TURRI, Giuseppe
– Nacque a Reggio nell’Emilia il 29 novembre 1802, terzogenito di Pellegrino, gentiluomo di antica famiglia originaria della Garfagnana, e della cugina Luigia Turri.
Fu educato da precettori religiosi che gli impartirono i primi rudimenti di grammatica e letteratura. Dal 1814 al 1815 studiò al collegio gesuita di San Giorgio a Reggio, passando poi a quello di San Carlo a Modena. Quindi nel 1823 entrò nel Convitto legale di Reggio conseguendo la laurea in giurisprudenza nel 1826. Terminati gli studi iniziò il tirocinio nello studio dell’avvocato Biagio Borsiglia, che abbandonò per coltivare i propri interessi letterari ed eruditi. A questo periodo infatti risale l’avvio delle ricerche di libri e documenti sulla storia reggiana destinate ad accompagnarlo nei decenni successivi.
Unitosi in matrimonio con la contessa Giuseppina Rocca, dalla quale non ebbe figli, dal 1830 fu chiamato dal duca di Modena Francesco IV a svolgere incarichi amministrativi nei comuni di Reggio Emilia, Correggio e San Polo, assumendo nel luglio del 1832 la carica di podestà nel Comune di Castelnovo Sotto. Divenuto guardia nobile d’onore degli Estensi nel 1834, proseguì la funzione podestarile fino al 1841 quando fu nominato presidente dell’Opera pia di Reggio. L’incarico s’inseriva nel rinnovamento delle politiche assistenziali estensi e in particolare del progetto del duca Francesco IV di aprire a Reggio un ricovero di mendicità per debellare la piaga dell’accattonaggio.
Nel fronteggiare le difficoltà gestionali del nuovo istituto Turri manifestò una spiccata propensione filantropica intervenendo, anche con il patrimonio personale, per sussidiare indigenti e bisognosi. Nonostante la lunga pratica amministrativa sotto gli estensi, durante i moti del 1848 riservò un cauto sostegno agli insorti, entrando anche nel comitato provvisorio di governo di Reggio, nell’agosto del 1848, incaricato di gestire la transizione nell’imminenza del ritorno del duca Francesco V. Negli anni della tarda restaurazione proseguì l’attività all’Opera pia fino alla fine del dominio austro-estense, quando gli organismi assistenziali furono sostituiti e anche Turri cessò dal suo incarico nel 1860.
Nella fase postunitaria si collocò nello schieramento dell’intransigentismo cattolico, avversando radicalmente la politica dello Stato liberale contro la Chiesa. Divenne nel Reggiano uno degli esponenti di punta della causa temporalista candidandosi anche alle elezioni politiche dell’ottobre del 1865 nel collegio di Castelnovo ne’ Monti senza tuttavia risultare eletto.
Abbandonato definitivamente l’impegno politico diretto, si dedicò a un’intensa attività sociale e culturale diventando nel panorama emiliano un punto di riferimento dell’intransigentismo cattolico collegato con il gruppo bolognese di Giambattista Casoni e Giulio Cesare Fangarezzi. A partire dagli anni Settanta, nell’ambito della mobilitazione cattolica promossa dall’Opera dei Congressi, grazie a una capillare rete di rapporti con parrocchie e confraternite del territorio, Turri si adoperò per creare nuove organizzazioni, assumendone anche la presidenza.
Nel frattempo aveva intrapreso un’assidua attività giornalistica con la fondazione, nel 1868, del Consigliere del Popolo, periodico destinato a divenire uno degli organi più rappresentativi dell’opposizione cattolica intransigente. Il settimanale, diretto da Turri e uscito fino al 1879, con un linguaggio semplice riprendeva alcuni motivi della propaganda dell’intransigentismo ponendosi a difesa della morale cattolica, della provvidenzialità del potere temporale e del dogma dell’infallibilità pontificia. L’impegno svolto da Turri nel «pubblicare scritti o raccogliendo offerte [...] per le spese necessarie alla celebrazione del generale Concilio» gli valse anche un pubblico ringraziamento dello stesso pontefice (Breve di sua santità Papa Pio IX al diletto figlio Giuseppe Turri direttore delle Effemeridi intitolato il “Consigliere del Popolo”, Reggio Emilia 1870).
