TORELLI, Giuseppe
Musicista veronese, nato presumibilmente verso il 1650 e vissuto a Bologna. Frequentò una delle celebri scuole di violino che allora fiorivano in quella città: ma non si sa con precisione quale. Certo nel 1684 si iscrisse all'Accademia Filarmonica bolognese e si può supporre, da varî indizî, che abbia frequentato la scuola del Gaibara. Nel 1686 entrò fra i componenti la cappella di S. Petronio in qualità di sonatore di violetta e poi di viola tenore. In tale ufficio rimase per nove anni. Nella composizione gli fu maestro a Bologna Giacomo Antonio Perti. Nel 1695 il T. lasciò la città e l'Italia per recarsi a Vienna. Poco dopo trovò posto come maestro di concerto presso il Margravio di Brandeburgo. Ma in Germania fece breve permanenza, ché nel 1699 si ritrova nuovamente a Vienna alla corte dell'imperatore Leopoldo. Quivi si trovò in compagnia di altri maestri bolognesi tra i quali il Pistocchi con il quale andò ad Anspach, sempre al servizio della corte.
Nel 1700 ritornò a Bologna dove la cappella di S. Petronio (che qualche anno prima era stata sciolta) veniva ripristinata. Egli ne fece parte non più come sonatore stabile, ma solo chiamato e pagato volta per volta in qualità di sonatore di violino. Tuttavia l'attività di lui in questi ultimi anni di sua esistenza fu, specialmente come compositore, assai viva e feconda. Morì a Bologna l'8 febbraio del 1709.
La figura artistica del T. s'inquadra perfettamente nel più felice periodo della scuola violinistica bolognese. Musiche vocali di lui non sono conosciute. Ignoto è rimasto un Oratorio scritto a Vienna e molto lodato in una lettera del Pistocchi. In ogni modo i suoi meriti si concentrano soprattutto nelle sue composizioni violinistiche.
Di queste a stampa ve ne sono sette e vanno in ordine di pubblicazione dal 1686 al 1709: l'opera VII è ignota; l'VIII fu pubblicata postuma dal fratello Felice. Molte altre opere strumentali: Sonate, Sinfonie, ecc., si trovano, tuttora inedite, nell'archivio di S. Petronio.
Già sin dall'op. I: Sonate a 3 strumenti con il Basso continuo (Bologna, Michelotti) si nota l'assenza della allora usuale distinzione di Sonata da Chiesa e di Sonata da Camera. Anche nelle opere immediatamente successive (II, III, IV) il Torelli preferisce nei titoli i termini: Sinfonia, Concerto, Concertino. Si nota poi una tendenza sempre più accentuata allo stile concertistico che costituisce appunto l'elemento originale del suo stile.
Ma è nell'opera V, Sinfonie a 3 e Concerti a 4 (1692), che le qualità stilistiche, formali e le sue tendenze estetiche più chiaramente si definiscono. L'avvertimento apposto nella prefazione di moltiplicare nei concerti gli strumenti, il dialogare costante dei violini discantanti preludono evidentemente allo stile del concerto che si afferma decisamente nelle opere VI (Concerti musicali, 1698) e nell'op. VIII (Concerti grossi con una Pastorale per il Santissimo Natale, 1709). Quivi il principio del Solo in contrasto col Tutti è specificamente espresso e realizzato.
L'asserzione, fatta da alcuni musicologi tedeschi, che il T. avesse preso l'idea del concerto grosso da violinisti tedeschi non pare possa avere consistenza di verità. Tutt'al più egli, al contatto con violinisti di quella nazione, avrà potuto avere qualche utile ammaestramento nella tecnica violinistica nella quale i Tedeschi erano allora più degl'Italiani arditi ed esperti, non certo nelle forme componistiche nelle quali rimanevano arretrati. Se mai, la maniera di eseguire in concerto grosso, ossia di concertare un pezzo strumentale con i violini divisi in principali e solisti, il T. avrà potuto averla conoscendo alcune composizioni di A. Stradella. L'opera VIII dà veramente la misura non solo dell'apporto di una novità formale, ma anche della bellezza e del valore della sua ispirazione.
Le musiche manoscritte e in parte autografe che si conservano nell'archivio di S. Petronio, appartengono a varî periodi della sua attività. Notevoli sono soprattutto alcune Sinfonie e sonate con Tromba e Concerti e Sinfonie nelle quali agli archi e alle trombe si trovano uniti altri strumenti a fiato che allora costituivano un'eccezione: Oboi, Fagotti, Tromboni.
Nella storia dei primordî del sinfonismo non si può dimenticare il contributo che queste Sinfonie del T. hanno avuto per il suo ulteriore sviluppo. Se il T. non possiede la classica compostezza e la purezza della linea melodica corelliana, se non l'impeto e la vivacità ritmica di A. Vivaldi, possiede tuttavia in modo eccellente arditezza di forme, sensibilità delicatissima, anelante al sogno e soffusa - come era la sua indole - di melanconia. Egli è veramente uno dei maggiori precursori del nuovo stile strumentale e sinfonico italiano.
Bibl.: F. Vatielli, La genesi del Concerto grosso e G. T., in Arte e vita musicale a Bologna, Bologna 1927.