Giuseppe Talamo
Giuseppe Talamo (Napoli 1925-Roma 2010) ebbe collocazione storiografica e ideologico-politica molto vicina a quella di Rosario Romeo, con il quale furono assidue la frequentazione personale e la collaborazione stretta nella preparazione di alcuni testi scolastici per le scuole medie. Anche se la sua produzione ebbe ampiezza tematica e complessità metodologica inferiori a quella dello storico siciliano, Talamo fu uno dei più dotti e raffinati risorgimentisti del secondo dopoguerra e ricoprì meritatamente, per competenza e capacità direttive e organizzative, cariche di primo piano nelle istituzioni accademiche e negli istituti di cultura storica nazionali. Fu ordinario di storia del Risorgimento nella facoltà di Magistero dell’Università di Roma, preside della stessa facoltà nel 1977-79 e 1985-87, rettore nel 1987-88. Fu inoltre membro del Consiglio universitario nazionale e del Comitato dei garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel 1995 fu nominato presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, che sotto la sua guida visse una rinnovata stagione di iniziative culturali con una serie di mostre per il ciclo Le radici della nazione e diverse mostre itineranti sulle figure del Risorgimento italiano realizzate in Italia e all’estero. Nel 2001 fece riaprire il Museo centrale del Risorgimento. I suoi interessi storici si concentrarono sulle vicende politico-ideologiche e istituzionali del Risorgimento e dell’Italia otto e novecentesca, alla cui conoscenza portò contributi non irrilevanti sia sul piano della edizione critica di testi (Tutti gli scritti di Camillo Cavour, a cura di G. Talamo, C. Pischedda, 4 voll., 1976-1978; i primi due volumi dell’Epistolario di Francesco De Sanctis, 1965-1969) sia su quello dell’inquadramento storico di personaggi come Michelangelo Castelli, Cesare Balbo, Francesco De Sanctis, Agostino Depretis. Nell’ambito della storia nazionale postunitaria individuò, quasi pionieristicamente, tre filoni di studio, molto importanti per il consolidamento della vita nazionale (la scuola, la stampa, la città), che dopo di lui trovarono grande attenzione nella storiografia italiana della seconda metà del Novecento. Di particolare rilievo la monografia dedicata alla scuola italiana dopo la legge Casati (La scuola dalla legge Casati all’inchiesta del 1864, 1960) e i tre volumi della storia del «Messaggero» («Il Messaggero» e la sua città, 1878-1918. Cento anni di storia, 3 voll., 1979-1991). Scrisse anche un sobrio ed equilibrato profilo di Cavour (1992) le cui linee interpretative ribadirono fedelmente quelle della biografia romeana, come fedelmente romeana fu la sua lettura complessiva del Risorgimento.