BEAUMONT, Goffredo de
Nato forse a Bayeux, il B. sarebbe entrato in giovane età nella carriera ecclesiastica, divenendo cancelliere della Chiesa di Bayeux.
Probabilmente per tramite di suo fratello Guglielmo, il quale sin dal principio della seconda metà del sec. XIII risulta fra i più intimi consiglieri di Carlo d'Angiò, conte di Provenza, il B. entrò in contatto con la corte del conte e diventò presto uno dei suoi più fedeli servitori, svolgendo un'importante funzione mediatrice tra papa Clemente IV e Carlo nelle trattative diplomatiche preliminari alla conquista del Regno di Sicilia.
All'inizio del 1265 il B., ormai rivestito della dignità di cappellano pontificio, si recò insieme con l'artivescovo di Cosenza a Perugia per annunziare al papa l'imminente arrivo in Italia di Carlo d'Angiò, che il 23 maggio seguente doveva far il suo ingresso nell'Urbe con un piccolo seguito di cavalieri francesi. Poco dopo, alla fine di maggio o all'inizio di giugno, il B. fu mandato una seconda volta a Perugia con l'incarico di sollecitare Clemente IV a venire a Roma per investire Carlo del Regno di Sicilia. Il papa però non aderì a tale richiesta, preferendo restare nella più sicura Perugia. Nell'ottobre dello stesso anno Clemente IV, per l'insistenza di Carlo d'Angiò che aveva respinto il candidato del papa, l'ar, civescovo di Cosenza, propostogli il 23 settembre, nominò il B. suo legato in Lombardia, Romagna e nella Marca trevigiana, con il compito di preparare il passaggio delle truppe angioine, partite da Lione il 10 ottobre.
Il B. disbrigò i suoi incarichi con notevole zelo ed abilità, predicando la crociata contro re Manfredi ed i suoi fautori e svolgendo un'efficacissima propaganda per la causa angioina. Riuscì infatti ad ottenere dalla maggior parte delle città contingenti ausiliari che condusse in aiuto dei Francesi. Ma appena effettuato il passaggio dell'esercito angioino per i territori insicuri dell'Italia settentrionale, il papa revocò il suo legato, il 3 genn. 1266, temendo forse che, un troppo zelante partigiano di Carlo d'Angiò potesse nuocere agli interessi della Chiesa.
Il B. tornò alla corte angioina e Carlo, dopo la vittoria su Manfredi più che mai bisognoso di intelligenti e fedeli collaboratori, lo incaricò di sostituire il cancelliere del Regno di Sicilia, Jean d'Acy, il quale il 24 ott. 1266 per affari diplomatici si era recato in Francia, da dove ritornò solo nel febbraio del 1268.
Pare che il B., che d'dra in poi si trova quasi sempre nella più stretta cerchia di collaboratori di Carlo, come attestano le liste dei testimoni nei vari documenti emanati dal re in questi anni, abbia esercitato il suo ufficio con successo, dato che, dopo la morte del cancelliere Jean d'Acy, avvenuta alla metà dell'ottobre del 1268, Carlo lo nominò, il 30 nov. 1268, dopo una breve reggenza di Jean de Mesnil, suo successore, elevandolo così ad una delle più alte cariche del Regno.
Il B. s'impegnò subito in una nuova e più razionale riorganizzazione della cancelleria, elaborando un piano generale per la classificazione degli atti - introdusse ad esempio registri distinti per gli atti concernenti i giustizieri e i se creti, registri per gli "extravagantes", ecc. - adottando una serie di regole che furono osservate ancora per tutto il sec. XIV.
Oltre a questa attività strettamente legata alle esigenze della cancefieria, il B. fu adoperato varie volte dal re per missioni diplomatiche. Ancora prima della sua entrata in carica come cancelliere del Regno, egli fu costituito da Carlo, nell'estate del 1268, procuratore per contrarre in Francia il suo fidanzamento con Margherita di Borgogna.
