gli (gl',, li, i, il, 'l,, l',, lo, la, le)
Le occorrenze delle forme atone del pronome di terza persona singolare e plurale che coincidono con le forme dell'articolo determinativo (v.) e, nel caso di i, anche con una particella avverbiale, sono circa un migliaio, distribuite su 10 tipi, attestati con ben diversa proporzione nelle opere di Dante. Come nella determinazione delle forme dell'articolo, così in quella di alcune forme pronominali difficoltà e incertezze nelle edizioni rispecchiano divergenze nell'interpretazione della tradizione manoscritta o un prevalente criterio di uniformità contro le stesse testimonianze. Sembra, tuttavia, che si possa escludere, tranne in pochissimi luoghi delle Rime, il tipo gli. Gl' (ovviamente sempre di fronte a vocale, per palatalizzazione di li, in XLVII 13 gli è, LXXVII 11 gli appartien; CXI 5 gli sprieme presuppone protesi vocalica di fronte a s- implicato; LXXXIII 130 quando gl'incontra / che sua franchezza li conven mostrare), il (" lo ") e i, nei valori di " gli ", " li " e nella funzione avverbiale, sono limitati alla poesia, come 'l, " lo ", nonostante 4 attestazioni nella prosa del Convivio. Tutte le forme che qui esamineremo precedono immediatamente il verbo, tranne nei casi di sintagmi con altri pronomi (cfr. Castellani, Nuovi testi 82) o quando tra il pronome e il verbo è inserito l'avverbio pur (v. 1. e 5.).
I dati delle ricostruzioni dei testi sono così classificabili:
Vita NuovaRimeConvivioCommediaTotalegl'-1--1gli-3--3li272239183271I12-1720Il25-4148'l42156393lo33124345133la343948102223le28152048111l'222533791591511451885781062
1. Li è attestato 27 volte nella Vita Nuova, 16 con valore di " a lui " (cfr. II 7 la vertù che li dava la mia imaginazione, XXXIII 3 questo soprascritto sonetto li diedi) e 10 con quello di " essi " (cfr. IV 3 io sorridendo li guardava, XL 4 Se io li potesse tenere alquanto, io li pur farei piangere, ove si osservi la posizione di li che non precede immediatamente il verbo). In XII 7 tu prieghi lui che li le dica, il sintagma li le corrisponde all'attuale " glielo " (v. GLIELO).
Delle 12 attestazioni delle Rime, 9 hanno valore di " a lui " (L 37 s'elli avven che li risponda male, LVI 24, LXXII 12, ecc.) e 9 valore di " essi " (LI 14 ch'eo stesso li uccidrò que' scanoscenti!, ove si osservi l'enfasi dell'uso pleonastico del pronome; LXV 13 lo disio che li mena quivi è stinto, LXVII 8, C 55, ecc.). Li precede altro pronome in LXII 2 più li vi fate in ubidirlo presto, C 39 li mi dà, CIV 99 li ti mostra, Rime dubbie XIII 10.
Relativamente scarse sono le attestazioni del Convivio: 39, di cui 24 con valore di " essi " (cfr. I I 10, III 8, VI 5, III III 5 tutti li ha) e 15 con valore di " a lui " (cfr. II V 4 detto li fu, IV XXVII 17 ristorato li fu, III V 19 di qua o di là che 'l sole li vada, IV VII 7 non li è mestiere).
Nella Commedia il valore di " a lui " ritorna in 102 casi (cfr. If X 126 E io li sodisfeci al suo dimando), e quello di " essi " un'ottantina.
In If IX 106 Dentro li 'ntrammo [" alla città ", alla terra: cfr. v. 104] sanz'alcuna guerra, è probabile che li abbia funzione di avverbio (cfr. in Petrocchi, ad l., le varianti gi intramo e vintrama), sebbene non possa escludersi una diatesi, per così dire, neutra del pronome, come quella che dobbiamo presupporre per gli usi avverbiali di i. L'edizione Petrocchi sostituisce li con lì nei passi ove alcune edizioni lo preferiscono; ma per tutta la questione, vedi GLI (LI).
