PAPÀ, Giuseppina
(detta Leontina). – Nacque a Mogliano Veneto (Treviso) il 17 ottobre 1842 da Leone, capitano in pensione (appartenente a una famiglia originaria di Corfù), e Luigia Böchmann, mercadante nativa di Lintz (Austria).
Fu figlia illegittima, se pur riconosciuta dal padre, fino al 28 settembre 1849 quando il Tribunale civile di prima istanza in Venezia dichiarò di accogliere la legittimazione per susseguente matrimonio. Ricevette una buona educazione al Collegio reale di Torino, ma ben presto venne alla luce la sua passione per il teatro, solo inizialmente osteggiata dalla famiglia.
Nel 1859, a diciassette anni, debuttò nelle parti di attrice giovane nella compagnia veneta diretta da Angelo Moro Lin, nella quale erano primi attori Amalia Fumagalli e Alessandro Salvini, mostrando sin dal suo esordio eccellenti doti nei ruoli tragici.
Negli anni successivi, probabilmente tra il 1862 e il 1863, fece parte della compagnia di Filippo Prosperi (prima attrice della quale era Carolina Santoni), con cui intraprese una tournée in Spagna di un anno e mezzo circa. Nel 1864 Papà passò alla compagnia Enrico Duse-Giuseppe Lagunaz, in cui era prima attrice Angelica Cappelletto, madre di Eleonora Duse.
Fu con questa compagnia che il 9 novembre 1864, in scena al Teatro Sociale di Padova con La casa nova di Carlo Goldoni, si procurò, nelle vesti di Cecilia Calandrini, la stima e l’ammirazione del generale austriaco Karl Möring, spettatore assiduo dei teatri con il quale iniziò, poco dopo, un’intensa e segreta relazione. Nei suoi diari l’uomo documentò minuziosamente il rapporto con l’attrice, trascrivendo – durante gli anni della frequentazione – la loro corrispondenza.
Di lei – «eccellente donna di casa, creativa, affascinante, vivace, incisiva e intrigante», come sottolineò Möring (cit. in Ricaldone, 1992, p. 46), a proposito della parte di Anzoletta in Le donne di casa soa di Goldoni – il generale seppe apprezzare anche le forti qualità drammatiche emerse nel personaggio di Teresa, in Via degli angeli o la moglie dell’emigrato, una libera riduzione dal teatro francese dell’attore Gustavo Bugamelli, e nel dramma storico La Saffo italiana di Carlo Benvenuti.
Fino alla morte di Möring, nel 1870, Papà ricevette l’aiuto economico di quest’ultimo, non solo amante, ma anche amico e complice, se proprio a lui confidò di avere una relazione con il re d’Italia Vittorio Emanuele II. Era il 1868. La giovane attrice non versava in buone condizioni finanziarie, trovandosi per di più costretta a mantenere sia la madre, che viveva a Torino, sia la sorella.
Nel 1865 fu assunta nella compagnia di Raffaele Lambertini, distinguendosi nella parte della contessa d’Autreval in Una battaglia di donne di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé. L’anno successivo fu scritturata come prima attrice dalla compagnia di Achille Majeroni, con la quale rimase tre anni, per sostituire la più celebre Fanny Sadowsky al Teatro del Fondo di Napoli. In questi anni di fama come prima attrice, Papà conobbe a Roma lo scrittore e drammaturgo Raffaello Giovagnoli, che sposò nel 1872, allontanandosi quindi dalle scene per quasi due anni.
Separatasi dal marito in modo consensuale tornò al teatro nella stagione 1873-74 con la compagnia Cesare Vitaliani-Luciano Cuniberti, mentre dal 1° aprile al 16 luglio 1875 fu prima attrice al Drury Lane di Londra insieme a Tommaso Salvini, interpretando fra gli altri i ruoli shakespeariani di Ofelia e Desdemona.
Nel 1876 fu chiamata a sostituire Virginia Marini nella compagnia di Francesco Ciotti. Nel 1882 passò alla compagnia di Giovanni Emanuel, e successivamente a quella di Ernesto Rossi, che la coinvolse in una delle sue tournée in Russia.
Lavorò ancora nel corso degli anni Novanta con importanti compagnie: la Bellotti-Bon diretta da Florido Bertini (1891), quella di Giacinto Gallina (1892-94), quella di Luigi Ferrati (1895-96), fra le altre, passando successivamente al ruolo di prima attrice-madre nella compagnia diretta da Federico Pozzone al teatro Manzoni di Roma, con la quale fu apprezzatissima nel ruolo della baronessa in Marcella di Victorien Sardou.
