PADOVA, Goliardo
PADOVA, Goliardo. – Nacque a Casalmaggiore (Cremona) il 3 luglio 1909, da Rienzo e da Demetria Teresa Perini.
Si diplomò nel 1930 al Regio Istituto d’arte di Parma, dove fu allievo di Guido Marussig; iscrittosi all’Accademia di belle arti di Brera, seguì le lezioni di decorazione di Giuseppe Palanti (Zambianchi, 1994, p. 107). Nel 1930 vinse il primo premio al concorso indetto a Milano dall’Ente nazionale per l’artigianato e le piccole industrie (ENAPI), presentando, insieme a Carlo Mattioli che era stato suo compagno di studi a Parma, alcune mattonelle in granito-cemento decorate a motivi geometrici (ripr. in G. P., 1999, p. 17); queste stesse furono riproposte nell’estate dello stesso anno alla IV Esposizione internazionale d’arte decorativa e industriale moderna presso la Villa reale di Monza.
Alcuni dei suoi primi lavori sembrano guardare soprattutto al clima della secessione viennese (si vedano il progetto per una Cabina di trasformazione elettrica e la Tomba Aroldi-Ferrari del cimitero di Casalmaggiore) mentre altri, quali gli studi per alcuni pannelli decorativi intitolati Armonie e Archeologia, sembrano trarre ispirazione dalla serie dechirichiana dei Trofei (tutti del 1930; Archivio Goliardo Padova; ripr. in G. P., 1999, pp. 17, 19).
Nei primi anni Trenta diede inizio anche all’attività di incisore e di illustratore realizzando puntasecche, acqueforti e xilografie, con pochi tratti essenziali, che ben si adattano alla semplice quotidianità dei soggetti rappresentati: si vedano, per esempio, Uomo del mio paese e All’osteria (Accademia di Brera, Gabinetto dei disegni e delle stampe). Nello stesso periodo disegnò anche una serie di progetti di arredamento nei quali appare evidente la lezione razionalista basata sull’economia d’insieme e l’utilità pratica di ogni elemento; tra questi, in particolare, il Progetto dell’arredamento di una stanza nell’appartamento G. in Casalmaggiore e l’Allestimento per una bottega della lana (ripr. in G. P., 1999, pp. 29, 30 s.).
Nel 1933 partecipò a varie manifestazioni, fra le quali laII Mostra universitaria lombarda di pittura, scoltura, architettura, scenografia, bianco e nero, decorazione, organizzata dal Gruppo universitario fascista (GUF) di Milano all’interno del Palazzo dei sindacati fascisti dell’industria, la Mostra regionale del bianco e nero al Palazzo ducale di Mantova e la Mostra d’arte organizzata dall’Istituto fascista di cultura (IFC) di Casalmaggiore dove presentò i primi dipinti poi definiti «chiaristi» (in sintonia con il gruppo di artisti gravitante attorno a Edoardo Persico).
Padova dipingeva su tavole non preparate, utilizzando uno strato di colore sottile attraverso il quale lasciava trasparire il supporto sottostante (si vedano La strada bassa, del 1933, nella Galleria nazionale di Parma, e La piazza del mio paese, del 1934, in collezione privata a Milano; Rosa, in G. P., 1999, pp. 26-31; ripr. ibid., pp. 59, 62).
Nel 1934 si diplomò all’Accademia di Brera e, nello stesso anno, vinse il concorso per il manifesto dei Littoriali dello sport (Casalmaggiore, Scuola di disegno Giuseppe Bottoli, Archivio), iniziando anche a realizzare alcuni manifesti pubblicitari, tra i quali quello per La Ticinese caffè tostato (fotografia nell’Archivio Goliardo Padova) e quello per il Campari soda (bozzetto ibid.; Strukelj, 1989, pp. 15 s.). Nel 1935 partecipò alla II Quadriennale nazionale d’arte presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma e alla III Mostra prelittoriale d’arte al Castello Sforzesco di Milano; nello stesso anno fu eletto nel Direttorio del sindacato interprovinciale fascista delle belle arti di quella stessa città.
