GLEE
. Breve e semplice composizione a sole voci (da 1 a 3) in voga tra gl'Inglesi dagl'inizî del Settecento al primo quarto dell'Ottocento. Il termine glee deriva dall'anglo-sassone glíw, gléo, propriamente "divertimento" (musicale).
Tale musica vocale da camera differisce per intimi stilemi dal Madrigale (v.), il cui uso pratico era pure stato analogo. Nel glee non compaiono, infatti, le ampie linee melodiche dalle quali il madrigale era condotto a complessi svolgimenti contrappuntistici e quindi architettonici; l'invenzione melodica vi nasce con caratteri di concisione e di levità, mentre all'espressione tipica del contrappunto si sostituisce quella dell'armonia. Come è ovvio, dato lo stile musicale del Sette-Ottocemo, la base armonistica del glee contribuisce anch'essa, con la sua tonalità moderna, al distacco da ogni tradizione madrigalistica.
Iniziatore del genere glee fu Th. A. Arne (nato nel 1710); celebri autori ne furono, dopo che S. Webbe (1740-1816) ebbe dato gli esempî più significativi, R.J.S. Stevens (1757-1837), R.J.W. Callcott (1766-1821), W. Horsley (1774-1858).
Per la diffusione del glee ebbe importanza l'opera del Glee Club di Londra, che dal 1783 al 1857 radunò dilettanti e cultori dal canto d'insieme, e che fu - tra l'altro - onorato da offerte musicali dello stesso S. Webbe.