ZANOIA, Giuseppe
Architetto e poeta, nato a Genova l'11 gennaio 1752, morto a Omegna (Novara) il 18 ottobre 1817. Educato in Milano come ecclesiastico, giunse a esservi canonico della cattedrale, della quale fu anche architetto; e fu pure professore e segretario nell'Accademia di belle arti.
Nel 1802 un suo sermone, Sulle pie disposizioni testamentarie, corse manoscritto e fu tanto ammirato che lo attribuirono al Parini; e come di questo fu accolto dal Reina nelle Opere del grande poeta: ne sospettò il Monti per sottili osservazioni tecniche, e quegli endecasillabi se li riprese lo Z. nella stampa dei suoi Sermoni (Milano 1809). La materia della satira vi è coraggiosamente trattata con animo cristiano; e ciò lo mise in luce come liberale. Gli altri due sermoni, anch'essi in endecasillabi sciolti, sono diretti, l'uno contro il poeta stesso che da vecchio si metteva a far versi, e l'altro contro la mala educazione, e, peggio, contro chi sfrutta, senza alcuno scrupolo, i proprî figliuoli. Forte e concettoso lo stile, anche se non manchino asprezze e oscurità; si rammenti, per questo aspetto, che allora il Monti traduceva Persio, di cui lo Z. cercò di conciliare la maniera con quella pariniana. Fu buon oratore sacro e profano; e tentò la commedia (Il ravvedimento, I matrimonii ragionevoli), seguendo con intenzione morale gli esempî goldoniani.
Bibl.: R. Barbieri-Baroni, I "Sermoni" di G. Z., in Giorn. stor. d. lett. ital., LXXXV (1925), p. 308 segg.; A. Serena, Il Sermone dello Z. sulle pie disposizioni testamentarie, Treviso 1913; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, e G. Mazzoni, L'Ottocento, 2ª ed., Milano 1934, i quali dànno bibliografia particolareggiata. Nella raccolta dei Satirici italiani (Torino 1854), fu attribuito allo Z. un sermone, La visione di Parini, diretto a Sofronio (Giampiero Arese, discepolo del Parini e amico del Manzoni), che invece è di G. Torti.