Inoltre dalle colonne del giornale Turri ingaggiò un’accesa battaglia politico-culturale con la stampa liberale locale. In particolare polemizzò con La Concordia e L’Italia Centrale tuonando contro l’istruzione laica e la soppressione delle corporazioni religiose; sostenne anche scontri con i giornali democratici e repubblicani come L’Iride e La Minoranza, con cui polemizzò sul rapporto tra scienza e fede, la massoneria, il protestantesimo e la laicizzazione della società.
Il periodico inoltre ospitò articoli di storia locale, pubblicando come supplemento memorie inedite d’eruditi, nonché le biografie d’illustri reggiani di Enrico Manzini, il giovane storico incoraggiato da Turri a riordinare e valorizzare la propria biblioteca.
L’impegno pubblicistico finiva così per saldarsi con l’attività svolta da Turri per valorizzare la memoria locale nel quadro del recupero dell’identità civica promossa dalle classi dirigenti reggiane negli anni postunitari. In quest’ambito s’inseriscono anche la partecipazione alla fondazione della locale Deputazione di storia patria per le province modenesi e le iniziative per promuovere le ‘glorie reggiane’ in chiave di genius loci come Ludovico Ariosto (Nell’anniversario del quarto centenario di Lodovico Ariosto celebrato in Reggio nell’Emilia l’8 settembre 1874, Reggio Emilia s.d.).
Nel corso degli anni prese parte anche ad altri sodalizi ed eventi scientifici: dalla Società di agricoltura di Reggio (1847) all’VIII e IX Congresso degli scienziati italiani, tenutosi a Genova nel 1846 e a Venezia nel 1847, dall’Ateneo di Milano (1864) alla Società italiana di storia e archeologia di Roma (1873) e alla Società emulatrice per le scienze e le arti in Italia di Napoli (1874) fino a diventare socio promotore dell’Associazione italica per il progresso scientifico, artistico, letterario di Napoli (1875).
Tuttavia il contributo di maggiore rilievo di Turri fu l’instancabile attività di bibliofilo e collezionista che nel giro di quarant’anni lo avrebbe portato alla creazione di una prestigiosa raccolta di libri, manoscritti, opuscoli, documenti e incisioni oltre che antichità riguardanti la comunità reggiana. La formazione del cospicuo patrimonio, condotta peraltro senza un preciso metodo critico, comprendente una biblioteca di oltre diecimila volumi e un vasto archivio fu favorita dalle circostanze politiche, legate ai mutamenti istituzionali e alle soppressioni delle corporazioni religiose. Infatti, l’espropriazione dei patrimoni ecclesiastici e la dispersione di biblioteche nobiliari accrebbe anche nel Reggiano la disponibilità di libri e documenti rari. Gli stretti rapporti con gli ambienti ecclesiastici (fu bibliotecario della Biblioteca capitolare di Reggio) e le antiche famiglie dell’aristocrazia estense consentirono a Turri di entrare in possesso di documenti di grande pregio tra cui un nucleo di circa quattromila pergamene della famiglia Canossa nonché svariati codici medievali e umanistici (come il trecentesco Acta Comitissae Mathildis del monaco Donizone, manoscritti miniati del XV secolo tra cui il De re publica dell’umanista Tito Livio Frulovisi dedicato a Lionello D’Este e le Commedie di Terenzio commentate da Giacomino da Mantova) oltre a rari prodotti tipografici, tra cui incunaboli e cinquecentine. Peraltro, se l’orizzonte culturale di Turri rimase incentrato sul reggiano, la formazione della raccolta fu possibile grazie all’estesa rete di corrispondenti con bibliotecari, eruditi, librai e antiquari italiani e stranieri che lo avrebbe indotto anche a compiere ripetuti viaggi tra Parma, Milano, Firenze, Lucca, Pistoia, Roma, Napoli, Londra e Parigi, dove acquistò un’importante raccolta di documenti reggiani già del conte Achille Crispi.
Gli interessi di bibliofilo e il gusto per l’antiquaria in genere non possono essere disgiunti da quelli più specificatamente storico-letterari a cui si dedicò con alcune pubblicazioni fin dagli anni Cinquanta. Legato alla tradizione dell’erudizione settecentesca di Girolamo Tiraboschi a cui si ricollegò esplicitamente nel Supplemento alla Biblioteca Modenese del Tiraboschi, per ciò che riguarda gli scrittori reggiani, tratto dai Manoscritti di Prospero Fontanesi e del conte Achille Crispi (Reggio Emilia 1873), diede alle stampe anche uno studio che testimoniava gli interessi di bibliofilo: Memorie sull’introduzione della stampa in Reggio e sua Provincia nel secolo XV (Reggio Emilia 1869).
