DOMIZIO Calvino, Gneo
Tribuno della plebe nel 59 a. C., sostenne energicamente il console M. Calpurnio Bibulo contro Cesare. Pretore del 56, forse presiedette il tribunale che doveva giudicare Celio. Nel 54 pose la sua candidatura al consolato, e insieme con uno dei concorrenti, C. Memmio, strinse con i consoli in carica, Appio Claudio Pulcro e L. Domizio Enobarbo, un vero e proprio contratto, svelato poco dopo dallo stesso Memmio, col quale si assicuravano ai consoli, in caso di riuscita, o 40 milioni di sesterzî o, con un atto di notorietà relativo a decisioni in realtà mai prese, le provincie che essi desideravano.
Le elezioni nel 54 non poterono aver luogo, per una serie di complicazioni politiche e giudiziarie, ma nella seconda metà del 53 con l'aiuto di Pompeo D. fu eletto console. Si deve all'iniziativa sua e del collega M. Valerio Messalla la deliberazione del Senato, per cui i magistrati uscenti non avrebbero potuto assumere il governo di una provincia prima di un periodo di cinque anni. Il saggio provvedimento, che avrebbe dovuto porre riparo alla violenza della lotta elettorale, giunta quell'anno al culmine con le candidature consolari di T. Annio Milone, C. Cecilio Metello Scipione, T. Plauzio e quella pretoria di Clodio, fu ripreso e applicato più tardi da Pompeo. Passato dalla parte di Cesare, D. ebbe nel 48 il comando di un corpo di truppe, che in Macedonia doveva tagliare la strada a Metello Scipione di ritorno dall'Asia. Quando Pompeo e Cesare abbandonarono Durazzo, D., preso per un momento in mezzo agli eserciti di Pompeo e di Metello, con un'abile manovra riuscì a riprender contatto con Cesare. Preposto al governo dell'Asia Minore, e costretto a mandare due delle sue tre legioni ad Alessandria, fu in un primo momento sconfitto da Farnace, ma dopo la vittoria di Cesare costrinse alla resa il re rifugiatosi a Sinope. Partecipò alla battaglia di Tapso, e dopo la vittoria ebbe l'incarico di conquistare Tisdra. Destinato alla carica di magister equitum per il 43, non poté coprirla in seguito alla morte del dittatore. Nel 42 la flotta, con cui conduceva dall'Italia rinforzi ad Antonio e Ottaviano, fu sorpresa dai repubblicani, e in gran parte distrutta. Console una seconda volta nel 40, per una parte dell'anno, ebbe dal 39 al 36 il governo della Spagna. Vi conquistò il titolo d'imperator, e con parte del bottino innalzò sul Palatino un dono votivo di cui ci resta ancora la base con l'iscrizione dedicatoria (Corp. Inscr. Lat., VI, 1301). Il denaro offertogli per le spese del trionfo gli servì in gran parte a ricostmire la Regia, distrutta da un incendio, fdiendovi incidere quella lista dei consoli e dei trionfi, che è in parte conservata ed è nota col nome di Fasti Capitolini. È ipotesi discussa l'affermazione che Domizio sia stato, come il più autorevole membro del collegio dei pontefici, un collaboratore di Augusto nel ristabilimento dell'antica religione romana, e discusso è anche il riferimento al suo nome del calendario ritrovato nel bosco degli Arvali (Corp. Inscr. Lat., I, p. 214 seg.).
Bibl.: Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 1419 seg.; W. Drumann e P. Groebe, Geschichte Roms, III, Lipsia 1906, p. 3 segg.