GIUSTACUORE (dal lat. iuxta e corpus, attraverso il fr. justaucor(p)s; sp. ajustador; ted. Leibchen, Rock; ingl. jacket)
Il giustacuore trae la sua lontana origine dalla cote Juste e dal Juste, specie di farsetto attillato e corto da portare sotto altre vesti, venuto in voga in Francia verso il 1170 e che era spesso ornato con straordinaria ricchezza. Mentre in Francia il Juste veniva a trasformarsi nel pourpoint (1400), stretto alla vita e allacciato davanti, in Italia la giubba e il giubbone prendono le caratteristiche della cote Juste. Erroneamente viene confuso il guardacuore (v.) di quest'epoca con il giustacuore, il quale non appare nella sua vera foggia che nel 1600. In principio non è che un farsetto molto stretto alla vita, con un po' di falda e con maniche larghe. Più tardi, nella seconda metà del '600, diventa una veste lunga fino al ginocchio, allacciata davanti, con maniche larghe e a grandi manopole, guarnita di galloni e di ricami, di bottoni d'oro e d'argento. La linea aderente alla vita s'allarga sui fianchi in una specie di falda foderata di stoffa di crino per tenerla rigida. Questo vestito di stoffa ricchissima e destinato alle classi alte acquista in Francia un carattere particolarmente aristocratico durante il regno di Luigi XIV, poiché solo per autorizzazione regale veniva concesso ad alcuni di portare il giustacuore. Questa foggia continua per tutto il '600 fino alla prima metà del '700 finché il giustacuore si rimpiccolisce, si scorcia e diventa una giacca a falde arrotondate e sfuggenti, molto aperta davanti, da cui derivano, attraverso varie trasformazioni, il frack e la redingote. Il giustacuore fu nel '600 adottato anche nell'abbigliamento femminile per cavalcare, per costume da caccia e per abito elegante. Nel 1660 in Francia era di gran moda un giustacuore foderato di rosso, ricamato in oro e argento: foggia, questa, da cui derivò verso la seconda metà del '700 il caracau.
Bibl.: L. Magalotti, Lettere famigliari, II, Firenze 1769; M. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné du mobilier français, IV, Parigi 1872, p. 212; P. L. De Giafferi, Histoire du costume féminin français, Parigi s. a., pp. 25-26; C. Piton, Le costume civil en France, Parigi s. a., p. 201; B. Köhler, Allgemeine Trachtenkunde, Lipsia s. a., pp. 92, 215, 218, 231; V. Gay, Glossaire archéologique du moyen âge à la Renaissance, II, Parigi 1928, p. 60.