GONZAGA, Anna Caterina (in religione Anna Giuliana), arciduchessa del Tirolo e dell'Austria Anteriore
Nacque a Mantova, il 17 genn. 1566, dal duca Guglielmo III e da Eleonora d'Austria, figlia dell'imperatore Ferdinando I. Era sorella di Vincenzo, dal 1587 duca di Mantova e del Monferrato, e di Margherita, che sposò l'ultimo duca di Ferrara, Alfonso II d'Este, dopo la morte del quale ritornò a Mantova.
Nel 1582 la G. sposò Ferdinando, arciduca del Tirolo e dell'Austria Anteriore, suo zio per parte di madre. In prime nozze Ferdinando (nato nel 1529) era stato unito con Filippina Welser, patrizia di Augusta, morta nel 1580, dalla quale aveva avuto due figli privi di diritto alla successione. Dal 1564 era sovrano del Tirolo e dell'Austria Anteriore. Le nozze con la G., mediante procuratori, ebbero luogo a Mantova, poi un corteo matrimoniale composto dal fratello della sposa, da sua madre e da un folto seguito accompagnò la G. a Innsbruck, dove giunse il 14 maggio, accolta da tre giorni di spettacolari festeggiamenti. Il matrimonio fu probabilmente favorito dalla sorella di Ferdinando, Maddalena, fondatrice della collegiata femminile di Hall.
Dal matrimonio nacquero tre figlie. La primogenita Anna Eleonora, nata il 26 giugno 1583, morì ancora in fasce. Il 16 giugno 1584 nacque Maria, che trascorse la vita accanto alla madre e nel 1649 morì terziaria servita con il nome di religione di Anna Caterina. Il 6 ott. 1585 nacque Anna, che nel 1611 sposò il re Mattia d'Asburgo e nel 1612 divenne imperatrice al suo fianco. Morì senza figli il 15 dic. 1618, pochi mesi prima del marito. Rimase nella memoria dei posteri soprattutto come cofondatrice del convento dei cappuccini a Vienna, nel quale gli Asburgo fino all'età contemporanea hanno posto le loro sepolture.
Nelle testimonianze, lo stile di vita della G. alla corte di Innsbruck è descritto come riservato e la cerchia intima di cui si circondava come improntata a gusti prettamente italiani. Viaggi piuttosto lunghi la portarono presso i parenti a Mantova e a Ferrara, e nel 1590 a Bormio per un soggiorno di cure. Nel 1585 e nel 1588 accompagnò l'arciduca alla corte imperiale a Praga. La G. e il suo consorte furono legati da una personale devozione e da uno zelo molto acceso per la realizzazione nel Tirolo degli obiettivi della Controriforma secondo lo spirito tridentino. Promossero con grande impiego di mezzi la costruzione di nuovi istituti di devozione, il ripristino di pellegrinaggi e l'insediamento di nuovi ordini. Un evento particolare in questo ambito fu, nel 1583, il pellegrinaggio della coppia arciducale e della corte a Seefeld, località celebre per un miracolo dell'eucarestia, al quale partecipò un seguito di 2000 persone. Segno della personale devozione della G. fu l'iniziativa di costruire a Innsbruck, tra il 1583 e il 1584, una chiesa del Santo Sepolcro sul modello di quella di Gerusalemme (che costituisce l'edificio base della chiesa delle Sette Cappelle, edificata nel 1677-78), e di fondare una cappella di Loreto nell'Au presso Hall (nel comune di Thaur). Il piccolo edificio fu consacrato il 21 nov. 1589 dal vescovo principe di Bressanone e rappresenta il modello di una serie di riproduzioni della Casa santa che furono presto molto apprezzate nei territori asburgici e della Germania meridionale. Nel 1588 alla G. fu conferita dal papa la Rosa d'oro.
Determinante fu l'azione della G. a favore dei cappuccini, che grazie alla sua protezione furono introdotti a Innsbruck, mentre sino allora erano stati presenti solo in località di lingua italiana. Essi si fecero rapidamente ben volere e si diffusero ulteriormente, cosicché nel 1605 l'Ordine poté costituire una provincia tirolo-bavarese. La G. apprezzava quest'Ordine, che conosceva già dai tempi di Mantova, e scelse un cappuccino come confessore. Persuase il marito a far intervenire il papa presso il capitolo generale, affinché fossero inviati a Innsbruck frati della provincia veneziana. I costi della fondazione della nuova provincia furono assunti dall'arciduca. Nell'autunno 1593 giunsero i primi religiosi e iniziarono subito la costruzione del convento, che poté essere consacrato già il 18 dic. 1594. L'edificio, tuttavia, si mostrò presto troppo piccolo e nel 1606 fu ampliato in occasione del capitolo provinciale. Il quadro dell'altare maggiore della chiesa, opera di Cosmo Piazza da Castelfranco, è una donazione della Gonzaga. Anche per la sede di Bolzano, che fu costituita tra il 1601 e il 1603, la G. si impegnò attivamente. Su sua preghiera l'imperatore Rodolfo II mise a disposizione un terreno con edifici e inoltre materiale da costruzione, la Municipalità installò le condotte idriche e i signori di Wolkenstein contribuirono alle altre spese.
