CAROTIDEO, GLOMERULO
. È detto anche ghiangola carotidea e, in seguito alle vedute del Kohn che vi avrebbe riconosciuto i caratteri d'un paraganglio simpatico, fu denominato paraganglio carotico e fu compreso nel gruppo degli organi cromaffini (v. cromaffine, sistema).
Nell'uomo è un corpicciuolo della grandezza e della f0rma di un grano di frumento o d'una lenticchia, situato medialmente, alla estremità terminale dell'arteria carotide comune, o a livello della biforcazione dei suoi due rami terminali. È relativamente più sviluppato nel neonato e nel bambino che nell'adulto.
Esso è costituito da gruppi, o cordoni di cellule, piuttosto grandi, poligonali, o rotondeggianti con citoplasma abbondante che hanno l'aspetto di cellule epiteliali ghiandolari alle quali alcuni riconoscono i caratteri di vere cellule cromaffini. Altri invece escludono che siano vere cellule cromaffini; fra questi il Pende che inclina piuttosto a credere che siano cellule del simpatico che hanno mantenuto il carattere di feocromoblasti, senza raggiungere quello di cellule cromaffini vere e proprie. Gruppi di cellule e cordoni sono separati da setti di tessuto connettivo interstiziale. Nei setti di connettivo decorrono tortuosamente piccole arterie derivanti dal ripetuto ramificarsi di rami arteriosi che, originatisi dalla carotide, penetrano nell'organo. La rete capillare che risulta formata da queste arterie è ricca e stipata. Le vene che ne derivano presentano numerose dilatazioni. Ne segue che l'elemento vascolare ha parte cospicua nella struttura dell'organo, tanto che fu da principio ritenuto come un glomerulo vascolare, o ghiandola vascolare sanguigna. I nervi, che provengono dal plesso simpatico carotideo, presentano nell'interno dell'organo stesso, lungo il loro decorso, cellule nervose simpatiche.
Anche in questo piccolo organo, come nei paragangli, il rapporto col simpatico è quindi evidente.
L'esistenza di una o più ghiandole carotidee fu dimostrata in parecchi Mammiferi; e specialmente dal Kose, anche negli Uccelli nei quali, se il rapporto con la carotide non è costante, è però sempre dimostrabile la connessione col simpatico cervicale.
Le formazioni descritte nei Rettili, Anfibî e Pesci come omologhe alle ghiandole carotidee dei Mammiferi e degli Uccelli, sono d'altra natura; sono da interpretarsi, con tutta probabilità, come corpuscoli di derivazione branchiale. Sono forse invece omologhi i corpicciuoli cromaffini dell'avventizia carotidea dei Sauri.
I dati sperimentali non portano molta luce sulla vera natura del glomerulo carotideo perché, se alcuni ritengono che gli estratti di ghiandola hanno azione fisiologica consimile a quella dell'adrenalina e di altri organi sicuramente cromaffini, altri invece escludono questo fatto. L'estirpazione produrrebbe glicosuria e iperglicemia.
Patologia. - L'interesse clinico è specialmente offerto dai tumori, con 114 osservazioni (Aperlo e Rossi), delle quali 8 sono reperti di autopsia. Dei 114 casi, 8 appartengono ad autori italiani. La struttura è per lo più connettivale, ma anche mista connettivo epiteliale (Tusini, Fedeli) e paragangliare (Leclerc). Il più spesso vengono descritti come tumori clinicamente benigni, quantunque suscettibili di assumere talvolta andamento rapidamente sfavorevole. Quasi sempre unilaterali; bilaterali solo nel 5,3% dei casi. La diagnosi si presenta difficile e solo 9 volte fu fatta prima dell'atto operativo; i tumori primitivi delle guaine vascolari si prestano specialmente all'equivoco. Sarebbero elementi probativi: la situazione a livello della biforcazione della carotide; il divaricamento dei due rami carotidei; la parziale riducibilità e il ripristino del volume, al cessare della compressione, in due o tre tempi; la mobilità solo laterale; la miosi dal lato corrispondente; la sporgenza, talvolta, in faringe; la consistenza elastica.
L'indicazione operatoria non è univoca: per molti autori è assoluta anche nei casi di tumori benigni perché l'operazione preverrebbe pericoli e complicazioni. Non mancano però gli astensionisti, i quali limitano l'intervento ai casi di evidente malignità. La mortalità operatoria elevata (circa il 30%), la frequente necessità di sacrificare le carotidi e anche il vago, i postumi di miosi, le possibilità di paralisi delle corde vocali, di emiplegie, di disfagia, ecc., rendono necessaria una cernita molto oculata dei casi da sottoporsi all'intervento.
Bibl.: Per l'anatomia, l'organogenesi e la patologia cfr. A. Pepere, Ghiandole a secrezione interna, in P. Foà, Trattato di anatomia patologica, Torino 1922; per i tumori: A. Aperlo e F. Rossi, I tumori della gh. carotidea, in La Clinica chirurgica, 1925; per la funzione cfr. A. Vassale, Sugli effetti della distruzione della ghiandola carot., in Il Valsava, XII (1928); U. Pardi, Tumore della gh. c. con associazione di noduli tubercolari, in Atti della Soc. di cult. med. della Spezia ecc., giugno 1928.