VALENTINELLI, Giuseppe. –
Nacque a Ferrara il 22 maggio 1805 da Francesco, avvocato e giurista di fama, e da Maddalena Caccianiga, milanese. Oltre a Giuseppe, i coniugi Valentinelli ebbero una figlia, Rosalba.
Nominato da Pio VI avvocato del sacro palazzo e conte palatino, Francesco nel 1808 si stabilì con la famiglia a Padova, nel cui seminario arcivescovile Giuseppe entrò nel 1816 compiendovi gli studi liceali. Alla morte del padre, avvenuta nel 1820, il fratello della madre si assunse la responsabilità della formazione del giovane, che nel 1829 venne ordinato sacerdote mentre proseguiva gli studi presso l’Università di Padova. In quegli anni venne inviato come coadiutore presso alcune parrocchie della diocesi padovana per temporanee supplenze: nel 1830 fu nella parrocchia cittadina di S. Gregorio, nel 1831 in quelle di S. Francesco e di S. Benedetto e, successivamente, a S. Martino a Piove di Sacco (Padova). Il 21 settembre 1832 il vescovo di Padova Modesto Farina lo nominò cappellano nella parrocchia di S. Andrea di Villa di Villa (oggi Villa Estense), luogo che da allora in poi Valentinelli elesse a propria residenza estiva e dove trascorse gli ultimi anni di vita. I rogiti notarili conservati nell’Archivio di Stato di Padova documentano che la famiglia Valentinelli era legata a Villa di Villa da cospicui interessi patrimoniali. Il 18 dicembre 1834 conseguì la laurea in filosofia e il 19 giugno dell’anno successivo la laurea in teologia.
Dopo il compimento degli studi universitari Valentinelli mise a frutto la formazione umanistica ricevuta nel seminario padovano dedicandosi alla poesia e alla retorica classica, alle traduzioni di Tibullo e Properzio e, inoltre, all’apprendimento delle lingue moderne, in particolare il tedesco, il francese e lo spagnolo: questi interessi gli valsero l’ammissione a numerose accademie, quali l’Accademia dei Concordi di Bovolenta, l’Ateneo di Treviso, l’Accademia Patavina di scienze lettere e arti e, nel dicembre del 1835, all’Accademia dei Lincei. Nel medesimo anno gli venne assegnata dal vescovo di Belluno Luigi Zappani la cattedra di filosofia nel locale seminario vescovile, incarico che mantenne per tre anni: poco dopo l’insediamento, Valentinelli compose un’orazione in occasione dell’inaugurazione di un busto del pontefice regnante Gregorio XVI, nativo di Belluno e sostenitore del seminario della città.
Nel 1838 Farina lo richiamò nel seminario di Padova per dirigervi la biblioteca, succedendo ad Andrea Coi. Valentinelli ricoprì l’incarico per tre anni durante i quali provvide a un incremento e a una riorganizzazione del patrimonio librario e dei cataloghi secondo i criteri che Julius Petzhold aveva elaborato e applicato alla biblioteca di Dresda. Ottenne da Farina numerosi permessi per recarsi in viaggio – in Italia e fuori – «ad esaminare lo stato e gli ordinamenti delle varie biblioteche, i monumenti d’arte, i costumi, le istituzioni, a meglio informarsi da vicino del movimento intellettuale delle più colte nazioni, a stringere relazioni con gli uomini più eminenti in ogni scienza» (De Leva, 1875, p. 447). Ebbe modo anche di acquisire libri (classici antichi, periodici scientifici, testi di epigrafia, archeologia, numismatica) per arricchire le collezioni della biblioteca a lui affidata. Da un lungo viaggio in Montenegro compiuto nel 1839 con Vincenzo De Vit nacque il suo Specimen bibliographicum de Dalmatia et Agro Labeatium (Venezia 1842).
