Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Gruppo di filosofi, scienziati e letterati, gli idéologues sono i diretti eredi dell’Illuminismo francese. Costruiscono un sistema filosofico che organizza le diverse branche del sapere sull’uomo (logica, morale, grammatica) a partire da una nuova analisi dei problemi della conoscenza e dei suoi strumenti. I loro studi favoriscono la nascita di scienze come l’antropologia culturale, la linguistica comparata e la psicologia. Sostenitori della Rivoluzione, assumono importanti incarichi di governo e lavorano alla riforma del sistema dell’istruzione pubblica in Francia.
Attivi tra il 1771 e il 1810, i filosofi e gli scienziati dell’idéologie costituiscono un gruppo compatto di intellettuali con stabili relazioni di collaborazione e scambio, tanto che i loro studi possono essere considerati come un unico sistema filosofico. Diretti eredi degli illuministi, gli idéologues si impegnano attivamente nella vita politica della Rivoluzione francese, poiché ritengono che l’impegno civile sia una conseguenza necessaria della conoscenza filosofica. Nel periodo del Direttorio, all’interno del Comitato di istruzione pubblica, realizzano una riforma del sistema della scuola e della formazione superiore che rimarrà il modello cui ancora oggi si ispirano i sistemi scolastici pubblici in Europa.
Allievi di Étienne Bonnot de Condillac, Claude-Adrien Helvétius e Jean-Antoine-Nicolas Caritat de Condorcet, gli idéologues iniziano a riunirsi ad Auteuil nel 1771. Assieme ai più noti Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy, Pierre-Jean-George Cabanis, Joseph- Marie Degérando, Constantin-François Volney, François Thurot, afferiscono al gruppo degli idéologues filosofi, politici, letterati e scienziati come Philippe Pinel, Sébastien-Roch Nicolas Chamfort, Emmanuel-Joseph Sieyès, Pierre Claude François Daunou, Pierre-Louis Ginguené, Jean Marc Gaspard Itard, Charles-Maurice de Talleyrand, Georges Cuvier, Pierre Laromiguière, Dominique Joseph Garat, Marie Joseph Blaise e André Chénier (1764-1811 e 1762-1794), Pierre Maine de Biran, Pierre-Louis Roederer, Antoine Laurent de Lavoisier, e lo stesso Napoleone Bonaparte che cerca il loro appoggio all’inizio della sua carriera politica.
Prima della Rivoluzione francese si impegnano in battaglie civili come la riforma degli ospedali e dei manicomi. Nel 1789 alcuni di loro sono eletti agli stati generali e collaborano ai progetti di riforma più radicali discussi dall’Assemblea Nazionale. Nel 1791 gli idéologues sostengono la creazione della repubblica e stendono parti della costituzione. Nel 1792 sono alla Convenzione nazionale ma, vicini ai girondini, nel 1793 si oppongono a Robespierre e al Terrore. Il governo del Direttorio, tra il 1795 e il 1799, costituisce il periodo della loro egemonia culturale e civile.
Con la legge del 3 Brumaio anno IV, gli idéologues si assicurano il controllo dell’Institut National, che sostituisce le accademie (abolite nel 1793) e che diviene la massima istituzione culturale francese. Diviso in classi scientifiche, artistiche e letterarie, l’Institut National incarna la sintesi unitaria del sapere auspicata dagli idéologues. All’interno di questa struttura, tutti i membri presentano in sedute generali relazioni scientifiche che assicurano l’aggiornamento reciproco su tutte le discipline.
Oltre a promuovere queste di ricerche l’Institut indica i programmi e promuove un continuo scambio di informazioni, pubblicazioni e lezioni con le scuole secondarie, le écoles centrales, scuole laiche, gratuite e aperte a tutti, divise in classi per età, con professori diversi per ogni materia (disegno, scienze, lingue antiche e moderne, storia, matematica, fisica, chimica, grammatica generale, lettere, diritto). In questo modo la cultura idéologique si diffonde capillarmente.
Nel 1799 appoggiano Napoleone, che considerano un prosecutore della Rivoluzione contro la restaurazione monarchica, e ne favoriscono il colpo di Stato. In veste di tribuni e senatori, si oppongono però al suo progetto dispotico sempre più evidente, finché nel 1802 Napoleone epura il Tribunato e nel 1803 sopprime la sezione dell’Institut che è diventata la loro sede politica e culturale. Dopo il 1804 non hanno più vita politica attiva ma le loro riflessioni sono destinate ad avere un profondo influsso sui giovani che li conoscono personalmente o ne studiano le opere, come Stendhal, Manzoni, Leopardi, Humboldt (studente a Parigi dal 1798 al 1801), Bopp, Soave e il meno giovane Biran.
