CAVITELLI (Cavitellus, de Cavitellis), Giustiniano
Nobile cittadino cremonese, nacque verso il 1425 da Niccolò, giurista e funzionario dell'amministrazione estense, e da Guiduccia della Cella. Il padre, che morì quando egli era ancorastudente, era riuscito a fargli avere nella cattedrale di Cremona un canonicato, del quale tuttavia il C. non poté prendere possesso per l'opposizione del vicario del vescovo: da ciò scaturì una lunga controversia giudiziaria.
Avviato agli studi giuridici, il 9 ag. 1452 il C. sostenne l'esame di laurea in diritto civile presso l'università di Bologna, avendo come presentatori Battista da San Pietro e Gaspare Ringhieri, e ricevette le insegne dottorali essendo stato approvato da tutti gli esaminatori ad eccezione di uno (Arch. di Stato di Bologna, Liber secretus iuris cesarei, I, c. 116v). Trasferitosi ben presto a Busseto assieme al fratello Marco Antonio (nonno di Lodovico, autore dei Cremonenses Annales..., edito a Cremona nel 1588) ed entrato al servizio del marchese Rolando Pallavicino, esercitò nel 1457 le funzioni di vicario generale e di podestà a Busseto.
Il C. decise poi di trasferirsi a Piacenza per essere più vicino alla sua città natale; in vista di ciò chiese a Francesco Sforza che gli fosse concesso, in deroga agli statuti, di poter svolgere attività forense a Cremona, pur non risiedendovi. Passato in seguito al servizio del duca di Milano, venne da questo nominato vicario generale, carica di grande responsabilità e prestigio, le cui precipue mansioni erano quelle di esercitare un'azione di con.trollo e di sindacato sull'operato dei funzionari ducali; il C. tenne questo ufficio almeno dal 1461 al 1465. Il 7 genn. 1462 venne inoltre inviato a Novara per svolgervi le funzioni podestarili fin quando non si fosse provveduto alla regolare nomina di un nuovo podestà, il che avvenne però già l'i i apr. 1462 nella persona di Antonio Palazzolo. Contemporaneamente il C. aveva proseguito gli studi: conseguì infatti la laurea in diritto canonico negli ultimi mesi del 1461.
Svolse anche importanti missioni diplomatiche per conto di Francesco Sforza presso vane corti italiane: nel giugno del 1461 lo troviamo oratore a Pinerolo presso il duca di Savoia, nel novembre del 1465 a Roma, nel luglio-settembre del 1466 in Lunigiana. In quest'ultimo anno riceveva uno stipendio mensile di 71 lire e 14 soldi. Nel 1469 passò al servizio degli Estensi, ma continuò pure a mantenere ottimi rapporti con la corte di MIlano e a svolgere incarichi diplomatici per conto di Galeazzo Maria Sforza. Risulta dai documenti che negli anni 1469 e 1470 fu commissario generale di Borso d'Este, nel 1471 e 1472 sindaco del palazzo di giustizia a Ferrara, nel 1474 e 1475 capitano generale del Polesine a Rovigo. Nel giugno-luglio 1470 fu inviato, in qualità di oratore ducale, a Bologna. Non sembra che abbia insegnato nell'università di Ferrara, come invece ha sostenuto il Borsetti (Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrara 1735, p. 51), in quanto il suo nome non ricorre mai nei rotuli dei professori di tale Studio.
