glossari
I glossari sono uno dei più antichi tipi di vocabolario, nato e sviluppatosi nel medioevo europeo, con qualche epigono più tardo. Si tratta di opere di varia natura, la cui struttura può variare dalla semplice lista di parole ricavata da un determinato testo, con basilari glosse sinonimiche o brevi formule esplicative, fino a testi più complessi, che fanno riferimento a fonti esterne.
I glossari sono un genere indipendente da modelli greco-latini, perché il mondo classico non aveva formalizzato un suo sistema di descrizione delle parole e la disposizione di parole in lista non era ancora un genere definito come la grammatica. Va però ridimensionata l’idea moderna che si trattasse di descrizioni rozze e insufficienti del lessico (una sorta di vocabolari malriusciti), che non risponde agli obiettivi comunicativi e funzionali dei glossari. Essi servivano infatti, all’inizio, soprattutto a rispondere a domande puntuali, immediate (per es. la possibilità di spiegare un testo), non alla descrizione funzionale, parziale o completa, delle parole di un singolo testo o di una lingua.
Alcuni glossari medievali sono disposti in ordine semasiologico, sia pure approssimativo. Altri seguono un ordine onomasiologico-concettuale che, riflettendo la visione del mondo del compilatore, può essere notevolmente diversa da un’opera all’altra (un panorama in Arcangeli 1992: 197-201). Una certa differenza d’impostazione tra i due tipi risulta anche sul piano delle finalità, più pratiche nel primo caso e più ambiziose nel secondo. Trascurando le liste di parole senza strutturazione interna, è corrente (e può convivere nello stesso testo con le altre due modalità) l’organizzazione del materiale in base a criteri grammaticali, per es. la ripartizione tra parole neutre, maschili e femminili; è perfino possibile, come nel glossarietto di avverbi del codice Urb. Lat. 1419 della Biblioteca Vaticana, che un testo contenga forme di una sola categoria grammaticale (Navarro Salazar 1985: 62).
Il tipo-base di glossario è quello (di solito pre-alfabetico) in cui le glosse sono raccolte a parte, in modo autonomo, con lo scopo primario della facilità di consultazione. Questi glossari primitivi sono in genere costituiti dalla trascrizione su uno stesso foglio di tutte le parole che cominciano con la stessa lettera (tratte, in questa fase, da un solo manoscritto); una volta riuniti i fogli, essi costituiscono già un glossarium, che può però essere integrato con glosse provenienti da altre fonti. I glossari più complessi possono riunire diverse liste lessicali di questo genere, giungendo a servire per la decodificazione di diversi manoscritti e persino di codici che non erano stati usati per confezionare queste liste.
Successivamente, col contributo di fonti esterne, come i classici dell’enciclopedismo tardoantico e medievale, da Isidoro di Siviglia a Rabano Mauro, fino ai classici più recenti (dall’XI sec.), l’Alphabetum di Papias, il Catholicon di Giovanni Balbi, il Liber derivationum di Uguccione da Pisa, il Declarus di Angelo Senisio (derivato dal precedente), si arriva a glossari più complessi e ambiziosi, svincolati da singoli testi, ai limiti di ciò che già si può considerare un proto-vocabolario. In questi ultimi affiora già, nella glossa o addirittura nell’entrata, qualche volgarismo, che non è possibile stabilire se sia consapevole o no.
Sul piano della geografia, come osserva Gualdo (1999: 210-211), «chi volesse disegnare una mappa dei centri di produzione di questo genere di testi, […] resterebbe colpito dal loro addensarsi nell’area lombardo-veneta, specie intorno alla metà del Quattrocento».
Se si valutano i glossari medievali (ma alcuni, specialmente in area siciliana, varcano i confini del XVI secolo) sulla base della lingua, si hanno almeno tre tipi, senza considerare esperimenti sui generis come il Glossario di Monza del X secolo, o testi che ricorrono al volgare occasionalmente, con pochi lemmi o qualche postilla (Arcangeli 1992: 195):
(a) i glossari monolingui latini, interessanti ai fini della ricostruzione delle varietà dell’epoca perché nelle glosse rifluiscono elementi volgari integrali o più spesso travestiti con terminazioni latine, se pure tali elementi non vengono addirittura lemmatizzati;
(b) i glossari bilingui dal latino a un volgare italoromanzo, a volte attraverso formule di commutazione «X quod vulgariter dicitur Y» («X volgarmente detto Y») o simili, altre volte attraverso la semplice giustapposizione della forma latina a quella volgare («Submersus -sa -sum anegado»). Essi cominciano ad apparire intorno alla metà del Trecento sotto la decisiva spinta di Goro d’Arezzo (Baldelli 1960: 152-153);
(c) i glossari bilingui che escludono il latino: dal greco (come un glossario greco-siciliano studiato da Frasca 1949), dall’ebraico (gli esempi sono parecchi), da un’altra lingua romanza (francese o provenzale) o dal tedesco a un volgare italoromanzo.
