RAZZETTI, Giuseppe
RAZZETTI, Giuseppe. – Nacque a Mantova, dal bresciano Gioacchino, nel 1801 (L’Occaso, 2008, p. 174).
Nel 1819 studiava presso l’Imperial Regio Liceo di Mantova (Ferrari, 1992, pp. 93 s.); si ritiene tuttavia ragionevolmente che la sua formazione sia avvenuta nella scuola di Giuseppe Diotti, supposizione confermata da carte d’archivio (L’Occaso, 2008, p. 174), di Francesco Hayez e di Pietro Benvenuti (ibid.). Tra gli orizzonti culturali di Razzetti dovette essere anche l’opera di Luigi Sabatelli, e in particolare i suoi murali in S. Croce a Firenze.
Nell’agosto del 1826 Razzetti disegnava «tutti i Gonzaghi d’ambo i sessi» per Federico Cocastelli; il ciclo sarebbe in seguito passato in proprietà del marchese Giuseppe Cavriani (Ferrari, 1992, p. 94). Non conosciamo il modello di queste pitture, mentre tra gli interessi di Razzetti vi fu certamente Raffaello, del quale copiò lo Sposalizio della Vergine braidense, in un’opera attualmente di ubicazione ignota (L’Occaso, 2008, p. 175).
Nella quasi totale mancanza di pittura di soggetto storico a Mantova, e nella sostanziale assenza di pittura di genere, Razzetti si specializzò nella realizzazione di pale d’altare e in seconda istanza di ritratti, le une e gli altri caratterizzati da un gusto purista che non subì consistenti variazioni nel corso dei decenni.
Tra le prime prove pubbliche dell’artista è un dipinto per la chiesa cittadina dei Ss. Gervasio e Protasio: la Vocazione di s. Luigi Gonzaga, opera di datazione incerta (forse 1830) e ispirata a Diotti e Sabatelli, dipinta su committenza della nobile famiglia Capilupi (ibid.).
Nel 1835 Razzetti era già in contatto con il nobile ed erudito veronese Giovanni Girolamo Orti Manara (Marchini, 1972), per il quale realizzò rilievi e quindi illustrazioni relative agli scavi, ai reperti e agli studi nel castello di Marzana, nella pieve di Negrar, nella chiesa di Fumane, disegnando inoltre i monumenti romani e medievali di Marano, Valgatara, S. Floriano in Valpolicella e Sirmione (Orti Manara, 1856, p. 3). Alcuni di questi disegni esistono ancora, conservati nella Biblioteca comunale di Verona (mss. 787, 1921, 1938 e 1977; cfr. Marchini, 1972).
Come la gran parte degli artisti dell’Ottocento, Razzetti fu anche impegnato in qualità di restauratore, almeno a partire dal 1835, quando intervenne nella volta della sala dello Zodiaco in Palazzo ducale a Mantova (dipinta verso il 1580 da Lorenzo Costa), con un rinforzo dell’intonaco e con la ripresa di varie cadute di colore (Intra, 1889; Marinelli, 1990, p. 158; L’Occaso, 2008, pp. 175 s.).
La partecipazione di Razzetti alla vita culturale mantovana fu rilevante negli anni Quaranta e Cinquanta, quando per l’Accademia Virgiliana redasse un perduto inventario dei dipinti e collaborò alla progettazione degli allestimenti (L’Occaso, 2011, pp. 23 e 50 n. 229); fu impegnato anche nelle attività della Commissione per la scoperta e la conservazione dei monumenti, sorta nel 1833 e divenuta nel 1875 Commissione conservatrice di belle arti della Provincia di Mantova (L’Occaso, 2008, pp. 179 s., 186 s.; L’Occaso, 2011, p. 206).
L’8 settembre 1836 fu posta nella chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio la Natività della Vergine con i ss. Gioacchino e Lorenzo, allogata a Razzetti dalla contessa Anna Gaggi, vedova Rizzini; completata l’opera, il pittore potrebbe essere partito per Roma «onde perfezionarsi colà in questa nobile professione» (L’Occaso, 2008, p. 176). Tuttavia, tre settimane dopo l’artista ottenne alcune stanze in uso nel Palazzo accademico di Mantova, dove poi istituì anche una scuola di disegno (ibid.), e quindi quel viaggio, se avvenne, fu assai breve.
Nel 1839 Razzetti affrescò in S. Caterina La Vergine e s. Giovanni Battista, come fondale a un Crocifisso ligneo trecentesco. Agli anni 1842-43 si può datare il bel Ritratto della marchesa Teresa Arrigoni, moglie del marchese Annibale Cavriani, colla figlia Drusilla, in collezione privata (L’Occaso, 2012, pp. 152 s.). Il dipinto è caratterizzato da una resa pittorica limpida e nitida, che indugia sui dettagli.
