Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Dopo la grande sconfitta inferta ai cristiani dal sultano Saladino ai Corni di Hattin nel 1187, la città di Gerusalemme e il Santo Sepolcro vengono definitivamente perduti: il fatto ha un’eco terribile per gli ordini religioso-militari che erano stati creati proprio per difendere in armi la Terrasanta, e nell’Europa del tempo la loro esistenza comincia a essere messa in discussione. Nel corso del XIII secolo la situazione non fa che peggiorare: fra il 1260 e il 1270 la riconquista del sultano Baibars riduce il regno cristiano a una sottile fascia litoranea e poi nel 1291 viene perduta anche l’ultima roccaforte cristiana, la città di Acri. La fine delle crociate segna la crisi irreversibile di questi ordini religiosi speciali: l’ordine del Tempio viene messo sotto processo dal re di Francia Filippo il Bello e poi sciolto nel 1312, mentre gli altri riescono a sopravvivere adattando la propria missione alle mutate necessità storiche.
Gli ordini religioso-militari nascono da quella sensibilità verso la difesa armata del cristianesimo che ispira la crociata in Terrasanta e la lotta contro l’avversario islamico in area iberica. Gli stessi ideali ne determinano lo sviluppo, mentre l’avvio della decadenza comincia quando entra in crisi la politica della crociata.
Verso l’anno 1170 il Tempio è diventato un enorme organismo sovranazionale e conta centinaia di installazioni su un territorio esteso dalla Sicilia alla Scozia e dal Portogallo alla regione armena: il capo dell’ordine, il Maestro Generale o Gran Maestro, deve conoscere le lingue principali usate dai confratelli. È una specie di multinazionale finalizzata a sostenere la crociata: le moltissime installazioni occidentali sono soprattutto fattorie che producono risorse da convertire in denaro da inviare in Oriente per finanziare i costi bellici. Il Tempio, affiancato dal contingente degli Ospitalieri, costituisce una parte fondamentale del presidio cristiano in Terrasanta. I Templari sono il primo esempio di corpo organizzato secondo le modalità che saranno proprie degli eserciti d’età moderna: la cavalleria laica combatte basandosi sul coraggio e l’iniziativa personale, fatti che a volte creano disordine e scombinano i ranghi della truppa, il contingente del Tempio segue invece una disciplina ferrea e ha grandi capacità di coordinamento; di fatto i privilegi papali in suo favore ne esaltano l’eroismo e l’abnegazione, mentre le fonti islamiche attestano la forza d’impatto di questi guerrieri sulle truppe nemiche.
Per la grande fiducia della quale i Templari godono nella società del tempo, grazie anche alle notevoli capacità di mediazione maturate durante le campagne in Terrasanta, sono molto spesso utilizzati dalle monarchie europee e dal papato per delicate missioni diplomatiche. Oltre alle spiccate qualità militari l’ordine può anche vantare grande prestigio in campo religioso e spirituale: ai suoi membri viene riconosciuta autorità indiscussa nell’identificare le reliquie autentiche ed è un cavaliere del Tempio, affiancato dal suo corrispondente dell’Ospedale, che ha l’onore di vegliare e scortare in processione la preziosa teca-reliquiario con il legno della Vera Croce custodita in Gerusalemme.
La sovrapposizione delle due funzioni, comunque legate da un medesimo obiettivo almeno a livello ideale, induce l’ordine a sviluppare specifiche abilità di tipo finanziario; i sovrani europei se ne servono anche per motivi inerenti la politica interna dei propri regni: caso emblematico sarà il quartier generale del Tempio di Parigi, che diviene la Tesoreria di Francia. L’enorme crescita materiale come pure il grandissimo prestigio goduto dal Tempio in seno alla società cristiana finiscono per sbilanciare quell’equilibrio precario sul quale l’ordine è stato fondato: l’immagine gloriosa e fiera del cavaliere templare tramandata dalle fonti, pieno d’orgoglio per l’elevatissima missione che svolge al servizio del cristianesimo, è agli antipodi rispetto al ritratto che Bernardo deve farne per rendere il progetto accettabile all’Occidente dei suoi tempi, cioè quello di un guerriero umiliato e sdrucito che combatte quasi vergognandosi e solo per espiare i suoi peccati.
