VIANA, Giuseppe
Nato nel 1735 circa in località ignota da genitori non ancora identificati (Corboz, 1968, p. 320), dal 1755 frequentò lo studio torinese di Benedetto Alfieri, della cui lezione post-juvarriana avrebbe conservato sempre memoria. Nel 1767 entrò nell’orbita di Ignazio Birago di Borgaro (Cavallari Murat, 1960, p. 395). Di questi anni sono noti la direzione dei lavori della Fabbrica del Tabacco di Nizza (Medde, 1994, p. 29) e la collaborazione con Birago nei lavori per il castello di Agliè, per cui redasse il disegno per il salone centrale (Il castello di Agliè, 2001), nonché nei lavori di ampliamento dell’insediamento reale di Stupinigi, relativamente ai quali fu retribuito il 28 giugno 1771 per settantaquattro giornate di lavoro come disegnatore (Gritella, 1987).
Forse nutrendo altre ambizioni – partecipò infatti ai concorsi dell’Accademia Reale di belle arti di Parma nel 1768 e nel 1769 (Schirru, 2016 [2017], p. 117) – già al servizio della corona sabauda conseguì, con patente del 14 maggio 1771, il titolo di misuratore ed estimatore delle Fortificazioni e Fabbriche Militari, con il quale partì per la Sardegna, sbarcando a Cagliari il 20 luglio di quell’anno (Medde, 1994, p. 29).
Sempre al centro di polemiche professionali che lo contrapposero agli ingegneri piemontesi attivi in loco, nell’isola divenne punto di riferimento per la committenza, ricordato in un passaggio letterario dedicato al rinnovamento architettonico della capitale del viceregno (Purqueddu, 1779). Qui fu subito coinvolto nel cantiere del Seminario Tridentino progettato da Saverio Belgrano di Famolasco, opera di cui, nell’aprile dell’anno successivo, gli venne affidata la direzione e probabilmente la cura di alcuni particolari come la cornice del portale di accesso, la fisionomia del cortile e la scala. Dall’agosto del 1771 Viana partecipò al completamento della facciata barocca della cattedrale (Cavallari Murat, 1960, pp. 396 s.), mentre all’autunno dello stesso anno risale il disegno, non realizzato, della chiesa parrocchiale di Calasetta per l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Schirru, 2016 [2017], pp. 110 s.). Grazie alla stima guadagnata presso la Curia cagliaritana, nel 1773 Viana venne incaricato, senza esito, della conversione del Seminario in ospizio di carità (Cavallari Murat, 1960, p. 397) e della riorganizzazione dell’ospedale di S. Antonio Abate (Pescarmona, 1984, pp. 80-82).
Assunta la direzione dei lavori della parrocchiale di Carloforte, dall’inizio del 1774 si trasferì in quella località, dove rimase fino al maggio del 1775 (Medde, 1994, pp. 33 s.), impegnato anche in altre incombenze, fra cui il ripristino del ponte romano che congiungeva l’isola di Sant’Antioco alla Sardegna (Pescarmona, 1984, p. 88 nota 10).
Ottenuto il 22 luglio 1775 il titolo di regio misuratore ed estimatore generale negli Stati di là dal mare, conquistò successivamente altri riconoscimenti (Medde, 1994, pp. 34, 36): entro la metà dell’aprile del 1776, su indicazioni giunte da Torino, sostenne a Cagliari la prova per il conseguimento del titolo di architetto civile, il cui esito, formulato dalla Giunta degli Edili della capitale, venne formalizzato dall’università isolana agli inizi del mese di luglio circa. Richiese poi la concessione del titolo regio, le cui sorti furono legate allo stabilimento presso l’ateneo cagliaritano della classe di Matematica, della quale Viana fu chiamato a far parte, con l’intento di promuovere la formazione di professionisti da impiegare nei molti ambiti dell’architettura. La relativa patente fu emessa il 2 novembre 1776 su indicazione della Giunta torinese, chiamata a valutare i progetti per la chiesa e il convento della Madonna del Carmine a Oristano, messi a punto poco prima combinando il linguaggio tardo-barocco dell’edificio chiesastico con quello razionale dell’annessa residenza.
