WATAGHIN, Gleb Vassilievich
– Nacque a Birsula, villaggio sul Mar Nero vicino a Odessa, il 3 novembre 1899, da Vassily, ingegnere, e da Evgenia Gulianitzky. La famiglia era di condizione agiata, la madre di origini nobili, e Gleb aveva due fratelli e una sorella.
Il padre era funzionario delle ferrovie imperiali e Gleb compì gli studi liceali, conclusi nel maggio 1918, a Kiev. Sentendosi in pericolo per l’avanzata delle armate rivoluzionarie, la famiglia decise di abbandonare il Paese. A Odessa si imbarcarono per la Grecia, poi raggiunsero Belgrado, dove il padre morì. Uno dei fratelli raggiunse poi Roma, in cerca di lavoro, e conobbe l’attrice russa Tatiana Pavlova: seguendola si trasferì a Torino. Qui fu raggiunto dal resto della famiglia tra il 1919 e il 1920. Wataghin, dotato di uno straordinario talento per le lingue, imparò rapidamente l’italiano e si iscrisse all’Università, dove conseguì con lode la laurea in fisica (1922), e quella in matematica (1924). Le sue qualità scientifiche furono subito riconosciute dai docenti con cui si era formato, che lo avviarono alla carriera accademica.
Dal 1925 al 1933 insegnò analisi matematica e fisica sperimentale nella Scuola di artiglieria presso la Regia Accademia militare di Torino. Nello stesso periodo sposò Caterina Levis: dal matrimonio nacquero due figli, Andrea (1926-1984) e Vladimir (nato nel 1930), divenuti entrambi fisici. Il 9 maggio 1929 ottenne la cittadinanza italiana e dal 1929 al 1934 fu docente incaricato presso l’Università di Torino, dapprima di meccanica razionale, poi di fisica superiore. Wataghin si rese pienamente conto dell’importanza delle nuove idee e delle nuove teorie che stavano affermandosi nella fisica contemporanea e in particolare della meccanica quantistica, che aveva difficoltà a imporsi nell’ambiente scientifico torinese, piuttosto conservatore. Nel 1930 si laureò sotto la sua guida Gian Carlo Wick.
Nel 1934, su suggerimento di Enrico Fermi, Antonio Ramos lo invitò in Brasile, per prendere parte alla costituzione della facoltà di filosofia, scienze e lettere, da cui si sarebbe in seguito sviluppata l’Università di São Paulo, istituzione dal ruolo centrale nell’organizzazione del sistema universitario brasiliano. Wataghin accettò l’invito, e fu collocato – secondo la formula allora in uso – «a disposizione del Ministero degli affari esteri». Dal 1934 al 1949 insegnò fisica generale e sperimentale e meccanica razionale, cui affiancò in alcuni anni accademici fisica teorica, fisica matematica, fisica superiore e meccanica celeste. Nell’insegnamento diede ampio spazio a giovani brillanti, per i quali riuscì – grazie alle sue relazioni scientifiche – a ottenere importanti periodi di studio presso i migliori ricercatori a livello internazionale.
Pose così in Brasile le basi di un’importante scuola, che annoverò fra gli allievi fisici sperimentali come Marcello Damy de Souza Santos e Paulus Aulus Pompéia, e teorici come Mário Schenberg, Sônia Ashauer, Walter Schutzer, Jayme Tiomno, Paulo Leal Ferreira, Oscar Sala e César Lattes. I suoi interessi scientifici in quel periodo spaziarono fra teoria dei campi (in particolare teoria dei campi non locale), statistica delle particelle ad alta temperatura, astrofisica, produzione multipla di mesoni e ricerche sui raggi cosmici. Nel 1940 contribuì a scoprire l’esistenza degli ‘sciami adronici’ e nel 1945 calcolò con precisione la sezione d’urto totale delle collisioni ad alte energie protone-protone.
Parallelamente si svolgeva la sua carriera accademica in Italia. Nel dicembre del 1938 fu nominato professore straordinario nell’Università di Sassari e rientrò dal Brasile per prendere servizio. Nel febbraio successivo fu nuovamente collocato ‘a disposizione’ e tornò a São Paulo. Confermato ordinario nel 1940, la progressione della carriera continuò regolarmente, fino a gennaio del 1943, quando, per ragioni politiche, non volle prendere servizio presso l’Università di Padova che lo aveva chiamato nel 1941 per sostituire Wick, trasferito a Roma nel 1940 per prendere il posto rimasto libero in seguito alle dimissioni di Fermi. Fin dal 1938, infatti, si era adoperato per far giungere in Brasile fisici e matematici in fuga da persecuzioni razziali e politiche, il più noto dei quali, tra i fisici, fu Giuseppe Occhialini. Nel dicembre del 1944, nella situazione di graduale ripresa della democrazia in Italia, chiese e ottenne la riammissione in servizio a Sassari, continuando però a lavorare in Brasile.
