RABATTA, Giuseppe
RABATTA, Giuseppe. – Nacque tra il 1550 e il 1551 a Gorizia, da Giuseppe e da Lucrezia Hofer. La famiglia, che vantava origini toscane, aveva conosciuto una rapida ascesa fra il XIV e il XV secolo, culminata nel titolo di signori di Dornberg (1407) e nell’ingresso negli Stati provinciali della Contea di Gorizia (1462).
Esordì intorno al 1585, all’interno di una commissione contro le malversazioni insediata dall’arciduca Carlo d’Asburgo (del ramo di Graz), quindi, il 6 aprile 1587, fu nominato esattore generale. Il 1° dicembre 1588 ebbe l’incarico di luogotenente del capitano di Gorizia Hans Khevenhüller. Poiché quest’ultimo era anche ambasciatore dell’imperatore Rodolfo II presso Filippo II di Spagna, Rabatta lo sostituì per lunghi periodi di tempo. Si distinse particolarmente per il rigore nell’amministrazione della giustizia e nel controllo delle spese. Non gli riuscì invece di istituire a Gorizia un monte di pietà.
Il reggente Enrico d’Asburgo (l’arciduca Carlo era morto il 10 luglio 1590 e suo figlio Ferdinando era ancora minorenne) incaricò Rabatta, il 14 luglio 1592, di una missione diplomatica a Venezia per stigmatizzare un incidente di frontiera verificatosi presso Carlopago (Karlobag). Nel 1593 il nuovo reggente, Massimiliano d’Austria, lo deputò quindi commissario arciducale presso gli Stati provinciali (insieme con Raimondo Della Torre).
Il 23 dicembre 1595 venne nominato vicedomino della Carniola. Un anno più tardi, divenuto Ferdinando maggiorenne, si trovò coinvolto nell’offensiva controriformista subito avviata dal nuovo arciduca dell’Austria Interiore. Assunse così soltanto i cattolici come funzionari dell’amministrazione, diede esecuzione agli ordini di espulsione di predicatori e maestri di scuola protestanti da Lubiana e impedì persino le inumazioni dei defunti in un cimitero protestante fuori le mura della capitale.
Ferdinando affidò quindi a Rabatta nuovi incarichi diplomatici. Già alla fine del 1596 lo aveva spedito come ambasciatore presso Clemente VIII per dare conto delle iniziative contro i protestanti e per prestare obbedienza a suo nome. Al ritorno, Ferdinando lo consultò su questioni militari (dal 1593 l’Impero ottomano era in guerra con gli Asburgo in Ungheria e in Croazia). Seguì un’altra missione presso il pontefice a Ferrara, nel novembre del 1598 (insieme con Sigismondo Della Torre). Sul terreno erano in quel momento la creazione di una nuova diocesi a Gorizia e il decennale dissidio tra i veneziani e gli Asburgo per le scorrerie degli uscocchi di Segna (Senj) in Adriatico.
Ritenendo l’imperatore Rodolfo II e l’arciduca Ferdinando responsabili, Venezia aveva proceduto al blocco delle coste dalmate avviando un’offensiva in forze contro i pirati; rappresaglie avevano colpito anche la marina commerciale. Il papa aveva tentato, già nel settembre del 1598, una mediazione, commessa a Minuccio Minucci, vescovo di Zara, e a Marcantonio De Dominis, amministratore della diocesi di Segna. L’arciduca affidò a Rabatta le sue controproposte ma non vi furono sviluppi. L’attenzione fu presto concentrata sulle nuove incursioni uscocche: all’attacco contro Albona (Labin) e alla conquista di Fianona (Plomin), dopo la metà di gennaio 1599, la Serenissima aveva risposto potenziando le forze impegnate.
L’arciduca Ferdinando inviò quindi Rabatta a Venezia, dove arrivò alla fine di febbraio. Davanti al Senato, il 4 marzo 1599, protestò per il blocco dei porti di Fiume e Trieste minacciando una controffensiva da parte non solo dell’arciduca, ma anche dell’imperatore e degli spagnoli. In separata sede, però, egli propose di trasferire gli uscocchi nell’entroterra. L’ipotesi, già ventilata e condivisa da De Dominis, trovò ascolto presso i veneziani e alla corte di Rodolfo II. Tuttavia, presto emerse il vero ostacolo alla trattativa: le credenziali in possesso di Rabatta non gli davano autorità di firmare un accordo che impegnasse anche l’imperatore. Si poneva con forza il problema di reperire le risorse per finanziare le complesse operazioni previste: un suo viaggio a Firenze con questo obiettivo, alla fine di aprile del 1599, non ebbe alcun risultato.
La soluzione si avvicinò l’anno successivo. In novembre, grazie alla mediazione pontificia, alla corte di Praga fu steso un accordo che prevedeva l’allontanamento degli uscocchi e l’insediamento di un presidio di soldati tedeschi a Segna: Venezia avrebbe offerto un prestito di 300.000 talleri e l’assistenza dei propri ufficiali in Dalmazia. In dicembre, Ferdinando nominò Rabatta suo commissario per mandare a effetto quanto concordato.
