SCOTESE, Giuseppe
SCOTESE, Giuseppe. – Nacque a Bari il 31 ottobre 1940, da Torquato Attilio, clarinettista, e da Nicoletta Perrotti, casalinga, terzo di quattro figli (Mariateresa, Lia e Pasquale).
Vinse a undici anni una borsa di studio come allievo interno al collegio dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, che gli consentì di frequentare il conservatorio. Il 23 agosto 1957 si esibì per la prima volta in pubblico al Kulm Hotel di St. Moritz, assieme al padre in alcuni brani. Studiò pianoforte con Vera Gobbi Belcredi, diplomandosi nel 1962 a pieni voti. Nel 1963 vinse il concorso come accompagnatore al pianoforte nella classe di canto del conservatorio di Bari, diretto da Nino Rota, iniziando a insegnare pianoforte l’anno successivo. Nel 1966 partecipò al concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano, classificandosi terzo (lo precedettero Garrick Ohlsson e Richard Goode); sposò Maria Claudia Vitale a Bari. Nel 1969 gli fu assegnata la cattedra di pianoforte al conservatorio di Perugia; da quell’anno Scotese intensificò l’attività di concertista, esibendosi in diverse città italiane ed estere (Mannheim, Bruxelles, Madrid, Barcellona, 1970; Monaco di Baviera, Strasburgo, Colonia, Amburgo, 1971; Dublino, Copenaghen, Stoccolma, Helsinki, Turku, Lappeenranta, 1972).
Nel 1973 si stabilì a Roma, chiamato a insegnare pianoforte al conservatorio di Santa Cecilia, posto che tenne sino alla morte. Coinvolto nelle attività dell’associazione Nuova Consonanza, collaborò con i compositori della neoavanguardia romana, di cui mise in repertorio numerosi lavori per pianoforte solo e per pianoforte e orchestra: Pour le piano di Mauro Bortolotto, Proiezioni sonore di Franco Evangelisti, Esercizi di Domenico Guaccero, Quattro studi e Rag in frantumi di Ennio Morricone, Canzone da Sonare di Francesco Pennisi, Le parole del silenzio, Le strade dell’aurora e Le ombre riflesse di Alessandro Sbordoni, Fantasie di Ivan Vandor. Scotese fu legato da grande amicizia ad Aldo Clementi, la cui musica tenne a battesimo in diverse occasioni: Frammento, a lui dedicato (17 gennaio 1984, Aula magna dell’Università degli studi di Roma La Sapienza, per la rassegna di concerti Roma Novecento Musica); Adagio Cantabile, per pianoforte e 12 strumenti (11 novembre 1989, conservatorio di Milano, direttore Spiros Argiris); Romanza, per pianoforte e orchestra (16 marzo 1991, Auditorium della RAI di Roma, direttore Marcello Panni).
Il 29 ottobre 1976 Scotese si esibì nel concerto per pianoforte e orchestra di Henry Cowell (Auditorium RAI di Torino, direttore Panni). Il 9 marzo 1977 tenne un recital per l’associazione Ars Nova al conservatorio di Palermo: il programma – la Fantasia contrappuntistica di Ferruccio Busoni e la Sonata n. 1 di Charles Ives (già in repertorio dal 1973 e dal 1975) – venne riproposto in numerose occasioni, tra cui gli esordi nelle attività ordinarie dell’Accademia di Santa Cecilia (2 febbraio 1979) e a Londra (Purcell Room, 30 maggio 1980). Dedicato a compositori statunitensi fu il concerto del 14 marzo 1977 tenuto ancora a Palermo (Auditorium S. Salvatore, associazione Ars Nova); il programma includeva pagine di John Cage, Cowell, Morton Feldman, Charles T. Griffes e Ives. L’interesse per la scuola americana non diminuì negli anni a venire, come testimoniano le numerose esecuzioni della Concord Sonata di Ives e di lavori di Elliott Carter (Night Fantasies e 90+ (for Goffredo Petrassi), che suonò in ‘prima’ assoluta l’11 giugno 1994 al Festival pontino di Musica, a cui partecipò diverse volte tra il 1981 e il 1998.
