GOMITO (dal lat. cubĭtus "gomito" fr. coude; sp. codo; ted. Ellbogen; ingl. elbow)
È il segmento dell'arto superiore che unisce il braccio all'avambraccio con l'articolazione omero-cubito radiale; s'estende a circa due dita trasverse sotto e sopra la piega di flessione dell'avambraccio sul braccio.
È appiattito, a massimo diametro (fig. 1) trasversale; anteriormente presenta tre sporgenze muscolari, una mediana e due laterali, queste ultime convergono verso l'asse dell'arto circoscrivendo una depressione in cui s'affonda il bicipite, che forma così la sporgenza mediana; posteriormente vi sono tre sporgenze ossee: al lato interno l'epitroclea, all'esterno l'epicondilo, in mezzo l'oleocrano. Allo stato normale, a braccio esteso, la punta più sporgente dell'olecrano corrisponde alla linea orizzontale che riunisce le due tuberosità omerali esterna e interna (fig. 2); ad avambraccio flesso sul braccio ad angolo retto, l'olecrano s'abbassa e la sua punta costituisce l'apice d'un triangolo, di cui la base è rappresentata dalla linea orizzontale sopra descritta. A formare l'articolazione del gomito concorrono (fig. 3): l'omero, il radio e il cubito; la linea articolare è obliqua dall'alto al basso e dall'infuori all'indentro; ne risulta che l'asse dell'avambraccio forma con quello del braccio un lieve angolo aperto in fuori (valgismo fisiologico; fig. 4), di modo che, nella flessione del gomito, l'avambraccio incrocia il braccio e la mano si porta verso la cavità boccale. L'articolazione del gomito è una diartrosi, del genere trocleare (v. articolare, sistema) con ingranamento delle superficie articolari così esatto, che sono possibili movimenti di flessione e d'estensione (1800 negli adulti), ma non di lateralità; il legamento anulare (fig. 5), che circonda il collo del radio, ne permette la rotazione quando l'avambraccio esegue movimenti di pronazione e di supinazione della mano (1500-1600).
Al gomito (fig. 6) sono per lo più praticate la flebotomia (v.) o salasso, la fleboclisi (v.), la trasfusione del sangue (v.).
L'articolazione del gomito può subire, per cause traumatiche, contusioni, distorsioni, lussazioni.
Entrambe le ossa dell'avambraccio possono lussarsi sull'omero, isolatamente o contemporaneamente, in diverse dírezioni; più frequentemente all'indietro, in conseguenza d'una caduta sulla mano a braccio esteso, per un movimento d'iperestensione del gomito (fig. 6). Questa lussazione viene ridotta con facilità, con la semplice trazione sull'avambraccio o col metodo fisiologico di W. Roser, col quale si fa percorrere ai capi articolarì la stessa strada che hanno seguito nel lussarsi e quindi la riduzione viene eseguita con un movimento d'iperestensione del gomito. Segue, per frequenza, la lussazione del radio in avanti (fig. 7).
Sono frequenti le fratture delle ossa componenti l'articolazione del gomito; la struttura complessa di questa giuntura rende complicato lo studio delle fratture di questa regione. Particolare importanza hanno i distacchi epifisarî, che si producono in questa articolazione, per cause traumatiche, nei bambini e negli adolescenti; queste lesioni, se non sono be11e curate, lasciano disturbi gravi nella funzione della giuntura e nell'accrescimento ulteriore delle ossa, che compongono l'articolazione. L'articolazione del gomito può essere sede di fatti infiammatorî acuti (reumatismo, gonorrea, lue) e cronici.
Tra le infiammazioni croniche ricorderemo, oltre all'artrosi cronica deformante e all'artrite gottosa, la tubercolosi del gomito, che, rispetto a localizzazioni dello stesso processo in altre giunture, è piuttosto benigna, tende a guarire con le cure conservative e funzionali, soprattutto con l'elioterapia (v.); ma nelle forme gravi complicate da ascessi e da fistole periarticolari, in individui debilitati, può richiedere o l'artrectomia o la resezione del gomito.
Come esito di lesioni traumatiche gravi o di artriti reumatiche o gonococciche, può rimanere una rigidità dell'articolazione del gomito; se questa anchilosi (v.) fissa l'articolazione in una posizione angolare di 90°, la funzione del braccio può anche essere sufficiente, ma se l'angolo è superiore all'angolo retto o se l'avambraccio è in attitudine difettosa, per esempio di pronazione esagerata, allora, per ovviare al disturbo funzionale che ne consegue, è consigliabile l'artrolisi.
Quest'operazione consiste nell'asportazione di tutti i tessuti fibrosi e dei ponti ossei che impediscono il movimento articolare, nel modellamento degli estremi ossei e nell'introduzione fra essi d'un lembo aponeurotico che sostituisce la sinoviale articolare e impedisce il riformarsi della saldatura fra le due ossa componenti l'articolazione.
L' articolazione del gomito può essere congenitamente lussata; la lussazione può interessare le due ossa dell'avambraccio (più spesso il radio, in avanti) per anomalia di sviluppo embrionale, accompagnata non di rado da altri disturbi, quali l'assenza congenita dell'ulna e l'arresto del suo sviluppo. In taluni casi può essere necessario l'intervento operatorio, che deve mirare alla riposizione della testa radiale e alla ricostituzione di una neoartrosi. La cura chirurgica può essere richiesta anche per l'anchilosi radioulnare superiore (fig. 7) associata non di rado alla lussazione del radio, lesione che ricorda la fusione tra radio e cubito, esistente in alcune specie di Mammiferi e nei Vertebrati inferiori.
Deformità acquisite del gomito più frequenti sono il gomito valgo, il gomito varo, nelle quali l'avambraccio, in estensione, assume posizione permanente rispettiva di abduzione o di adduzione, in rapporto col braccio. Fisiologicamente già esiste più accentuato nelle donne un certo grado di cubito valgo (159°-178° secondo J. v. Mikulicz), che G. Hübscher attribuisce alla larghezza del bacino nel sesso femminile, per cui l'avambraccio è spinto in abduzione. Queste deformità del gomito sono per lo più conseguenza di fratture o distacchi epifisarî dell'estremità inferiore dell'omero; s'osservano pure in conseguenza di paralisi che hanno turbato l'equilibrio muscolare; il loro trattamento è per lo piü chirurgico (osteotomia).
Per quanto riguarda gl'interventi demolitivi la disarticolazione del gomito è raramente eseguita, perché l'estremità inferiore dell'omero, molto larga, lascia un moncone poco adatto all'applicazione delle prostesi, per cui a tale operazione si preferisce l'amputazione sopra i condili omerali. In entrambi questi interventi è sempre consigliabile la sutura dei muscoli flessori con i muscoli estensori, che s'oppone alla loro retrazione ed evita la conicità secondaria del moncone. A quest'operazione è utile aggiungere, ogni qual volta è possibile, la plastica cinematica di Vanghetti, mercé la quale si creano due motori plastici, uno flessorio e uno estensorio, capaci di muovere attivamente le dita della mano artificiale o gli strumenti di lavoro. Ogni qual volta è possibile, si deve preferire alla disarticolazione l'amputazione alta dell'avambraccio, perché, anche restando di questo segmento un breve moncone, quando venga accuratamente sfruttato con l'apparecchio di prostesi, è di grandissima utilità per il mutilato la conservazione del movimento del gomito.