ROBECCHI, Giuseppe
ROBECCHI, Giuseppe. – Nacque a Milano il 14 novembre 1825, secondogenito di Pietro e di Giulia Gianorini.
Il padre (1793-1872) era un facoltoso avvocato che fu giudice del Tribunale supremo del governo provvisorio del 1848 a Milano. La sorella Angela (1824-1900) sposò l’industriale e avvocato Francesco Restelli, che fu a lungo deputato di Gallarate.
Mentre era studente di giurisprudenza all’Università di Pavia, Robecchi era in relazione a Milano con Emilio Dandolo, Luciano Manara ed Enrico Cernuschi. Durante le Cinque Giornate (1848) si distinse come capo barricata e fece parte del gruppo di giovani capitanati da Manara che il 22 marzo diedero il decisivo assalto a porta Tosa, consentendo agli insorti di entrare in contatto con il contado. A fine marzo, con il primo scaglione del battaglione dei volontari lombardi e con Manara lasciò Milano per muovere guerriglia agli austriaci in ritirata; partecipò alla conquista della polveriera di Castelnuovo sul Garda (10-11 aprile), che innescò una violenta reazione austriaca che portò alla disfatta. In seguito entrò a far parte dei carabinieri milanesi, in un gruppo di giovani fucilieri lombardi (tra loro Francesco Simonetta, Carlo Prinetti, Luigi Pedroli) che vennero aggregati alla 4ª divisione dell’esercito sardo e parteciparono ai combattimenti di Rivoli, Sommacampagna, Custoza, Villafranca. Alla ripresa ostilità, nel 1849, i volontari lombardi furono aggregati alla divisione di Gerolamo Ramorino, che rimase inoperosa durante la disfatta di Novara. In aprile fece parte della colonna di volontari di Giacomo Medici che raggiunse Roma per partecipare alla difesa della Repubblica; combatté tra l’altro al Gianicolo, al Vascello e a porta San Pancrazio; venne ferito e assistette alla morte di Manara, la cui salma trasportò a Lugano.
Si stabilì quindi a Pisa, dove completò gli studi laureandosi in giurisprudenza nel 1849. Rientrato in patria, nel 1850 confermò la sua laurea all’Università di Pavia e nel 1854 superò l’esame per divenire avvocato nel foro di Milano. Non esercitò però mai la professione e nel 1855 si trasferì a Parigi, dove strinse contatti con Anselmo Guerrieri Gonzaga, i fratelli Emilio e Giovanni Visconti Venosta e altri esuli, impegnandosi in studi economico-sociali sotto la guida di Pietro Maestri. Rientrato a Milano, nel 1856 trovò un impiego confacente ai suoi nuovi interessi come ispettore del traffico commerciale presso la Società Alta Italia, che gestiva le ferrovie lombardo-venete, e rimase nei ruoli del servizio ferroviario fino al pensionamento, nel 1888.
Allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza si arruolò nei cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi, con il grado di capitano; impegnato in Valtellina, combatté sullo Stelvio (luglio 1859) poco prima dell’armistizio. Nel 1866 ottenne non senza difficoltà burocratiche di essere nuovamente aggregato all’esercito, rinunciando alla paga prevista per il suo grado, e fu incluso nello stato maggiore della 15ª divisione comandata da Medici, che giunse alle porte di Trento ma dovette ritirarsi per la fine delle ostilità. A seguito di quella campagna fu decorato con la medaglia d’argento.
All’indomani dell’unificazione Robecchi partecipò al circuito notabilare come esponente della consorteria lombarda, mantenendo comunque un profilo più moderato e schivo rispetto ad altri esponenti. A Milano fu membro del Consiglio comunale dal 1859 al 1889 (con una breve interruzione nel 1871-72), tenendo anche la carica di assessore (1860-63, supplente nel 1866-67) nelle giunte di Antonio Beretta. Su mandato del Comune, dal 1881 al 1897 fu membro della Commissione centrale di beneficenza di Milano, un importante centro del potere notabilare cittadino di cui aveva fatto parte anche il padre prima dell’Unità. Sedette nel Consiglio provinciale milanese in rappresentanza del collegio di Gorgonzola dal 1866 e fu presidente del Consiglio dal 1883 alla morte.