I glossari monolingui latini sono il tipo più antico e fungono da modello per quelli bilingui o plurilingui; le loro basi vanno cercate nei classici dell’enciclopedismo visti sopra.
Tra i glossari bilingui latino-volgari si segnalano: un brevissimo elenco latino-padovano (XV sec.) pubblicato da Arcangeli (1992) (altri glossari di consistenza minima, alcuni dei quali inediti, sono segnalati da Baldelli 1960: 155-156); il grande glossario quattrocentesco latino-volgare della Biblioteca universitaria di Padova (ms. 1329) (Arcangeli 1997); il fondamentale Vocabularium breve di Gasparino Barzizza (data incerta, tra la fine del XIV secolo e il 1417-18: Arcangeli 1991; Gualdo 1999: 220), latino-veneziano con forti inserzioni di volgare bergamasco, da cui dipende a sua volta un glossario latino-italiano settentrionale quattrocentesco («usualmente scritto in latino, ma in un numero abbastanza consistente di casi […] redatto in volgare»; Vignali 2001: 3); due glossari latino-bergamaschi (uno del 1429, edito da Contini 1934, e un altro, di datazione incerta, studiato in Lorck 1893); il cospicuo (circa 2000 voci) glossario marchigiano di Cristiano da Camerino (inizio XV secolo); il glossario latino-veneto del codice V C 11 della Nazionale di Napoli (esemplato a Vicenza nel 1450) studiato da Gualdo (1999), di circa 300 lemmi; il glossario latino-eugubino del Trecento (Navarro Salazar 1985); il glossario latino-reatino Ordo vocabulorum di Cantalicio (fine XV secolo; Baldelli 1953); il glossario latino-sabino di Jacopo Ursello da Roccantica (Vignuzzi 1984); il Vocabularium vulgare cum latino apposito del siciliano Nicola Valla (1500).
Hanno maggiore complessità il lessico, ancora siciliano, di Lucio Cristoforo Scobar (1520; Leone 1986), un adattamento del dizionario spagnolo-latino di Nebrija, e il Vocabulista Ecclesiastico di Giovanni Bernardo Savonese (1509), che ha una caratterizzazione ligure-lombarda, ma con una lingua meno spinta in senso locale degli esempi precedenti.
I glossari bilingui da lingue moderne sono redatti con intenti più pratici, cioè per l’apprendimento di una lingua straniera. Anche in questo caso, se ne dà solo una rapida esemplificazione: un glossarietto francese-veneto del Trecento (Baldelli 1961), uno provenzale-italiano dell’inizio del XIV secolo (Castellani 1958); i glossari da un volgare italiano (veneto) al tedesco studiati e pubblicati da Rossebastiano 1984 (nove codici e due frammenti, catalogabili in tre filoni, a cui si aggiunge un ulteriore glossarietto di diversa trafila pubblicato da Scarpa 1991). Non mancano glossari da un volgare italoromanzo all’altro, per es. un breve elenco milanese-fiorentino di 168 parole (forse del 1485), per i fiorentini nella città lombarda (Olivieri 1942). Direzione inversa, dall’italiano all’arabo, ha il glossario pubblicato da Teza 1893. Rari i glossari plurilingui, come quello latino, italiano, ceco e tedesco (XV sec.) studiato da Presa (1975).
Arcangeli, Massimo (1991), Voci barzizziane, «Contributi di filologia dell’Italia mediana» 5, pp. 137-179.
Arcangeli, Massimo (1992), La tradizione dei glossari latino-volgari (con un glossarietto inedito), «Contributi di filologia dell’Italia mediana» 6, pp. 193-209.
