SPINELLI, Giuseppe.
– Nacque a Napoli il 1° febbraio 1694, figlio quartogenito di Giuseppe, marchese di Fuscaldo, principe di Sant’Arcangelo e duca di Caivano. La madre, Maria Imperiali, dei principi di Francavilla, era sorella del potente cardinale Giuseppe Renato Imperiali.
A 13 anni la famiglia lo inviò a Roma perché fosse educato nel seminario romano. Proseguì i suoi studi a casa dello zio, dove ebbe modo di consultare la ricca biblioteca. Si laureò in utroque jure nel 1717 alla Sapienza.
La carriera curiale ebbe inizio con Clemente XI che lo nominò suo cameriere d’onore. Nel 1719 fu inviato a Vienna come legato per consegnare la berretta rossa a monsignor Giorgio Spinola, allora nunzio pontificio presso l’imperatore. Nel 1721 fu nominato dallo stesso Clemente XI nunzio straordinario delle Fiandre, carica alla quale venne confermato dal successore Innocenzo XIII. Nel 1725 Benedetto XIII lo nominò finalmente nunzio ordinario e nello stesso anno arcivescovo di Corinto. La consacrazione fu effettuata in Belgio dall’arcivescovo di Malines. Nel corso della nunziatura nei Paesi Bassi, durata fino al 1731, dovette affrontare i problemi legati al giansenismo, nonché le questioni relative alle missioni nel Nord Europa e in America sottoposte alla giurisdizione della nunziatura.
Nelle Fiandre, che si caratterizzavano già per una forte presenza giansenista tra i cattolici, era esplosa la ribellione del clero di Utrecht, che aveva eletto arcivescovo lo scismatico Cornelius van Steenoven e dato vita alla chiesa veterocattolica dei Paesi Bassi. I giansenisti avevano perorato presso gli Stati generali d’Olanda che non fossero più accettati i vicari apostolici nominati dalla S. Sede. Spinelli riuscì a bloccare quella deliberazione. Ottenne poi sia di far escludere dall’Università di Lovanio l’illustre giurista Zeger Bernhard Wan-Espen, giansenista e sostenitore dell’arcivescovo scismatico van Steenoven, sia che nessun professore potesse insegnare in quell’Università, se non avesse prima giurato il formulario di Alessandro VII sulla condanna di cinque proposizioni dell’Augustinus.
Conclusa la nunziatura, Spinelli rientrò a Roma, dove Clemente XII lo nominò segretario della congregazione dei Vescovi e regolari, di cui lo zio, il cardinale Imperiali, era prefetto. Defunto il cardinale Francesco Pignatelli, detentore della cattedra di Napoli, il pontefice preconizzò Spinelli nel Concistoro del 15 dicembre 1734, e il 17 gennaio successivo lo nominò cardinale prete con il titolo di S. Pudenziana. Spinelli all’epoca era privo di qualsiasi esperienza pastorale. La fulminea nomina a cardinale di Napoli evidenziò quanto egli godesse di importanti protezioni in Curia, soprattutto grazie all’influenza dello zio. La rapidità della nomina fu però dettata anche dall’esigenza di dare alla città una guida pastorale effettiva, dopo un lungo letargo che aveva caratterizzato il precedente governo diocesano, anche alla luce delle necessità che si imponevano con l’avvento del nuovo regime borbonico. Il programma di governo per la diocesi fu esposto in una pastorale del 20 marzo 1735, che entusiasmò s. Alfonso de’ Liguori e nella quale prometteva di spendersi fino a consumarsi nel servizio al suo gregge.
Il governo della diocesi di Spinelli è stato diviso in tre diverse fasi, molto diseguali: gli anni tra il 1735 e il 1740 furono di attesa; il quinquennio 1741-46 fu operosissimo; gli ultimi sette anni tra il 1747 e il 1754 definiti del tutto sterili. Nei primi anni Spinelli fu impegnato nelle trattative del concordato che di fatto lo resero l’ultimo vescovo liberamente nominato da Roma. La seconda fase si caratterizzò per un maggior attivismo nelle riforme ecclesiastiche. Spinelli si ispirò ampiamente al pontificato riformista di Benedetto XIV, e si avvalse della collaborazione di Alfonso de’ Liguori, di Alessio Simmaco Mazzocchi e, come suo vicario generale, di Gennaro Majelli, tutte personalità di grande valore.