Anche nell’illustrazione libraria, Razzetti si dimostra perfettamente allineato alle istanze puriste; così, per esempio, nel disegno del monumento di Pietro Strozzi ora in S. Andrea, pubblicato nel 1839 entro le Famiglie celebri di Pompeo Litta.
Al principio degli anni Quaranta dovrebbe porsi il Martirio di s. Lorenzo del Museo diocesano di Mantova (L’Occaso, 2014, pp. 115 s. scheda 83), dipinto a luce artificiale, mentre nel 1846 Razzetti dipinse per l’Arte dei calzolai il Martirio dei ss. Crispino e Crespiniano, già nella casa parrocchiale di S. Egidio, ma pochi anni fa in collezione privata a S. Benedetto Po (L’Occaso, 2008, pp. 177 s.).
Con il sesto decennio del secolo si apre il periodo più felice per l’attività del pittore, caratterizzato da una serie di dipinti di soggetto sacro, destinati a chiese cittadine o della provincia. Del 1850 è la pala di S. Eurosia per la parrocchiale di S. Tommaso a Levata, la cui gloria è una libera interpretazione della Madonna di Foligno di Raffaello (Marinelli, 1990, p. 157). La pala dell’altare di S. Libera nella chiesa di S. Maria della Carità fu completata nel 1851. Si tratta forse dell’unica opera del pittore che, per la dedica e per una perduta poesia che l’accompagnava, la cui pubblicazione fu bloccata dalla censura austriaca, si possa prestare a un’interpretazione in chiave risorgimentale (L’Occaso, 2008, p. 191 n. 85); temi di carattere irredentista sono invece presenti in alcune opere di Giulio Cesare Arrivabene, unico vero competitore di Razzetti sulla scialba scena locale (ibid., pp. 169 s.). L’opera di Razzetti soddisfaceva pertanto in genere le richieste di una committenza conservatrice.
Nel 1853 era già al lavoro su un dipinto che lo impegnò sino al 1863, e che è forse l’unica opera inviata fuori dalla città natia: l’enorme pala di S. Tomio a Verona, massimo sforzo creativo e compositivo di Razzetti, nella quale si coniugano ricordi dell’arte di Giulio Romano e di Raffaello, evidenti nella citazione della Trasfigurazione vaticana (Marinelli, 1990, p. 158; L’Occaso, 2008, pp. 180, 188 s.).
Nel 1854 il pittore completò il suo primo vasto affresco nella navata della basilica di S. Andrea in Mantova, la Resurrezione di Lazzaro, che ebbe un’accoglienza contrastata, ma che fu difesa probabilmente da Ippolito Nievo (L’Occaso, 2008, p. 186); il murale è in effetti tra le opere meglio riuscite di Razzetti, quanto a compostezza e monumentalità.
La sua attività a margine di operazioni di tutela lo portò, a cavallo tra il 1857 e il 1858, a realizzare le copie ad acquarello degli affreschi di scuola giottesca della cappella Bonacolsi, nel palazzo Acerbi-Cadenazzi (Mantova, Museo di Palazzo ducale) (D’Arco, 1866; Ferrari, 1992). Gli acquarelli rientrano a pieno nell’attività legata allo studio e soprattutto alla tutela dei monumenti mantovani, di cui all’epoca il conte Carlo d’Arco fu autorevole portavoce. Proprio il conte lo coinvolse ampiamente nelle attività di studio e di rilievo delle antichità patrie, sotto l’egida della citata Commissione.
Nel 1852 Razzetti dipinse il Ritratto di suor Maria Luigia Antonia Cavriani, di collezione privata: uno dei numerosi ritratti di membri della famiglia per la quale operò a lungo. Se molti di questi ritratti sono oggi dispersi (L’Occaso, 2012, p. 153), merita però di essere citato il Ritratto di Corradino Cavriani, del 1860 circa, oggi nel Museo diocesano di Mantova (ibid.).
L’attività di ritrattista portò Razzetti a lavorare per l’alta borghesia e l’aristocrazia locale: probabilmente nel 1861 effigiò il marchese Luigi Strozzi (Palidano, coll. priv.); negli stessi anni ritrasse Virginia Chigi, moglie di Galeazzo Guidi di Bagno (Mantova, Museo di Palazzo d’Arco; L’Occaso, 2008, pp. 188, 191 s.).