Nel 1936 iniziò a insegnare presso la Scuola degli artefici di Brera, composizione decorativa, disciplina mutata, per suo volere, nell’insegnamento di grafica pubblicitaria (mantenuto fino al 1942) e cominciò a collaborare come illustratore per la rivista Libro e moschetto, con prove dagli esiti vari nelle quali rimane però sempre ferma la capacità di simbolizzare i messaggi in modo efficace e sintetico (G. P., 1999, pp. 33-36).
Nel 1937 inviò alcuni lavori all’Exposition internationale Arts et techniques dans la vie moderne di Parigi; due anni dopo prese parte alla prima edizione del premio Bergamo, organizzata nel palazzo della Ragione di Milano (cui partecipò anche nel 1942), e tenne la sua prima esposizione personale alla galleria del Dopolavoro ambrosiano di Milano.
Nel 1940 sposò Nanda Sampietro (dalla quale ebbe i figli Fiammetta Giovanna nel 1941 e Florenzio nel 1947). Nello stesso anno fu espulso dal dopolavoro del GUF, a causa della supposta origine ebraica del cognome e nonostante la sua famiglia avesse dimostrato di essere di religione cristiana da generazioni.
Nell’autunno del 1942 fu arruolato infanteria e comandato prima in Sicilia e poi in Francia dove, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu catturato e deportato dai tedeschi in Germania nel campo di concentramento di Karlsruhe. Dell’esperienza tragica della guerra e della prigionia resta un album di disegni nella collezione degli eredi. Nel 1943 alcune sue opere erano state esposte alla IV Mostra provinciale sindacale di Cremona nella sede di Palazzo Affaitati.
Nel 1945 si trasferì a Casalmaggiore, dove insegnò alla scuola di avviamento professionale e diresse la Scuola di disegno Giuseppe Bottoli. Dal 1947 smise di dipingere quadri per alcuni anni. A Casalmaggiore, dove aveva fondato un’azienda agricola denominata La Fiammetta nella quale si tutelavano e si selezionavano varie specie animali, realizzò nel 1951, sulle mura del pollaio, un grande dipinto raffigurante «quelle alate creature decadute alla vita di cortile» di cui parla in alcuni scritti (opera distrutta e ora visibile solo in fotografia; Archivio Goliardo Padova).
Nel 1955, grazie anche all’incoraggiamento dell’amico scrittore Giuseppe Tonna, riprese a dipingere (fra il 1955 e il 1957 molto spesso opere a tempera; Zambianchi, 1999, p. 48); in Boscaglia in riva al Po (1956 circa; Casalmaggiore, palazzo comunale), in particolare, evidente appare lo studio di Cézanne e della pittura del gruppo Corrente.
Nel 1959 tenne una personale presso il ridotto del teatro Regio di Parma, curata da Roberto Tassi. Dalla fine degli anni Cinquanta, senza abbandonare del tutto la figurazione, si avvicinò molto all’informale, alla ricerca di una sorta di «ultimo naturalismo», secondo la definizione critica di Francesco Arcangeli (Gli ultimi naturalisti, in Paragone, V [1954], 59, pp. 29-43; Id., Una situazione non improbabile, ibid., VIII [1957], 85, pp. 3-45), che più che rappresentare il paesaggio si focalizza sulle materie organiche di cui è composto. Si vedano il collage di foglie secche e tempera Senza titolo (anni Sessanta, Casalmaggiore, Museo Diotti; ripr. in Gli animali parlanti, 2009, p. 34) o l’olio Paesaggio (1958; Università di Parma, Centro studi e Archivio della comunicazione), vicino alle opere contemporanee di Pompilio Mandelli (cfr. Strukelj, 1989, p. 23).