Negli anni Ottanta Scotese incluse in repertorio titoli di esponenti della ‘nuova musica’ del secondo Novecento ed estese le collaborazioni dirette con i compositori oltre l’ambito romano: il 18 novembre 1980 eseguì le Cinque variazioni di Luciano Berio (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, per la rassegna di concerti I solisti della musica contemporanea); Adriano Guarnieri gli dedicò Di sussulti e di tremori, per pianoforte e orchestra, che Scotese presentò in prima assoluta il 17 dicembre 1982 (conservatorio di Milano, orchestra sinfonica della RAI diretta dall’autore); l’8 dicembre 1984 Luigi Nono curò la regìa del suono in una sua esecuzione di ... sofferte onde serene..., per pianoforte e nastro magnetico (Cagliari, Festival Spaziomusica); il 28 novembre 1985 Scotese interpretò Five piano pieces for David Tudor di Sylvano Bussotti (Roma, 22° Festival di Nuova Consonanza); il 4 febbraio 1986 suonò la Troisième Sonate di Pierre Boulez (Istituzione universitaria dei concerti, Università degli Studi di Roma La Sapienza); il 15 ottobre 1987 eseguì Eight piano pieces di György Kurtág (Roma, 24° Festival di Nuova Consonanza); il 30 maggio 1988, al teatro Ghione di Roma, tenne un concerto dedicato alla prima produzione pianistica di Giacinto Scelsi (presente in sala), da cui fu tratto un CD allegato alla rivista La Musica: trimestrale di musica contemporanea (1988, n. 17).
Nel triennio 1986-89 Scotese fu consigliere d’amministrazione di Nuova Consonanza. Nell’estate del 1989, da un’intuizione di Scotese e Mario Aprea, presidente del Congresso per lo sviluppo culturale delle Rocche (altopiano dell’Appennino centrale, in Abruzzo) nacque il Festival Officina musicale di Rocca di Mezzo. L’iniziativa, volta a portare durante il mese d’agosto in spazi storici dell’altopiano delle Rocche eventi concertistici, fu promossa da Scotese anno per anno dal 1989 al 2006.
L’attività animatrice di Scotese si focalizzò su diversi indirizzi: l’apertura al pubblico delle prove degli ensembles, per coinvolgere gli ascoltatori nel dialogo tra gli esecutori sull’interpretazione; l’organizzazione di corsi di perfezionamento strumentali e di seminari sulla prassi interpretativa barocca dell’organo solista e concertante (per valorizzare il settecentesco organo Fedeli della chiesa madre di Rocca di Mezzo); il coinvolgimento di giovani interpreti accanto a musicisti affermati; la particolare attenzione per la musica contemporanea.
Nel 1990 Scotese fu eletto presidente di Nuova Consonanza, subentrando a Egisto Macchi. Il passaggio di consegne ebbe un particolare valore nella storia dell’associazione: nel decennio precedente erano scomparsi alcuni fondatori e soci eminenti di Nuova Consonanza (Evangelisti, 1980; Guaccero, 1984; Scelsi e Paolo Renosto, 1988; Franco Nonnis, 1990), il che determinò un mutamento nella fisionomia dell’associazione; e Scotese fu il primo esecutore cui sia toccato di presiederla e amministrarla. Nel corso del doppio mandato (dal 1990 al 1994) egli promosse diverse iniziative: concerti, conferenze, pubblicazioni, rassegne (Intorno alla Seconda scuola di Vienna, Incontro con i compositori, Musiche per l’infanzia), seminari, l’esperienza dell’ensemble I virtuosi di Nuova Consonanza (formazione d’improvvisazione di cui Scotese fece parte con Maurizio Ben Omar, Michele Lomuto, Giancarlo Schiaffini e Stefano Scodanibbio), la collaborazione con gli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt. Il dialogo con l’istituzione tedesca nacque nel luglio del 1992 in occasione della 36a edizione dei Ferienkurse, quando Scotese, Annamaria Morini, Enzo Porta e Luigi Sini eseguirono musiche da camera di Camillo Togni (Scotese suonò gli ultimi tre Capricci per pianoforte del maestro bresciano).
