ZAMBECCARI, Giuseppe
ZAMBECCARI, Giuseppe. – Nacque il 19 marzo 1655 a Castelfranco di Sotto (oggi in provincia di Pisa), da Bernardino di Pompeo e da Livia di Giovan Francesco Maraffi. Entrambi i genitori erano di Pontremoli: il padre proveniva da una famiglia di medici, giureconsulti e notai, mentre la madre apparteneva a una nobile famiglia.
Dopo il passaggio di Pontremoli al Granducato nel 1650, il padre, notaio, svolse incarichi pubblici nel nuovo Stato, cancelliere nel 1652 a Castelfranco, poi a Fucecchio e infine a Fivizzano, dove morì nel 1682. Ebbe undici figli e, secondo Pietro Ferrari (1925, pp. 90-94), il biografo di Giuseppe, solo quest’ultimo e Domenico, nato nel novembre del 1656, raggiunsero la maggiore età. In realtà, come risulta da un carteggio inedito, ebbe anche una sorella monaca (Calamida, 1926, p. 125) e un Antonio Maria di Bernardino Zambeccari risulta essersi laureato in utroque a Pisa nel 1672 (Acta graduum Academiae Pisanae, II, a cura di G. Volpi, 1979, p. 345).
Non si hanno notizie sulla formazione giovanile di Giuseppe fino al 1673, quando fece domanda per essere ammesso al collegio della Sapienza di Pisa, che accoglieva gratuitamente giovani toscani. Dopo l’informativa del podestà di Pontremoli sulle scarse disponibilità della famiglia e il parere favorevole del provveditore dell’Università, che attestava la preparazione del candidato, Zambeccari fu ammesso al collegio e nel novembre del 1673 iniziò i corsi di medicina e filosofia (Ferrari, 1925, pp. 94 s.).
L’Università di Pisa si era distinta negli studi di medicina soprattutto nel ramo dell’anatomia; vi avevano insegnato Andrea Vesalio, Realdo Colombo e Gabriele Falloppia (Falloppio) e negli anni Settanta del Seicento era lettore ordinario di anatomia Lorenzo Bellini, formatosi alla scuola iatro-meccanica di Giovanni Alfonso Borelli, ma attento anche al metodo sperimentale galileano e allo studio anatomico. Fu appunto con Bellini che Zambeccari si laureò il 28 maggio 1679 (Acta graduum Academiae Pisanae, cit., p. 545).
Dopo la laurea, fece pratica all’ospedale di S. Maria Nuova di Firenze e qui conobbe e frequentò Francesco Redi, il noto letterato e scienziato, archiatra del granduca; sotto la sua guida proseguì gli studi di anatomia e condusse esperimenti sugli animali, pubblicando nel 1680, in forma di lettera a Redi, un piccolo saggio di vivisezione e fisiologia (Esperienze [...] intorno a diverse viscere). L’opera ebbe una certa diffusione e fu pubblicata in latino nella Bibliotheca anatomica, raccolta di testi anatomici curata dai medici Daniel Le Clerc e Jean-Jacques Manget, stampata a Ginevra nel 1685.
Grazie anche all’appoggio di Redi, Zambeccari ottenne nel 1681 la nomina a lettore straordinario di medicina pratica all’Università di Pisa e nel 1689 fu promosso ordinario, affiancando Bellini nell’insegnamento di anatomia; alla morte di quest’ultimo nel 1704, subentrò nella medesima cattedra, che tenne fino alla morte; dal 1690 fu anche lettore di anatomia teorica (Barsanti, 2000, I, p. 538).
Intorno al 1690 sposò Anna Maria Palmieri di Pisa. Ebbero un figlio, Bernardino, e tre femmine, due monache nel convento di S. Chiara di Pisa e una che sposò nel 1733 il cavalier Paolo Grifoni, senese (Calamida, 1926, p. 125). Fece ricerche sulle origini della sua famiglia per stabilire una discendenza dai nobili Zambeccari di Bologna e finalmente nel 1722 gli fu riconosciuta la derivazione. Già nel 1719 comunque aveva ottenuto, con il fratello Domenico, la cittadinanza pisana (Ferrari, 1925, pp. 107 s.).
L’unica altra opera pubblicata in vita da Zambeccari fu un’indagine sulle acque termali di San Giuliano e di Casciana, entrambe località vicino a Pisa, e di Bagni di Lucca.
La ricerca fu probabilmente sollecitata in ambito governativo per mostrare come le acque termali pisane non fossero qualitativamente inferiori a quelle lucchesi, più note, prime avvisaglie di un più radicale intervento sulle strutture termali che si sarebbe avuto a metà Settecento (Pult Quaglia, 2009, pp. 155-159). Anche in quest’opera Zambeccari mostrò uno scrupoloso lavoro di analisi; si fece affiancare da altri due noti docenti dell’Università pisana, Michelangelo Tilli, ordinario di botanica e direttore dell’orto botanico, e Pascasio Giannetti, ordinario di filosofia naturale, recandosi con loro a controllare le acque termali delle diverse località, misurandone la temperatura, formulando ipotesi sulla loro composizione chimica e concludendo con una migliore valutazione delle proprietà delle acque termali pisane, rispetto alle lucchesi. Le ipotesi sulla composizione chimica delle acque furono poi in parte contestate, con qualche ironia, da Antonio Cocchi (Dei Bagni di Pisa, Firenze 1750, pp. 396-406), che pure aveva studiato a Pisa e probabilmente con Zambeccari medesimo. Sempre con Tilli e Giannetti, Zambeccari condusse esperimenti con la macchina pneumatica di Johan Musschenbroek, che la figlia di Cosimo III, Anna Maria Luisa, elettrice palatina, aveva regalato all’Università di Pisa nel 1697 (Vergara Caffarelli, 2000, II, p. 1111).