Si tratta dell’intervento di maggiore impegno e compiutezza assunto da Viana in ambito isolano, i cui lavori, affidatigli da don Damiano Nurra marchese d’Arcais, iniziarono nel 1776 per concludersi nel 1785 (Schirru, 2016 [2017]). Sempre a Oristano gli si riferiscono la ristrutturazione del palazzo D’Arcais con la costruzione di una nuova scala e il disegno del portale di accesso alla tenuta di Antonio Vito Sotto, nella frazione di Donigala Fenughedu. Viana fu inoltre coinvolto nel completamento del Seminario, per cui predispose nel 1778 circa dei disegni poi scartati. Stese inoltre due relazioni (datate 1779 e 1780) per il restauro della chiesa di S. Giusta, che lo rivelano attento osservatore delle architetture del passato (Cavallari Murat, 1960, p. 400).
Nel 1777 si segnala la consulenza per i problemi statici del palazzo dell’università cagliaritana progettata dal Belgrano, nelle vicende del quale Viana era già stato coinvolto nel 1773 suggerendo fra l’altro l’inserimento di chiavi metalliche nelle murature (Schirru, 2016 [2017], pp. 81, 389). Durante il 1778 si occupò del restauro dei ponti di Furtei, con un piano per la viabilità e l’inalveamento del Rio Mannu (Saiu Deidda, 1982, pp. 173-179); effettuò poi un sopralluogo nel Sarrabus, per dirimere, nell’arco degli anni successivi, la controversia insorta per lo sfruttamento dei territori da parte delle comunità locali (Medde, 1995, p. 32). Gli venne inoltre affidata la fabbrica cagliaritana della chiesa di Nostra Signora di Bonaria, per cui semplificò il progetto, di ispirazione guariniana, di Antonio Felice De Vincenti (Cabras, 1966).
È da chiarire se, oltre agli interventi nel palazzo del Governo e del Corpo di guardia assolti nel periodo compreso fra il 1777 e il 1778 (Saiu Deidda, 1982, p. 164), Viana assumesse altri incarichi a Sassari, dove si recò nel maggio del 1779; nello stesso anno si pongono le missioni alla Regia Tanca di Paulilatino (ibid.) e a Laconi, per la stima del palazzo arcivescovile, nonché un soggiorno a Nuoro per la predisposizione della cattedrale della ricostituita diocesi di Galtellì (Medde, 1995, pp. 30, 33).
Sarebbero inoltre da collocarsi entro la data della partenza per il continente altri interventi riferitigli su base stilistica quali il campanile e alcuni arredi della chiesa parrocchiale di Barisardo, nonché il progetto della chiesa cagliaritana di S. Anna, dall’aggiornata veste tardo-barocca, cui Viana potrebbe essersi dedicato anche nel corso secondo periodo sardo, essendo stata edificata dal 1785 (Cavallari Murat, 1960, p. 406).
Fra le principali incombenze di cui si fece carico è la manutenzione del patrimonio edilizio pubblico cagliaritano come il palazzo viceregio, dove fu attivo a più riprese, e di importanza strategica, come l’Armeria e le Carceri (intervenne ad esempio in quelle di San Pancrazio a Cagliari, ma anche a Iglesias, Bono e Gergei), nonché le torri costiere di Zavorra, San Macario, Coltellazzo, Chia, Malfattano, Pixini, Porto Scuso, Cala Piombo, Canai, Flumentargiu e Merceddì (Rassu, 1996). Svolse inoltre un ruolo da supervisore, ad esempio nel 1779 per la facciata della chiesa di S. Giuseppe degli Scolopi (Del Panta, 1983) e, nel 1780, per il progetto di restauro del ponte di Fordongianus, inizialmente affidatogli (Saiu Deidda, 1982, pp. 163 s,).
