SARCHIANI, Giuseppe
– Nacque il 21 dicembre 1746 a San Casciano in Val di Pesa (Firenze) da Piero e da Niccola Nozzoli, entrambi di modesta condizione.
Compiuti i primi studi nelle discipline umanistiche con il sacerdote Francesco Guarducci, proseguì la formazione letterario-scientifica presso il ginnasio fiorentino degli scolopi. Con Andrea Bartoli iniziò l’apprendimento della lingua greca: per i suoi buoni profitti poté approfondire l’Odissea con Angelo Maria Ricci. Lasciate le Scuole pie, decise, anche per le precarie condizioni economiche della famiglia, di intraprendere la carriera forense; per questo si trasferì all’Università di Pisa, dove rimase cinque anni. Laureatosi in giurisprudenza il 27 maggio 1773, relatore Antonio Maria Vannucchi (D. Barsanti, Lauree dell’università di Pisa 1737-1861, I, 1737-1826, Pisa 1995, p. 105, n. 1982), tornò a Firenze dove iniziò a esercitare la professione legale. Tuttavia l’amore per le lettere spinse Sarchiani a entrare in contatto con valenti uomini di cultura, in particolare con Giovanni Lessi, al quale fu legato da profonda amicizia. La sua speranza era di trovare un decoroso impiego che gli permettesse di abbandonare la professione forense a favore di un’attività che valorizzasse le sue numerose competenze in ambiti scientifici e letterari. Fu il granduca Pietro Leopoldo a incaricarlo della divulgazione delle sue idee di riforma in campo economico e politico, in particolare sulla questione della piena libertà commerciale.
Sarchiani scrisse in breve tempo un Ragionamento sul commercio arti e manifatture della Toscana (Firenze 1781), dove affrontava la questione se il commercio potesse tornare a essere la principale fonte di ricchezza per la Toscana, come lo era stato per gli antichi fiorentini; nell’ultimo dei tre capitoli dell’opera, analizzava lo stato presente della questione e quale fosse il partito migliore da scegliere, concludendo che si dovesse arrivare a un’assoluta e illimitata libertà di commercio. L’argomento fu ripreso e ampliato circa due anni dopo nelle Memorie economico-politiche scritte dall’autore del ragionamento sul commercio arti e manifatture della Toscana (Firenze 1783). Questo intenso lavoro gli aprì nuove strade professionali.
Nel 1781, alla morte di Bartoli, fu chiamato a ricoprire la cattedra di lettere greche nello Studio fiorentino (Storia del pubblico studio..., 1810, p. 199). Tre anni dopo, nel 1784, gli fu affidata anche la cattedra di eloquenza toscana (ibid.). Sarchiani onorò con alta professionalità il doppio ruolo assegnatogli; in particolare, per la cattedra di eloquenza toscana, dedicò le sue lezioni al Decameron di Giovanni Boccaccio e ad alcuni aspetti della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (Elogio dell’accademico..., in Atti dell’Imp. e Reale Accademia..., 1819-1829, III, pp. 6-7).
Il 4 maggio 1791 fu nominato socio ordinario della Real Società economica di Firenze ossia de’ Georgofili, di cui fu deputato dal 1794 al 1797, per poi assumere nel 1797 la carica di segretario degli Atti, ruolo lasciato nel 1817 per problemi di salute. Feconda fu la sua attività per gli Atti dei Georgofili, nei quali pubblicò, tra il 1796 e il 1821, trentanove articoli: si tratta di elogi di accademici defunti e di lezioni sul rinnovamento di alcune colture, i cui autografi manoscritti sono conservati presso l’accademia.
«Occupato unicamente in quegli studi e vedendo così paghi i suoi lunghi voti, menò il Sarchiani per sedici anni vita tranquilla e beata» scriveva Giuseppe Gazzeri nel suo elogio funebre (1823, p. 481). Ma in seguito alle vicende politiche che portarono la Toscana sotto la dominazione francese e napoleonica, nel 1801 Sarchiani dovette abbandonare l’amato insegnamento della lingua greca per assumere prima la carica di direttore della Magliabechiana, poi quella di direttore dell’Archivio diplomatico, incarico che tenne fino alla morte; la sua determinazione, con l’aiuto di Neri Corsini, impedì che le antichissime carte delle quali era conservatore («centodiecimila antiche pergamene», dice Gaspero Bencini in Elogio dell’accademico..., in Atti dell’Imp. e Reale Accademia..., 1819-1829, p. 8) fossero portate da Firenze a Parigi. L’11 settembre 1805 fu ascritto fra gli accademici della Società Colombaria con il nome l’Affidato.
Da tempo chiamato a far parte della riformata Accademia fiorentina, il 13 settembre 1807 vi pronunciò il testo Invicto gallorum imperatori Italiae regi Napoleoni Magno e borussico rutenoque bello reduci triumphatori epinicium..., che fu dato alle stampe a Firenze il mese successivo.
Il 2 settembre 1808 fu nominato segretario della Società della Crusca, una delle tre classi reintrodotte da Napoleone nell’accademia fiorentina. Diventò così il segretario del ristretto comitato che doveva ricostituire la prestigiosa accademia (Bollettino delle leggi, decreti imperiali e deliberazioni della Giunta di Toscana, III, Firenze 1808, p. 241) e il 23 gennaio 1812 fu accademico della rinata Crusca quando vennero eletti i nuovi membri (il decreto di ricostituzione era del 1811). Diversi furono gli incarichi ricoperti in Crusca da Sarchiani: fu deputato ai concorsi letterari già dal 1810, censore nel 1814, poi bibliotecario dal dicembre 1818 al marzo 1819 (Ragionieri, 2015, p. 97); ma soprattutto fu uno degli accademici più impegnati nella ripresa dei lavori per una nuova edizione, la quinta, del Vocabolario degli accademici della Crusca (Fanfani, 2012, pp. 10-12). Infatti, entrò subito a far parte della commissione che doveva preparare il Prospetto di aggiunte e correzioni per il nuovo dizionario (Prospetto degli oggetti da aversi in mira per la quinta impressione del Vocabolario della Crusca presentato [...] dai tre deputati [Sarchiani, Lessi, Luigi Fiacchi], Firenze 1813).