Ricordato dai contemporanei come studioso attento e assiduo docente, fu anche molto religioso. Probabilmente designato dall’arcivescovo di Pisa, ebbe l’incarico di visitare una giovane sarzanese, Maria Caterina Brondi, venuta a Pisa per essere esaminata dalle autorità religiose e sanitarie: era infatti considerata una santa, che praticava il digiuno e altri esercizi di mortificazione. A Pisa Brondi morì all’età di 35 anni e Zambeccari ne eseguì l’autopsia. Nella sua relazione confermò l’assenza da lungo tempo di cibo nello stomaco e questo fatto, insieme con la presenza di stimmate, lo indusse a credere alla santità della donna. Il testo è rimasto inedito, ma Saul Jarcho, medico e storico della medicina, nel 1944 ne ha pubblicato un sunto in inglese. In quell’occasione, oltre alla relazione sull’autopsia, Zambeccari scrisse anche un breve testo sul digiuno e un compendio della vita di Brondi, inediti.
Morì a Pisa il 13 dicembre 1728.
Dimenticato a lungo, fu riscoperto e apprezzato alla fine dell’Ottocento da Augusto Murri e, nel secolo successivo, da medici e storici della medicina, come Carlo Fedeli e Jarcho.
Opere. Inedite: Idea glandulae fabrica usu et generali doctrina secretionis liquidorum comprehensa, Firenze, Biblioteca nazionale, Magliab., II.4.363; Compendio della vita di Maria Caterina Brondi scritto dal dottor Giuseppe Zambeccari, Firenze, Biblioteca riccardiana, Ricc., 2455, cc. 77r-87v; Che non sia possibile vivere lungo tempo l’uomo senza cibo e senza bevanda, ibid., cc. 89r-97v; senza titolo, relazione sull’autopsia, ibid., cc. 99r-117v. Opere a stampa: Esperienze del dottor Giuseppe Zambeccari intorno a diverse viscere tagliate a diversi animali viventi, e da lui scritte e dedicate all’illustrissimo signor Francesco Redi, Firenze 1680 (ed. anast., a cura di C. Fedeli, Pisa 1907); Breve trattato de’ bagni di Pisa e di Lucca, Padova 1712; Del sonno, della vigilia e dell’uso dell’oppio. Lettera inedita (1685) / pubblicata, con una introduzione, dal prof. Carlo Fedeli, Pisa 1907 (il testo, con qualche correzione, è stato pubblicato anche in G. Zambeccari, Il sonno e la vigilia. Lettera, a cura di G. Gentile, Firenze-Milano-Roma-Venezia 1928); C. Fedeli, Giuseppe Zambeccari. Lettera sulle separazioni, in Annali delle Università toscane, n.s., X (1925-1926), pp. 133-169.
Fonti e Bibl.: Acta graduum Academiae Pisanae, II, a cura di G. Volpi, Pisa 1979, p. 545.
A. Fabroni, Historiae Academiae Pisanae, III, Pisis 1795, pp. 561-563; C. Fedeli, Di uno scritto idrologico di G. Z., Livorno 1911; P. Ferrari, G. Z., in Giornale storico e letterario della Liguria, n.s., 1925, vol. 1, pp. 90-117; U. Calamida, Di un carteggio inedito di G. Z., in Atti del III Congresso nazionale della Società italiana di storia delle scienze mediche e naturali, Venezia 1925, Siena 1926, pp. 120-127; S. Jarcho, G. Z., a seventeenth-century pioneer in experimental physiology and surgery, in Bullettin of the history of medicine, 1941, vol. 9, pp. 144-176; Id., G. Z.,“Summary of the life of Maria Caterina Brondi”, with the Marginalia of an unidentified contemporary, ibid., 1944, vol. 15, pp. 400-419; B. Basile, Nota introduttiva, in Scienziati del Seicento, a cura di M.L. Altieri Biagi - B. Basile, Milano-Napoli 1980, pp. 849-851; D. Barsanti, I docenti e le cattedre dal 1543 al 1737, in Storia dell’Università di Pisa, I-II, Pisa 2000, I, 1343-1737, pp. 505-567; R. Vergara Caffarelli, Gli strumenti scientifici, ibid., II, 1737-1861, pp. 1109-1128; A.M. Pult Quaglia, Acque termali: tra riscoperta e trasformazione, in Storia urbana, XXXII (2009), 125, pp. 151-167.