Di fronte ad altro pronome li ricorre solo in If XII 86 mostrar li mi convien la valle buia, Pg XIV 5 domandal tu che più li t'avvicini: come dimostrano anche questi esempi, l'individuazione delle forme pronominali, spesso convenzionale e arbitraria, ha una giustificazione più grafica che fonetica, sol che si pensi che oggi sono egualmente amalgamate (anche a livello grafico) le forme mostrargli e domandalo (o meglio, domandagli per l'uso transitivo di ‛ domandare ' in Dante).
Nel Fiore, oltre alla grafia li (CLIX 2 chi ben pelar li caccia, CCXV 3 Amor... l'ha... incaricato / che li dica a la madre ogne su' stato, " a lei " se non " egli "), appare quella lli dopo no (LVI 14 insin che no lli cade sotto inversa, CXVII 10 già no lli fia sì amico né parente).
2. Con funzione di pronome, " li ", " essi ", i è adoperato in Rime Cv 4 ti priego... / che tu di tal piacere i svaghi, " li soddisfi ", e in 8 luoghi della Commedia (If V 78 per quello amor che i mena; egualmente dopo ‛ che ', in If VII 53, XVIII 18, Pd XII 26; dopo monosillabo, in If VI 87 se tanto scendi, là i potrai vedere, e Pg XXIV 125 per che no i volle Gedeon compagni; e in Pg XXIX 103 e XXX 77). Con valore di " a lui ", in Rime LXVIII 35 se del suo peccar pace no i rende, in 8 luoghi della Commedia (If II 17 l'avversario d'ogne male / cortese i fu, X 113, XI 12 e poi no i fia riguardo, XXII 73 e 127, XXXIII 15 or ti dirò perché i son tal vicino, pur con l'eventualità che i valga qui i', " io "; Pd XXIV 148 quel che i piace, XXIX 17 come i piacque) e 3 del Fiore (XIV 14 che nostre preghiere i sian valute, CXLVII 6 assa'i [" gli "] mostra'i' [" io "] più di duritate, e CLXIII 4.
Per i con valore avverbiale, vedi I.
3. Il, attestato nella Vita Nuova con due sole occorrenze, in poesia (XXIV 7 4 e XXXI 16 69 Ma qual ch'io sia la mia donna il si vede, ove ha funzione di richiamo, " ciò ", della proposizione dipendente), e nelle Rime con 5 occorrenze (XCI 23 quando per li occhi miei dentro il menaro, CIII 38 merzè chiamando, e umilmente il priego, CXIV 11 leggermente il saetti, e 13 priego che con vertù il correggiate, CXVI 82 là ond'io vegno una catena il serra), ritorna 41 volte nella Commedia (16 nell'Inferno e nel Purgatorio, 9 nel Paradiso), riferito sia a persona (If VIII 64 Quivi il lasciammo, che più non ne narro, Pd VI 136 poi il mosser le parole biece) sia a cosa (If V 110 china' il viso, e tanto il tenni basso, Pd XXX 99 dammi virtù a dir com'ïo il vidi!), e con valore di " ciò " (If XXXIV 10 Già era, e con paura il metto in metro, e 92 la gente grossa il pensi, che non vede).
Nel Fiore, il è attestato un'ottantina di volte: cfr. XXVI 6 il posso nel giardin tener mai preso (raro esempio di il a principio di verso), XXX 7 perch'ella il senta aspro cavaliere, XCII 10 a ghiado il fé morire a gran dolore.
In pochi casi il è seguito da altro pronome personale: If XXV 48 a pena il mi consento, Pd XXIV 105 Quel medesmo / che vuoi provarsi... il ti giura, Fiore III 13 di buona speranza il mi notrico.
