Tra gli strumenti adottati è opportuno menzionare i ‘partenariati per la mobilità’ che creano un dialogo tra l’Unione, determinati paesi membri e paesi terzi su questioni legate alla migrazione legale, alla migrazione illegale e al rapporto tra migrazione e sviluppo; i ‘profili migratori’, volti a fornire informazioni sulla situazione migratoria di specifici paesi terzi; la ‘migrazione circolare’ che presuppone una mobilità generalmente temporanea tra paesi di origine e di destinazione, legata ai fabbisogni del mercato del lavoro e proficua per entrambe le parti. Gli accordi di riammissione rappresentano un altro strumento attraverso il quale l’Unione coordina le sue azioni con quelle di paesi terzi di origine (ma a volta anche di transito) per il rimpatrio ordinato e sicuro di immigrati irregolari in cambio di una politica più flessibile in materia di visti. Ultimi accordi firmati sono stati quello con la Georgia (2010), con il Pakistan (2010) e con la Turchia (2011); restano ancora in itinere quelli con Marocco, Algeria, Cina e Capo Verde, la cui negoziazione è già stata autorizzata dal Consiglio. L’Unione ha inoltre cercato di stabilire un dialogo regolare con partner regionali. Esistono infatti vari frameworks in cui migrazione e questioni a essa collegate vengono trattate, come per esempio nei Eu-Ecowas Ministerial Troika Meetings; nelle conferenze ministeriali Eu-Africa, nei piani della politica europea di vicinato, nel Partenariato Euro-Mediterraneo. La conferenza ministeriale di Praga del 2009 ha inaugurato un dialogo incentrato sulle migrazioni dall’est. Lo stesso anno è stato inaugurato un dialogo con America Latina e paesi caraibici (Eu-Lac Dialogue on Migration) e con l’Asia (attraverso il framework Eu-Asem).
L’ultimo piano quinquennale elaborato dal Consiglio dell’Unione è il Programma di Stoccolma ‘Un’Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini’ del dicembre 2009. Proseguendo nella direzione delineata dall’approccio globale alla migrazione, il Programma insiste sulla necessità di gestire in modo coordinato politiche migratorie, di sviluppo e relazioni esterne dell’Unione. Il Programma enfatizza inoltre l’importanza della solidarietà e della condivisione delle responsabilità sia tra i membri dell’Unione che con altri paesi del mondo, aspetti già sottolineati nel Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo (2008). Nel 2008, infine, un passo verso una politica europea comune di immigrazione è stato fatto attraverso l’approvazione della Direttiva rimpatri, che stabilisce norme minime sulla durata e sulle condizioni di detenzione temporanea e sul divieto di reingresso nel territorio dell’Unione.