Divenuta un autorevole riferimento non solo per i cultori delle memorie cittadine ma anche per letterati e eruditi del panorama culturale italiano ottocentesco, la collezione di Turri negli anni postunitari godette di una tale rinomanza da divenire una meta obbligata per intellettuali e studiosi di passaggio a Reggio. La vocazione pubblica della raccolta fu confermata dalla decisione di Turri di donare, con il testamento del 28 aprile 1870, la collezione al Comune natale.
Colpito da grave malattia nel 1876, dopo essersi temporaneamente ripreso morì a Reggio Emilia il 14 giugno 1879.
Fonti e Bibl.: La Raccolta Turri dopo una controversia giudiziaria tra gli eredi Turri e il Comune di Reggio Emilia, nel 1887 fu divisa in due fondi depositati presso l’Archivio di Stato e la Biblioteca municipale di Reggio Emilia. All’Archivio di Stato confluirono documenti riguardanti le famiglie Turri, Canossa e altre casate reggiane, mentre alla Biblioteca pervennero circa duemila opere tra pubblicazioni a stampa e un eterogeneo complesso di manoscritti. Oltre alle Carte Turri conservate nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia si vedano Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, Mss. Regg. B 512/331: P. Fantuzzi, Memorie genealogico Istoriche delle due nobili famiglie Turri esistenti in Reggio ed in Castelnovo di Garfagnana nel Ducato di Modena; Bandi Risorg. 428: Appello agli elettori di Giuseppe Turri, Reggio Emilia, 7 ottobre 1865. Tra i necrologi e le commemorazioni: Giuseppe Turri, in L’Italia Centrale, 16 giugno 1879; Giuseppe Turri, in Il Consigliere del Popolo, 20 giugno 1879; Legato Turri, in L’Italia Centrale, 8 luglio 1879; P. Cugini, Commemorazione del dottor Giuseppe Turri, in Atti e Memorie delle Rr. Deputazioni di storia patria per le province dell’Emilia, n. s., vol. 5, 1, Modena 1880, pp. LXII-LXIV; Dott. Giuseppe Turri. Cenni biografici, in Il Reggianello, 19, 17, 24 settembre 1882; Turri Giuseppe, in Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le province modenesi, X, Modena 1900, pp. 466-469.
F. Bonaini, Gli archivi delle province dell’Emilia e le loro condizioni sul finire del 1860, Firenze 1861, p. 158; E. Manzini, Memorie storiche dei reggiani più illustri nelle scienze nelle lettere e nelle arti con un indice delle opere dei reggiani viventi in continuazione alla biblioteca modenese del Tiraboschi, Reggio Emilia 1878, pp. 709-711; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, VI, Milano 1932, pp. 741-743; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, Firenze 1933, p. 553; C. Fano, Francesco V, Reggio Emilia 1941, pp. 159, 191; Reggio dopo l’Unità, Reggio Emilia 1966, pp. IX, 15, 157, 232-234; Reggio Emilia. Vicende e protagonisti, a cura di U. Bellocchi, II, Bologna 1970, p. 459; S. Spreafico, La Chiesa di Reggio Emilia tra antichi e nuovi regimi, I, Bologna 1979, ad ind.; F. Cammarano, Consorteria moderata e propaganda socialista. Reggio Emilia dall’immobilismo sociale alla cultura politica, in All’origine della ‘forma partito’ contemporanea, a cura di P. Pombeni, Bologna 1984, p. 123; M. Mazzaperlini, G. T., in Strenna del Pio Istituto Artigianelli, 1987, pp. 119-121; La Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, a cura di M. Festanti, Reggio Emilia 1997, p. 36, 83, 93; P. Barazzoni, L’assistenza sociale a Reggio Emilia, II, Reggio Emilia 1998, ad ind.; A. Ferraboschi, Borghesia e potere civico a Reggio Emilia nella seconda metà dell’Ottocento, Soveria Mannelli 2003, pp. 221 s.