Fu attivo nell’ambito dell’edilizia privata (Schirru, 2016 [2017]), lavorando (nel 1772) per Rosa Tirote e Bernardino Pes marchese di Villamarina, per i Carroz (nel 1771 e nel 1777), i d’Ambrosio, i Puggioni di via Canelles e il mercante savoiardo Francesco Delvaux (tutti interventi del 1778). Progettò inoltre alcuni apparati effimeri. Nell’aprile del 1773 realizzò nella Primaziale cagliaritana con Varin de la Marche il catafalco per il decesso di Carlo Emanuele III e progettò il Soglio per il giuramento di fedeltà dei rappresentanti della città al nuovo sovrano Vittorio Amedeo III (Saiu Deidda, 1986, pp. 373, 385). Nel novembre del 1777 predispose i festeggiamenti per l’insediamento del viceré Giuseppe Vincenzo Lascaris, mentre al dicembre dell’anno successivo risale la macchina dei fuochi d’artificio per il genetliaco di Maria Antonietta di Spagna regina di Sardegna (Ead., 2003, pp. 125-128). Nel giugno del 1779, su incarico del Reggimento Svizzero Grigioni, disegnò per la cattedrale il catafalco per il principe Luigi Vittorio di Savoia Carignano (Pescarmona, 1984, nota 28 p. 90). Fornì, infine, disegni per l’arredo ecclesiastico: incerta la definizione dell’altare del Carmine di Oristano (Schirru, 2016 [2017], p. 121), sulla scorta di un’annotazione di pagamento per il tabernacolo della cappella di S. Cecilia nella cattedrale cagliaritana (1777) gli vengono riferiti l’intero altare nonché, per affinità, quello della Madonna di S. Eusebio nella medesimo edificio, del 1776 (Naitza, 1992, p. 187). Si attesta invece al 1779 l’altare della cappella del S. Cristo nella chiesa cagliaritana di S. Giacomo, realizzato da Giovanni Battista Franco (Stefani - Pasolini 1991).
Nel novembre del 1779, a causa dei problemi di salute della moglie Clara Buontempo, ma certo risentendo del clima di tensione che lo circondava, Viana inoltrò richiesta di rimpatrio. Documentato in Sardegna fino al 6 giugno del 1780 (Medde, 1995, p. 34), il 16 febbraio 1781 venne assunto a Torino presso le Aziende Economiche (Cavallari Murat, 1960, p. 409). Il 22 marzo ebbe la direzione dei lavori di costruzione di Carouge, cui attese dal maggio successivo fino al novembre del 1783. Eseguendo le indicazioni fornitegli da Filippo di Robilant, vi lavorò principalmente sul versante urbanistico, rettificando alla fine del proprio mandato il piano complessivo; risulta però implicato anche nelle vicende di alcuni edifici come la parrocchiale, il teatro, le carceri, le scuole e la sede congiunta di municipio, tribunale e dogana (Corboz, 1968, p. 321). Contestualmente assunse altri incarichi: nel 1782 propose alcune soluzioni per la facciata della chiesa della SS. Trinità di Torino, di cui sono note due varianti a fronte delle almeno quattro presentate (Viglino Davico, 1986, pp. 213 s.), e lavorò al progetto dell’Episcopio di Annecy, mentre nel 1783 ristrutturò il presbiterio della chiesa di Collonges-sous-Salève e restaurò il perduto Château Blanc a Villette (Corboz, 1968, p. 321). In collaborazione progettò inoltre i percorsi viari fra La Roche ed étrembières (1781) e fra Carouge e Annecy (1783).
Il 6 gennaio del 1784 Viana fu nominato direttore e ispettore generale dell’Azienda Ponti e Strade in Sardegna, con l’incarico di tracciare e sovrintendere alla realizzazione dell’asse stradale di congiungimento dei territori isolani. Giunto a Cagliari in marzo, alla fine del mese partì alla volta di Sassari, dove rimase bloccato dal 17 aprile al 23 maggio per problemi di salute che, insieme alla lamentata carenza di strumenti topografici utili all’espletamento del compito, lo indussero a dimettersi. Predisposto il passaggio delle consegne per il suo successore, il 23 settembre 1784 lasciò definitivamente la Sardegna (Medde, 1995, pp. 34 s.).
