TORELLI, Giuseppe
Nacque a Recetto (Novara) il 6 dicembre 1815 da Antonio e Isabella Gili.
Sulla data di nascita si sono nel tempo sollevati dubbi, alimentati dalle incertezze dello stesso Torelli che riteneva di essere nato nel 1817. Nonostante la bibliografia più accreditata sia stata a lungo concorde nell’indicare il 13 dicembre 1816 come data di nascita di Torelli, uno studio recente, grazie al ritrovamento del Libro dei Battesimi della parrocchia di San Domenico di Recetto, non lascia margini di errore (Sguazzotti - Quirico, 2015, pp. 7-9).
Figlio di un medico chirurgo, frequentò da fanciullo il collegio di Doccio, in Valsesia. Rimasto a soli nove anni orfano di entrambi i genitori, proseguì gli studi a Casale dai padri somaschi e quindi a Novara dai gesuiti. Avviato agli studi di medicina, si laureò a Torino il 3 giugno 1836, ma non esercitò mai la professione, rivelando invece doti letterarie sin dalle prime prove apparse sull’Iride, periodico novarese fondato da Angelo Brofferio, con il quale conservò cordiali rapporti nonostante le distanze politiche. Nel 1839 Torelli pubblicò a Milano Ettore Santo, un romanzo composto all’età di diciotto anni; e nel 1843, sempre a Milano, l’altro romanzo Ruperto d’Isola. Soliloquio d’una mosca.
L’attività di narratore e critico conobbe una svolta con l’approdo a Milano e la frequentazione di personaggi come Carlo Tenca e Giulio Carcano, che lo introdussero negli ambienti colti della Biblioteca di Brera e della Rivista Europea. A partire dal 1848, Torelli si mise in luce come cronista degli avvenimenti politici; Giacomo Durando lo chiamò a collaborare all’Opinione, e dopo le Cinque giornate milanesi succedette a Tenca nella direzione del XXII Marzo, organo del governo provvisorio, che egli trasformò in portavoce dell'universo moderato contro le intransigenze democratiche.
A dargli notorietà furono le Lettere politiche, inviate nel 1849-1850 prima da Genova e poi da Parigi al giornale Il Risorgimento di cui era collaboratore, poi riprese a Torino e infine riunite in volume (Torino 1850), in cui paventava la deriva rivoluzionaria e la diffusione delle idee mazziniane. In quel frangente adottò il nom d’emprunt di Ciro d’Arco: la critica alla sinistra democratica e ai suoi maggiori rappresentanti, insieme allo stile diretto, brillante e pungente, a tratti satirico, furono d’allora i suoi tratti distintivi che gli acquisirono la definitiva fama di polemista moderato.
Il giornale continuò a ospitare i suoi interventi politici e letterari, sino a quando, divenuto Cavour ministro, Torelli ne assunse con altri la direzione, poi abbandonata nel 1852 in polemica con lo stesso Cavour a seguito della caduta del governo d’Azeglio. Con quest’ultimo Torelli aveva stretto fin dal 1842 una profonda amicizia, elemento centrale della sua vita e della carriera politica, e a lui rimase legato sino alla sua scomparsa, avvenuta tre mesi prima della propria. Sempre nel 1852 Torelli assunse la direzione della Gazzetta Piemontese, dove, in apposite appendici, pubblicò tra il 1852 e il 1854 profili di scrittori italiani e stranieri, memorie giovanili, racconti e descrizioni paesistiche, tutti scritti poi pubblicati – col suo primo romanzo Ettore Santo di poco ritoccato – nel volume miscellaneo Profili e paesi, uscito nel 1861 nella prestigiosa «Biblioteca Nazionale» dell’editore franco-fiorentino Felice Le Monnier.
Dimissionario nel 1856, a causa di una impossibile collaborazione con Urbano Rattazzi, cioè colui che insieme ad altri era stato oggetto delle critiche delle Lettere politiche, trovò sostegno nell’amico Massimo d’Azeglio che lo aiutò a fondare il Cronista, settimanale torinese della domenica, da lui diretto per un breve periodo. Sul periodico, oltre alla produzione d’informatore politico, pubblicò un paio di racconti e una serie di prose sterniane, poi raccolti e pubblicati postumi dall’archivista e paleografo Cesare Paoli (1840-1912) in un volume di Scritti vari (Milano, 1871), e ancora altri racconti, massime, riflessioni e, a puntate, cinque capitoli di un terzo romanzo, Emiliano, che uscì in prima edizione completa nel 1865, per i tipi di Le Monnier, in volume insieme al Ruperto d’Isola.
Nel 1859 Torelli seguì d’Azeglio nella missione come regio commissario a Bologna e il 25 marzo 1860 fu eletto deputato della VII legislatura per il collegio di Intra nel Parlamento non più solo piemontese.
A fine anno, in una lettera allo stesso d’Azeglio sulle Elezioni politiche (Torino 1860) sostenne con inalterata passione la sua fedeltà alla monarchia costituzionale, ribadita cinque anni più tardi nella Meditazione politica di Ciro d’Arco (Torino 1865), sorta di testamento politico e morale, con cui, affrontando la questione del problema nazionale, rivendicava il «principio Monarchico Sardo» e difendeva il ruolo storico del partito liberale moderato nella formazione del Regno d’Italia.
L’entrata nell’arena della politica, che frequentò fino alla morte, sommata alla pluriennale attività giornalistica (collaborò anche alla Perseveranza), gli permise di frequentare e conoscere da vicino tutta la classe dirigente del Risorgimento e di accreditarsi come affermato commentatore attraverso una vasta produzione di memorialistica politica, copiosamente citata dalla migliore storiografia successiva.
