NALATO, Giuseppe Ugo
(Gian Dàuli). – Nacque a Vicenza il 9 dicembre 1884 da Giuseppe e da Elvira Del Fratello, nel villino dei nonni paterni, in Coltura Camisano 79, nei pressi della dimora quattrocentesca della Ca’ Impenta.
L’edificio vicentino gli suggerì uno dei suoi pseudonimi, Ugo Caimpenta. Quello più noto, Gian Dàuli, gli fu ispirato dall’ipotetica parentela con la famiglia padovana Dotto de’ Dàuli. Il padre, insegnante di scienze naturali, fu favorevole all’istruzione popolare e all’azionariato operaio. Lo zio materno, il banchiere Pietro Del Fratello, si suicidò nel 1907 a causa di errate speculazioni finanziarie.
Nel 1898 la famiglia si trasferì a Venezia dove Nalato tentò senza successo di conseguire la licenza di ragioneria. In seguito si accordò con il giornale L’Adriatico per inviare corrispondenze dall’Inghilterra. Nell’agosto 1903 raggiunse Liverpool, dove rimase per circa tre anni. Ebbe così modo di conoscere William Butler Yeats, Israel Zangwill, John Galsworthy, George Bernard Shaw e si avvicinò alla religione umanitarista di Auguste Comte. Nel 1906 lasciò la Gran Bretagna e nel 1909 tornò a Vicenza. L’anno successivo si trasferì a Roma. Fondò il Mundus echo international, un giornale per l’informazione dei residenti stranieri e diresse il settimanale The Roman herald, rivolto al medesimo pubblico, con un’annessa libreria di volumi inglesi. Nel 1912 sposò la traduttrice americana Edith Carpenter, stabilendosi in una casa vicino al Campidoglio. Dai primi mesi del 1914 utilizzò con regolarità lo pseudonimo Gian Dàuli. Fu direttore di The Roman review, poi passò a dirigere il settimanale di spettacoli Il Tirso. Acquistò la Tipografia Cromo stampando con scarsa fortuna scritti di Anton Giulio Bragaglia, Antonio Baldini, Emilio Cecchi, Ercole Morselli. Finanziò l’ultimo numero della rivista Lirica e fu in procinto di pubblicare Bestie di Federigo Tozzi. Si trasferì a Milano, ma nel 1915 si spostò di nuovo a Vicenza.
Nel 1916 fu arruolato come ufficiale negli alpini e venne ferito sull’Ortigara. Tornò a Milano e collaborò al giornale Perseveranza con falsi resoconti da New York e da Londra. Nel 1917, senza divorziare, si legò alla nobildonna ticinese Francesca Saroli. Dimorò a Bordighera, a Rapallo e infine stabilmente a Milano. Continuò le collaborazioni giornalistiche, in particolare con la stampa ligure, creò la rivista di informazione editoriale Il Corriere del libro, di cui uscì un solo numero e fondò la casa di produzione cinematografica La Lampada. Pubblicò i primi romanzi, Limonella si diverte (1920), Perdizione (1920), L’ultimo dei Gastaldon (1921) e i racconti poi riuniti nel volume Le innamorate. Un romanzo e sei novelle (1934). Divenne direttore della casa editrice La Modernissima.
Propose autori inglesi e americani, avviando la traduzione (di propria mano) e la pubblicazione delle opere complete di Jack London, un’iniziativa che contribuì al fallimento dell’azienda (1927). La Modernissima riprese le attività l’anno seguente, ancora sotto la direzione di Nalato. Dal gennaio 1929 uscirono nella collana «Scrittori di tutto il mondo» romanzi di Georges Bernanos, Louis-Ferdinand Céline, John Dos Passos, Thomas Mann, Arthur Schnitzler, Thornton Wilder ma l’iniziativa non ebbe rilievo, anche per l’indifferenza della critica.
Creò una propria agenzia editoriale la T.I.L.A. (The International Literary Agency) e due case editrici economiche, la Delta e la Dauliana, offrendo nel frattempo la propria consulenza ad altri editori (Bietti, Stock, Lucerna, Casa del Libro, SALEI, Amatrix). La Modernissima intanto fallì di nuovo a causa della crisi economica e, ancora, per l’errata valutazione della potenzialità commerciale dello scrittore irlandese Donn Byrne. Nalato ricorse all’aiuto finanziario di un ex collaboratore, Enrico Dall’Oglio, fondatore della casa editrice Il Corbaccio, che pubblicava dal 1927 l’opera integrale di Galsworthy sotto la direzione di Nalato medesimo. Dall’Oglio comprò gli «Scrittori di tutto il mondo», lasciando a Nalato la direzione della collana fino al 1934. Con Dall’Oglio Nalato pubblicò i romanzi La Rua (1933), Gli Assetati (1935), Soldati (1935).