Nel maggio del 1841 morì improvvisamente a Venezia il vicebibliotecario della Biblioteca nazionale Marciana, Bartolomeo Gamba, che aveva ricoperto quell’incarico per oltre dieci anni: al concorso indetto per assegnare il posto parteciparono molti uomini di cultura del tempo, quali Luigi Carrer e Giovanni Veludo. Ne risultò vincitore Valentinelli, «uomo decisamente brillante, colto, facoltoso, abituato a viaggiare [...] ancora nel fiore degli anni» (Zorzi, 1987 p. 380). Venne nominato con dispaccio vicereale del 6 ottobre 1841 e prestò giuramento l’8 novembre seguente. Meno di un anno dopo chiese al prefetto Pietro Bettio di recarsi a Monaco e nel Württenberg «per perfezionarsi nella lingua alemanna» (ibid.). Da quel momento svolse frequenti viaggi e visite di studio a Roma, a Napoli, in Toscana e periodici soggiorni estivi a Recoaro per motivi di salute a causa di ricorrenti disturbi gastrointestinali. L’ampliamento del saggio bibliografico sulla Dalmazia con le notizie ricavate dai manoscritti della Marciana fu uno dei primi lavori a cui attese nella biblioteca veneziana: venne riedito nel 1845 con il titolo Bibliografia dalmata tratta da’ codici della Marciana di Venezia.
Venuto a mancare nel gennaio del 1846 monsignor Pietro Bettio, prefetto della Marciana dal 1819, Valentinelli gli subentrò nella carica per i successivi ventotto anni.
In quel momento la Biblioteca Marciana venne coinvolta nelle vicende rivoluzionarie del 1848-49: il governo impose una riduzione del bilancio, un ampliamento delle ore di apertura al pubblico e l’occupazione per le riunioni dell’Assemblea nazionale della sala del Maggior Consiglio, la cui funzione di sala di studio venne così gravemente ridotta. Valentinelli si adeguò senza entusiasmo alle nuove direttive fino a quando la restaurazione austriaca riportò la situazione allo status quo ante.
Alla guida della Marciana, Valentinelli si adoperò in lavori di ampliamento degli spazi, per consentire la collocazione delle cospicue raccolte librarie acquisite dalla biblioteca.
Nel 1850 entrò in servizio come funzionario Giovanni Veludo che, nel 1852, alla morte del vicebibliotecario Andrea Baretta, andò a ricoprirne il ruolo. Valentinelli stesso ne sostenne la candidatura presso le autorità governative che lo nominarono il 5 luglio.
A partire dagli anni Cinquanta la Marciana si arricchì di numerose collezioni: acquisì opere scientifiche per scambio con la Smithsonian Institution di New York e ricevette numerosi lasciti tra i quali la raccolta di manoscritti, testi musicali e opere di argomento veneziano che l’erudito Giovanni Rossi aveva riunito per la redazione della sua Storia de’costumi e delle leggi de’ Veneziani e le biblioteche di Spiridione Papadopoli, del nobile friulano Giusto Fontanini, della famiglia Contarini, dei domenicani alle Zattere, di Carlo Ghega.
Le collezioni provenienti dal Friuli consentirono a Valentinelli di compilare il Catalogus codicum manuscriptorum de rebus foroiuliensibus, pubblicato nel 1857 negli atti dell’Accadema delle scienze di Vienna e, successivamente, la «stupenda e copiosissima» (De Leva, 1875, p. 449) Bibliografia del Friuli (1861).
Lunghi soggiorni in Spagna e nei Paesi Bassi portarono alla compilazione di memorie sulle antichità e commentari sulle biblioteche spagnole e olandesi, pubblicati a Vienna rispettivamente nel 1860 (Delle biblioteche della Spagna: commentario) e nel 1862 (Delle biblioteche e delle società scientifico-letterarie della Neerlandia: commentario).
Nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, Valentinelli venne confermato alla direzione della biblioteca, che divenne beneficiaria di maggiori finanziamenti e accrebbe il suo ruolo di eccellenza tanto da essere elevata, nel 1876, al rango di biblioteca nazionale, anche se perse la prerogativa di sede del deposito legale degli stampati. In conseguenza della soppressione degli ordini religiosi e della requisizione dei beni a essi appartenenti, Valentinelli venne incaricato di esaminare le raccolte librarie confiscate e di deciderne la sorte: molte di esse vennero acquisite dalla Marciana.