Il 1° apr. 1475 il re d'Ungheria Mattia Corvino, desideroso di avere alla sua corte numerosi dotti provenienti dall'Italia, diede incarico al suo oratore Francesco Fontana di "conducere et appretiare" sei giuristi e un chirurgo; il C. fu tra i giureconsulti prescelti, e così il 1° maggio 1475, col consenso di Ercole d'Este, venne nominato dal Fontana "consiliarius" e presidente del Consiglio del regno d'Ungheria. Gli venne promesso uno stipendio annuo di 600 ducati d'oro, oltre al rimborso di tutte le spese necessarie per il trasferimento suo e della famiglia in Ungheria. Nell'autunno del 1475 il C. giunse a Buda, donde continuò a mantenere frequenti rapporti epistolari coi duchi di Milano, ai quali rimase sempre fedele. Come oratore di Mattia Corvino, il C. ritornò a Milano presso Gian Galeazzo Sforza e Bona di Savoia nel novembre del 1478. Scopo della sua missione era quello di adoperarsi per il ristabilimento della pace in Italia e ottenere soccorsi contro i Turchi; con l'occasione richiese pure alcune esenzioni per i suoi possedimenti di Cremona. Nell'anno successivo soggiornò a lungo in Boemia, ove partecipò alle trattative di pace tra l'Ungheria, la Polonia e la Boemia. Ancora al servizio del re d'Ungheria come "consiliarius", morì nei primi mesi del 1484 a Belgrado, ove venne sepolto.
Gli Sforza, suoi antichi protettori, si preoccuparono di facilitare il ritorno in patria della vedova e dei figli che l'avevano seguito, in Ungheria; una figlia era tuttavia rimasta in Italia, dove aveva sposato Antonio Bucherini, funzionario dei duchi di Milano.
Fonti e Bibl.: Un certo numero di dispacci e di relazioni del C. si conservano nell'Arch. di Stato di Milano, Archivio ducale, Carteggio, Firenze, busta 272; Ferrara, busta 322; Savoia, busta 480. Altri documenti di vano genere emanati dal C., o comunque a lui relativi, si possono vedere in: Arch. di Stato di Milano, Famiglie, busta 50; Registri ducali, 153, c. 269v; Archivio di Stato di Firenze, Signori, minutari, reg. 7, cc. 161, 163; Ibid., Signori, missive ICancelleria, reg. 45, cc. 89-90 (docc. segnalati da G. Pansini); Arch. di Stato di Modena, Arch. Segr. Estense, Cancell. ducale, Carteggio di particolari, busta 315, fasc. 14; Ibid., Camera ducale, Libromemoriale, 1469, c. 148v; Ibid., Camera ducale, Mandati, 1469, c. 201v; Lucca, Bibl. Capit. Feliniana, ms. 541, c. 221; Milano, Bibl. d. Società stor. lombarda, ms. Formentini 5: Rendicontodello Stato di Milano per l'anno 1463, c. 104v. La pergamena contenente l'atto con cui il C. fu assunto al servizio del re d'Ungheria è stata segnalata dalla prof.ssa M. L. Corsi e si conserva nell'Arch. di Stato di Cremona, Arch. del Comune, Fondo segr., n. 171. Cfr. inoltre F. Arisi, Cremonaliterata, I, Parma 1702, p. 338; L. Cavitelli, Cremonenses Annales, in J. G. Graeve, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, III,2, Lugduni Batavorum 1704, col. 1466; Magyar diplomácziaiemlèkek. Mátyds Király Korából, a cura di I. Nagy-A. Nyáry, in Monum. Hungariae Historica, Acta externa, Budapest 1877, V, nn. 191, pp. 274 s.; 211, pp. 304 s.; 224, pp. 325 s.; 233, pp. 338 s.; 258 e 259, pp. 374-385; 266, p. 393; 268, pp. 396 s.; VI, n. 31, p. 35; C. Santoro, Gli uffici del dom. sforzesco (1450-1500), Milano 1948, p. 293; I diari di Cicco Simonetta, a cura di A. R. Natale, I, Milano 1962, p. 263; Acta inConsilio secreto Mediolani, a cura di A. R. Natale, II, Milano 1964, pp. 311-322, 331; M. Del Piazzo, Il protocollo del carteggio della Signoriadi Firenze 1459-1488, Roma 1969, pp. 222-225; G. Garone, I reggitori di Novara, Novara 1865, p. 235; E. Seletti, La città di Busseto, capitaleun tempo dello Stato Pallavicino, I, Milano 1883, pp. 133, 275 s.; F. Gabotto, Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, I,Torino-Roma 1892, p. 56 n. 1; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Lucca 1901, p. 57; C. Santoro, Contr. alla storia dell'ammin. sforzesca, in Arch. stor. lomb., n. s., IV (1939), p. 68.