SPIRITI, Giuseppe
SPIRITI, Giuseppe. – Nacque, pare, nel 1757, a Messina (Riflessioni economico-politiche..., 1793, pp. 161, 195), non a Cosenza, come di norma si legge (dopo Andreotti, 1874, p. 40), da Antonio, patrizio cosentino, e da Benedetta Cacciola (non Caviola, ibid.), di nobile famiglia messinese. Nipote dell’alto magistrato ed erudito Salvatore Spiriti, ne ereditò alla morte (1776) beni e titoli, tra cui il feudo rustico Ischito (o Schito) in Sila.
Trasferitosi a Cosenza, Spiriti vi compì i primi studi, entusiasmandosi per le idee illuministiche, cui fu iniziato studiando con Pietro Clausi (allievo di Antonio Genovesi, docente di filosofia e matematica nelle scuole regie) e partecipando all’Accademia dei Pescatori cratilidi, con altri suoi (grossomodo) coetanei come Domenico Bisceglia e Francesco Salfi, che gli dedicò il Saggio di fenomeni antropologici relativi al tremuoto.
Al netto di ricostruzioni di studiosi locali non documentate, non è chiaro quale fosse il suo percorso dopo i primi anni cosentini, seppure sia probabile che proseguisse la sua formazione a Napoli. Certo è che era in Calabria al tempo dei terremoti del 1783-84 (Salfi, 1787, p. XI). Mentre era a Napoli alla fine degli anni Ottanta, frequentando con Salfi gli ambienti illuminati su cui svettava il nome di Gaetano Filangieri, del quale partecipò al funerale massonico dedicandogli dei versi (Tommasi, 1788, p. 106; Salfi, 1822, p. CXV). Soggiornò, poi, a Messina «per due anni» (Riflessioni economico-politiche..., cit., p. 50); dopo il 1792, infine, fu stabilmente a Napoli, ma sono presumibili altri soggiorni calabresi.
A ogni modo, dal 1792 il suo nome circolò negli ambienti della nascente cospirazione antiborbonica. Nella casa napoletana di Salfi e di Bisceglia, dalla primavera di quell’anno, si riunì uno dei primi nuclei di quella che fu (dal 1793) la Società patriottica guidata da Carlo Lauberg, tesa a uccidere i sovrani e a proclamare una repubblica democratica nel Regno di Napoli.
Già negli incontri da Salfi e Bisceglia si magnificava la Rivoluzione francese, invocando la repubblica e il tirannicidio mesi prima dell’abolizione della monarchia in Francia; e leggendo testi e giornali rivoluzionari, oltre a libri come l’Histoire des deux Indes dell’abate Guillaume-Thomas François Raynal rivista da Denis Diderot, inneggiante alla Rivoluzione americana e procurata proprio da Giuseppe Spiriti. Per di più, anche a lui (oltre che ad altri, fra cui Antonio Jerocades) fu attribuito un sonetto anonimo posto – a quanto pare – sul tavolo di lavoro di Ferdinando IV, nel 1793. Vi si minacciava il re che non dalla Francia doveva temere rivolgimenti nel Regno ma dall’«interno», dove l’autore diceva trovarsi il suo «fatal nemico»: «Le falangi, [...] / le flotte armate e i bellici tormenti, / che spezzeranno un dì lo scettro e ’l trono» (cit. in Simioni, 1930, II, p. 43).
Nello stesso 1793 Spiriti licenziò le Riflessioni economico-politiche d’un cittadino relative alle due provincie di Calabria. Era un quadro assai realistico a tinte molto fosche, innanzi a cui l’autore riteneva fosse necessario mettere «a ferro e fuoco» la regione (p. 22). Come sottolineò Franco Venturi (1962, p. 25), nell’ambito del movimento riformatore meridionale «poche opere sono altrettanto energiche ed acute quanto le Riflessioni». Nondimeno, a fronte delle decise riforme invocate, del reclamo di una piena libertà di espressione e dei «sacri diritti dell’uomo» (Riflessioni economico-politiche..., cit., pp. 3 s.), nonostante le istanze filopopolari (oltre che filoborghesi) che percorrono il volume, non sembra possa ravvisarsi in esso una prova della sua adesione al giacobinismo. Infatti, seppur non vada sottovalutato l’uso del termine cittadino con il quale si presentò – in luogo dei suoi titoli nobiliari, con manifesta adesione al citoyen della Rivoluzione –, Spiriti si mostrava ancora fiducioso nell’azione riformatrice della monarchia borbonica. Poco o punto nel libro, invece, pare rivelarne aspirazioni giacobine, democratiche e repubblicane; smentite del resto dall’insistenza dell’autore sul ruolo dirigente attribuito alla nobiltà (Riflessioni economico-politiche..., cit., pp. 51 s.), pur spogliata dai suoi privilegi.
