RENSI, Giuseppe
Filosofo, nato a Villafranca Veronese il 31 maggio 1871, morto a Genova il 14 febbraio 1941. Dopo un periodo di attività forense e di lotte politiche per il socialismo, per cui fu costretto a esulare in Svizzera (1898), si orientò verso gli studî e insegnò filosofia dal 1908 nell'università di Ferrara, poi a Firenze, quindi a Messina (1916) e a Genova (1918). Nel 1927, per la sua irriducibile avversione al fascismo, fu sospeso dal servizio, quindi riammesso, e di nuovo allontanato, definitivamente, nel 1934.
La scepsi, dominante nota del pensiero del Rensi, vissuta in tutti i suoi particolari aspetti, da quelli estetici e gnoseologici a quelli pratici e politici, non pervenne mai ad eliminare superstiti motivi di origine royceana e hegeliana, tracce di un giovanile orientamento idealistico. Perciò egli non rinuncia al realismo (Hegel per lui è un realista) e neppure, nella ultima fase del suo pensiero, alla inesauribilità e in un certo senso alla religiosa trascendenza dei valori etici. Particolarmente interessante la scepsi politica, per cui l'autorità è vista in aspetti e secondo motivi irrazionalistici.
Pensatore personalissimo, scrittore smagliante e ricco, il R. ha lasciato molte opere, delle quali le essenziali sono: La trascendenza, Torino 1914; Lineamenti di filosofia scettica, Bologna 1919, 2ª ed., 1921; La filosofia della autorità, Palermo 1920; La scepsi estetica, Bologna 1920; Introduzione alla scepsi etica, Napoli 1921; La filosofia dell'assurdo, Milano 1937; Autobiografia spirituale. La mia filosofia. Testamento filosofico, ivi 1939.
Bibl.: In memoria di G. Rensi, Verona 1942; G. Tarozzi, Giuseppe Rensi, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, XXII, 1942, pp. 421-447 (essenziale); E. Buonaiuti, G. Rensi, lo scettico credente, Roma 1945.