Al 1860 si data la pala della Purificazione della Vergine posta all’altare maggiore della chiesa parrocchiale di S. Maria della Carità (Ad. Sartori - Ar. Sartori, 1999, p. 2555), opera che già denuncia una certa stanchezza e ripetitività. L’anno seguente Razzetti fu contattato dall’impresario Romualdo Gentilucci al fine di creare a Roma una «Galleria shakespeariana»; tuttavia, apparentemente il pittore non produsse alcuna opera (L’Occaso, 2008, p. 188).
Nel 1863 Razzetti aveva ancora stanza nel fabbricato dell’Accademia Virgiliana, dove aprì una scuola pubblica e gratuita di disegno (ibid., p. 189); aiutato dai buoni uffici di Giovan Battista Intra, divenne nel 1880 anche membro della prestigiosa istituzione (ibid.).
Nel 1877 dipinse la sua ultima opera pubblica: il secondo grande riquadro affrescato nella navata centrale della basilica di S. Andrea, con la rappresentazione di Gesù che guarisce il cieco nato (Martelli, 1974, p. 390 n. 79), nella quale si mostrò incapace di aggiornarsi sulle novità delle nuove generazioni, certo non aiutato in questo dalla provinciale emarginazione della sua città.
Dopo l’entrata di Mantova nel Regno d’Italia (1866), l’attività di Razzetti si diradò sensibilmente; escluso dagli impegni della Commissione conservatrice, fu sostituito dal ritrattista viadanese Giacomo Albè sia in quell’incarico, sia come docente di disegno in casa Cavriani (L’Occaso, 2008, p. 190; L’Occaso, 2012, p. 154).
Nel 1879 l’anziano e stanco artista dipinse per Giuseppe Cavriani un «quadro ad olio rappresentante Donna Matilde di Canossa», ma l’opera è oggi dispersa (L’Occaso, 2012, p. 153).
Morì ottantasettenne il 31 dicembre 1888 (Intra, 1888-1889).
Fonti e Bibl.: P. Litta, Famiglie celebri italiane, fasc. 71, Strozzi di Firenze. Parte II, Milano 1839; G.G. Orti Manara, La penisola di Sirmione sul Lago di Garda illustrata, Verona 1856, p. 3; C. d’Arco, I due palazzi dei Bonacolsi, in Folengo, 3 marzo 1866, n. 7, pp. 1-3; G.B. Intra, Necrologio, in Gazzetta di Mantova, 31 dicembre 1888-1° gennaio 1889); Id., A proposito dei restauri nella Sala dello Zodiaco, in Arte e Storia, VIII (11 novembre 1889, n. 337, 29, pp. 227 s.; C. Perina, La pittura, in E. Marani - C. Perina, Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, pp. 622 e 642 s.; G. Marchini, Antiquari e collezioni archeologiche dell’Ottocento veronese, Verona 1972, pp. 115 s.; D. Martelli, La basilica di S. Andrea in Mantova dal 1778 al 1822: indagine archivistico-bibliografica, in Il S. Andrea di Mantova e Leon Battista Alberti. Atti del Convegno... 1972, Mantova 1974, p. 390; R. Berzaghi, R., G., in La pittura in Italia. L’Ottocento, II, Milano 1990, p. 986; S. Marinelli, Tra Lombardia e Veneto: la pittura dell’Ottocento a Mantova e a Verona, ibid., I, Milano 1990, pp. 157 s.; D. Ferrari, I disegni della Cappella Bonacolsi di G. R. conservati nei “Documenti Patrii raccolti da Carlo D’Arco”, in Indizii di castigato disegno, di vivaci colori. Gli affreschi trecenteschi della Cappella Bonacolsi (catal.), a cura di U. Bazzotti, Mantova 1992, pp. 91-98; Ad. Sartori - Ar. Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, V, Bozzolo 1999, pp. 2547-2557; S. L’Occaso, G. R. (1801-1888) e la pittura nella Mantova preunitaria, in Acme, LXI (2008), 2, pp. 169-198; Id., Museo di Palazzo ducale di Mantova, Catalogo dei dipinti, Mantova 2011, ad ind.; Id., I Cavriani: committenza e collezionismo dal Quattrocento ai giorni nostri, in I Cavriani. Una famiglia mantovana. Vicende storiche e artistiche, Parte prima, a cura di D. Ferrari, Mantova 2012, pp. 152-154; Id., schede nn. 83-84, in R. Berzaghi - S. L’Occaso, Museo Diocesano Francesco Gonzaga. Dipinti 1630-1866, Mantova 2014, pp. 115 s.