A ogni modo, il tono del testo era durissimo; ed è probabile una radicalizzazione di Spiriti dopo la sua uscita, a fronte di una corte ormai disinteressata alle riforme e tesa solo alla repressione. In fondo, il libro era concluso tra la fine del 1792 e l’inizio del 1793, con la dedicatoria licenziata – ottenuti nel frattempo i permessi di stampa – il «I maggio 1793» (pp. VIII s.). Mentre il passaggio dalla Società degli amici della libertà e dell’uguaglianza alla Società patriottica, che segnò la svolta terroristica dei giacobini meridionali, avvenne nell’estate del 1793. Certo è che alla fine del 1793 l’esule Antonio Belpulsi, in Francia, lo indicò tra i membri del suo club giacobino; e mesi dopo il suo nome fu fatto ai giudici napoletani da Annibale Giordano. Pertanto, nel 1795 fu indagato; ma fu ucciso il 25 ottobre di quell’anno: «Da un guattero di cucina (come credesi) ad impulso di taluno» (Napoli Signorelli, 1811, p. 129); oppure da un «castagnaro» e degli «acquaioli» (Ceci, 1919, p. 298). La voce dominante, comunque, fu che dietro l’omicidio ci fosse un mandante; e se circolò il nome della regina Maria Carolina, Simioni (1930, II, p. 44) osservò che «l’accusa [...] è insostenibile». Dietro l’assassinio, invece, potrebbe scorgersi John Acton, cui erano dedicate le Riflessioni e un sonetto edito nella Salmace trasformata (1793, p. 47), nel quale Spiriti gli chiedeva di dargli qualche incarico. Manifestazioni di cortigianeria che avrebbero potuto indurre nel potente ministro un moto di vendetta, di fronte al suo coinvolgimento nella cospirazione.
Opere. Spiriti pubblicò nel 1793, a Napoli, le Riflessioni economico-politiche d’un cittadino relative alle due provincie di Calabria, seguite da un Breve prospetto dello stato economico della città di Messina; e a Venezia la seconda edizione (la prima è s.d.) della Salmace trasformata (firmata da Piersippe Giusti, anagramma di G.S.), poemetto denso di succhi massonici seguito da altri componimenti in versi. Alcuni inediti (soprattutto sonetti) sono in Cosenza, Biblioteca civica, fondo Salfi, 105. Scrisse anche un Prospetto de’ mali politici ed economici che affliggono le Calabrie, presentato ad Acton e al Consiglio delle finanze, richiamato dall’autore (Riflessioni economico-politiche..., cit., p. 140) e da G. Palmieri (Pensieri economici, in Id., Riflessioni sulla pubblica felicità relativamente al Regno di Napoli e altri scritti, a cura di A.M. Fusco, Roma-Bari 1991, p. 185), attualmente irreperibile.
Fonti e Bibl.: F. Salfi, Saggio di fenomeni antropologici relativi al tremuoto..., Napoli 1787, pp. IX s.; D. Tommasi, Elogio storico del cavalier Gaetano Filangieri, Napoli 1788, p. 106; P. Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, VII, Napoli 1811, pp. 129 s.; F. Salfi, Éloge de Gaetano Filangieri, in Œuvres de G. Filangieri, I, Paris 1822, p. CXV; D. Andreotti, Storia dei cosentini, III, Napoli 1874, pp. 36, 40; Memorie segrete del gabinetto di Napoli e di Sicilia..., a cura di J.A. von Helfert, in Sitzungsberichte der philosophisch-historischen. Classe der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften, 1892, vol. 127, pp. 98-229 (in partic. p. 113); G. Ceci, Dalle memorie del generale Vincenzo Pignatelli di Strongoli, in Archivio storico per le province napoletane, 1919, vol. 1-4, pp. 290-309 (in partic. p. 298); C. Nardi, La vita e le opere di Francesco Saverio Salfi 1759-1832, Genova 1925, pp. 3, 98, 272; A. Simioni, Le origini del Risorgimento politico dell’Italia meridionale, Messina-Roma 1930, I, pp. 106, 109 s., 112, 160, II, pp. 44, 222, 251; N. Nicolini, Luigi de’ Medici e il giacobinismo napoletano, Firenze 1935, p. 124; Id., La spedizione punitiva del Latouche-Tréville (16 dicembre 1792) ed altri saggi..., Firenze 1939, pp. 92, 123; F. Venturi, Il movimento riformatore degli illuministi meridionali, in Rivista storica italiana, 1962, vol. 78, pp. 5-26 (in partic. p. 25); T. Pedio, La congiura giacobina del 1794 nel Regno di Napoli, Bari 1986, p. 188; L. Addante, Repubblica e controrivoluzione. Il 1799 nella Calabria cosentina, Napoli 2005, pp. 9, 12, 16-19, 24, 33, 80, 93-95, 98, 107, 110, 115 s.