimogenito di Stanislao, nato deforme (ibid., p. 402). La data 1816, unita a una serie di nomi di battesimo in parte eguale a quella del fratello (Joseph Michel Xavier François Jean), compare sia nel decreto di naturalizzazione francese (11 ottobre 1854; ibid., pp. 473, 481) sia sulla lapide mortuaria di Giuseppe. Si ignora il perché di tale confusione, forse intenzionale.
Il padre si era stabilito a Roma nel 1798, dopo la spartizione del regno polacco (1795); lì conobbe la Luci, maritata con Vincenzo Venturini, un sabino che si spacciava per catalano sotto il falso cognome Bellonch. Dalla relazione nacquero cinque figli: Isabella (Roma 1806 - Firenze 1896), Carlo (Roma 1808 - San Pancrazio, Lucca, 1887), Costanza (Roma 1811 - Firenze 1851), Giuseppe, Michele (Roma 1816 - Firenze 1864). Il periodo romano si svolse sotto il segno del benessere, in un ambiente artistico propizio, che tuttavia non vedeva di buon occhio il legame extramatrimoniale dei genitori. Soltanto nel 1822, col trasferimento della famiglia a Firenze, Giuseppe Poniatowski e i fratelli poterono essere legalmente riconosciuti dal padre, grazie al granduca Ferdinando III, che fece loro acquisire, oltre al cognome, «prerogative ed onori della nobiltà ad essi competente per diritto di sangue» (Bernardini, 2005, p. 16; il matrimonio tra i genitori avvenne infine nel 1830, morto il primo marito di Cassandra).
Della formazione di Poniatowski non si hanno molte notizie. Studiò dapprima cembalo a Roma con Candido Zanotti o Zannotti, maestro di musica in casa Poniatowski, indi a Firenze composizione e contrappunto con Ferdinando Ceccherini. L’interesse attivo per la musica si espresse assai presto e in molti modi: dapprima si dedicò soprattutto al canto operistico, dotato com’era di un’ottima voce di tenore, e in qualità di mecenate fu tra i fautori del gusto per la musica strumentale a Firenze.
Nel 1834 Poniatowski sposò la contessa Matilda Perotti (1814-1875); ebbero un figlio, Stanislao Augusto Federico Giuseppe Telemaco (1835-1908).
Nel 1840 fu nominato direttore della Società Filarmonica di Firenze e promosse, tra l’altro, esecuzioni delle sinfonie di Beethoven (Escudier, 1863, p. 349; Antolini, 2005, pp. 759 s.). Il 14 marzo 1842, in palazzo MacDonald a Firenze, fu uno dei quattro solisti coinvolti nella ‘prima’ italiana dello Stabat mater di Gioachino Rossini, in una riduzione per due pianoforti che precedette di quattro giorni la storica esecuzione bolognese diretta da Donizetti sotto la supervisione del compositore, del quale Poniatowski fu amico (Bucarelli et alii, 1993, p. 27).
Contribuì a diffondere nei salotti della società fiorentina e in quelli di Parigi i lavori vocali da camera di Luigi Gordigiani; le dieci Melodie sacre di costui furono eseguite a palazzo Poniatowski nel 1843 da Erminia Frezzolini con Theodor Döhler al pianoforte, poi replicate a Parigi nel 1852 alla sala Herz. La sua attività è documentata anche dalle dediche che gli rivolsero personaggi come, tra gli altri, Döhler (Papi, 2012), Marco Aurelio Marliani e Francesco Regli.
Poniatowski manifestò un precoce talento di compositore, dedicandosi soprattutto al genere operistico; talvolta interpretò egli stesso alcuni suoi lavori, a fianco dei fratelli Carlo (baritono) e Isabella (soprano) e della cognata Elisa Montecatini. Così accadde per la sua prima opera, Giovanni da Procida, su testo proprio (dalla tragedia di Giovanni Battista Nicolini), data il 25 novembre 1838 a Firenze nel teatro privato di lord Standish, e ripresa in pubblico nel settembre 1840 nel teatro del Giglio a Lucca. Nello stesso anno fu rappresentato con successo nel teatro dei Ravvivati di Pisa il dramma giocoso Don Desiderio, ripreso poi in numerosi teatri italiani.