Nel febbraio del 1866 Torelli assistette d’Azeglio negli ultimi giorni di vita e, alla sua morte, scrisse una Commemorazione (Torino 1866) densa di affetto e rimpianto per l’amico scomparso. L’ultima sua impresa fu curare il cantiere editoriale che si aprì all’indomani della morte dello statista.
Questi aveva lasciate incompiute e inedite le proprie memorie, una parte delle quali, con il titolo di Racconti, leggende, ricordi della vita italiana, era uscita proprio sul Cronista tra il 6 luglio 1856 e il 5 luglio 1857. Ottenuto dalla figlia di d’Azeglio, Alessandrina, e dal di lei marito Matteo Ricci, autentiche vestali della memoria del padre-suocero, l’incarico di riordinarne le memorie servendosi della documentazione in suo possesso, nella editio princeps Torelli non si fece scrupoli a integrare il manoscritto autografo non solo con altri materiali di pugno di d’Azeglio ma anche con brani apocrifi, composti da lui. A causa della progressiva malattia, il curatore assemblò in gran fretta l’opera, lasciando un problema testuale ed editoriale complesso, e il risultato fu una versione contaminata, uscita in due volumi per l’editore fiorentino Barbera nel 1867 col titolo I miei ricordi, uno dei libri di testo più cari alla pedagogia postunitaria.
Emulando lo stile memoriale di d’Azeglio, dopo il 1860 anche Torelli si era accinto a un resoconto della propria vita il cui titolo originale, Storielle 1847-48. Note e ricordi d’un osservatore, non fu rispettato da Paoli che nel 1873 avrebbe dato alle stampe, postumo, il manoscritto, con il titolo dazegliano Ricordi politici.
Nell’aprile del 1866, Torelli fu nominato commendatore dell’Ordine mauriziano per interessamento dell’amico Desiderato Chiaves. Pochi giorni dopo, il 25 aprile 1866, morì a Torino in seguito a un’etisia bronchiale.
Fu sepolto nel cimitero di Novara, nella tomba di famiglia. Gli sopravvisse la moglie, la milanese Giuseppina Brambilla, sposata nel febbraio 1853, con la quale ebbe una figlia, Piera (1853-1906), e un figlio, Giovan Battista (1855-1912). Fedele custode delle sue memorie fu la nipote Attilia Torelli, ultima erede diretta, a cui si deve la conservazione e compilazione dell’archivio del nonno.
Alla morte di Torelli, Paoli si occupò di pubblicare, in maniera alquanto arbitraria, i numerosi manoscritti rimasti inediti oppure articoli di giornali non rifusi in precedenti volumi. Oltre ai già citati Scritti vari e Ricordi politici, videro così la luce i Racconti (Milano 1871).
Oltre ai testi già indicati, si segnalano: l’opuscolo Lettera a H. D. (Milano 1848); Lettera agli elettori di Intra (Intra 1860); Commemorazione di Cavour (Torino 1861).
Arch. di Stato di Novara, Miscellanee, Fondo Giuseppe Torelli; Borgomanero, Biblioteca Marazza, Fondo Carlo Antonio Molli, dove sono conservate lettere di personaggi vari a Torelli. Inoltre: E. Camerini, Profili letterari, Firenze 1870, pp. 157-164; Lettere di Massimo d’Azeglio a G. T. Con frammenti di questo in continuazione dei Miei ricordi, a cura di C. Paoli, Milano 1870; C. Paoli, Prefazione, in Scritti vari di G. T. (Ciro d’Arco), a cura di Id., Milano 1871, pp. V-X; P. Fea, Lettere inedite di G. T. a M. d’Azeglio, in La Rassegna nazionale, 1° gennaio 1888, pp. 120-140; 16 gennaio 1888, pp. 266-292; F. Martini, Prose italiane moderne, Firenze 1895, pp. 552 s.; F. Anghinoni, G. T., in Bollettino storico della provincia di Novara, (1930), III, pp. 145-188; IV, pp. 415-426; A. Torelli, Opere edite e inedite di G. T., ibid., pp. 427-445; G. Bustico, Per la storia del giornalismo del Risorgimento in Piemonte. Il «Cronista» di Ciro d’Arco, in Rassegna storica del Risorgimento, XXIV (1937), 10, pp. 1657-1670; A. Aspesi, Ricordiamo il novarese G. T., giornalista, scrittore, uomo politico, nel centenario della sua morte (1816-1866), in Bollettino storico della provincia di Novara, I (1966), pp. 3-58; F. Della Peruta, La stampa italiana del Risorgimento, Roma-Bari 1978, pp. 334 s.; M. Guglielminetti, Nota introduttiva e Nota bio-bibliografica, in G. Torelli, Emiliano, a cura di M. Patrucco Rustico, Torino 1980, pp. V-XIX; M. d’Azeglio, Epistolario, a cura di G. Virlogeux, I-X, Torino 1987-2019, ad indices; G. Zaccaria, Presentazione, in G. Torelli, Paesaggi. Storia e leggende in Piemonte, Novara 2010, pp. I-X; B.M. Sguazzotti - G. Quirico, Un giornalista liberale tra Cavour e Azeglio. G. T. (1815-1866). Contributi per una biografia da documenti inediti e rari, s.l. 2015; C. Gigante, Il problema testuale de I miei ricordi di Massimo d’Azeglio, in Autografi letterari romanzi e neogreci, a cura di K. Pavlou - G. Pilidis, Padova 2015, pp. 215-236.