PAPI, Giuseppe Ugo
– Nacque a Capua (Caserta), il 19 febbraio 1893, da Giustino e da Giuseppina De Rosa.
Subito dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1915, vinse un concorso per il ministero dei Lavori pubblici. Fin da allora mostrò uno speciale interesse per lo studio dell'economia politica e della scienza delle finanze e una costante attenzione al dato economico concreto, come base della riflessione teorica.
La sua carriera accademica – svolta interamente nelle università italiane ma contrassegnata anche da intensi rapporti internazionali – prese avvio nel 1923, quando, conseguita la libera docenza in economia politica, iniziò a insegnare presso l’Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Roma. Dal 1927 al 1931 fu docente di economia politica all’Università di Messina; dal 1931-32 di statistica e scienza delle finanze all’Università di Palermo e, dal 1932 al 1936, all’Ateneo di Pavia. Negli stessi anni fu docente di tecnica bancaria alla facoltà di Scienze politiche dell’università Cattolica di Milano e di Economia politica al corso di perfezionamento di Studi sindacali di Milano. Dal 1936 al 1938 insegnò economia politica alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli. Chiamato all’Università La Sapienza di Roma tenne la prima la cattedra di diritto finanziario e di scienza delle finanze, poi quella di economia politica alla facoltà di Economia e commercio e, dal 1941, di economia politica alla facoltà di Giurisprudenza fino al congedo universitario per raggiunti limiti di età.
Il 18 febbraio 1939 aveva sposato Beatrice Bruni, dalla quale ebbe un figlio, Luigi.
Nel dopoguerra, oltre all’impegno didattico, assolse il compito di direttore dell’Istituto di economia, meta di noti economisti stranieri nonché la presidenza, per un triennio, dell’IEA (International Economic Association).
L’attività accademica e l'impegno in numerosi settori gli valsero molti riconoscimenti scientifici in campo nazionale e internazionale. Fu segretario generale dell’Istituto internazionale di agricoltura dal 1939, membro e poi presidente della Fondazione Bonaldo Stringher (promossa dalla Banca d'Italia per sostenere giovani studiosi attraverso l’erogazione di borse di studio), segretario generale per l’Italia della FAO (Food and Agricultural Organization) e capo dell’ufficio per i rapporti internazionali del ministero di Agricoltura industria e commercio, presidente della Commissione istituita per l’elaborazione di un programma economico nazionale presso il ministero del Bilancio (nota come Commissione Papi) e componente del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) dal 1957. Nel maggio 1950 fu nel comitato promotore (con Gustavo Del Vecchio, Giovanni De Maria, Luigi Einaudi, Pasquale Jannaccone, Volrico Travaglini e Francesco Vito) che costituì a Torino l’Associazione italiana di economia politica. Fu altresì presidente dell’Istituto internazionale di finanze pubbliche e membro di accademie e società nazionali ed estere (tra le quali l’Accademia dei Lincei, l’Accademia di Francia, la Royal economic society, l’American statistical association); meritevole del premio «Una vita per la ricerca e l’insegnamento in campo accademico», da parte dell’Associazione bancaria italiana (ABI).
Il 1° novembre 1953, succedendo a Giuseppe Cardinali, fu nominato rettore dell’Ateneo di Roma.
Nel 1957, in memoria della madre, dispose una donazione per la creazione della Fondazione Giuseppina De Rosa Papi – destinata a premiare gli studenti meritevoli e di condizioni familiari disagiate dell’Ateneo romano – di breve durata.
Il 2 maggio 1966, oggetto di violente contestazioni studentesche – in seguito alle dichiarazioni rilasciate riguardo gli incidenti avvenuti all’interno della facoltà di Lettere e filosofia, durante i quali aveva trovato la morte lo studente di architettura Paolo Rossi – Papi si dimise.
Nella pluralità di interessi che contraddistinse la sua attività pubblica fu sempre attento ai problemi economico-sociali considerati i principali stimoli dell’analisi teorica. Non lesinò critiche alla tendenza della scienza economica alla costruzione di modelli teorici sempre più formalizzati ma sempre meno ancorati alla realtà.
La scienza economica doveva, a suo dire, fondarsi su un complesso di conoscenze organizzate a sistema, evitando quelle teorie, ancora imprecise, prive del collaudo del tempo e tali da causare pericolosi turbamenti sociali e politici. La sua riflessione, tangibile anche nella ricca bibliografia, si sviluppò in larga misura su problematiche economiche fondamentali (fluttuazioni cicliche nell’economia reale, sviluppo economico, commercio internazionale e integrazione economica).
I primi scritti sui fenomeni ciclici risalgono al 1926, con Sul costo di produzione nei cicli economici, seguito da Escape from stagnation. An essay on Business Fluctuations (London 1933) e da Teoria delle fluttuazioni economiche, l’ordinamento corporativo italiano (in Lezioni di economia generale e corporativa, Padova 1935).