Arcangeli, Massimo (1997), Il glossario quattrocentesco latino-volgare della Biblioteca universitaria di Padova (ms. 1329), Firenze, Accademia della Crusca.
Baldelli, Ignazio (1953), Il glossario latino-reatino del Cantalicio, «Atti e memorie dell’Accademia Toscana di scienze e lettere La Colombaria» n.s., 17, 3, pp. 367-406 (poi in Id., Medioevo volgare da Montecassino all’Umbria, Bari, Adriatica, 1971, pp. 195-238).
Baldelli, Ignazio (1960), L’edizione dei glossari latino-volgari dal secolo XIII al XV, in Atti dell’VIII congresso internazionale di studi romanzi (Firenze, 3-8 aprile 1956), Firenze, Sansoni, pp. 757-763 (poi in Baldelli 1988, pp. 149-158).
Baldelli, Ignazio (1961), Un glossarietto francese-veneto del Trecento, «Studi linguistici italiani» 2, pp. 155-162 (poi in Baldelli 1988, pp. 159-168).
Baldelli, Ignazio (1988), Conti, glosse e riscritture, dal secolo XI al secolo XX, Napoli, Morano.
Castellani, Arrigo (1958), Le glossaire provençal-italien de la Laurentienne (Ms. Plut. 41, 42), in Lebendiges Mittelalter. Festgabe für Wolfgang Stammler, Freiburg, Universitätsverlag, pp. 1-43 (poi in Id., Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1946-1976), Roma, Salerno Editrice, 1980, 3 voll., vol. 3°, pp. 90-133).
Contini, Gianfranco (1934), Reliquie volgari della scuola bergamasca dell’umanesimo, «L’Italia dialettale» 10, pp. 223-240.
Frasca, Salvatore (1949), Glossario greco-siciliano del sec. XIV, «Cultura neolatina» 9, pp. 129-135.
Gualdo, Riccardo (1999), L’uso dei glossari latino-volgari in area lombardo-veneta nel primo Quattrocento, «Annali dell’Istituto universitario orientale di Napoli» 21, pp. 209-246.
Leone, Alfonso (1986), Saggio di moderna edizione del “Vocabolario siciliano-latino” di Lucio Cristoforo Scobar, «Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani» 15, pp. 206-267.
Lorck, Jean E. (hrsg. von) (1893), Altbergamaskische Sprachdenkmäler (X.-XV. Jahrhundert), Halle, Niemeyer.
Navarro Salazar, Maria Teresa (1985), Un glossario latino-eugubino del Trecento, «Studi di lessicografia italiana» 7, pp. 21-155.
Olivieri, Ornella (1942), I primi vocabolari italiani fino alla prima edizione della Crusca, «Studi di filologia italiana» 6, pp. 64-192.
Presa, Giovanni (1975), D’un inedito “Vocabolarium” latino, italiano, ceco e tedesco del sec. XV, «Aevum» 49, pp. 166-204.
Presa, Giovanni (1975), Il ‘Vocabolarium quadrilingue’ nella storia delle origini della lessicografia italiana, «Aevum» 49, 1-2, pp. 166-175.
Rossebastiano, Alda (1984), Antichi vocabolari plurilingui d’uso popolare. La tradizione del “Solennissimo Vochabuolista”, Alessandria, Edizioni dell’Orso.
Scarpa, Emanuela (1991), Uno sconosciuto glossarietto italiano-tedesco, «Studi di filologia italiana» 49, pp. 59-74.
Tancke, Gunnar (1984), Die italienischen Wörterbücher von den Anfängen bis zum Erscheinen des “Vocabolario degli Accademici della Crusca” (1612). Bestandsaufnahme und Analyse, Tübingen, Niemeyer.
Teza, Emilio (1893), Un piccolo glossario italiano e arabico del Quattrocento, «Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche» 5, 2, pp. 77-88.
Vignali, Luigi (2001), Un glossario latino-volgare quattrocentesco e il “Vocabularium” breve di Gasparino Barzizza, in Studi di storia della lingua italiana offerti a Ghino Ghinassi, a cura di P. Bongrani et al., Firenze, Le Lettere, pp. 3-87.
Vignuzzi, Ugo (a cura di) (1984), Il glossario latino-sabino di ser Jacopo Ursello da Roccantica, Perugia, Edizioni Università per Stranieri.