In quell’ambito fu attento a patrocinare con equilibrio gli interessi agrari della provincia, soprattutto nell’ottica di alleggerire il carico fiscale dei produttori, attraverso la perequazione dell’imposta fondiaria e sostenendo l’esonero dei fittavoli dalla tassa di ricchezza mobile. Interessato allo sviluppo delle infrastrutture, promosse nel suo collegio a nord-est di Milano la costruzione di una ferrovia leggera interamente finanziata da privati (Relazione del Comitato promotore del tramway Milano-Gorgonzola-Vaprio alla assemblea generale dei soci tenutasi in Milano il 10 settembre 1877, Milano 1877). Le sue competenze in materia ferroviaria vennero spese anche nell’ambito dei dibattiti sul traforo del Gottardo. In particolare, si fece sostenitore degli interessi milanesi che chiedevano di privilegiare il collegamento del capoluogo con la ferrovia internazionale, tracciandone una direttrice prevalentemente lombarda per poi raggiungere il porto di Genova. Spessore nazionale (e internazionale), ma una interpretazione anche squisitamente localistica ebbe la sua azione a favore della creazione di una ferrovia del Sempione, per la quale capeggiò, nel 1880, un comitato promotore sorto per l’iniziativa del Consiglio provinciale e della Camera di commercio di Milano; anche in quel caso l’intenzione dei promotori, oltre che di sostenere il progetto di traforo (avviato nel 1898), era quella di ottenere un collegamento ferroviario privilegiato da Arona (sulla linea di Domodossola) a Milano (Comitato promotore del valico ferroviario del Sempione. Relazione e documenti, Milano 1897).
Nel 1879 fu incluso nel Comitato esecutivo per la preparazione dell’Esposizione industriale di Milano del 1881, per la quale fu incaricato di stendere un Manifesto che illustrasse il carattere dell’evento. Robecchi, in verità, avrebbe pensato l’Esposizione molto più in grande rispetto a quanto fu poi realizzato; comunque le sue relazioni furono indispensabili per reperire i finanziamenti privati e pubblici necessari alla buona realizzazione del progetto. Tra le sue iniziative milanesi di maggior spicco è da annoverarsi anche la fondazione (1883) della Società di mutuo soccorso dei reduci Italia e Casa Savoia, sorta come alternativa liberal-moderata e interclassista all’egemonia esercitata dal campo democratico nell’associazionismo reducistico cittadino; Robecchi la presiedette dalla fondazione e contribuì a finanziarla.
La dimensione locale della politica e della cura degli interessi parevano essere l’ambito privilegiato della sua azione e lo assorbirono per la maggior parte della vita, ma la ristrettezza del ceto notabilare lo portò alla Camera dei deputati fin dalla VII legislatura (1860), quando fu eletto in rappresentanza del collegio di Vimercate e in seguito in quello di Gorgonzola; nella stessa zona si affermò anche nel 1882, dopo l’adozione del voto di lista plurinominale, riuscendo vincitore nel collegio di Milano III. Alla Camera sedette sui banchi della Destra, per assumere un atteggiamento possibilista dopo il 1876 e transitare progressivamente verso il Centro.
Molto attivo negli uffici di esame dei progetti di legge e nella commissione generale del Bilancio, fu membro, tra l’altro, della commissione d’inchiesta (1864-65) per gli incidenti di Torino a seguito del trasferimento della capitale, e di quella sull’amministrazione dello Stato (1866), e fu segretario della Camera nel 1870-73. Le sue competenze più rilevanti riguardavano le ferrovie e le tariffe doganali: intorno a tali questioni svolse diversi interventi in aula e diede alle stampe opuscoli; fu anche referendario in seno al Consiglio superiore dell’Industria e del Commercio e membro del comitato inquirente dell’inchiesta industriale (1870-74) presieduta da Antonio Scialoja e poi da Luigi Luzzatti.
Nella seconda metà degli anni Settanta, contrastando il liberismo dominante alla Camera, espresse compiutamente la sua posizione industrialista, sulla scia dei più noti industriali-uomini politici del tempo, Alessandro Rossi ed Ercole Lualdi, insieme ai quali sollecitò la revisione dei trattati commerciali quale indispensabile premessa per superare il ristagno economico e rilanciare lo sviluppo, proponendo una politica doganale protettiva.
