TATARELLA, Giuseppe
– Nacque a Cerignola, in provincia di Foggia, primo di quattro fratelli, il 17 settembre 1935, da Cecidio, piccolo commerciante di scarpe e pellami, e da Alma Melluso.
Di rigida educazione cattolica, come tutta la famiglia, fu fortemente attratto dalla devozione a padre Pio da Pietrelcina, che contribuì notevolmente alla sua stessa formazione culturale, avversa alle posizioni politiche socialiste e comuniste, in un periodo, come quello tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta del Novecento, attraversati nelle campagne della Capitanata dalle lotte per la terra e la riforma agraria. La sua formazione anticomunista si consolidò negli anni di liceo a Lucera; si iscrisse quindi al Movimento sociale italiano (MSI) e ne divenne segretario provinciale giovanile a Foggia. Si laureò in giurisprudenza a Bari, dove si sarebbe laureata anche Angiola Filipponio, futura docente di filosofia del diritto, da lui sposata nel dicembre del 1964.
Studente universitario, nei primi anni Cinquanta Tatarella si alimentò del prevalente clima moderato e conservatore che caratterizzava la vita politica della città, dove a destra perdurava ancora la figura di Araldo di Crollalanza, esponente storico del fascismo, ministro dei Lavori pubblici tra il 1930 e il 1935 e senatore missino fino al 1986. Punto di riferimento politico di Tatarella divenne tuttavia Ernesto De Marzio, vicino alle posizioni dell’allora segretario Arturo Michelini, orientato a contrattare forme di legittimazione politico-parlamentare del partito e ad ampliarne l’influenza anche in direzione di settori anticomunisti della destra moderata e delle stesse fasce conservatrici democristiane, particolarmente ostili all’egemonia morotea in Puglia e soprattutto nel collegio barese. Questa linea politica sembrava a Tatarella avere più spazio nella Bari moderata e conservatrice degli anni Cinquanta e Sessanta.
Su questa base Tatarella cominciò le prime esperienze giornalistiche dando vita all’Agenzia Sudas e si sforzò di dare legittimazione teorica alle sue posizioni politiche con un breve saggio su Democrazia e religione, nel quale denunziava il rapporto tra democrazia, modernismo e protestantesimo, e rivendicava la centralità e attualità dei principi ispiratori del Sillabo, con la condanna di ogni espressione liberale e democratica. Questa impostazione costituì il fondamento dei suoi interventi giornalistici sia contro i rischi di scivolamento a sinistra della Democrazia cristiana (DC), in qualità di direttore del periodico Puglia d’oggi, sia della sua iniziativa politica in qualità di responsabile della Giovane Italia in Puglia e Basilicata. Eletto nel 1962 consigliere comunale di Bari e confermato nel 1966, si distinse per i suoi interventi contro la giunta del sindaco democristiano Vitantonio Lozupone, coinvolta in attività illecite nel settore edilizio, che in quegli anni a Bari conosceva un grande fermento per gli interventi nei quartieri centrali della città, con la realizzazione di sopraelevazioni, demolizioni di edifici storici e nuove costruzioni. Soprattutto nei primi anni Sessanta condusse un’aspra campagna giornalistica contro Aldo Moro che, divenuto ormai punto di riferimento della DC barese e pugliese, gestiva il passaggio al centro-sinistra nel governo dell’amministrazione comunale a Bari. Nel 1969, a seguito della riorganizzazione del MSI dopo la morte di Michelini e l’avvento alla segreteria di Giorgio Almirante, anche per effetto dell’alleanza del nuovo segretario con la corrente di Ernesto De Marzio, Tatarella entrò nella direzione nazionale del partito. L’anno successivo fu eletto nel primo consiglio della Regione Puglia e in quella veste si oppose alla formulazione dello statuto contestando i riferimenti alla Resistenza in quanto fenomeno unicamente settentrionale e soprattutto affermando il carattere amministrativo dell’ente Regione e la permanenza del connotato centralistico dello Stato unitario. Confermato alle successive elezioni del 1975, partecipò attivamente alle vicende convulse che caratterizzano la vita del MSI in seguito all’arretramento elettorale nelle elezioni regionali del 1975 e soprattutto nelle politiche del 1976. Tatarella aderì alla corrente di Democrazia nazionale (DN), che faceva riferimento a esponenti come De Marzio, Gastone Nencioni, Massimo Anderson, orientati a indirizzare il partito sui binari dell’abbandono della strategia dell’alternativa di Almirante e ‘antisistemica’ per la costruzione di una destra ampia, allargata alle aree politiche anticomuniste ma non fasciste, dai residui monarchici alle componenti conservatrici cattoliche. Quando però DN nel dicembre del 1976 decise la scissione dal MSI e la costituzione in Parlamento del nuovo gruppo parlamentare, Costituente di destra - Democrazia nazionale, Tatarella non seguì De Marzio e rimase nel MSI. Questa scelta lo consacrò ben presto successore politico di De Marzio nella sua Bari, e nel 1979 fu eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, entrando a far parte della Commissione giustizia e della Commissione di indagine sul finanziere Michele Sindona.
