gli (li; lì)
Particella avverbiale atona della lingua antica, corrispondente a ‛ ci ' o ‛ vi ', con usi e valori uguali (anche di pronome dimostrativo).
Si trova usata encliticamente, in rima (nella forma ‛ gli ') o fuori di rima, in Rime XC 26 m'è ne la mente / una giovane entrata... / e hagli un foco acceso; Pg XIII 152 perderagli / più di speranza ch'a trovar la Diana (con valore di pronome dimostrativo e il significato di " in ciò "); Pd XIX 63 ben che da la proda veggia il fondo, / in pelago nol vede; e nondimeno / èli (nella '21, ègli); XXV 124 In terra è terra il mio corpo, e saragli / tanto con li altri.
In posizione proclitica (generalmente nella forma ‛ li '), in If IX 106 Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra (Boccaccio: " Dentro v'entrammo ". Cfr. Petrocchi, ad l.: " li: per vi è molto più raro, nel poema, e deve quindi considerarsi che nell'uso un genuino li fosse stato variato in vi "); XXIII 54 ma non lì era sospetto (nella '21, li; per Petrocchi, v. nota al passo che qui di seguito riportiamo); XXXIV 9 per lo vento mi ristrinsi retro / al duca mio, ché non lì era altra grotta (nella '21, come prima e anche dopo, li, salvo diversa indicazione. Il Petrocchi per tutti i vari casi: " L'accento è meramente diacritico "); Pg I 62 fui mandato ad esso / per lui campare; e non lì era altra via / che questa per la quale i' mi son messo (Mattalia: " a ciò, a questo fine "); VIII 69 non lì è guado; XIII 7 Ombra non lì è né segno che si paia; Pd XXIII 108 farai dia / più la spera supprema perché lì entre (nella '21, gli); XXIV 81 non li avria loco ingegno di sofista (Mattalia: " Li: in materia, e non: in terra; già indicata dal giù del v. 80 ").
Bibl. - Parodi, Lingua 261; Rohlfs, Grammatica § 902.