La Rua, il cui titolo allude a una antica festa popolare di Vicenza, è basato sul falso manoscritto del barbone Giovannino Penta. Duro atto di condanna della borghesia vicentina, fu apprezzato dalla critica straniera e candidato al Premio Viareggio. Nel luglio 1933 venne sottoposto a sequestro per pornografia a Milano.
Nel 1938 si associò allo stampatore popolare Andrea Lucchi, fondando le edizioni Aurora.
Inserì in catalogo testi internazionali, distribuiti dalle edicole della Società anonima ferrovie e promossi nelle fiere e nei mercati del libro. Le opere straniere erano tradotte in pochi giorni da giovani collaboratori, coinvolti anche nella compilazione di volumi d’attualità a firma Ugo Caimpenta. Vennero pubblicati libri per l’infanzia, tra cui Zio Floflò e Frescolino di Nalato, e titoli della Modernissima.
Proseguiva intanto l’attività di traduttore di Nalato, iniziata con Sonzogno nel 1920. Dai primi due romanzi del premio Nobel Roger Martin Du Gard, Avvenire e Jean Barois, lo scrittore ricavò la tecnica per il romanzo Carri nella notte (1941).
Quest’ultimo, scritto al presente indicativo di terza persona, è la storia di Lorenzina, sorella di Giovannino Penta. La donna si prostituisce «con indifferenza» a Genova, negli anni che precedono il primo conflitto mondiale, poi è infermiera sulle navi degli emigranti. Il romanzo si conclude al Cottolengo di Torino.
Alle prove letterarie più impegnative, affiancò biografie, Fra’ Diavolo, (1934), Rasputin (1934), La grande Caterina (1934), Le sei mogli di Enrico VIII (1934) e romanzi sentimentali, Ricostruire la vita (1938), Giulietta e Romeo (1941), Il domani è nostro (1942).
La mancanza di carta del periodo bellico costrinse le edizioni Aurora a interrompere le attività. Inviso al regime fascista, dal 1938 Nalato ebbe tutte le opere sottoposte a interventi di censura. Per sfuggire ai controlli di polizia, nel 1944, si rifugiò a Lezzeno, sul lago di Como, dove non abbandonò i progetti editoriali e tentò di rilanciare per la terza volta la Modernissima. Dopo la Liberazione stampò otto volumi, tra i quali Le avventure di un libraio (1944) di Giuseppe Orioli (l’editore italiano di David Herbert Lawrence) e il suo ultimo romanzo, Cabala bianca (1944), ripubblicato nel 1973, a cura di Michel David, dall’editore Franco Maria Ricci di Parma.
Cabala bianca è l’autobiografia di un impiegato milanese, Filippo Valvai, cui è concesso di vivere le esperienze di altre due persone, Enrico Campenta di Comafallo e il professor Giovanni Favelli di Como. Il romanzo racconta, con formule narrative inedite nella letteratura italiana contemporanea, un’«esplosione psichica», sintomo di una realtà sconvolta dalla catastrofe bellica.
Morì a Milano il 29 dicembre 1945.
Opere: oltre a quelle citate, altre opere a firma Gian Dàuli sono: War souvenir book for the English and American soldiers in Italy (1918); Letteratucoli (1925); L’Italia nella Grande Guerra (1935).
Fonti e bibl.: La Biblioteca Bertoliana di Vicenza conserva un fondo Dàuli (38 buste) che comprende manoscritti e dattiloscritti di romanzi, racconti, versi, opere teatrali, riduzioni, sceneggiature, oltre a una sezione saggistica, con lavori su Thomas Hardy, Dante, Giovanni Verga, la letteratura americana contemporanea, l’editoria, il fascismo. Molto documentata l’attività di traduzione, con opere di Gilbert Keith Chesterton, Comte, Byrne, Galsworthy, Hardy, London, William Somerset Maugham, Herbert George Wells, Zangwill, prefazioni e biografie dei medesimi autori. Numerose memorie coprono l’arco di tempo dal 1917 al 1944. Significativi i carteggi, anche di natura commerciale, con esponenti della cultura del tempo (Sibilla Aleramo, Corrado Alvaro, Valentino Bompiani, Antonio Borgese, Achille Campanile, Cecchi, Gallimard, Piero Gobetti, Salvatore Gotta, Ettore Lo Gatto, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini, Cesare Pavese, Giacomo Prampolini, Giuseppe Prezzolini, Filippo Turati, Verga). Gian Dauli, in Scrittori di Vicenza, a cura di L. Quaretti, Vicenza 1974, pp. 47-73; M. David, Gian Dàuli, in Dizionario Bompiani degli autori, II, Milano 1987, p. 587; Gian Dàuli editore, traduttore, critico, romanziere, a cura di M. David - V. Scheiwiller, Milano 1989; Letteratura italiana. Gli autori. Dizionario Bio-bibliografico e indici, I, Torino 1990, p. 888; A. Scarpari, Le carte Gian Dauli nella Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza, La fabbrica del libro, in Bollettino di storia dell’editoria in Italia, VIII (2002), 2, pp. 51-54.