Arruolati 300 soldati tedeschi, egli fece il suo ingresso in città il 29 gennaio 1601, insieme con De Dominis, consacrato vescovo nell’ottobre precedente e divenuto il suo più stretto collaboratore. Tenendosi in contatto con il comandante della flotta veneziana in Adriatico, Filippo Pasqualigo (che inviò a Segna Vettore Barbaro), Rabatta iniziò una dura repressione dei capi banditi. Furono altresì poste restrizioni alla libertà di tutti gli abitanti. Quindi, superata l’opposizione del capitano di Segna Daniel Barbo, Rabatta fece fare un censimento di tutti i nuclei familiari: cento uomini (e i loro congiunti) furono autorizzati a restare come soldati del presidio, al pari di chi viveva di artigianato o commercio. Tutti gli altri uscocchi, con le loro famiglie, furono fatti trasferire a Otočac e in luoghi vicini (Brinje, Brlog e Prozor). Infine, Rabatta riformò le regole della navigazione: solo chi aveva patenti da lui firmate poteva passare nel canale della Morlacca. Mentre proseguiva la repressione del banditismo (con l’estradizione dei sudditi della Serenissima), si verificò ancora qualche piccolo incidente con i veneziani. Ma l’operazione nel complesso riuscì e Rabatta, fra aprile e maggio del 1601, si recò prima a Trieste e poi a Gorizia per partecipare agli Stati provinciali.
Alla fine dell’estate ebbe invece qualche attrito con la corte pontificia, a causa di quanto operato nella veste di commissario per il vettovagliamento dell’esercito pontificio diretto verso i fronti della guerra contro i turchi. Anche presso la corte di Graz si moltiplicavano le denunce per l’esorbitante potere da lui esercitato a Segna. Qui il suo percorso si concluse in maniera drammatica.
Rabatta in autunno volle completare l’allontanamento dei criminali inviandoli alla guerra contro i turchi. Uno di loro – Jurišu (Iurissa) Sučića – mise insieme 200 uomini e li condusse fino a Karlovac. Respinti dal comandante del luogo, Daniel Frankol, rientrarono a Segna. Rabatta richiese decisamente a Sučića il denaro dato in anticipo: ricevuto un rifiuto, lo fece arrestare. I suoi commilitoni insorsero insieme con la città: il 31 dicembre 1601 il castello ove Rabatta risiedeva fu assalito. Dopo un breve combattimento, egli fu assassinato e il suo corpo straziato (sarebbe poi stato sepolto a Gorizia, nella chiesa dei frati minori). L’inchiesta, condotta dallo stesso Frankol, procedette senza troppo rigore. Gli effetti dell’azione di Rabatta si perdettero in pochi anni: fra il 1615 e il 1617 il deteriorarsi del quadro avrebbe portato alla guerra di Gradisca.
Rabatta aveva sposato nel 1586 Cassandra Formentini, da cui ebbe il figlio Antonio. La sua vicenda diede materia per il dramma di Francesco Bersi Il conte Giuseppe Rabatta da Gorizia e per il romanzo di August Šenoa Čuvaj se senjske ruke (Zagabria 1876).
Fonti e Bibl.: Carte della famiglia Rabatta si trovano nell’Archivio Coronini-Cronberg, depositato presso l’Archivio di Stato di Gorizia. M. Minucci, Historia degli Uscochi, s.l. (1603?), pp. 54 s., 72-74, 87-116; K. Horvat, Monumenta historiam Uscocchorum illustrantia …, Zagreb 1910, passim; P. Sarpi, La Repubblica di Venezia la casa d’Austria e gli Uscocchi, a cura di G. Cozzi - L. Cozzi, Bari 1965, ad ind.; Nuntiatur des Girolamo Portia 1595-1598, a cura di J. Rainer, Wien 2012, ad ind.; Nuntiatur des Girolamo Portia 1599-1602, a cura di E. Zingerle, Wien 2012, ad indicem.
C. Morelli, Del saggio storico della contea di Gorizia, Gorizia 1773, pp. 339-348; G. Marchetti, Il Friuli. Uomini e tempi, Udine 1959, pp. 302-306; J.P. Niederkorn, Die europäischen Mächte und der “Lange Türkenkrieg” Kaiser Rudolfs II. (1593-1606), Wien 1993, ad ind.; S. Cavazza - G. Ciani, I Rabatta a Gorizia, Gorizia 1996, pp. 7 s., 103-107, 121, 124, 129, 143; A.M. Gruenfelder, Senjski uskoci u borbi za samobitnost grada Senja (Gli uscocchi di Segna nella lotta per l’indipendenza della città di Segna), in Senjski zbornik (Miscellanea segnana), XXVIII (2001), pp. 129-138; S. Šmitran, Gli Uscocchi: pirati, ribelli, guerrieri tra gli imperi ottomano e asburgico e la Repubblica di Venezia, Venezia 2008, ad ind.; S. Steiner, Rückkehr unerwünscht. Deportationen in der Habsburgermonarchie der Frühen Neuzeit und ihr europäischer Kontext, Wien-Köln-Weimar, 2014, pp. 183-196.