Negli anni seguenti compose altre cinque opere italiane, su soggetti letterari arciromantici ma tutte aderenti agli ideali del belcanto: Ruy Blas (Lucca, Giglio, 1843), Bonifazio de’ Geremei (1843, Roma, Argentina, libretto proprio), La sposa d’Abido (Venezia, La Fenice, 1846), Malek Adhel (Genova, Carlo Felice, 1846) ed Esmeralda (Firenze, Palazzo Vecchio, 1847, libretto proprio e di Francesco Guidi).
Una sua lettera del 1845 all’allora direttore dell’Opéra di Parigi, Léon Pillet, attesta il progetto di un Corsaire (Brzoska, 1996, p. 46), cui lavorò almeno fino al 1849, per poi abbandonarlo (Vienna, österreichische Nationalbibliothek, Augustiner Lesesaal, Autogr.1380/40 Han, lettera Walewski, 1849).
La produzione operistica di Poniatowski subì un arresto nel 1848, in coincidenza con gli incarichi politici affidatigli dal granduca Leopoldo II; il quale, conferitogli nel 1847 il titolo di patrizio di Toscana e secondo principe di Monterotondo, gli affidò alcune funzioni politiche, dalle quali si era fino ad allora tenuto distante. Sul finire del 1848 Poniatowski accettò di rappresentare gli interessi del granducato come ministro plenipotenziario a Parigi, Londra e Bruxelles.
Tra i compiti ebbe quello di «conoscere e sorprendere il concetto dei [primi] due Governi sulle questioni vitali d’Italia […] tanto nella questione dell’Indipendenza che in quella dell’unificazione d’Italia […] intendendo […] a quali intendimenti fossero possibilmente disposti tanto riguardo all’Italia quanto alla sola Toscana» (Golianek, 2011, p. 160). Le onorificenze ottenute attestano che Poniatowski svolse in modo soddisfacente i compiti affidatigli: dopo la nomina a principe dell’impero, ricevuta da Vienna nel 1850, nel 1852 fu eretto a colonnello onorario e regio ciambellano di Toscana.
Stabilitosi a Parigi, nel febbraio 1851 fu designato da Napoleone III grand’ufficiale della Legion d’onore, naturalizzato francese e nominato senatore (1854). Poniatowski sfruttò questa sua nuova veste per occuparsi di faccende di ordine culturale e musicale: il suo salotto era frequentato da artisti e personalità culturali eminenti. Il 16 marzo 1858 fu replicato a Parigi il Don Desiderio: il successo lo indusse a riprendere l’attività di compositore, stavolta secondo il gusto francese. Il coinvolgimento nella vita artistica e musicale lo condusse a coprire diverse cariche in importanti istituzioni: dal 1861 fu direttore artistico del Théâtre Italien (Sessa, 2003, p. 386), presidente del Cercle de l’Union artistique, membro del Comité de la composition musicale per le Esposizioni Universali del 1867 e della Commission du commerce de musique de Paris. Scrisse per i teatri parigini tre opere francesi su libretti di Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges – un grand opéra (Pierre de Médicis, Opéra, 1860), un opéra-bouffe (Au travers du mur, Théâtre-Lyrique,1861) e un opéra-comique (L’Aventurier, Théâtre-Lyrique, 1865) – e un’opera semiseria italiana, La contessina (Théâtre Italien, 1868). In quegli anni aveva progettato altre tre opere: La dernière fée, opéra-ballet; La reine Mab, opéra-comique; e Phaëdra; ma non videro mai la luce.
La produzione francese di Poniatowski mieté un discreto successo di pubblico, forse anche grazie ai legami intessuti con personalità eminenti di istituzioni musicali sia italiane sia francesi. Una lettera di questi anni mostra ad esempio la sua vicinanza al conte Alexandre Walewski, figlio naturale di Napoleone Bonaparte, cugino di Napoleone III, ministro delle Belle Arti, e suo parente acquisito (Bernardini, 2005, p. 68). Il nome di Poniatowski comparve inoltre tra i possibili candidati per la composizione dell’Aida, accanto a Gounod e Wagner, sia pure «con scarse possibilità di essere accettato» (Abbiati, 1959, p. 370). Fu compositore prolifico di musica da salotto, come dimostra la quantità di partiture rimasteci del periodo francese e di quello londinese. Numerosi musicisti ripresero e variarono temi tratti dalle sue opere (Henri Rosellen, Magnus Désiré, Antoine Marmontel, Philippe Musard, Oscar Comettant, Wilhelm Krüger, Giulio Alari).