La collaborazione si concretizzò in due tavole rotonde: la prima, il 15 dicembre 1993 al Goethe-Institut di Roma, durante il 30o Festival di Nuova Consonanza, incentrata sulle ragioni che portarono alla nascita dei corsi tedeschi e dell’associazione italiana; la seconda, il 29 luglio 1994 a Darmstadt, nell’ambito degli Aesthetics Colloquia curati da Gianmario Borio, dal titolo Nuova Consonanza – Nuove Relazioni: riflessioni storiche, prospettive, discussioni dopo il gemellaggio di Darmstadt col gruppo di Roma; a entrambe parteciparono musicisti, musicologi e organizzatori attivi nelle vicende della ‘nuova musica’. La tavola rotonda di Darmstadt si concluse con un concerto di Scotese interamente dedicato a musiche di membri di Nuova Consonanza.
Negli anni Novanta, maturando una maggiore coscienza delle responsabilità di interprete-operatore, si dedicò a esecuzioni di brani di giovani compositori, nati dopo la seconda guerra mondiale, tra cui Il trionfo del tempo e del disinganno per pianoforte e orchestra, di Michele Dall’Ongaro (22 maggio 1992, Bari, Auditorium Nino Rota, prima assoluta), Senza voce... che cosa sarà l’io, se l’unità è il suo dividendo per pianoforte, di Giovanni Damiani (29 luglio 1994, Darmstadt, 38a edizione dei Ferienkurse), In tre per clarinetto, violoncello e pianoforte, di Matteo D’Amico (4 luglio 1998, Sermoneta, Festival pontino di musica). Al 1993 risale la prima tournée di Scotese negli Stati Uniti (presentò musiche di Berio, Bussotti, Clementi e Franco Donatoni); vi ritornò nel 1995. Nel 1994 tenne un ciclo di concerti in Argentina e nel 1995 in Giappone a Tokyo compose In memoria di Arturo Benedetti Michelangeli, trovandosi appunto nella capitale nipponica quando il 12 giugno morì il famoso pianista.
Nell’aprile 2001 suonò la Turangalîla-Symphonie di Olivier Messiaen al San Carlo di Napoli e al Lingotto di Torino (Orchestra nazionale della RAI, direttore Eliahu Inbal). Il 27 febbraio 2003 al teatro Olimpico di Roma eseguì, con Marco Serino e Alessandro Carbonare, Contrasts di Béla Bartók e Quatuor pour la fin du temps di Olivier Messiaen. L’ultima apparizione in pubblico fu il 19 agosto 2006 a Rocca di Mezzo, con una lezione sull’ultima fuga nell’Arte della fuga di Bach.
Morì a Roma il 14 settembre 2006, per un carcinoma.
La vocazione per la musica d’arte del Novecento non fu subitanea in Scotese; si trattò di una conquista graduale. L’attività dell’esecutore prese l’avvio dalla produzione bachiana (Il clavicembalo ben temperato, L’arte della fuga) e dalle sonate di Domenico Scarlatti, per affrontare poi il Beethoven dell’ultimo periodo (Sonata n. 29, op. 106), Schubert, Schumann e Chopin, quindi Brahms (la Sonata n.1, op. 1; gli Intermezzi; molti Lieder), infine il primo Novecento (con una predilezione per la Fantasia contrappuntistica di Busoni) e le musiche di compositori che gli offrivano la possibilità di lavorare a contatto personale. A Scotese si deve in parte la riscoperta di Giovanni Benedetto Platti (1699?-1763), di cui dal 1972 suonò frequentemente al pianoforte alcune sonate per cembalo; a Platti dedicò l’edizione 1997 del Festival Officina musicale. Si appassionò al jazz e al blues più per gli aspetti innovativi che per una frequentazione del repertorio: del jazz lo stimolò in particolare la pratica dell’improvvisazione, comunque da lui coltivata in seno a Nuova Consonanza.
