GONNA o gonnella (da gunna [gall.?] "pelliccia"; fr. jupe, jupon; sp. gonela; ted. Unterrock; ingl. petticoat)
La gonna in origine fu una cappa da uomo, aperta, senza maniche e con cappuccio, da portare sopra l'armatura o sopra altra veste, già in uso presso i Galli (sec. IV, V), come risulta da alcune pietre tombali dell'epoca. Più tardi il popolo l'adottò come mantello semplice e corto, increspato al collo e con cappuccio, mentre la nobiltà la trasformò in una veste ampia e lunga, talvolta provvista di maniche e di cappuccio. Adottata dai dottori e dai monaci (sec. XII-XIII), la gonnella diede origine all'attuale saio dei frati, di poco dissimile tuttora dall'antica veste dei religiosi e dei predicatori (San Benedetto). Alcune gonnelle erano aperte ai lati e avevano il cappuccio attaccato al mantello: foggia, questa, che corrisponde alla "pazienza" che portano ancora i francescani e i benedettini. Si chiamò anche gonnella (gonel) dal 1200 sino alla fine del 1400 una veste lunga quasi fino al ginocchio e stretta alla vita, di cuoio o di panno, ornata di maglie e di borchie di ferro e blasonata, da portare sopra l'armatura (cotta d'armi, sopra-insegna); questa foggia era ancora in uso in Francia nel 1480, poiché Geoffroy conte d'Anjou fu soprannominato "gonnella grigia" dal colore della sua veste. Lo abuso dei ricami e degli ornamenti lussuosi, che ispirò non poche leggi suntuarie, colpì anche l'uso delle gonnelle a stemmi e a divise (Firenze 1330). Nel 1400 la gonnella fu veste comune agli uomini e alle donne ed ebbe forme diversissime. Già nel 1300 in Francia si chiamò anche gonel un cappuccio con un largo collare e una mantellina lunga fino al gomito che le donne usavano per cavalcare. In Italia, come veste femminile, la gonnella divenne ben presto parte del vestito o veste intera da portare sotto altre vesti (cotte), mentre per gli uomini si trasformò in una sopravveste piuttosto lunga, serrata ai fianchi da una cintola, e portata da gente di ogni condizione: il popolo la portò come soprabito da poter togliere facilmente per lavorare, mentre le classi superiori la portarono sotto il mantello o la guarnacca: era anzi ritenuto segno di trascuratezza o di umiltà portare solo la gonnella, essendo questa una veste assai semplice poiché fino ai primi del '400 si faceva di panno o d'altra stoffa pesante di lana, foderata qualche volta di pelliccia; ma in armonia con il lusso crescente del tempo si fece poi di raso, di velluto e guarnita di pellicce preziose. Nel 1464 a Firenze, in un corteo, i giovani portavano gonnellini di raso cremisi foderati di ermellino e nel 1475 Ercole I di Ferrara possedeva "uno gelere overo gonela alla spagnola" di raso lionato. Mutevoli e varie furono sempre le fogge della gonnella. Dal 1400 in poi si portò il gonnellino corto increspato alla vita, mentre alcuni conservavano il gonnellone lungo all'"analda" o alla "Nalda": foggia, questa, non ben definita come origine, ma che consisteva in una sopravveste larga e lunga a gheroni ai lati con grandi maniche. Questa, che fu l'ultima trasformazione dell'antica gonnella, continuò sino al 1500 (v. sottana).
Bibl.: M. Viollet-le-Duc, Dict. rais. du mobilier franç. de l'époque carloving. à la Renaissance, III, Parigi 1872, pp. 413-417; L. A. Gandini, Saggio degli usi e costumi alla Corte di Ferrara, Bologna 1891, p. 6; C. Merkel, I beni della famiglia di Puccio Pucci, Roma 1897, p. 151; id., Come vestivano gli uomini del Decamerone, Roma 1898, p. 37; V. Gay, Gloss. arch., II, Parigi 1928, p. 787.