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GLAGOLITICO o glagolito

di Arturo Cronia - Enciclopedia Italiana (1933)
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GLAGOLITICO o glagolito

Arturo Cronia

Antico alfabeto slavo, inventato dai missionarî salonicensi Cirillo e Metodio, e chiamato così, posteriormente, forse da glagola ("dixit, inquit") che s'incontra spesso nei testi sacri paleoslavi e nella celebrazione degli uffici divini in detta lingua. Deriva, in massima parte, dal corsivo greco del sec. IX. È composto di 40 lettere che si susseguono così:

L'alfabeto glagolitico differisce dal cirilliano o cirillico (v.) non solo graficamente, ma anche nell'uso di singole lettere: per i suoni e e je esso non ha che la lettera e e per i suoni j e gj) ha pure una lettera sola, mentre ha tre i, un segno speciale per la g palatale e un differente valore numerico delle singole lettere. Si è discusso a lungo sulla priorità dei due alfabeti slavi, ma oggi è pacifico che il glagolitico è più antico, perché lo si trova generalmente nei più antichi monumenti paleoslavi, ha carattere più primitivo, è meno perfetto e maneggevole del cirillico e nei palinsesti risulta sempre anteriore.

Grande è la diffusione e l'importanza che il glagolitico ebbe nella storia della civiltà slava. I primi monumenti slavi, scritti in Boemia e Moravia all'epoca di Cirillo e Metodio (sec. IX), sono in caratteri glagolitici, e glagolitici sono quasi tutti i primi monumenti della letteratura paleoslava dei Bulgari. Se ne trovano tracce pure presso i Russi, Serbi, Sloveni. Quando in Bulgaria la scrittura cirillica prese il sopravvento, il glagolitico passò fra i Croati e, specialmente lungo le coste adriatiche, si mantenne durevolmente, modificandosi e acquistando nuova fisionomia. Dalla fine del secolo XII andò rimaneggiando il suo primitivo carattere rotondeggiante (bulgaro) e si riformò in un tipo più angoloso (croato), il quale dal sec. XIV in poi restò essenzialmente immutato nei codici di carattere religioso, mentre nelle carte pubbliche e private si sviluppò ulteriormente in un tipo più accentuatamente corsivo.

Pari all'evoluzione grafica del glagolitico è stata anche la sua funzione nel campo culturale, chiesastico. Importato fra i Croati da alcuni seguaci di Cirillo e Metodio e introdotto insieme col paleoslavo nell'officiatura ecclesiastica di alcune località o regioni, il glagolitico divenne inseparabile da esso, e presto cozzò contro la vigilanza della Chiesa cattolica, che nella sua giurisdizione non tollerava che il latino, e fu condannato in parecchi sinodi (Spalato 925, 928, 1060, ecc.). Ma, parte per la resistenza, sia pur passiva, dei suoi fautori, parte per l'incertezza della S. Sede che ora lo proibì e ora lo permise, esso si sostenne a lungo in Dalmazia e in Istria, penetrando anche nel campo letterario e politico. Fu così che, oltre che per la celebrazione degli uffici divini, il paleoslavo in caratteri glagolitici fu usato anche in tutta una serie di opere religiose o morali, che furono via via adattate dal latino e dall'italiano. Non solo, ma avvicinandosi alle fonti vive dei parlari čakavi, servì anche per qualche saggio di poesia profana, di dramma sacro, di cronologia universale e di novellistica medievale. Fatto è che a questa modesta e poco originale produzione glagolitica, la quale ebbe la sua epoca più bella nei secoli XV e XVI, ricorse più d'una volta la letteratura croata che, in lingua popolare e in caratteri latini, incominciò a germogliare in Dalmazia alla fine del sec. XV. Comunque questa letteratura paleoslavo-glagolitica non fu priva d'importanza, tant'è vero che i protestanti di Germania, preparando nel sec. XVI libri di propaganda per gli Slavi meridionali, ricorsero al glagolitico. Ma col progredire delle opere a stampa il glagolitico cadde sempre più in disuso. Qualche rara edizione glagolitica a Fiume, Venezia e Roma per cura di privati o di autoritȧ ecclesiastiche, qualche raro codice di miscellanea culturale: queste sono le ultime prove degne di menzione che il glagolitico abbia lasciato di sé nel corso dei secoli successivi. Abbandonato dagli stessi Croati e combattuto dagl'Italiani di Dalmazia e d'Istria, che vi vedevano l'opposizione più radicale all'universalità del latino fra i cattolici, il glagolitico si ridusse nuovamente alla sola officiatura ecclesiastica in singole diocesi, e dopo dieci secoli si trova al suo punto di partenza.

Bibl.: V. Jagić, Glagoličeskoe pis'mo (Scrittura glag.), Pietroburgo 1911; id., Entstehungsgesch. der kirchenslav. Sprache, Berlino 1913; I. Milčetić, Hrvatska glagoljska bibl. (Bibl. glag. croata), Zagabria 1911; L. Jelić, Fontes historici liturgiae glagolitico-romanae, Veglia 1906; V. Jagić, in B. Vodnik, Provijest hrvatske književnosti (St. della letteratura croata), Zagabria 1913; G. Pesante, La liturgia slava, Parenzo 1893; A. Cronia, L'enigma del glag. in Dalmazia, Zara 1925.

Vocabolario
glagolìtico
glagolitico glagolìtico agg. e s. m. [dal russo, serbo, ecc. glagolica «alfabeto glagolitico», der. dello slavo comune glagolŭ «suono, parola»] (pl. m. -ci). – Denominazione del primo e più antico alfabeto slavo, creato nella seconda metà...
o, O
o, O ‹ò› s. f. o m. (radd. sint.). – Quattordicesima lettera dell’alfabeto latino, la cui forma deriva dal segno usato dai Greci per indicare in origine la vocale o, breve o lunga, prima che si differenziassero nella scrittura (dal sec....
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