Alla fine degli anni Sessanta iniziò la pubblicazione dell’opera più importante che Valentinelli svolse come codicologo, il monumentale repertorio, suddiviso in ventidue classi, dei codici latini della Marciana, la Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum di cui uscirono fra il 1868 e il 1873 sei dei sette volumi progettati.
Dal giugno 1870 al marzo 1871 collaborò, con saggi sulla catalogazione, al Giornale delle biblioteche, fondato nel 1867 da Eugenio Bianchi e pubblicato a Genova: propose una dettagliata normativa attinente alla scelta e alla forma dell’intestazione degli autori e delle opere anonime e regole finalizzate all’ordinamento delle schede relative a uno stesso autore e all’allestimento dell’intero catalogo attraverso un articolato sistema di rimandi interni.
All’inizio degli anni Settanta si dedicò con particolare energia e rigore filologico a illustrare le collezioni della biblioteca da lui diretta, con i repertori dei volumi a stampa membranacei (1870) e la bibliografia della Marciana redatta per l’Archivio veneto (1872), e le raccolte – in particolare i marmi – del museo archeologico annesso alla biblioteca (oggi Museo archeologico nazionale).
Tra il 1872 e il 1874 intraprese anche la compilazione di un repertorio dei cataloghi a stampa dei codici manoscritti delle biblioteche italiane – arrivando a censire 47 biblioteche –, di un indice generale degli incunaboli e, su commissione dell’Ateneo veneto, del catalogo Codici manoscritti d’opere di Francesco Petrarca od a lui riferentesi (1874): anche queste opere, come la Bibliotheca manuscripta, rimasero incompiute per l’aggravarsi della malattia intestinale che lo affliggeva da molti anni e il sopraggiungere della morte, a Villa Estense, il 17 dicembre 1874.
Fonti e Bibl.: Il repertorio delle fonti relative a Giuseppe Valentinelli è in G.E. Ferrari, Profilo ed eredità bibliografica di Giuseppe Valentinelli, in Miscellanea Marciana, II-IV (1987-1989), pp. 9-79, dove i documenti sono elencati secondo la seguente suddivisione: I. Documenti per la biografia; II. Manoscritti ed inediti alla Marciana di Venezia; III. Saggio di ulteriori manoscritti in altre sedi; IV Opere e scritti a stampa; V. Saggio di pubblicazioni a lui indirizzate; VI. Prima bibliografia sul Valentinelli; VII. Iconografia; L. Calvelli, Il carteggio Giovanni Battista De Rossi-Giuseppe Valentinelli (1853-1872), in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIV (2007) pp. 127-213; Lettere di Theodor Mommsen agli italiani, a cura di M. Buonocore, Città del Vaticano 2017, ad ind.: qui sono citate anche le lettere indirizzate da Valentinelli a Mommsen presenti a Berlino, nella Staatsbiliothek, Nachlass Mommsen, Briefe, Valentinelli.
G.M. Thomas, Commemorazione, in Archivio veneto, VIII (1874), pp. 426-431; G. De Leva, G. V., ibid., X (1875), p. II, pp. 445-456; G. Occioni Bonaffons, G. V., Firenze 1875; Necrologio. G. V., in Archivio storico italiano, s. 3, XXI (1875), pp. 528-531; G. Pietrogrande, G. V.: commemorazione, in Ateneo veneto, I (1890), pp. 9-22; M. Zorzi, La libreria di San Marco. Libri, lettori e società nella Venezia dei dogi, Milano 1987, pp. 380-392; N. Agostinetti, G. V., Villa Estense 1989; M.T. Biagetti, Biblioteconomia italiana dell’Ottocento. Catalografia e teoria bibliografica nella trattatistica italiana, Roma 1996, pp. 118-120; P. Bravetti, G. V. e i cataloghi delle opere a stampa della Biblioteca nazionale Marciana, in Il bibliotecario inattuale. Miscellanea di studi di amici per Giorgio Emanuele Ferrari bibliotecario e bibliografo marciano, a cura di S. Rossi Minutelli, Padova 2007, pp. 87-118.