Glauco
Mitico pescatore della Beozia, il quale secondo la versione ovidiana (Met. XIII 898-968), avendo notato che i pesci da lui presi saltavano di nuovo in mare appena assaggiata una certa erba, ne mangiò anche lui e divenne una divinità marina, oltrepassando così la natura umana.
Il nome del personaggio ricorre in Pd I 68, al centro della terzina in cui D. paragona alla metamorfosi di G. la trasformazione sovrannaturale che sente avvenire in sé stesso nel guardare Beatrice: Nel suo aspetto tal dentro mi fei, / qual si fé Glauco nel gustar de l'erba / che 'l fé consorto in mar de li altri dèi (cfr. specie Met. XIII 945-946 " subito trepidare intus praecordia sensi, / alteriusque rapi naturae pectus amore ").