SAMMARTINI, Giuseppe
SAMMARTINI, Giuseppe (Gioseffo Francesco Gaspare Melchiorre Baldassare). – Nacque a Milano il 6 gennaio 1695, da Alexis o Alessio Saint-Martin (1661 circa-1724), suonatore di oboe, e da Gerolama Federici (1665 circa-1737).
Giuseppe fu il secondogenito della coppia, dalla quale nacquero otto figli (sulla famiglia si veda la voce Sammartini, Giovanni Battista, in questo Dizionario). Imparò certo a suonare l’oboe dal padre, mentre nulla si sa della sua successiva formazione. Il 14 giugno 1711 partecipò con il padre alla solenne cerimonia per la traslazione delle spoglie di s. Gaudenzio nella cattedrale di Novara, mentre nel 1717 compariva come suonatore d’oboe, insieme con il fratello Giovanni Battista, tra i musicisti della chiesa milanese di S. Celso. La sua precoce attività anche come compositore è documentata dal fatto che nello stesso anno l’editore Roger di Amsterdam pubblicò un suo concerto per oboe in una collettanea comprendente anche opere, tra gli altri, di Tomaso Albinoni, Antonio Vivaldi e Alessandro Marcello. Nel 1720 era nell’organico del Regio ducal teatro di Milano insieme con un suo fratello (Giovanni Battista o forse il più giovane Antonio).
Contribuì in seguito a un paio di oratori centone con la composizione di alcuni brani (oggi tutti perduti): l’aria Vuoi saper, o sventurato e la sinfonia introduttiva al secondo atto per La calunnia delusa (testo di Giacomo Machio, S. Maria della Scala, 1724), e l’aria Vanne pur, non dubitar per La necessità socorsa dal glorioso Santo di Padoa (S. Francesco, 1725). Nel 1726 Johann Joachim Quantz ebbe modo di ascoltarlo suonare l’oboe due volte: a Venezia, dove lo giudicò, insieme con i violinisti Vivaldi e Luigi Madonis, uno dei tre virtuosi degni di nota attivi in città, indi a Milano, quando rilevò la scarsa qualità dei fiati nell’orchestra del Regio ducal teatro salvo appunto il Sammartini (Quantz, 1755, pp. 232, 236).
Il 13 febbraio 1728 fu testimone alle nozze della sorella Maria Maddalena, poi il 13 luglio partì in compagnia dell’allievo Gaetano Parenti per Bruxelles e da lì proseguì per Londra, dove il 30 settembre 1727 l’editore Walsh & Hare aveva annunciato la pubblicazione di una raccolta di dodici sue Sonate per due flauti traversi o violini e basso (dell’edizione è pervenuta soltanto una ristampa risalente al 1730 circa). Sammartini s’impose ben presto a Londra come straordinario virtuoso di oboe (ma di certo suonava anche il flauto diritto e quello traverso), apparendo spesso dal 1729 sia nelle sale da concerto quali Hickford’s Room e Lincoln’s Inn Fields, sia nelle orchestre teatrali. Nel 1735 accompagnò Carlo Broschi, il Farinelli, nell’aria Lusingato dalla speme del Polifemo di Nicola Antonio Porpora, mentre Georg Friedrich Händel scrisse per lui numerose parti concertanti per oboe nelle sue opere, tra cui le arie Quella fiamma che il petto m’accende nell’Arminio (gennaio 1737) e Chi t’intende? o cieca instabile! nella Berenice, regina d’Egitto (maggio 1737), dove Sammartini duettò rispettivamente con Gioacchino Conti, detto il Gizziello, e con Anna Maria Strada del Pò.
Nel 1736 entrò al servizio di Federico, principe del Galles (il primogenito di Giorgio II), come maestro di musica della sposa, Augusta di Sassonia-Gotha-Altenburg, e più tardi dei loro figli, incarico che ricoprì sino alla morte. Il prestigioso impiego gli consentì di dare nuovo impulso alla pubblicazione a stampa di opere sue: dedicò infatti le dodici Sonate per flauto o due flauti e basso op. I (Londra, 1736) a Federico e le dodici Sonate per due violini e basso op. III (Londra, 1743) ad Augusta. D’altro canto, Sammartini non si limitava a scrivere musica strumentale. Oltre a una serie di cantate per soprano e basso oppure soprano e archi, per il terzo compleanno di Augusta Federica, la primogenita dei principi del Galles, rivestì di nuova musica la vecchia pastorale The judgement of Paris di William Congreve (1701), rappresentata a Cliveden il 1° agosto 1740. Il 14 marzo 1741 Sammartini eseguì un suo concerto per oboe come primo intermezzo in occasione di una ripresa del Parnasso in festa, serenata di Händel, nel teatro di Haymarket.
