GLOBALISMO
. È il termine, come quello di globalizzazione, adottato dal pedagogista belga Ovidio Decroly (1871-1932) per indicare un carattere della conoscenza infantile, che percepisce e afferra l'insieme degli oggetti e delle situazioni, senza giungervi da una distinzione analitica degli elementi o delle parti. È il fenomeno che E. Claparède già nel 1900 aveva descritto denominandolo percezione sincretica, sull'esempio di E. Renan che lo aveva considerato come caratteristica della psicologia del primitivo, e che corrisponde su per giù a quel che il Revault d'Allonnes chiama schematismo, esteso però a tutti i campi dell'attività mentale. È una veduta che ha avuto ispirazione o conferma anche da quell'indirizzo psicologico che va sotto il nome di Gestaltpsychologie (M. Wertheimer, K. Koffka, D. Katz, W. Köhler, ecc.) e da quello della Ganzheitspsychologie (F. Krüger, K. Lewin, ecc.), che ne estende il principio e che J. Wittmann ha posto a base di tutta una didattica (1903). La dottrina, talora combattuta, ha assai largo seguito tra psicologi più recenti dell'infanzia, come E. Pichon, ed ha del resto precedenti autorevoli e più antichi, come ad es. nella teoria di R. Lambruschini. Il fatto rilevato trova riscontro anche in molti fenomeni dell'attività psichica dell'adulto procedente per sintesi, e ha conferma sia nell'atto globale che H. Wallon riscontra nell'acquisto di nuovi adattamenti, sia nel carattere del pensiero prelogico dei primitivi e del fanciullo (rivelata anche dai suoi disegni) e in genere delle funzioni intellettuali inferiori (A. Cresson), ecc. Il Decroly ne ha ricavato quella che egli chiama funzione globalizzatrice, contrapposta al metodo analitico tradizionalmente applicato a tutti gl'insegnamenti, che pretende procedere dall'individuale all'universale, dagli elementi singoli alla conoscenza di successive totalità. Egli ha applicato il metodo anzitutto alla lettura e alla scrittura, cominciando, invece che dalle singole lettere e suoni, dalle frasi e dalle parole apprese come un tutto (metodo audio-visivo), e associate a oggetti e immagini, che conducono progressivamente al riconoscimento dei singoli elementi fonetici e grafici: metodo che ha i suoi precedenti, in tal campo, nel sec. 18°, nel Jacotot, in C. F. Lysarte, abate di Radonvilliers, in Nicola Adam, poi, nel sec. 19°, nel Vogel e nel Lambruschini (metodo delle parole normali, rinnovato più di recente da uno scolaro di W. Rein, E. Lehmensick, e da A. Ambrosini, e dai seguaci del metodo delle proposizioni, quali in Germania F. Weingart, A. Graffunder e C. Seltzmann, e fra noi, più recenti, il Piccolelli e E. Montanaro), mentre più gli si avvicina, ai nostri giorni, quello ad es. di R. Dal Piaz, e più largamente e modernamente, con variazioni notevoli, ne riproduce lo spirito animatore quello che fra noi si chiama metodo naturale (G. Gabrielli ecc.).
Allo stesso principio risponde il metodo decroliano dei Centri d'interessi, che nella scuola elementare sostituisce agl'insegnamenti di discipline distinte la scelta di temi od oggetti rientranti in qualcuno degl'interessi fondamentali del fanciullo (interessi di nutrizione, difesa dalle intemperie e dai nemici, riposo e gioco, associazione), e intorno a cui si concentrano via via nozioni, esperienze, scoperte che si riferiscono a dominî diversi. Un riflesso del principio può anche vedersi nella teoria dei cicli successivi che Sergio Hessen distingue nell'organismo scolastico, quello della globalità indifferenziata, quello dell'episodico collegato e quello sistematico.
I nuovi programmi della scuola elementare italiana accolgono, sia pure con libertà e con misura, e spogliandolo d'ogni interpretazione naturalistica, la sostanza del principio, soprattutto nel primo dei cicli (1° e 2° anno) in cui la scuola stessa è distinta.
Bibl.: A. Hamaïde, La méthode D., Neuchâtel-Parigi 1922; J. E. Segers, La perception visuelle et la fonction de globalisation chez les enfants, Bruxelles 1926; O. Decroly, La fonction de globalisation et l'enseignement, Bruxelles 1929 (traduz. ital. Firenze 1953); E. Dévaud, Le système D. et la pédagogie chrétienne, Friburgo 1936; M. Peeres, O. D., Bruxelles 1942; J. E. Segers, La psychologie de l'enfant normal et anormal d'après le dr. D., Neuchâtel-Parigi-Bruxelles 1948; G. Catalfamo, Il globalismo, Milano 1950; F. De Bartolomeis, O. D., Firenze 1953; M. Peretti, Gli sviluppi del metodo naturale, Brescia 1958; G. Flores d'Arcais e altri, Prospettive pedagogiche, Brescia 1959, pp. 299 ss.; F. De Hovre et L. Breks, Les maîtres de la pédagogie contemporaine, Parigi s.d.