In seguito alla sconfitta francese di Sedan (1870), Poniatowski seguì Napoleone III nell’esilio in Inghilterra, dove diede lezioni di canto (Golianek, 2011, p. 163). Riuscì però, anche grazie all’intercessione di Adelina Patti, a far rappresentare al Covent Garden la sua ultima opera, Gelmina (1872). L’anno seguente diede Through the Wall, versione inglese di Au travers du mur. Negli stessi anni programmò un tour di concerti negli Stati Uniti in qualità di direttore, ingaggiato da Bernard Ullman: ma la salute gliel’impedì.
Morì a Londra nella notte tra il 3 e il 4 luglio 1873. È sepolto nel cimitero di Chislehurst.
Compose anche una Messe solennelle (Parigi, 1876), una messa in Fa maggiore (Londra, 1873), numerose composizioni da salotto sia per voce e pianoforte sia per pianoforte solo, e il libretto di Filippo (musica di Luigi Gordigiani; Firenze, teatro privato di lord Standish, e Prato, teatro Metastasio, maggio 1840); si ricorda anche lo scritto Les progrès de la musique dramatique (à propos de l’étude sur l’Armide de Gluck par M. le président Troplong) (Parigi, 1859).
Fonti e Bibl.: Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Augustiner Lesesaal, Autogr. 1380/40 (lettere varie); Parigi, Bibliothèque nationale de France, lettera l.a-Poniatowski 6,16 (lettere del 30 maggio 1845 e 30 maggio 1847).
Teatro Standish. A Benefizio degli asili infantili Imelda e Tancredi. Poesia e musica del Principe Giuseppe Poniatowski, in Rivista musicale di Firenze, I (1840), 4, pp. 15 s.; Stabat mater di Rossini eseguito in Firenze la sera del 14 marzo, ibid., III (1842), 3, pp. 9-11; Lo “Stabat mater” di Rossini giudicato dalla stampa periodica francese ed italiana …, Milano 1843, p. 147, 155; Strenna teatrale europea, compilata da F. Regli, VII, 1844, pp. 268 s.; L. Escudier, Mes souvenirs, Paris 1863, pp. 334-350; F. Abbiati, Giuseppe Verdi, I-III, Milano 1959, ad ind.; Słownik muzyków polskich, II, Kraków 1967, p. 123; A. Busiri Vici, I Poniatowski e Roma, Firenze 1971, ad ind.; M. de Angelis, La musica del Granduca. Vita musicale e correnti critiche a Firenze 1800-1855, Firenze 1978, pp. 35-40; D. Rubboli, Le prime al Teatro del Giglio (1675-1987), Lucca 1987, p. 37; Rossini e Firenze. Immagini e note (catal.), a cura di M. Bucarelli, Milano 1993, pp. 19 s.; M. Brzoska, Pierre de Médicis, in Pipers Enzyklopädie des Musiktheaters, V, München 1994, pp. 43-45; Id., Die französischen Opern Poniatowskis, in Deutsche Musik im Wegekreuz zwischen Polen und Frankreich, a cura di C.-H. Mahling - K. Pfarr, Tutzing 1996, pp. 45-55; I. Poniatowska, P., J., in The New Grove dict. of music and musicians (ed. 2001), XX, p. 92; Gordigiani, Luigi, in Dizionario biografico degli Italiani, LVIII, 2002, pp. 10 s.; A. Sessa, Il melodramma italiano 1861-1900, Firenze 2003, pp. 386 s.;L. Bernardini, L’Ottocento: i polacchi a Firenze fra grand tour ed emigrazione, in A Firenze con i viaggiatori e i residenti polacchi, a cura di L. Bernardini, Firenze 2005, pp. 63-68; B. Antolini, P., G., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2005, coll. 759 s.; R.D. Golianek, Operatic genres in the oeuvre of Józef Michał Ksawery Poniatowski, in Musicology Today, IV (2007), pp. 78-94; Il teatro italiano dell’800 nelle raccolte casanatensi, a cura di A. Alloro - B. Mussetto, Roma 2008, p. 316; R.D. Golianek, Politics, music and cosmopolitism: the operatic output of J. P. (1816-1873) in its social and political contexts, in Studia Musicologica, LII (2011), pp. 157-164; Id., Opery Józefa Michała Ksawerego Poniatowskiego, Łysomice 2012; F. Papi, Un été à Lucques. Theodor Döhler, un pianista biedermeier alla corte di Carlo Lodovico di Borbone, Lucca 2012, pp. 69 s.