Per gran parte del secolo XII il regno di Gerusalemme sopravvive perché stringe alleanze separate con i capi dei piccoli potentati islamici confinanti, ma nel 1187 il sultano Saladino, dopo aver riunito le varie forze islamiche in una grande compagine, accerchia in una morsa il debole regno dei cristiani e infligge loro una disfatta memorabile presso Hattin. La Città Santa è conquistata, il Sepolcro passa in mano islamica e ben presto lo stato di cose permette di prevedere che non sarebbe più stato recuperato. Per gli ordini militari questa sconfitta è l’inizio della decadenza: molti cavalieri sono decapitati da Saladino e una quantità considerevole di fortezze e altri beni vanno perduti. Il Tempio, l’Ospedale e anche l’ordine Teutonico si sono ingranditi grazie alle elemosine della società cristiana che li supporta perché difendano i luoghi santi, e ora, dinanzi al palese fallimento della loro missione, l’Occidente si chiede se sia giusto che questi colossi pieni di privilegi debbano continuare a esistere. Già dagli inizi del XIII secolo il Maestro teutonico Ermanno di Salza intuisce che in Terrasanta il suo ordine difficilmente avrebbe guadagnato un ruolo importante a causa della posizione preminente tenuta dai Templari e dagli Ospitalieri; valuta che la missione di difendere la fede cristiana può essere perseguita anche nello stesso continente europeo, ai confini del quale vivono ancora popoli non cristiani. Ermanno accetta l’invito rivoltogli dal re Andrea II d’Ungheria di prestargli aiuti militari per difendere i confini del regno minacciati dall’invasione dei Cumani: questa scelta inaugura una linea nuova e in un certo senso alternativa rispetto a quella degli altri ordini militari, ovvero la difesa armata del cristianesimo che si espande nell’Est europeo sulla scia della conquista politica, e mette anche l’ordine al riparo dall’accusa di fallimento che ben presto sarebbe gravata sul Tempio e sull’Ospedale.
Durante gli anni Sessanta del Duecento le riconquiste operate dal sultano Baibars riducono il regno crociato in Siria-Palestina a una sottile fascia litoranea con capitale San Giovanni d’Acri; quando nel 1291 anche questa città (ultimo baluardo della presenza cristiana in Terrasanta) è persa, il Tempio e gli altri ordini militari subiscono un pesantissimo contraccolpo morale oltre alle perdite umane e materiali: sebbene il Gran Maestro templare Guillaume de Beaujeu muoia eroicamente nel tentativo di difendere Acri, e anche se i Templari sono gli ultimi ad abbandonare la città in fiamme, l’ennesima sconfitta mette gli ordini in una posizione molto difficile dinanzi all’intero Occidente.
Templari e Ospitalieri stabiliscono il nuovo quartier generale d’Oriente a Cipro, isola dove la presenza templare esiste già da lungo tempo e che per un breve periodo è stata governata direttamente dall’ordine. La fine del Regno di Gerusalemme riporta in auge i progetti di riforma, fortemente appoggiati da papa Niccolò IV: già decenni addietro alcune voci autorevoli avevano suggerito di unire insieme il Tempio e l’Ospedale in un ente unico più efficiente. Sotto Clemente V l’idea sembra prendere una strada decisiva e nel 1305 i due capi del Tempio e dell’Ospedale ricevono l’ordine di pronunciarsi circa l’ipotesi di fusione.
Mentre il Gran Maestro degli Ospitalieri Foulques de Villaret appare possibilista, quello dei Templari, frate Jacques de Molay, eletto poco dopo la caduta di Acri, è fortemente contrario: a suo dire la manovra della fusione rischia di essere controllata dalla corona di Francia, la monarchia più potente nell’Europa del tempo, che intende assumere il controllo dell’ordine unificato e servirsene per i propri interessi politici. Alla fine del 1306 entrambi sono chiamati dal papa in Occidente per discutere la questione: Villaret deve rimandare il viaggio perché è impegnato in alcune operazioni militari presso l’isola di Rodi, mentre Jacques de Molay sbarca in Francia agli inizi del 1307 per raggiungere la Curia romana che si trova temporaneamente presso Poitiers.