Negli anni Ottanta il ruolo politico di Tatarella si consolidò sia sul versante nazionale sia su quello locale, dove costruì la propria ascesa politica. Dopo l’assassinio di Moro (9 maggio 1978), infatti, avevano preso gradatamente un deciso sopravvento a Bari e in gran parte della Puglia le componenti democristiane più conservatrici e ostili a ogni rapporto con il Partito comunista italiano (PCI), candidandosi a gestire in chiave moderata i cambiamenti sociali ed economici a cui anche la Puglia e tutto il Mezzogiorno sarebbero andati incontro nell’ultimo ventennio del Novecento. L’avvio di un percorso di deradicalizzazione dello scontro politico, a partire dai primi anni Ottanta, e del contemporaneo, progressivo indebolimento della presenza comunista dopo il fallimento dei governi di ‘solidarietà nazionale’ e soprattutto all’indomani della scomparsa di Enrico Berlinguer (11 giugno 1984), la diffusione, soprattutto a ridosso degli studi sul fascismo di Renzo De Felice, di forme di revisionismo storiografico, costituirono il contesto entro cui si situarono due momenti significativi di ‘sdoganamento’ del MSI e di iniziale legittimazione del suo ruolo politico: prima l’intervento di Marco Pannella al XIII Congresso nazionale del MSI (febbraio 1982) e poi la partecipazione di una delegazione missina per la prima volta alle consultazioni per la formazione di un governo (il 26 giugno 1983 con il presidente incaricato Bettino Craxi).
Tatarella si schierò dall’inizio con i settori del partito più disponibili ad aperture verso l’esterno e contribuì al confronto assumendo la direzione del periodico Destra politica, strumento di intervento della corrente Destra in movimento, di cui faceva parte. A Bari, inoltre, nell’aprile del 1983 fondò Puglia tradizione, bimestrale non alle dirette dipendenze del MSI, ma organo di un autonomo Istituto Prezzolini, fondato anch’esso per sua iniziativa, e per questo attento a costruire nella Puglia moderata e anticomunista una rete di interventi nel mondo intellettuale locale. La crescita politica di Tatarella all’interno del partito fu poi sancita al Congresso di Sorrento del 1987, quando egli si prodigò a comporre la maggioranza che elesse alla segreteria del MSI Gianfranco Fini. La scelta del partito di aprirsi progressivamente all’esterno, insieme alla crisi dei partiti storici dell’Italia repubblicana, consentirono a Tatarella di spingere il gruppo dirigente del MSI verso la costituzione di Alleanza nazionale (AN) come nuovo soggetto politico (Fiuggi, 1995) che, pur in un rapporto non del tutto risolto con le proprie radici neofasciste, operasse nel senso della costruzione di un blocco di alleanze conservatrici. Repubblica presidenziale nel dicembre del 1990 e Centro Destra nel 1994 furono i periodici attraverso i quali Tatarella, che ne fu fondatore e direttore, operò per dare alla nuova destra nascente una configurazione di tipo neogollista.
La forte crescita di consensi nelle amministrative del 1993 e soprattutto la sconfitta della sinistra e l’avvento della coalizione tra Forza Italia, Lega Nord e AN al governo del Paese, con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, diedero a Tatarella un ruolo pubblico e nazionale. Vicepresidente del Consiglio e ministro delle Poste e Telecomunicazioni nel primo governo Berlusconi (10 maggio1994-17 gennaio 1995), Tatarella si distinse per una continua attività di mediazione, innanzi tutto all’interno del blocco di alleanze di centro-destra, fra la componente più conseguentemente liberista, in prevalenza settentrionale e aderente a Forza Italia e Lega Nord, e quella meridionale e di derivazione missina prevalentemente statalista e ‘assistenzialista’.
Il prodotto principale della sua politica di mediazione, che gli valse l’attribuzione dell’epiteto di ‘ministro dell’armonia’, fu il cosiddetto Tatarellum, la legge del 23 febbraio 1995 che portò il suo nome e modificò in senso maggioritario e presidenziale il sistema elettorale delle regioni italiane. L’operazione parlamentare, peraltro, divenne un aspetto di un più vasto disegno politico che Tatarella cominciò a teorizzare: la costruzione di una maggioranza in Parlamento e nel Paese che andasse ‘oltre il polo’ di centro-destra e recuperasse anche le componenti moderate, anticomuniste ma non neofasciste, fino ad allora variamente distribuite nella geografia politica del Paese. Il Roma, il quotidiano napoletano un tempo di proprietà di Achille Lauro, di cui Tatarella divenne nel 1996 azionista di maggioranza, fu la voce della nuova proposta politica.