3.1. Forma aferetica di il, 'l è documentato nella Vita Nuova 4 volte, in poesia: VIII 6 2 io 'l vidi, XXII 9 7 che 'l mi dice 'l core, XXXII 5 2 pietà 'l disia, XLI 12 9. Nelle Rime ricorre 21 volte, per lo più dopo che: LXIII 8 ma fa che 'l tragghe prima da un lato, LXVI 4, LXXXVIII 6, XCI 62 che 'l fo, XCV 5, CIII 47, Rime dubbie III 9 19, XIII 6 che 'l fa, XXVI 11; ma anche in altri contesti: L 18 quando 'l chiama, LXIII 2 così tosto 'l saluta come 'l vedi, con pronome preposto all'imperativo, " salutalo ", proclitico e non enclitico.
Nel Convivio ritorna 5 volte, tutte dopo che, di cui una in poesia: III Amor che ne la mente 38 sì come face in angelo che 'l vede; le altre in II III 17, IV 1, IV V 7 che 'l governa, XXII 6 che 'l prende.
Anche nella Commedia l'uso di 'l è documentato per lo più dopo che, chi (If II 31 chi 'l concede?, e 107 la morte che 'l combatte, Pd XXVIII 138 ché chi 'l vide qua sù gliel discoperse, IX 57 chi 'l pesasse a oncia a oncia, XVIII 109 non ha chi 'l guidi, XXVIII 23 la luce che 'l dipigne).
Nel Fiore, 'l è attestato per lo più dopo i', " io " (X 12, XVI 3, XIX 6 ch'i"l dottasse), si (CVIII 12 sì 'l conforto e sì 'l consiglio), ma appare anche in altri contesti (XXIII 7 Promettili un basciar, e a te 'l chiama, " chiamalo "; CVIII 14 che 'n paradiso 'l pingo).
È seguito da altro pronome, in Rime XLII 10 io 'l vi mostro, Pd VI 33 e chi 'l s'appropria e chi a lui s'oppone.
4. L'uso di lo e la non presenta caratteristiche particolari, tranne nel seguito di due pronomi personali, le cui attestazioni saranno qui indicate. Nella Vita Nuova ritorna 33 volte lo (III 12 14 appresso gir lo ne vedea piangendo, XXII 8 sì come lo mi avessero detto) e 34 la (XII 12 20 la m'intendiate, XXXI 10 18 no la ci tolse qualità di gelo, XXXVII 2 io la vi pur rimembrerò molto spesso, per cui cfr. sopra, 1.); nelle Rime troviamo 12 volte lo (LXII 3 ben lo vi protesto) e 39 la (C 50 non la mi tragge, CXVI 18 come il pensier che la vi mena; è pleonastico in LXXXIV 5 andatevene a lei, che la sapete); nel Convivio, 43 volte lo (II Voi che 'ntendendo 9 priego che lo mi 'ntendiate, III IV 10 perché elli lo si facesse, presuntuoso sarebbe a ragionare, XIV 8 li filosofi eccellentissimi ne li loro atti... lo ne [" ce lo "] dimostraro; è pleonastico in I VII 8 lo latino... averebbe esposite molte parti de la sua sentenza... che non lo fa lo volgare in parte alcuna, " il che, ciò che non fa il volgare ") e 48 la (per l'uso pleonastico, cfr. I I 13 prendano la mia vivanda... che la far [à] loro e gustare e patire). Nella Commedia 45 sono le attestazioni di lo (cfr. If XIX 100 lo mi vieta, Pd XXV 89 lo mi addita) e 102 quelle di la.