Il 13 ottobre 1307 tutti i Templari di Francia sono arrestati dietro un ordine segreto e illegale di Filippo IV il Bello che li accusa di eresia e di altri gravi reati contro la religione: riuscito a ottenere l’appoggio dell’Inquisizione del regno con un inganno, il sovrano incamera tutto il patrimonio templare, fa sottoporre immediatamente i prigionieri alla tortura e ottiene centinaia di ammissioni di colpa che esibisce al papa come prove certe d’eresia. I Templari sono accusati di aver tradito la loro missione originaria, la difesa della fede, e di aver aderito a culti anticristiani e pratiche empie: secondo l’atto d’accusa stilato da Guillaume de Nogaret, il giurista di cui Filippo il Bello si era già servito nella sua lotta politica contro Bonifacio VIII, i Templari durante il loro cerimoniale d’ingresso devono rinnegare Cristo, sputare sulla croce, scambiarsi baci indecenti e giurare che avrebbero accettato l’omosessualità tra confratelli; a ciò si uniscono riferimenti ad altri riti colpevoli come l’uso di non consacrare l’ostia durante la messa e di venerare uno strano idolo che ha la forma di una testa maschile.
Le ricerche più recenti mostrano che l’accusa del Nogaret si rivela efficace perché nasce da una strategia condotta da anni facendo entrare nel Tempio delle spie: esiste in effetti un singolare rito d’ingresso praticato nell’ordine, il quale ha lo scopo di creare uno shock sulle nuove reclute mettendole a confronto diretto con le violenze che avrebbero subito in caso di cattura da parte dei nemici islamici, i quali obbligano i prigionieri a rinnegare Cristo e sputare sul crocefisso pena la morte. A questo si aggiungono altri elementi goliardici volgari e scherzosi, come l’uso di baciare il superiore sul sedere per umiliare il novellino e fargli capire che deve essere rispettoso, e la promessa di concedersi carnalmente ai confratelli che però, eccetto rarissimi casi, non ha seguito. Sebbene si tratti solo di una messinscena, il rituale militare dei Templari ha decisamente un aspetto molto offensivo verso la fede cristiana e questo è sfruttato molto abilmente per manipolare i fatti reali, presentando le confessioni ottenute sotto tortura come vere e proprie ammissioni di eresia. Clemente V si oppone a quel procedimento, aperto in modo del tutto illecito, poiché i Templari possono essere giudicati solo dal pontefice romano e sono completamente indipendenti dalle autorità laiche quali il re di Francia; di fatto il processo si protrae per quasi cinque anni, finché nel 1312 il concilio di Vienne decreta lo scioglimento dell’ordine templare e più tardi, il 18 marzo 1318, con un nuovo atto arbitrario contro la volontà del papa, Filippo il Bello mette al rogo Jacques de Molay e il precettore di Normandia Geoffrey de Charny.
Nel 2001 è stata identificata nell’Archivio segreto vaticano una pergamena originale contenente l’atto di un’inchiesta fatta svolgere da Clemente V sui capi del Tempio prigionieri nel castello reale di Chinon, in seguito alla quale il papa concede loro l’assoluzione dalla colpa di eresia e li reintegra nella comunione cattolica: il documento conferma quanto gli storici sospettavano da tempo, che cioè lo scioglimento del Tempio si deve a un ricatto esercitato dalla corona di Francia sul papato, allora politicamente debolissimo e di fatto già trattenuto con la forza in Avignone. Diversi autori sono convinti che la manovra del processo intende colpire in origine anche gli Ospitalieri perché la Francia è sull’orlo della bancarotta e il sovrano avrebbe incamerato in tal modo anche il patrimonio del secondo grande ordine militare; la mancata cattura di Villaret ma anche l’atteggiamento prudente tenuto dagli Ospitalieri durante il processo sono determinanti per la loro salvezza. Nel 1312 Clemente V riesce a ottenere che una parte dei beni tolti ai Templari, quelli che non sono ancora stati dilapidati dal sovrano, passino all’Ospedale per restare così devoluti alla causa della crociata.
Tramontata ormai l’età delle crociate, l’ordine ospitaliero continua a esistere con proporzioni minori ma con intatta stima della società cristiana grazie al fatto che l’ideale della carità verso i malati è un valore universale indipendente da un contesto storico preciso; lo spostamento del quartier generale sull’isola di Malta nel 1530 ne cambia il nome in quello di Sovrano Militare ordine di Malta, con il quale opera tuttora. In Portogallo per iniziativa di re Dionigi sulle ceneri dell’ordine templare è fondato l’ordine militare del Cristo, grande alleato della corona; l’ordine di San Lazzaro e quello del Santo Sepolcro saranno uniti da Innocenzo VIII nel 1489, mentre i Teutonici, grazie alla protezione della casa imperiale d’Asburgo che ne impedisce la soppressione durante la Rivoluzione francese, sopravvivono ancor oggi nell’Est Europa e in Alto Adige.