Capogruppo di AN alla Camera dei deputati dal 1995 alla morte, nella legislatura successiva fu eletto vicepresidente della Commissione bicamerale guidata da Massimo D’Alema per le riforme istituzionali. La ‘politica dell’armonia’ al centro, tuttavia, non escludeva, anzi presupponeva, un controllo forte del quadro politico in periferia, come dimostrò il modo in cui Tatarella esercitò la sua funzione di dirigente e mediatore a Bari e più in generale in Puglia. Di fronte agli effetti disgregatori della fine dell’intervento straordinario, del riorientamento sempre più consistente, sin dai primi anni Novanta, degli investimenti verso le regioni centrosettentrionali e delle scelte deflattive conseguenti alla crisi monetaria del 1992 e fortemente punitive di quote consistenti di esportazioni pugliesi, Tatarella si attivò come un broker nazionale in cerca di modi e strumenti per reindirizzare verso Bari e la sua regione flussi consistenti di risorse pubbliche. In nome della difesa degli interessi meridionali si sforzò di raccogliere attorno a sé e al polo di centro-destra un aggregato il più ampio possibile di piccole e medie imprese locali candidate a rivendicare risorse pubbliche per la realizzazione di opere di interesse cittadino, come il nuovo centro direzionale di Bari, contrastando la disponibilità iniziale della stessa giunta di centro-destra ad affidarla a una società controllata della FIAT. Alla sua persona cominciarono così a fare riferimento buona parte dei ceti medi baresi e pugliesi, rimasti orfani, alla fine degli anni Ottanta, del doroteismo rappresentato da Vito Lattanzio, controllore incontrastato fino allora dei consensi alla DC.
Pur impegnato come capogruppo in Parlamento e vicepresidente della Bicamerale, Tatarella intervenne pesantemente nei dissidi interni all’amministrazione comunale imponendo la sua diretta presenza, in qualità di assessore alla Cultura e al Turismo. In quella veste si sforzò di consolidare un blocco di consensi, rilanciando in forme nuove l’operazione politico-culturale degli anni Trenta, che aveva puntato alla centralità del rapporto fra Bari, la Puglia e il Mediterraneo. Favorì così la celebrazione, nel 1997, della tredicesima edizione dei Giochi del Mediterraneo, promosse mostre sui Paesi nordafricani e contemporaneamente finanziò la grande festa di fine anno nel centro di Bari, riuscendo a dare una base di massa da un lato alla riproposizione di un mito cittadino, Bari città levante, e dall’altro alla legittimazione politica del suo personaggio, assurto a dimensione nazionale.
L’8 febbraio 1999 morì prematuramente a Torino in seguito a un intervento chirurgico.
Fonti e Bibl.: Presso la Fondazione Tatarella, costituita in Bari nel giugno del 2013, è conservato l’Archivio Tatarella, attualmente non consultabile perché in fase di riordinamento. Sono tuttavia consultabili sul sito della Fondazione, oltre che reperibili nelle biblioteche locali, gli interventi a stampa Democrazia e religione, Foggia 1956; Nel feudo di Moro, Bari 1960; Lo scandalo edilizio al Comune di Bari, Bari 1964; La semieleggibilità a parlamentare del consigliere regionale. Commento critico alla sentenza politica n. 5 del ’78 della Corte Costituzionale, Bari 1978; Bari, la cultura nella piazza mediterranea, Napoli 1998. Sono inoltre consultabili sul portale della Regione Puglia gli interventi di Tatarella in qualità di consigliere regionale (Archivio del Consiglio regionale della Puglia, Resoconti consiglieri, Legislature 1970 e 1975), e quelli in qualità di parlamentare sul portale storico della Camera dei deputati (http://storia.camera.it/ deputato/ giuseppe tatarella-1935 0917). Necrologi sono apparsi su tutti i quotidiani italiani.
Oltre alla ricostruzione biografica di D. Crocco, Pinuccio. Vita di G. T., Roma 2001, utili riferimenti in P. Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento sociale italiano, Bologna 1989, R. Chiarini, Dall’ Unità d’Italia a Alleanza Nazionale, Venezia 1995; M. Tarchi, Dal MSI ad AN. Organizzazione e strategie, Bologna 1997; A. Baldoni, La destra in Italia. 1945-1969, Roma 1999; R. Chiarini, La destra alla prova del bipolarismo, in L’Italia contemporanea dagli anni ottanta a oggi, III, Istituzioni e politica, Roma 2014; G. Parlato, La fiamma dimezzata. Almirante e la scissione di Democrazia Nazionale, Milano 2017.