GLAUCO di Chio
Toreuta e metallurgo, famoso verso la fine del sec. VII a. C., ritenuto dagli antichi inventore della saldatura del ferro. Documento di questa era il sostegno d'un cratere argenteo che Aliatte II re di Lidia aveva donato al santuario di Delfi, secondo una notizia di Erodoto (I, 25). Pausania, che vide l'oggetto verso il 170 d. C., quando il vaso era già scomparso, dice (X, 16,1) ch'era una sorta di piramide tronca, fatta di pezzi saldati, con traverse, che recavano fregi di figure, disposte su ciascun lato come i gradini d'una scala. Sbalzata e cesellata era la decorazione, secondo Egesandro da Delfi citato da Ateneo (Deipnosoph., V, p. 210). Presso gli eruditi greci più tardi, l'artista venne confuso con due omonimi: un grammatico di Samo e uno scultore di Lemno.
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921, p. 245.