Per un governo della diocesi più efficiente, il cardinale dispose che al vicario fossero affiancati due luogotenenti e che si procedesse a un generale riordino della curia, a partire dal suo archivio. Si preoccupò anche che fosse ristrutturata la tribuna della chiesa metropolitana con un nuovo altare. L’operazione più rilevante del cardinale fu però soprattutto la riorganizzazione e la qualificazione degli studi per i sacerdoti. Nel 1741 per garantire il reclutamento di ben preparati uomini per il governo della diocesi e per un’adeguata formazione del clero fondò, nella casa dei Padri dell’Oratorio, l’Accademia di scienze ecclesiastiche, a imitazione di quella creata a Roma da Benedetto XIV.
Scopo principale era l’addestramento di un nucleo di sacerdoti in grado per preparazione di controbattere a tesi eretiche o ostili al primato apostolico. All’uopo Spinelli mise a disposizione la propria ricca biblioteca, che dopo la sua morte andò al seminario.
Nel palazzo arcivescovile fu inoltre ristrutturata la scuola per il clero, nella quale concorsero sia gli studenti del seminario, sia una parte di chierici esterni. Già dal 1739 nella cappella del palazzo arcivescovile erano state alloggiate le cattedre di teologia dommatica e morale. Il liceo arcivescovile, elogiato da Benedetto XIV, nacque con decreto arcivescovile il 24 ottobre 1745 e fu inaugurato il 4 novembre. Il nuovo istituto si ispirava ampiamente alla Ratio Studiorum dei gesuiti, ma volle altresì offrire al clero napoletano la possibilità di esercitare le proprie capacità culturali sia con percorsi formativi scientifici sia con quelli pastorali.
Attraverso le visite pastorali il cardinale si rese conto del forte squilibrio tra la preparazione dei chierici urbani e di quelli che invece vivevano nella periferia e nelle zone rurali della diocesi. Decise, quindi, nel 1744 di aprire un apposito seminario, detto diocesano, per l’educazione dei chierici dei casali. Nel 1745 fece chiamare nuovi professori, le cui lezioni divennero obbligatorie sia per i chierici che frequentavano i due seminari, sia per quelli che vivevano a casa dai parenti. Il cardinale si fece anche promotore di un rilancio devozionale, attraverso l’edizione di libri agiografici e promuovendo ricerche sugli antichi santi napoletani. Affidò a Mazzocchi la dissertazione sul calendario marmoreo rinvenuto nel 1742, che riportava le festività liturgiche e dei santi della diocesi napoletana nell’Alto Medioevo.
I rapporti con la Casa reale si fecero più conflittuali con l’avanzare delle politiche giurisdizionali del governo napoletano. Una prima grave crisi esplose alla metà degli anni Quaranta, quando l’opinione pubblica sospettò che il cardinale volesse introdurre l’Inquisizione romana. Successivamente i rapporti si fecero più tesi fino a determinare l’allontanamento prima e le dimissione poi del cardinale dalla diocesi nel 1754.
A Roma Spinelli fu nominato prefetto della congregazione di Propaganda Fide e cardinal protettore del Regno di Scozia. Dall’aprile del 1753 ricoprì la carica di vescovo di Palestrina, dove fece costruire una nuova residenza per lui e i suoi successori. Nel 1760 passò al vescovado Portuense per poi ottenere, nel 1761, quello di Ostia e Velletri.
Morì a Roma il 12 aprile 1763.
Fonti e Bibl.: L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della santa romana Chiesa, VIII, Roma 1794, pp. 275 s.; T. Bauco, Compendio della storia Veliterna, II, Roma 1841, p. 100; L. Parascandolo, Memorie storiche-critiche-politiche della Chiesa di Napoli, III, Napoli 1849, pp. 151-156; R. De Maio, Società e vita religiosa a Napoli nell’età moderna (1656-1799), Napoli 1971, passim; A. Alimento, Le accademie ecclesiastiche: Roma, Napoli e Firenze, in Naples, Rome, Florence: une histoire comparée des milieux intellectuels italiens (XVIIe-XVIIIe siècle), a cura di J. Boutier - B. Marin - A. Romano, Rome 2005, pp. 599-636; U. Dovere, Il buon governo del clero. Cultura e religione nella Napoli di Antico regime, Roma 2010, passim.