Reputato come oboista «indubbiamente il maggiore che il mondo abbia mai conosciuto», capace di trarre dallo strumento un suono e un’espressione quanto più possibile vicini alla voce umana (Hawkins, 1776, p. 370), Sammartini era apprezzato anche come autore di musica strumentale. John Hawkins e Charles Burney concordano nel giudicarlo un compositore ingegnoso: il primo lo pone al livello di Corelli e Geminiani (p. 369), il secondo definisce i suoi lavori «pieni di scienza, originalità e fuoco» (Burney, 1789, p. 670). In effetti fu autore di saldissima dottrina compositiva: abile contrappuntista, era dotato di una lirica vena melodica e di una notevole sensibilità armonica. Evidentemente radicata nella tradizione di inizio Settecento, la sua musica manifesta significative aperture allo stile che fu poi denominato galante. A godere di larga popolarità in vita del compositore furono soprattutto le sonate, più volte ristampate anche ad Amsterdam e Parigi, mentre la produzione orchestrale, che comprende concerti grossi, concerti solistici in particolare per oboe e per flauto e ouvertures, fu pubblicata prevalentemente postuma – è il caso delle Eight ouvertures and six grand concertos opp. VII-VIII (Londra 1752) e dei sei Concertos for the harpsichord or organ op. IX (Londra 1754), assai rilevanti nella storia del genere – o rimase manoscritta, incontrando peraltro grande fortuna in Gran Bretagna sino a fine secolo. Vivente l’autore furono tuttavia editi i Sei concerti grossi op. II (Londra 1738) e gli altrettanti Concerti grossi op. V (1747), questi ultimi rielaborazioni orchestrali delle Sonate a tre op. III. Allievo di Sammartini fu l’oboista e compositore Thomas Vincent (1720 circa-1783).
Morì a Londra tra il 16 e il 22 novembre 1750, secondo una notizia apparsa sul Whitehall Evening Post del 24 novembre 1750, dove è ricordato come «il migliore oboista d’Europa» (Lance, 1977, p. 5). Scapolo e senza figli, lasciò i suoi beni al fratello Giovanni Battista a Milano.
Non sono noti ritratti di Giuseppe Sammartini, raffigurato – con tratti peraltro assai poco individualizzati – in una stampa satirica francese dal titolo Concert italien: le chat de Caffarelli chantant une parodie italienne (1753 circa), mentre suona l’oboe insieme con Domenico Scarlatti (cembalo), Giuseppe Tartini e Pietro Antonio Locatelli (violino), Salvatore Lanzetti (violoncello) e appunto il gatto del celeberrimo castrato Gaetano Majorano, il Caffarelli (Prefumo, 2002, p. 112).
Opere. Le principali raccolte di fonti manoscritte delle composizioni di Sammartini sono a Londra (British Library), Bruxelles (Bibliothèque du Conservatoire royal) e Parma (Biblioteca Palatina). Tra le edizioni moderne si segnalano: Concertos for the harpsichord or organ op. IX, in facsimile in Concerto. I, Italy (c. 1703-1750): Italian string and keyboard concerti, a cura di K. Cooper, New York 1988; Cantate a voce sola, a cura di M. Dellaborra, Lucca 2011; Drei Sonaten (Ms. Parma 3, 13, 16) für Altblockflöte und Basso continuo e Noch Drei Sonaten (Ms. Parma 2, 6, 14) für Altblockflöte und Basso continuo, a cura di L. Dalla Libera, Celle 2013 e 2015.
Fonti e Bibl.: J.J. Quantz, Herrn Johann Joachim Quantzens Lebenslauf von ihm selbst entworfen, in F.W. Marpurg, Historisch-kritische Beyträge zur Aufnahme der Musik, I, 3, Berlin 1755, pp. 197-250; J. Hawkins, A general history of the science and practice of music, V, London 1776, pp. 369-371; C. Burney, A general history of music from the earliest ages to the present period, IV, London 1789, ad ind.; C. Sartori, Giovanni Battista Sammartini e la sua corte, in Musica d’oggi, 1960, n. 3, pp. 3-18; R. Fiske, A Cliveden setting, in Music & Letters, 1966, vol. 47, n. 2, pp. 126-129; M. Donà, Notizie sulla famiglia Sammartini, in Nuova Rivista musicale italiana, VIII (1974), pp. 3-8; L. Inzaghi, Nozze affrettate di Giovanni Battista Sammartini (da un autografo inedito), ibid., X (1976), pp. 634-639; N. Jenkins - B. Churgin, Thematic catalogue of the works of Giovanni Battista Sammartini: orchestral and vocal music, Cambridge (Mass.) 1976; E.B. Lance, The London Sammartini, in Music Review, 1977, vol. 38, n. 1, pp. 1-14; G. Houle, The oboe sonatas of G. S., in Journal of Musicology, 1984, vol. 3, n. 1, pp. 90-103; D. Prefumo, Nuovi documenti sui fratelli S., in Nuova Rivista musicale italiana, XX (1986), pp. 94-98; J.K. Page, The hautboy in London’s musical life, 1730-1770, in Early Music, 1988, vol. 16, n. 3, pp. 358-371; W. Weber, The rise of musical classics in eighteenth-century England, Oxford 1992, ad ind.; M. Brusa - A. Rossi, S. e il suo tempo: fonti manoscritte e stampate della musica a Milano nel Settecento, in Fonti musicali italiane, I (1996), suppl.; B. Churgin, S., G., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXII, London 2001, pp. 215 s.; B. Haynes, The eloquent oboe: a history of the hautboy, 1640-1760, Oxford 2001, ad ind.; D. Prefumo, I fratelli S., Milano 2002; Giovanni Battista Sammartini and his musical environment, a cura di A. Cattoretti, Turnhout 2004; C. Speck, S. G., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel-Stuttgart 2005, coll. 887 s.; W. Dean, Handel’s operas, 1726-1741, Woodbridge 2006, ad ind.; M. Dellaborra, “The Judgement of Paris” (1740), pastorale di G. S., in Rivista italiana di Musicologia, XLVIII (2013), pp. 41-67; C. Fertonani, Sulle cantate a voce sola di G. S., in Studi musicali, n.s., V (2014), pp. 179-210.