5. L'uso di le comprende il valore di " a lei " e quello di " esse ". Nella Vita Nuova 12 sono le attestazioni del primo valore e 13 quelle del secondo; corrisponde all'attuale " gliene " il nesso le ne, in XII 7 volentieri le ne ragionerò, XIV 9 molta pietade le ne verrebbe. Nelle Rime tutte e 15 le attestazioni hanno valore di " a lei " (cfr. LVII 13 Amore / contro ogni avversità le dà valore, LIX 11 tutto mio valore a' piè le corre, C 6 le si fa velo). Nella Commedia 28 sono le attestazioni di le con valore di " a lei " (cfr. If III 55 dietro le venìa sì lunga tratta, Pg VIII 14 le uscio di bocca e con sì dolci note: sono rari i casi in cui uno dei pronomi qui studiati iniziano il verso, ma cfr., più oltre, If III 74; Pd XXXII 121 colui che da sinistra le s'aggiusta), e 20 quelle con valore di " esse " (cfr. If III 74 le fa di trapassar parer sì pronte).
Il sintagma con altri pronomi appare soltanto in Pd XXXII 121 colui che da sinistra le s'aggiusta, e Pg XXXIII 13 Poi le si mise innanzi tutte e sette (solo il secondo di questi passi ha una disposizione inversa a quella attuale, " se le mise ").
6. Tra i valori di l', forma scorciata di la, lo, le, prevalgono quelli di " la " e " lo ", ovviamente di fronte a verbo iniziante con vocale. Così nella Vita Nuova, su 22 attestazioni di l', 7 valgono " la " (II 8 l'andai cercando, e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti), 11 " lo " (XIX 10 41 Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato), 2 " esse " (XXII 7 volentieri l'averei domandate) e 2 " a lei " (XXIV 3 imposto l'era nome Primavera).
Nelle Rime, su 25 attestazioni, 16 valgono " la " (XLIV 4 sì che di quanti saccio nessun par l'à, XLVII 11 con lealtà in piacer d'Amor l'adovra), 6 " lo " (LXII 4 chi vuol l'incastri, LXVIII 41 io l'ho perduto) e 2 " a lei " (LXIX 14 là 'nd' è beata chi l'è prossimana, LXXIII 10 no l'addovien per omor ch'abbia vecchi). La disposizione dei pronomi è analoga a quella attuale, anche se non lo sono le forme, in XLIX 2 Lo meo servente core / vi raccomandi Amor, [che] vi l'ha dato. Si osservi in Rime dubbie XXVI 6 l'uso pleonastico di l' (" la ", " ella ") con funzione di soggetto: Beltà e Cortesia sua dea la chiama, / e fanno ben, che l'è cosa sì fina [a meno che si legga ch'el l'è cosa, ecc.], / ch'ella non par umana, anti divina.
Anche nel Convivio, su 33 attestazioni, 12 valgono " Io " (cfr. IV V 7 Colui che l'ha fatto e che 'l governa), 15 " la " (cfr. IV X 9 e XIII 16 a chi l'ha), 2 " esse " (I VII 13, IV IX 7) e 2 " a lei " (I XI 9 l'andrebbero, II IV 12 l'è stata larga). Con valore di " la " se ne osservi l'uso pleonastico in I VI 6 Né lo comento latino avrebbe avuta la conoscenza di queste cose, che l'ha 'l volgare medesimo, e, forse, IV Le dolci rime 28 l'ultima particula ne tolse / che non l'avea fors'elli.
Nella Commedia 39 sono le attestazioni con valore di " lo " (cfr. If IX 34 altro disse, ma non l'ho a mente, Pd I 90 ciò che vedresti se l'avessi scosso), 24 con valore di " la " (cfr. If VI 63 perché l'ha tanta discordia assalita, VIII 125 ché già l'usaro a men secreta porta), 7 con valore di " a lei " (If VI 9 regola e qualità mai non l'è nova, XIII 97, XIV 10, XXXIII 130, Pd VII 73, XIX 57, XXIX 66 secondo che l'affetto l'è aperto) e 9 con valore di " esse " (If VIII 74, XXIX 84, Pg II 34 Vedi come l'ha dritte verso 'l cielo, Pd XVIII 105 sì come 'l sol che l'accende sortille).