In questi studi Papi sosteneva che ciò che genera l’andamento ciclico dell’economia è insito nella dinamica del costo di produzione in relazione al prezzo e non dipende, come ritenuto da J. Maynard Keynes, dall’atteggiamento psicologico degli imprenditori. Sono le circostanze reali (in misura minore quelle monetarie e creditizie) a consentire maggiori profitti, come i miglioramenti dei mezzi di trasporto e l'abolizione dei dazi. È invece l’offerta in eccesso a ridurre i profitti e a originare la fase discendente del ciclo; la depressione economica non si risolve dunque con la spesa pubblica. Con ciò Papi avanzava un’aperta critica alla teoria keynesiana reputata inefficace a risolvere l’andamento ciclico dell’economia e del suo sviluppo. A suo dire, inoltre, lo sviluppo economico non può prescindere dalla libertà delle relazioni commerciali e dalle vicende dell’integrazione economica. Sostenitore dell’approccio regionale, cioè della collaborazione tra paesi le cui economie presentino minori difformità, considerò l’Unione europea come un processo da realizzare per tappe successive. Da qui una visione di integrazione economica graduale tra i paesi dove il commercio internazionale funziona da diffusore dell’«evento favorevole», fattore garante dell’abbassamento dei costi di produzione prima in Europa e poi nel contesto mondiale.
Lungo questa linea di pensiero nel 1957 si pronunciò a favore del MEC (Mercato Europeo Comune), secondo lui obbligato tuttavia a una necessaria fase di transizione per la presenza di economie fortemente disomogenee. Si dichiarò, comunque, sempre contro l’appiattimento del progetto europeo a semplice area di libero scambio, come argomentò in Le basi mondiali della integrazione europea (in Studi in onore di A. Ambrosini, Milano 1957, pp. 667-84). Critico dell’intervento pubblico in economia, evidenziò i limiti della spesa pubblica, che avrebbe dovuto ispirarsi a politiche volte a creare incrementi di reddito più che a scelte di carattere assistenziale dannose alla collettività.
Tra le onorificenze conferitegli: quella di cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (2 giugno 1959), la Legione d’onore per meriti scientifici del governo francese, cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia.
Papi morì a Roma il 13 settembre 1989.
Tra i suoi lavori, oltre a quelli citati, si ricordano: Le vie acquee continentali sotto l’aspetto economico ed amministrativo, Milano 1922; Prestiti esteri e commercio internazionale in regime di carta moneta, Roma 1923; Lezioni di economia politica raccolte nel corso dell’anno accademico 1924-1925, Roma 1925; Sul costo di produzione nei cicli economici, Roma 1926; Preliminari ai piani per il dopoguerra: reddito, alimentazione, disoccupazione, risanamento monetario, finanziamento, ricostruzione, piani economici, Roma 1944; Teoria e politica dello sviluppo economico, Milano 1954; Il fondamento dell’integrazione economica europea, in Rivista di studi politici internazionali, 1955, gennaio-marzo, pp. 31-51; Teoria della condotta economica dello Stato, Milano 1956; Economia internazionale, XVIII, Trattato italiano di economia, Torino 1959; Dizionario di economia, Torino 1967.
Fonti e Bibl.: Documentazione sulla lunga attività in campo economico-finanziario e sulle molte cariche ricoperte, nonché su studi svolti e rapporti tra l'Ateneo romano e la Banca d’Italia, si conserva a Roma in Archivio storico della Banca d’Italia (ASBI), in relazione: alla Fondazione Bonaldo Stringher (della quale fu membro del Consiglio di amministrazione nel 1939-43, membro della Commissione giudicatrice delle borse nel 1948-50 e nel 1951-71 e presidente della stessa dal settembre 1972 al febbraio 1977), ai contatti con singoli esponenti della Banca e ai piani di programmazione economica nazionale dei primi anni Sessanta (Commissione Papi). Altro materiale a stampa e manoscritto, in parte anche autografo, edito e inedito si conserva a Roma, presso l'Archivio dell'Accademia dei Lincei.
G. Caravale, G.U. P., economista, in Studi in onore di G.U. P., Padova 1972, I, pp. 135-71; F. Masini, L’adesione dell’Italia al MEC come dilemma di politica economica, in L’Europa e gli economisti italiani nel Novecento. Federalismo, integrazione economica, fiscalità, a cura di G. Gioli, Milano 1997, pp. 153-62; A. Magliulo, Il Keynesismo in Italia (1913-1963). Le ragioni di una rivoluzione mancata, in Le frontiere dell’economia politica, a cura di P. Barucci, Firenze 2003, pp. 405-44; La Facoltà di economia. Cento anni di storia, 1906-2006, a cura di R. Cagiano De Azevedo, Soveria Mannelli 2006, pp. 373-76; F. Bientinesi, La parziale eccezione, costi comparati e teorie del commercio internazionale in Italia, dalla metà dell’Ottocento alla seconda guerra mondiale, Milano 2011, pp. 292-308.