Ritiratasi dalle scene nel 1905, Papà continuò a dedicarsi al teatro impartendo lezioni di recitazione nella casa romana di via Modena, dove abitava, e svolgendo l’attività di insegnante per una piccola società di filodrammatici. Negli anni successivi prese parte inoltre a diversi film, tra i quali, nel 1912, Rivale nell’ombra di Carlo Simoneschi e, nel 1920, Una donna d’altri tempi di Arnaldo Fratelli e Non vendo mia figlia! di Nicola Fausto Neroni.
Negli ultimi anni di vita fu costretta a subaffittare qualche camera della sua casa agli impiegati del ministero della Guerra per poter incrementare le entrate, godendo solo di una piccola pensione in seguito alla morte del marito, avvenuta nel 1915. Lavorò anche al Circolo impiegati civili e recitò al Quirinale nell’opera di Giacinto Gallina Gli occhi del core, al cospetto della famiglia reale.
«Non soltanto seducente ma anche intelligentissima, suscitò non poche forti passioni», disse di lei Giuseppe Cauda (1925, p. 168), il quale attribuì la scarsa fama dell’attrice, dopo gli anni della gloria, al fatto che non fosse una ‘mattatrice’, come molte sue contemporanee. Pur lavorando accanto ad attori di un certo calibro e in compagnie per lo più primarie, la sua immagine non resistette al tempo. Dunque, anche se apprezzata da pubblico e critica coevi, la «stimabilissima» attrice (Colomberti, 2009, p. 441) fu presto dimenticata da entrambi.
Bella, elegante nel vestire, con un corpo snello e capelli ricci e biondissimi – motivi per i quali fu molto corteggiata – Leontina possedeva anche una «voce ricca d’affetti» e un «eloquente atteggiar della persona» (F.D. Guerrazzi, in Rasi, 1905, p. 214), all’origine dell’ampia ammirazione del pubblico. La sua recitazione doveva essere schietta e versatile (Brunelli e Redazione, 1975, p. 1591), se il suo repertorio piuttosto variegato spaziava tra Goldoni, Shakespeare, Alfieri, oltreché Vincenzo Monti, Carlo Marenco, Teobaldo Cicconi, Paolo Giacometti, Pietro Cossa, Felice Cavallotti. Una vita immersa nel teatro fu quella della «bella fata dagli occhi d’amore» (Braccio Bracci, in Rasi, 1905, p. 214), consacrata all’arte della recitazione non solo per necessità economica ma anche e soprattutto per una grande passione coltivata fino alla morte.
Morì a Roma il 19 marzo 1922.
Fra le altre compagnie con cui lavorò Papà si ricordano: Carlo Lollio (1869-70), Francesco Coltellini (1871), Achille Dondini-Giovanni Arrighi (1879-80), Achille Majeroni (agosto 1883), Antonio Schiavoni (1886-87), Enrico Gallina (1888), Luigi Duse (1889), Vittorio Pieri (1890-91), compagnia della città di Firenze di proprietà di Michele Fantechi diretta dall’artista Adolfo Drago (1893-94); Impresa di Féeries G. Marchetti e C. (dic.1894).
Fonti e Bibl.: Archivio della Parrocchia di S. Maria Assunta di Mogliano Veneto (Treviso), Registro dei Battesimi, 20 ottobre 1842.
L’arte drammatica, 1886, n. 1, 1887, n. 37, 1890, n. 18-19, 1891, n. 19, 1893, n. 17-18, 1895, n. 21-22; L. Rasi, P. Leontina, in I comici italiani: biografia, bibliografia, iconografia, II, Firenze 1905, pp. 213-215; G. Cauda, Figure e figurine del teatro di prosa, Chieri 1925, pp. 167-170; N. Leonelli, P. G. Leontina, in Attori tragici. Attori comici, II, Roma 1944, p. 171; O. Vergani, Memorie di ieri mattina, Milano 1958, pp. 142-150; C. Laurenzi, L’amore di Leontina, in Corriere della sera, 19 gennaio 1968; A.L. Biggi Giannini, Una lettera su Leontina, ibid., 30 agosto 1968; C. Laurenzi, Le rose di Cannes, Milano 1971, pp. 31-36, 214-216; B. Brunelli e Redazione, P. Leontina, in Enciclopedia dello spettacolo, VII, Roma 1975, coll. 1590 s.; L. Ricaldone, Diario di un caro nemico. Guerra, politica e amori di un generale austriaco nel Veneto e nel Friuli degli anni 1860, Gorizia 1992, pp. 40-78; A. Colomberti, P. Leontina, in Dizionario biografico degli attori italiani, a cura di A. Bentoglio, II (M-Z), Roma 2009, p. 441; database on-line; www.amati.fupress.net, www. citwf.com,www. imdb.com (ottobre 2014).