SIRTORI, Giuseppe
Generale dell'esercito italiano, nato nel 1813 a Casatenuovo (Brianza), morto a Roma nel 1874. Entrato nell'ordine degli oblati, svestì l'abito talare e si recò a Parigi. Dopo aver partecipato all'insurrezione del febbraio 1848, che abbatté in Francia la "monarchia di luglio", rientrò in Italia e si arruolò nei corpi di volontarî, che andava organizzando il governo provvisorio di Milano, di dove passò a Venezia nelle formazioni volontarie agli ordini del Pepe. Quando Venezia dovette arrendersi, il S. - già colonnello - emigrò a Londra, dove entrò in rapporti col Mazzini, dal quale poi si staccò per la rigida pregiudiziale repubblicana dell'agitatore genovese. Il S. si trasferì a Parigi, e quivi scrisse opuscoli e articoli di propaganda per l'Italia "una e libera sotto lo scettro di Vittorio Emanuele". È di questo tempo (1857) una lettera indirizzata dal S. a Napoleone III, in cui incitava l'imperatore a far propria la causa dell'Italia. Scoppiata la guerra del 1859, il S. fece domanda di entrare nell'esercito italiano, ma le vigenti leggi non lo consentirono. L'anno seguente fu eletto deputato, e subito dopo fu chiamato da Garibaldi a partecipare all'impresa dei Mille in qualità di capo di Stato maggiore. Lievemente ferito a Calatafimi, allorché pochi giorni dopo Garibaldi, occupata Palermo, si avviò a Milazzo, il S. fu nominato dittatore provvisorio della capitale sicula. In condizioni analoghe fu, più tardi, prodittatore a Napoli. Comandante di divisione al Volturno, fu promosso tenente generale e rimase, partito Garibaldi per Caprera, a presiedere la smobilitazione del corpo dei volontarî. Riconosciutogli il grado di tenente generale nell'esercito regolare, nel 1866 ebbe il comando della 5ª divisione (armata del Mincio) con la quale fu a Custoza. Un suo ordine del giorno emanato dopo quell'infausta giornata, poco riguardoso per l'operato degli alti gerarchi, gli valse il collocamento a riposo; ma nel 1872 il ministro Ricotti lo riammise nei quadri dell'esercito attivo. Era stato eletto deputato del primo parlamento italiano.