Al periodo estremo della sua carriera sono riferiti un progetto per una manifattura di carrozze, del 1785 (Viglino Davico, 1986, p. 215), e uno per la torre del palazzo civico di Torino, del 1786 (ivi, pp. 216 s.). Risalirebbero invece al 1787 una serie di interventi per privati nei dintorni di Torino (Grossi, 1790-1791): il portale di accesso alla vigna del capitano Severino Sartoris (villa Nobili, già vigna Il Boggetto), dove gli è attribuita anche la cappella, nonché l’ammodernamento del palazzo dei conti Birago a Borgaro Torinese. Mentre la notizia della realizzazione su sue indicazioni di una grotta a mosaico nel giardino della vigna Pagliani è priva di riferimenti cronologici, ancora al 1787 potrebbe essere riferita la cappella attribuitagli nella villa Salviati (già vigna Bontan), appartenuta alla moglie di Viana, che Giambattista Serratrice fece ristrutturare in quella data (Beni culturali ambientali, 1984). Nello stesso anno, dopo trentatré anni di servizio, Viana concluse la propria carriera alle dipendenze reali con il pensionamento (Corboz, 1968, p. 330 nota 9). L’ultima testimonianza conosciuta è una richiesta di aiuto economico al sovrano da Moncalieri in data 24 settembre 1799 (ivi, p. 332 nota 73).
La data della sua morte deve essere fissata entro il 16 marzo 1803 (Medde, 1994, p. 28 nota 5).
A. Purqueddu, Il tesoro della Sardegna ne’ bachi e gelsi: poema sardo e italiano, Cagliari 1779, p. 249; A. Grossi, Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e suoi contorni …, I, Torino 1790, p. 28, II, Torino 1791, pp. 24, 125 s.; A. Cavallari Murat, G. V., architetto sabaudo in Sardegna, in Atti e rassegna tecnica della Società Ingegneri e Architetti in Torino, n.s., XIV (1960), pp. 395-415; M. Cabras, Le opere del De Vincenti e dei primi ingegneri militari piemontesi in Sardegna nel periodo 1720-1745, in Atti del XIII Convegno di Storia dell’architettura, I, Roma 1966, pp. 294-296; A. Corboz, Invention de Carouge, 1772-1792, Lausanne 1968, pp. 319-332; A. Saiu Deidda, Sull’attività ingegneristica di G. V., in Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico, XVII-XIX (1982), pp. 164-186; A. Del Panta, Un architetto e la sua città: l’opera di Gaetano Cima (1805-1878) nelle carte dell’Archivio Comunale di Cagliari, Cagliari 1983, p. 72; Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, I, Torino 1984, pp. 600, 603, 637; D. Pescarmona, Nuovi contributi alla conoscenza dell’attività degli ingegneri militari piemontesi in Sardegna nel secolo XVIII, in Bollettino d’arte, s. 6, LXIX, (1984), 28, pp. 71-90; M. Viglino Davico, Architectes, ingènieurs, arpenteurs, artisans d’une ville “inventée”, in Bâtir une ville au siècle des lumières. Carouge: modèles et réalités (catal., Carouge), a cura di B. Bertini Casadio et al., Torino 1986, pp. 171-226; A. Saiu Deidda, Teatro e scenografia a Cagliari nel Settecento, in Studi sardi, XXVII (1986-1987), pp. 361-386; G. Gritella, Stupinigi: dal progetto di Juvarra alle premesse neoclassiche, Modena 1987, p. 213; G. Stefani - A. Pasolini, Marmorari lombardi in Sardegna tra Settecento e Ottocento, in Arte lombarda, n.s. XCVIII-XCIX (1991), p. 130; S. Naitza, Storia dell’architettura in Sardegna. Dal Seicento al classicismo purista, Nuoro 1992, pp. 109-147, 186-188; S. Medde, G. V. e l’architettura del XVIII secolo in Sardegna, in Bollettino bibliografico e rassegna archivistica e di studi storici della Sardegna, XI (1994), 18, pp. 27-36 e XII (1995), 19, pp. 29-36; M. Rassu, Architetti sabaudi in Sardegna (1720-1848). Preliminari per una ricerca, ivi, XIII (1996), 21, pp. 19 s.; Il castello di Agliè: gli appartamenti e le collezioni, a cura di D. Biancolini - E. Gabrielli, Torino 2001, p. 12; A. Saiu Deidda, Apparati effimeri per le feste del viceré Lascaris in Sardegna (1777-1780), in Letterature straniere & Quaderni delle Facoltà di Lingue e Letterature straniere, V (2003), pp. 121-136; M. Schirru, Il convento della Beata Vergine del Carmelo a Oristano, in Annali di architettura, XXVIII (2016 [2017]), pp. 109-124; Id., Le residenze signorili nella Sardegna moderna (XVI-XVIII secolo), Sassari 2017, pp. 89, 102, 106 s., 110-112, 118, 128-130, 389.