Intervenne in questo senso in occasione della discussione sulla revisione delle tariffa doganale generale del 1878 (Sulla tariffa doganale. Discorso del deputato R. pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 10 aprile 1878, Roma 1878), e nei suoi discorsi elettorali lasciò intendere che il suo possibilismo nei riguardi della Sinistra derivasse proprio dalle aperture in senso protezionistico. Si trattava, in verità, di sostenere soprattutto gli interessi tessili; Robecchi era del resto membro del consiglio di amministrazione di diverse aziende come il Lanificio Rossi e il Cotonificio veneziano, e attivamente coinvolto anche nel miglioramento dei rapporti internazionali del settore, per esempio nel campo della standardizzazione dei titoli dei filati (Della uniforme enumerazione dei filati. Relazioni al Consiglio superiore dell’Industria e Commercio, Milano 1877). Era però contrario a ogni forma di sostegno statale per l’industria siderurgica, che preferiva immaginare come articolata in piccole e dinamiche imprese secondo la tradizione delle valli alpine (L’industria del ferro in Italia e l’officina Glisenti a Carcina, Milano 1868).
Nel novembre del 1884 fu nominato senatore per la terza categoria; prestò giuramento nel marzo del 1885. Poco presente in aula fu però membro della commissione d’inchiesta sulle ferrovie Mediterranea e Adriatica nominata nel 1896.
Morì il 22 febbraio 1898 a Montecarlo, dove era in convalescenza.
Era coniugato con Giuseppina Gagliardi, che gli sopravvisse fino al 1919 e con la quale aveva avuto la figlia Giulia, morta nella prima infanzia.
Opere. Alcuni dei suoi interventi sono raccolti in Scritti e discorsi, a cura di A. Pascolato, Milano 1901; oltre alle opere citate nel testo si segnalano: Sulle ferrovie economiche. Discorso, Treviglio 1878; Discorso del deputato G. R. pronunziato il 20 novembre 1881 in occasione del banchetto offertogli dai suoi elettori del collegio di Gorgonzola e Cassano d’Adda, Milano 1881; Alcuni scritti e discorsi in occasione della esposizione nazionale del 1881 in Milano, Milano 1884; Inaugurazione del monumento delle Cinque Giornate in Milano, 18 marzo 1895. Discorso del senatore G. R., Milano 1895.
Fonti e Bibl.: Piccoli nuclei di lettere di Robecchi sono conservati in vari archivi, fra i quali: Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Archivio L. Bodio (17 lettere del 1880-1897, e 13 della moglie Giuseppina Gagliardi del 1883-1919); Museo del Risorgimento, Archivio delle Civiche raccolte storiche, Carte Correnti, b. 1067 (7 lettere 1865-1880, inframmezzate con quelle dell’omonimo deputato e senatore pavese); Archivio storico civico, Fondo esposizioni e fiere, 1881 (diverse lettere e relazioni intorno all’Esposizione del 1881); Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere e arti, Archivio L. Luzzatti, Corrispondenza, f. 3362 (tre lettere del 1897 e due lettere non datate); Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Carteggio F. Lampertico, b. 61 (8 lettere del 1872-1886); Schio (Vicenza), Biblioteca civica Bortoli, Archivio A. Rossi, Corrispondenza, b. 27 (7 lettere del 1883-1894); Roma, Museo centrale del Risorgimento, Archivio, b. 69 (tre lettere a F. Gualterio del 1865-68), b. 110 (una lettera a G. Checchetelli del 1872); Fondo Cadolini (due lettere del 1872-78), Fondo Perazzi (una lettera 1882); necr., Consiglio Provinciale di Milano, Il presidente senatore G. R. Commemorazioni pronunziate da T. Massarani in seduta di Consiglio il 22 marzo 1898, Milano 1898. Inoltre: C. Arrighi, I 450 ovvero i deputati del presente e i deputati dell’avvenire, VI, Milano 1865, pp. 5-10; D. Amato, Cenni biografici degli illustri uomini politici dei più chiari scienziati, letterati ed artisti, Napoli 1891, ad vocem; E. Robecchi-Brivio, Una famiglia italiana. I R., Milano 1938, pp. 146-158; E. Decleva, Milano industriale e l’Esposizione del 1881, in L’Italia industriale del 1881. Conferenze sulla Esposizione nazionale di Milano, Milano 1984, pp. XL-XLVI; A. Cova - A.M. Galli, La Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde dalla fondazione al 1940, I, L’Ottocento, Milano 1991, ad ind.; Camera dei Deputati, Portale storico, http:// storia.camera.it/deputato/giuseppe-robecchi-18251114#nav (8 novembre 2016); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, http://notes9.senato.it/web/ senregno. nsf/R_l2? OpenPage (8 novembre 2016).