Appena un anno dopo, nell'agosto del 1269, il B., insieme con Goffredo di Sargines, dovette recarsi un'altra volta in Francia, con gli incarichi di concludere in nome del re un accordo con il conte di Vendôme e di ottenere il giuramento di fedeltà dal nuovo bailo di Angiò, Ugone de Allunna.
Accompagnò infine, nell'agosto dei 1270, il suo re in Africa, dove, durante l'assedio di Tunisi, era morto poco tempo prima Luigi IX, re di Francia e fratello di Carlo. Le lunghe trattative con l'emiro di Tunisi si conclusero finalmente con un trattato di pace, che in nome di Carlo d'Angiò venne giurato il 10 nov. del 1270 dal Beaumont. Che il B. però non fosse del tutto disinteressato nello svolgimento del suo incarico lascia supporre un'accusa, rivoltagli in una lettera da Michel de Toulouse, di essersi arricchito indebitamente con gli affari tunisini.
L'anno 1271 riservò al B. nuovi onori: dopo la morte del vescovo Guglielmo di La on, avvenuta il 5 marzo 1271, il capitolo della città elesse il B. suo successore e l'elezione fu regolarmente confermata dal capitolo di Reims, a quanto pare non prima del settembre del 1271, dato che in questo momento l'arcivescovato era vacante.
Nell'agosto del 1271 il B. si recò per la terza ed ultima volta in Francia. Il re l'aveva nominato suo procuratore il 31 luglio, per trattare un arbitrato su una controversia insorta fra Carlo- d'Angiò e i suoi nipoti Filippo, re di Francia, e Carlo, sulla gabella del Rodano. Senza dubbio, benché manchino notizie precise, il B. dovette cogliere l'occasione per farsi consacrare vescovo di Laon.
Secondo una notizia riferita nella Gallia christiana il B. sarebbe stato presente in questa qualità all'incoronazione di Filippo l'Ardito a re di Francia il 30 ag. 1271 a Reims. Che egli si fosse trattenuto infatti in questo periodo nell'arcidiocesi di Reims attesta un ordine di Carlo al suo cancewere, dato il 17 sett. 1271, di fare collocare in tutti gli oratori di Reims dei santi Dionisio e Nicasio volti cerei di 100 libbre ognuno per la guarigione del suo primogenito Carlo.
Il B. morì con ogni probabilità - non sappiamo però se in Francia o nel Regno di Sicilia - nel gennaio del 1272, dato che sin dal principio del febbraio seguente troviamo Simone di Parigi inèaricato della direzione della cancelleria reale. Era già morto comunque nel luglio del 1272, quando viene qualificato in un documento come "quondam".
Che il B. abbia posseduto un considerevole patrimonio lascia supporre il fatto che subito dopo la sua morte il re si affrettò a dar corso al suo testamento. Ordinò a Pietro de Latier, canonico di S. Martino a Tours, di recuperare i libri del defunto vescovo di Laon e costituì esecutori del testamento del B. nel Regno di Sicilia il camerario e conte di Montescaglioso Pietro di Beaumont, fratello di Goffredo, e Simone di Parigi, suo successore nella carica di cancelliere. In Francia questo compito fu, affidato ai "magistri" Pietrò, sottodecano di Orléans, Giovanni di Parigi, arcidecano di Tardan, Guarnieri, arcidecano di Brie nella Chiesa di Parigi e Radolfo di Vemarcio. Non è tramandato però in che cosa consistessero questi beni. Si sa solo con sicurezza che il B. era signore del casale di Stornaria in Capitanata e dei castello di Fontanafura e possedeva una casa a Napoli presso la chiesa di, S. Pietro ad Aram.
Esponente della piccola nobiltà francese, il B. dovette la sua fortuna, come i suoi tre fratelli Drogone, Guglielmo e Pietro ascesi come lui alle più alte cariche del Regno di Sicilia, all'impresa di Carlo d'Angiò, qualificandosi assai presto come un tipico rappresentante di quella nuova classe dirigente angioina che sostituì nella direzione della vita politica e amministrativa del Regno il vecchio elemento indigeno e svevo.
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