golare
Ha il valore di " desiderare ardentemente " (cfr. ‛ gola ' nel senso di " golosità "), ed è usato una sola volta, in Pd X 111 La quinta luce, ch'è tra noi più bella, / spira di tale amor, che tutto 'l mondo / là giù ne gola di saper novella, con riferimento alle accese discussioni dei teologi (" doctores enim multum discrepant de eo in sententiis et opinionibus suis ", Benvenuto) che si preoccupavano di conoscere la sorte eterna di Salomone, " cioè di sapere in che condizione sia... s'elli è beato, o dannato " (Buti). Il verbo appare piuttosto comune nell'italiano antico specie nella forma ‛ goliare ' (nei siciliani, per es. Iacopo Mostacci Mostrar vorria 34, Federico Poi ch'a voi piace 63, Rugeri Apugliese Umile sono 22, ecc.; ma ‛ golare ' in Niccola Insegna d'umiltate 12 [Poeti del Dolce Stil Nuovo, a c. di M. Marti, Firenze 1969, 841]; in Niccolò del Rosso Color di perla 52; nel luogo di Pd X 111 ne golìa è variante infatti di codici anche toscani; cfr. Petrocchi, ad l.).