Gli Elementi di ideologia (divisi in Ideologia, Grammatica, Logica e Trattato sulla Volontà) di Destutt de Tracy e i Rapporti tra il fisico e il morale dell’uomo di Cabanis sono i principali testi in cui gli idéologues costruiscono una storia generale dell’uomo, delle sue caratteristiche e facoltà. Gli idéologues intendono questo edificio teorico come una nuova “scienza dell’uomo”: è l’idéologie, ovvero la stessa filosofia, intesa come disciplina generale, che riunisce e organizza le diverse scienze autonome e specifiche in cui si suddivide il sapere sull’uomo. L’idéologie è la sintesi organizzativa delle scienze descrittive che si occupano dei diversi aspetti particolari dell’uomo e l’unità di questo sapere è data dall’omogeneità del metodo analitico con cui esso è costruito. Secondo tale metodo, che si ispira a quello cartesiano, come già abbiamo potuto leggere nel capitolo sul sensismo e materialismo in questo volume, per osservare e conoscere la realtà è necessario scomporla nei suoi elementi semplici per poi comprenderne l’integrazione sistematica.
Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy
Definizione di Ideologia
Ideologia
Questa scienza si può chiamare Ideologia se si fa attenzione solamente al suo soggetto; Grammatica generale, se si considera solamente il mezzo; Logica se si considera solamente la finalità. Qualunque nome le si dia, essa comprende necessariamente queste tre parti; non è infatti possibile trattarne una in modo ragionevole senza occuparsi delle altre due. Ideologia mi sembra il termine generale, perché la scienza delle idee comprende quella della loro espressione e quella della loro deduzione. È nello stesso tempo il nome specifico della prima parte.
Destutt de Tracy, Idéologie, trad. redazionale
La costruzione del sapere idéologique prende le mosse dall’analisi delle idee, della loro origine, formazione, combinazione ed espressione (da qui il termine “ideologia”, con cui lo stesso Tracy definì l’orientamento teorico del gruppo). Questa analisi si basa sulla teoria medica e biologica della materia organica sviluppata da Cabanis nei Rapporti, a partire dalla medicina vitalista della Scuola di Montpellier. Secondo questa teoria, la materia vivente è un tipo particolare di sostanza la cui proprietà specifica è quella di essere la sede della sensibilità, localizzata nel sistema nervoso.
In questo modo gli idéologues ritengono di superare il dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa, dualismo che ritrovano ancora nella teoria della sensazione del loro maestro Condillac. Attraverso la sensibilità del sistema nervoso la materia organica genera le sensazioni e le percezioni, quindi il pensiero: idee e pensiero sono così intesi come prodotti della materia stessa, e non più contrapposti a essa.
Secondo Cabanis, infatti, il pensiero è un prodotto biologico dei processi organici della sensibilità che avvengono nel cervello; perché si dia pensiero è dunque necessario che ci sia materia organica. Il pensiero è inoltre diverso in ogni individuo, essendo determinato dalle condizioni che influenzano la percezione e i processi organici di quell’individuo: età, sesso, lavoro, salute, alimentazione, clima, vita quotidiana, umore e stanchezza.
Anche per Tracy, come per Cabanis, le idee sono prodotte dalle sensazioni, che hanno una sede fisica, il sistema nervoso. Inoltre, poiché le sensazioni variano negli individui secondo i fattori elencati da Cabanis, anche il pensiero è soggettivo e diverso in ogni individuo o gruppo sociale. Per Tracy l’apparato fisiologico ha il compito di trasformare le prime impressioni sensibili in idee complesse e generali attraverso un processo di progressiva astrazione. Le idee complesse (idee di un singolo oggetto) e le idee generali (astratte da una categoria di oggetti) costituiscono il pensiero, che non è altro che la somma delle sensazioni penetrate nel cervello umano.
L’idéologie è la storia di questo processo di formazione del pensiero: ogni idea trae origine dalla sensazione e dalle operazioni di cui la sensibilità umana è capace. In primo luogo c’è il sentire, il percepire sensazioni in senso proprio. In secondo luogo la memoria che ricorda una sensazione del passato. In terzo luogo il giudizio che consente di porre in relazione una sensazione con l’oggetto che l’ha causata e, da ultimo, la volontà che genera il desiderio di un oggetto ricordando la sensazione che ha suscitato. Memoria, giudizio e volontà sono le operazioni fondamentali della mente attraverso le quali si costruiscono tutte le idee.