Seduto basso, suonava di preferenza vicino alla tastiera; l’incisività digitale e la capacità di produrre mutamenti dinamici improvvisi gli consentiva di misurarsi con brani impervi. La notevole estensione delle mani agevolava la naturalezza e la potenza delle ottave; lo staccato veloce gli era congeniale; realizzava il legato preferibilmente con le dita, avvalendosi di sostituzioni sul medesimo tasto, più che del lasciar vibrare il pedale.
L’attività di compositore, ancorché marginale, fu ricca di felici intuizioni. Alcuni lavori composti prima dei vent’anni, pieni di slanci drammatici, dall’impronta neoclassica, furono pubblicati tra il 1972 e il 1975 dalle edizioni Pull di Bari. Per il resto, la produzione di Scotese consta soprattutto di pagine pianistiche brevi, composte tra il 1991 e il 2006, dal carattere intimistico, spesso omaggi ad amici, compositori e parenti. Molti pezzi si ispirano al blues, a volte nella variante dell’ostinato blues, altri al ritmo di valzer: M.C. Valzer, 1998, alla moglie Maria Claudia; FErruCCio Busoni Ostinato Blues, 2002; piErluiGi pEtroBElli Suite Blues, 2002; lAnDA kEtoFF Blues, 2002; Foglio d’album after Concord, 2002, e After Concord 2 Ostinato Blues, 2003, dedicati a Charles Ives; Fréderic Chopin Valzer Ostinato, 2005; AlDo ClEmEnti Ostinato Blues, 2005; GiorGio BAttistElli Ostinato Blues, 2005; FrAnCo PipErno Valzer, 2005. In tutti i pezzi emerge il gusto per il divertissement; la scrittura pianistica è semplice e gli incipit tematici sono spesso ricavati dalle lettere-nota cavate dai nomi dei dedicatari (in maiuscolo nei titoli). Più complessi, dal punto di vista della tecnica strumentale, sono i Tre studi del 1992-93 (Studio sulle none minori, Studio sulla rotazione, Volata a specchio), pezzi «indubbiamente concepiti per mani intelligenti e già abituate a superare difficoltà non comuni»; in essi Scotese «tiene sempre presente, fino all’ossessione, la specularità fisica delle due mani» (Clementi, 1996).
L’impegno di Scotese nella vita musicale italiana trova un riscontro modesto nelle poche registrazioni da lui realizzate. Ampia è invece la collezione dell’Archivio RAI, che conserva più di 50 documenti registrati da Scotese vuoi come solista vuoi con cantanti, strumentisti e orchestre, nel periodo 1962-91; dall’elenco dei titoli emerge un repertorio vasto quanto all’arco cronologico e diversificato quanto agli autori interpretati.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio privato Scotese; Roma, Sapienza Università di Roma, Biblioteca di Storia della musica, Fondo Scotese; G. Scotese, Esplicitazione delle caratteristiche tecniche, strutturali e interpretative della “Fantasia contrappuntistica” di F. Busoni, in Bach tra ’700 e ’900: aspetti tecnici e teorici, a cura di D. Iotti, Milano 1988, pp. 95-101; D. Tortora, Nuova Consonanza. Trent’anni di musica contemporanea in Italia (1959-1988), Lucca 1990, ad ind.; Ead., Nuova Consonanza. 1989-1994, Lucca 1994, ad ind.; A. Clementi, Prefazione a G. S. Tre Studi per pianoforte, Milano 1996 (s.n.p.); G. S.: uno sguardo lieto sulla musica, a cura di P. Petrobelli - G. D’Alò, Lucca 2010; S. D’Augello, G. S. pianista per la musica d’oggi, tesi di laurea, Sapienza Università di Roma, a.a. 2014-15.