Secondo alcuni critici, come Roberto Tassi, il naturalismo di Padova trascende il paesaggio, elaborandolo in modo fantastico attraverso temi figurativi che ricorsero fino alla morte, come nelle serie degli Uccelli, degli Insetti, dei Nidi (cfr. Del Giudice, 2009, p. 9; Quintavalle, in G. P., 2006, pp. 24 s.). La critica si spinge a rintracciare nei suoi lavori moltissime e precise influenze di vari artisti (Strukelj, 1989, pp. 13-34), fra i quali Giovanni Segantini, Antonio Fontanesi e, seguendo le ammissioni di Padova stesso, anche Tranquillo Cremona, fino a uno sguardo a Chaïm Soutine, Jean Dubuffet e forse anche all’allora recente fenomeno dell’Action painting americana, recepito probabilmente grazie alla lettura degli articoli comparsi sulla rivista Palatina (attorno alla quale gravitavano molti suoi amici ed estimatori; cfr. Zambianchi, 1999, pp. 49-52).
Nel 1961 si trasferì a Parma. Tre anni dopo prese parte come attore al film Prima della Rivoluzione, diretto dal regista Bernardo Bertolucci che, con il padre, il poeta Attilio, era suo amico ed estimatore.
Nel film Padova interpreta il ruolo del pittore che dipinge en plein air parlando, secondo le ‘sonorità’ tipiche del luogo, in dialetto; il regista scelse di non doppiarlo, affermando che sarebbe stato come doppiare un gabbiano (Archivio Goliardo Padova).
Fra le collettive di questi anni si segnalano la Rassegna di pittori italiani contemporanei alla galleria La Sfera di Modena (1961); le mostre Avvio per una galleria d’arte moderna, presso il Palazzo della Pilotta di Parma (1965), Arte contemporanea in Emilia e Romagna, presso il Museo civico di Bologna (edizione del 1966 e del 1968), Chiaristi mantovani a Castel Goffredo (1966), Arte contemporanea 1973 presso il Museo civico di Bologna (1974).
Fra le numerose antologiche, a partire dagli anni Sessanta, si ricordano quella nella sala comunale della Cultura del palazzo dei Musei di Modena (1961) con presentazione di Tassi; nel ridotto del teatro Regio di Parma (1968), a cura dello stesso Tassi e di Giorgio Cusatelli; nella galleria d’arte Carlo Alberto di Torino (1970) a cura di Giuseppe Tonna.
Morì a Parma il 2 maggio 1979.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio Goliardo Padova (in corso di deposito presso la Civica biblioteca d’arte del Castello sforzesco); Roma, Galleria nazionale d’arte moderna (GNAM), Archivio bio-iconografico, b. Padova Goliardo; Roma, Archivio Biblioteca Quadriennale di Roma, b. Padova Goliardo; V. Strukelj, G. P., Parma 1989; G. P. opere 1933-1977 (catal., Milano), a cura di R. Tassi - C. Zambianchi, Parma 1994; C. Zambianchi, Cronologia artistica e antologia della critica, ibid., pp. 107-123; G. P. (catal., Casalmaggiore), a cura di V. Rosa, Milano 1999; C. Zambianchi, «Ho bisogno di espandermi sulle cose», ibid., pp. 47-55; Id., Cronologia, ibid., pp. 137-139; G. P. (catal., Parma), a cura di A.C. Quintavalle - G. Bianchino, Milano 2006; G. P.I Padova di Florenzio (catal.), a cura di V. Rosa, Casalmaggiore 2007; Gli animali parlanti: il bestiario di G. P. (catal.), a cura di V. Rosa, Casalmaggiore 2009; P. Del Giudice, G. P. ultimo naturalista, ibid., pp. 9-24; Un antico mistero: l’universo pittorico di G. P., a cura di C. Dini, Parma 2010; P. La ragione dei miei giorni (catal., Casalmaggiore), a cura di T. Cordani, Cremona 2012.