Alla fine di ottobre del 1948 fu chiamato all’Università di Torino e nel febbraio del 1949 rientrò definitivamente da São Paulo. Il suo ritorno era stato fortemente sollecitato da Romolo Deaglio, ordinario di fisica superiore e preside della facoltà di scienze (dal 1945 al 1972), nel quadro di un progetto di rilancio dell’istituto di fisica torinese. Dal 1949 al 1963 Wataghin tenne la cattedra di fisica sperimentale e dal 1963 al 1970 quella di fisica generale, affiancandovi in diversi anni accademici gli insegnamenti di meccanica statistica, radioattività, e spettroscopia. Fra i suoi allievi di questo secondo periodo torinese il più noto fu certamente Sergio Fubini. Con il sostegno di Deaglio, Wataghin assunse nel 1949 la direzione dell’istituto di fisica e nel 1950 ottenne la chiamata alla cattedra di fisica teorica di Mario Verde.
Il 1° luglio 1951 fu costituito il Centro sperimentale e teorico di fisica nucleare, di cui pure divenne direttore. Fu inoltre decisa la costruzione presso l’Istituto di fisica di un sincrotrone da 100 MeV, da realizzare attraverso un consorzio tra l’Università, il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e la FIAT. Il centro torinese si affiancava al Centro di fisica nucleare istituito a Roma nel 1945 e al Centro per lo studio degli ioni veloci sorto a Padova nel 1947. L’8 agosto 1951 fu costituito dal CNR l’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), nel quale venivano riuniti i centri di studio di Roma, Padova e Torino, contestualmente all’istituzione di un quarto centro a Milano.
Nel gennaio del 1948 era stato inaugurato il laboratorio della Testa Grigia, costruito in alta quota per lo studio dei raggi cosmici, concepito come punto di incontro tra i fisici di diverse sedi universitarie, in cui si stabilirono forti legami personali e di collaborazione scientifica. A tali collaborazioni si affiancarono poi quelle con l’uso delle emulsioni nucleari lanciate in quota mediante palloni sonda. Wataghin poté così subito inserirsi in un contesto favorevole alla prosecuzione delle sue ricerche sui raggi cosmici e sulla teoria delle particelle elementari. Egli era però soprattutto impegnato nell’organizzazione delle attività dell’INFN a livello locale e nazionale e nel dare vita, anche in questa nuova fase torinese, a una scuola di elevato livello nel competitivo contesto della ricerca italiana in fisica fondamentale.
Wataghin è stato descritto da coloro che lo conobbero come un uomo cordiale e comunicativo, dotato di grandi capacità organizzative e di straordinarie qualità didattiche, che suscitavano entusiasmo nei suoi allievi. Nel 1949 fu eletto socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei (socio nazionale dal 1960) e nel 1950 socio nazionale residente dell’Accademia delle scienze di Torino; nel 1951 ricevette dall’Accademia dei Lincei il premio Feltrinelli. Fu inoltre insignito della medaglia d’oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (1964). Nel 1970 passò nella posizione di professore fuori ruolo e nel 1975 fu collocato a riposo, pur continuando a svolgere alcuni corsi liberi presso l’Università. Morì a Torino il 10 ottobre 1986.
Fonti e Bibl.: L’archivio personale di Wataghin si trova, al momento di redigere questo testo, presso il figlio Vladimir, a Torino; per il periodo brasiliano, peraltro, l’archivio personale coincide largamente con quello dell’Istituto di fisica dell’Università di São Paulo ed è ordinato e inventariato (cfr. http://acervo.if.usp.br/index.php/arquivo-do-departamento-de-fisica-da-faculdade-de-filosofia-fflc, 18 agosto 2020). Il fascicolo personale relativo alla carriera accademica in Italia si trova presso l’Archivio storico dell’Università di Torino, mentre la documentazione riguardante il mancato rientro nel 1943 è presso l’Archivio storico dell’Università di Padova.
È basato sui ricordi personali E. Predazzi, G. W., in La facoltà di scienze matematiche fisiche naturali dell’Università di Torino. 1848-1998, a cura di C.S. Roero, II, Torino 1999, pp. 283-294, che alle pp. 290-294 offre un elenco selezionato delle sue pubblicazioni scientifiche. T. Regge ne ha pronunciato una breve commemorazione presso l’Accademia delle scienze di Torino, Adunanza del 18 gennaio 1989 (cfr. https://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/gleb-wataghin, 18 agosto 2020); sulla sua attività scientifica in Brasile cfr. R. Salmeròn, G. W., in Estudos avançados, 2002, vol. 16, n. 44, pp. 310-315 e Id. G. W., in CBPF - Centro brasileiro de pesquisas físicas - CS, 2001, n. 1, pp. 1-10, nonché una testimonianza dello stesso Wataghin (1975) al Centro de pesquisa e documentação de história contemporânea do Brasil (CPDOC), presso la Fundação Getulio Vargas: G. W. (depoimento, 1975), Rio de Janeiro 201 (cfr. http://www.fgv.br/cpdoc/historal/arq/Entrevista477.pdf, 24 agosto 2020) sulla sua attività in favore di matematici e fisici perseguitati negli anni Trenta e Quaranta cfr. L. Vieira da Souza - B. Bontempi Jr, Dall’Europa al Brasile: G. W. e la cooperazione scientifica in tempi di guerra, in Lettera matematica, 2018, n. 106, pp. 33-40; cfr. inoltre L. Vieira da Souza, Considerações sobre biografia científica e história transnacional das ciências: o caso da participação de G.W. na cooperação ítalo-soviética (1959-1968), in Em construção. Arquivos de epistemiologia histórica e estudos da ciência, 2020, n. 7 (cfr. https://www.e-publicacoes.uerj.br/ index.php/emconstrucao/article/view/48121, 24 agosto 2020).