Pierre-Jean-Georges Cabanis
Ciò che modifica le nostre sensazioni
Rapporti sul fisico e il morale dell’uomo
Non solamente negli uomini è differente il modo di sentire, in ragione della loro organizzazione fisica di base e delle altre circostanze dell’età e del sesso, che dipendono esclusivamente dalla natura; ma questo modo è anche grandemente modificato dal clima, di cui non sempre l’uomo è nell’impossibilità di controllare l’influenza; inoltre, è modificato anche dal regime (alimentare), dal carattere, o dal tipo di professione, in una parola, dall’insieme delle abitudini fisiche, che frequentemente possono essere sottoposte a controlli ragionevoli: la medicina, facendo conoscere le malattie che cambiano in modo particolare lo stato della sensibilità, e determinano quali sono i rimedi che possono ricondurre la sensibilità a un ordine naturale, fornisce un potente mezzo in più per agire sull’origine stessa delle sensazioni.
Cabanis, Rapports du physique et du moral de l’homme, trad. redazionale, Paris, Crapart-Caille-Ravier, 1802
Partendo da questi presupposti Joseph-Marie Degérando, nell’opera capitale Des signes, esamina e cataloga le idee, i segni che le fissano e le concretizzano, il linguaggio verbale e i tipi di relazioni tra idee e segni, e tra idee e idee. Egli crea così le premesse di quella che sarà la psicologia ottocentesca, intesa come analisi dei procedimenti del ragionamento, della trasformazione delle idee nella mente, e delle relazioni che le idee stabiliscono tra loro nel pensiero di ogni individuo.
Di particolare importanza è l’applicazione in campo psichiatrico delle tesi di Cabanis compiuta da un altro idéologue, Philippe Pinel, medico e direttore dell’ospedale della Salpêtrière. Questi, in numerosi scritti medici, utilizza le tesi di Cabanis per riformare radicalmente il trattamento della pazzia. La follia per Pinel non è un crimine né un’abiezione morale, ma una malattia, causata da un’alterazione del processo di formazione e organizzazione delle idee, alterazione che può anche avere cause organiche e che occorre curare con terapie mediche e psicologiche specifiche.
Gli idéologues elaborano una teoria linguistica compatta e omogenea, che si trova principalmente nella Grammatica degli Elementi di ideologia e in diversi scritti minori di Tracy, nel Des signes di Degérando, nei Rapporti di Cabanis, negli scritti sulle lingue e sulla grammatica di Thurot e Volney. Secondo gli idéologues la lingua serve a fissare e a comunicare il pensiero, contribuendo a sviluppare le facoltà intellettuali superiori come l’astrazione e l’immaginazione. Una lingua è un sistema di segni organizzati, ovvero è un insieme di elementi significativi (un lessico) organizzati da una sintassi (un sistema di istruzioni d’uso). Essa funziona a condizione che tutti siano d’accordo sul significato dei termini.
Da queste premesse Tracy ricava alcune conseguenze. Oltre alla parola, qualsiasi materia fisica può fare da supporto a una lingua, posto che sia costituita da un insieme di elementi e sia organizzata da una sintassi. Tracy e Degérando elencano varie tipologie di lingue: visive (per disegni, simboli o grafi), tattili (per pressioni), gestuali (composte di segnali di oggetti), uditive (codici di segnali sonori); essi ammettono inoltre la possibilità di lingue del gusto e dell’olfatto. La lingua verbale ha il privilegio di consentire l’abitudine e di essere comoda, ma non è più razionale né più naturale delle altre, poiché tutti i linguaggi si creano per convenzione.
Le lingue sono, inoltre, determinate dalla storia e dalla dinamica evolutiva dell’uomo e della società. Gli idéologues elencano i diversi linguaggi che si sono succeduti nella storia umana, in connessione con le diverse fasi dello sviluppo sociale e intellettuale dell’uomo.
La lingua originale fatta di gesti e grida è propria degli uomini che vivono allo stato naturale in comunità tribali; essi utilizzano i gesti e le grida come un codice comune ritenendo che anche gli altri uomini vi attribuiscano gli stessi significati emotivi. Come già aveva sostenuto Jean-Jacques Rousseau, la lingua articolata nasce per convenzione nel momento in cui nasce la società civile: l’accordo linguistico è, cioè, il primo atto sociale dell’uomo. La lingua verbale si sviluppa e progredisce insieme all’ampiezza e all’organizzazione delle formazioni sociali, fino agli Stati nazionali moderni. Solo da ultimo si sono, infine, generate le arti caratterizzate dall’uso di gesti, suoni, simboli e disegni per gioco e per diletto.
Di pari passo, secondo gli idéologues, procede la scrittura, che nasce geroglifica (ogni simbolo denota un oggetto), quindi diventa figurato-metaforica, poi prosodico-tonale (indica le qualità musicali del suono), sillabica e infine alfabetica. Il tipo di scrittura adottato da un insieme sociale diventa, così, un indice per misurare il suo stadio di sviluppo.