Nella lezione tenuta in accademia il 22 giugno 1813 dal titolo Sopra il progetto di alcuni scrittori relativo alla compilazione del Vocabolario della lingua italiana (poi edita in Atti dell’Imp. e Reale Accademia..., 1819-1829, I, pp. 45-51) affrontò il problema di una lingua comune da anteporre ai dialetti, concludendo che «una Lingua diventa classica, quando è autenticata dalla generalità della Nazione, che se ne serve parlando, e immortalata e messa in auge dallo stuolo de’ suoi Poeti, e Prosatori e Filosofi» (p. 50). Quella lingua era il toscano, il primato del quale Sarchiani ribadì in altre due lezioni, sempre pronunciate alla Crusca nel 1817 e nel 1818 (Della preminenza di alcune lingue in genere [...] e in specie della toscana sopra altri dialetti d’Italia, ibid., I, pp. 341-348; Della maggiore o minore attitudine delle lingue per la musica e superiorità in questo della comun lingua culta d’Italia ossia del dialetto toscano, ibid., II, pp. 73-81). Ma il suo lavoro non si limitò all’esposizione delle teorie linguistiche (è del 13 marzo 1821 la lezione Delle cause dell’universalità di alcune lingue, ibid., II, pp. 421-537), perché in prima persona mise mano ai lavori lessicografici, fornendo una gran messe di materiale di spogli, che sono conservati, insieme ad altri autografi, presso l’Accademia della Crusca (Benucci, 2016, pp. 28, 60).
Nel 1814 e nel 1817 aveva dato alle stampe a Firenze due opere che riunivano i suoi interessi agrari a quelli per la lingua: Della cultura degli orti e giardini trattato di Giovanvettorio Soderini ora per la prima volta pubblicato e Trattato degli arbori di Giovanvittorio Soderini. Parte prima ora per la prima volta pubblicata. Le due opere, che avevano lo stemma della Crusca sul frontespizio, furono citate nel Vocabolario per i termini botanici.
Morì il 18 giugno 1823 e fu sepolto nella basilica di S. Croce a Firenze.
Uscì postuma l’opera Pelagonii veterinaria ex Richardiano codice excripta et a mendis purgata ab Iosepho Sarchianio, nunc primum edita cura G. Cionii, Florentiae 1826.
Fonti e Bibl.: Archivio storico dell’Accademia della Crusca, Carte Sarchiani, 586 e 587; Spogli di Giuseppe Sarchiani, 167; Fondi: Verbali, 363; Concorsi, 360 e 361; Lezioni, 356; Affari diversi, 588 (se ne veda la minuta descrizione in www.adcrusca.it); gli articoli pubblicati sugli Atti dell’Imp. e Reale Accademia della Crusca si possono leggere in versione digitale in: http://www.adcrusca.it/the ke/treeview2.asp? IDOggetto=5158&IDGestore=4 (4 settembre 2017); Firenze, Archivio storico dell’Accademia de’ Georgofili, bb. 61.314, 64.451, 91.61, 91.88, 129.5-129.15, 561.301 (se ne veda la descrizione in: http://www.georgofili.it/biblioteca/rica.asp?idsezione=26); per gli articoli pubblicati sugli Atti dei Georgofili, si veda http://periodici. georgofili. it/ (4 settembre 2017).
Storia del pubblico studio e delle società scientifiche e letterarie di Firenze del dottore Giovanni Prezziner socio colombario e membro di altre Accademie d’Italia, II, Firenze 1810, pp. 199-211; Atti dell’Imp. e Reale Accademia della Crusca, I-III, Firenze 1819-1829 (in partic. [G.B. Zannoni], Elogio di G. S., II, pp. 480-488; Elogio dell’accademico G. S. detto da Gaspero Bencini nell’Adunanza del dì 8 Gennaio 1822, III, pp. 1-10); G.B. Niccolini, Notizie intorno alla vita e agli scritti di G. S. accademico della Crusca (estratte dall’Antologia), Firenze 1821; G. Gazzeri, Elogio del dott. G. S., in Continuazione degli Atti dell’Imp. e Reale Accademia dei Georgofili, III (1823), pp. 476-484; P. Bagnoli, [Elogio], in Nuovo giornale de’ letterati, LII (1830), pp. 16-18; S. G., in Storia della Toscana compilata [...] dal cav. Francesco Inghirami, XIV, Fiesole 1844, pp. 259 s.; S. Parodi, Catalogo degli Accademici dalla fondazione, Firenze 1983, p. 300; ora con aggiornamenti e ampliamenti nel Catalogo degli Accademici della Crusca informatizzato, a cura di E. Benucci - F. Fiorelli, http:// www.accademicidellacrusca.org/scheda.asp?IDN= 269 (13 settembre 2017); G. Grazzini, Di Crusca in Crusca. Per una bibliografia dell’Accademia, a cura di R. Di Loreto, Pisa 2000, ad vocem; M. Fanfani, Vocabolari e vocabolaristi. Sulla Crusca nell’Ottocento, Firenze 2012, ad vocem; D. Ragionieri, La Biblioteca dell’Accademia della Crusca. Storia e documenti, Firenze-Manziana 2015, ad vocem; E. Benucci, Letterati alla Crusca nell’Ottocento, Firenze 2016, ad vocem.