L’evoluzione storica si dà anche all’interno di ciascuna lingua: ogni lingua cambia e si evolve, mutano i suoi termini, il significato delle sue parole, la sintassi. Se è vero, infatti, che ogni individuo continua ad avere sensazioni che determinano le sue idee, queste cambiano in continuazione, anche se le parole restano le stesse; per questo, le parole possono assumere significati via via diversi. Inoltre, se evolve il patrimonio di conoscenze disponibile ad una società, evolve anche la lingua di quella società.
Da queste osservazioni Tracy ricava l’idea che la grammatica delle lingue sia storicamente determinata e che la grammatica generale non sia altro che una descrizione molto astratta, secondo la quale ogni lingua possiede diversi tipi di parole (le classiche parti del discorso) e diversi tipi di proposizioni. Perciò, per Tracy è impossibile costruire una lingua universale: se non esiste un pensiero universale e innato da esprimere, qualsiasi lingua che avesse pretese di universalità si frantumerebbe nel giro di una generazione in dialetti e usi individuali. Ogni progetto di scrittura internazionale non è altro che il progetto di una lingua come un’altra, magari ideografica anziché verbale.
Va ricordata anche la teoria grammaticale di Domergue, che distingue tipi di proposizioni e di parole secondo la loro funzione reciproca, recuperando la nozione di “complemento” di Beauzée, e che apre la strada alla fissazione di una “analisi logica” del discorso, distinta da quella “grammaticale”, come entrerà presto in uso nelle scuole.
Sulla base dei lavori di Cabanis ma anche di Marie François Xavier Bichat appare ormai chiaro che lo sviluppo delle facoltà umane, tanto dal punto di vista psicologico quanto dal punto di vista linguistico, sono strettamente legate alla relazione che gli uomini intrattengono con il mondo che li circonda. Lo studio dell’uomo quindi è inseparabile dallo studio delle situazioni geografico-ambientali nella quale egli si trova a vivere. Questa sensibilità alla questione della relazione tra l’uomo, le sue facoltà e il mondo che lo circonda genera un nuovo e diverso interesse per la letteratura di viaggio che, a partire dalla scoperta del Nuovo Mondo, aveva costituito lo strumento attraverso il quale gli europei erano entrati in contatto con forme di cultura e società completamente diverse. La principale innovazione introdotta dagli idéologues in questo campo è costituita dal tentativo di mettere a punto un nuovo metodo di osservazione dei “popoli selvaggi” in grado di demistificare i racconti esotici e rendere le relazioni di viaggio mémoires più rigorosi. La letteratura che descrive luoghi lontani è chiamata a distinguersi nel metodo e nelle finalità tanto dall’analisi morale che aveva fatto dei popoli non europei pietre di paragone per misurare la corruzione o il progresso dei francesi, quanto dalla narrazione delle imprese di brutale conquista. È necessario istruire nuovi viaggiatori a un’osservazione attenta del luogo fisico, del paesaggio, delle specie animali e vegetali ma anche all’organizzazione politica e sociale e agli aspetti della vita spirituale e materiale delle popolazioni incontrate, compresi linguaggio e scrittura. Gli idéologues fanno così dell’antropologia una scienza che si avvicina allo studio delle condizioni culturali delle società come lo intendiamo oggi.
La geografia e l’antropologia strutturate secondo metodi nuovi sono, infatti, discipline insegnate nella Scuola Normale e promosse dalla Société des Observateurs de l’Homme, fondata da Louis François Jauffret (1770-1840). Questo centro di ricerche etnografiche e antropologiche unisce l’attività di raccolta dei dati provenienti da tutto il mondo alla preparazione di manuali e istruzioni per la ricerca. Tutti gli idéologues vi partecipano attivamente tanto sul versante della messa a punto metodologica quanto su quello della ricerca empirica: François Auguste Péron (1775-1810), inventore della parola “antropologo”, che si imbarca con la spedizione geografica di Baudin in Australia e fornirà il primo esempio di relazione etnografica scientifica; Volney che redige una sorta di schema per guidare i viaggiatori (le Questioni statistiche, 1795) ma anche I viaggi in Siria ed Egitto e importanti ricerche sull’America del Nord, che smentiscono peraltro il mito del “buon selvaggio”; Degérando scrive un manuale sul metodo di osservazione etnografica.
Questi studi alimentano in Europa un diffuso interesse per il folklore regionale, stimolando ricerche sulla cultura popolare e sulle tradizioni locali, promossi per esempio dall’Académie Celtique, fondata nel 1805. Di grande risonanza è all’epoca il caso del ragazzo selvaggio trovato nel 1798 nelle foreste dell’Aveyron e studiato da Pinel e Jean Marc Gaspard Itard, che lo considerano un esempio di uomo rimasto fermo allo stato naturale. La sua educazione diventa per Pinel e Itard un esperimento antropologico sull’acquisizione del linguaggio e della socialità a partire dallo stato di natura.