Dopo la morte di Ferdinando, il 24 genn. 1595, la G. riuscì a ottenere la rendita che considerava appropriata solo dopo lunghe e spiacevoli questioni con la famiglia arciducale e con la Camera delle finanze della corte tirolese. Alla fine le fu concessa un'entrata annua di 36.000 fiorini, di cui 7000 erano un contributo dell'imperatore per l'educazione delle due figlie. Quest'ultima somma fu in seguito elevata a 12.000 fiorini; la Camera, però, rimase spesso in arretrato con il pagamento della pensione. Inoltre le spettava una grande quantità di beni in natura. Anche a proposito della sua residenza vedovile nacquero discussioni. La G. a Innsbruck abitava nella tenuta della Ruhelust, costruita da Ferdinando nel giardino di corte e lasciata in eredità a lei nel testamento (vi dovevano essere ancora ultimati lavori di edilizia). Qui intrattenne insieme con le figlie una propria corte principesca, della quale facevano parte non meno di 61 servitori.
Da vedova, la G. si dedicò dapprima interamente all'educazione delle figlie, di salute cagionevole. Già nel 1590 aveva compilato un voluminoso libro di cucina per la principessa Anna. Accanto all'importante ruolo che gli esercizi di devozione avevano anche nella vita di tutti giorni, emerge un vivace interesse per la musica: di Anna è noto che prese lezioni di clavicordo. Per lei si fecero progetti matrimoniali, una prima volta nel 1603, quando il re di Polonia Sigismondo III chiese la sua mano. La G. sarebbe stata favorevole a questo partito, ma l'imperatore non diede la sua approvazione. Rodolfo II accennò alla possibilità di sposare egli stesso la principessa lasciando intravedere come prossima una decisione in proposito. Proibì alla G. di prendere altre iniziative e nel settembre 1603 inviò il suo pittore di corte Giovanni d'Aquisgrana a Innsbruck per eseguire un ritratto di Anna. Poi, però, non prese altre decisioni.
La G. intraprese dei pellegrinaggi - senza le figlie, la cui salute delicata non consentiva loro di sottoporsi a tali strapazzi, e che perciò furono alloggiate nel Damenstift (fondazione per signore) di Hall - che la portarono a Einsiedeln e nell'anno santo 1600 a Loreto, dove si recò anche la sorella Margherita. I costi di questo viaggio furono così elevati che l'imperatore e gli arciduchi Mattia e Ferdinando dovettero contribuirvi; a causa di ritardi nel pagamento, però, la G. durante il viaggio impegnò gioielli che la Camera di corte dovette poi recuperare. Durante il ritorno da Loreto, la G. si trattenne a Mantova, dove fu ricevuta solennemente alla corte del fratello. A sua volta, nel 1606 la G. ricevette a Innsbruck la visita del duca e della duchessa di Mantova, quando questi ultimi accompagnarono con gran seguito la loro figlia Margherita alle nozze con Enrico II di Lorena.
Nello stesso 1606 la G. decise di fondare lei stessa un convento femminile a Innsbruck.
Stimolo all'impresa fu sicuramente il Damenstift di Hall; ancora più significativo è però il parallelo con la fondazione di sua sorella Margherita a Mantova. Costei aveva creato e dirigeva dal 1603 nel convento di S. Orsola un istituto, che, accanto a uno spazio rigidamente sottoposto alla clausura, offriva luoghi destinati all'educazione delle giovani della famiglia ducale e per le dame della famiglia regnante che si ritiravano dalla vita di corte. Anche la G. concepì un istituto dalla duplice destinazione: da un lato convento femminile vero e proprio, dall'altro una sorta di Damenstift detto Regelhaus. I due spazi distinti erano collegati dalla chiesa, che era in comune. Come area di costruzione la G. destinò una parte dell'ampio giardino di corte compreso nella Ruhelust. Progettista e direttore dei lavori fu il pittore di corte, il mantovano Giovanni Sperandio: la prima pietra degli edifici (demoliti nel 1844: illustrazione in Österreichische Kunsttopographie, LII, 1, p. 160) fu posta il 2 luglio 1607. Subito dopo la G. affidò l'istituzione all'Ordine dei serviti che, a Nord delle Alpi, dalla Riforma in poi, non aveva nessun istituto.
Il concepimento del nuovo edificio religioso, ultimato nel 1612, fa pensare che la G. sin dall'inizio aveva avuto l'intenzione di trasferirvisi e di licenziare la sua corte. Per realizzare questo progetto non bastava però attendere il completamento del complesso, ma anche le nozze a lungo rimandate dell'arciduchessa Anna. Dopo che Rodolfo II ebbe finalmente concesso il permesso per il matrimonio del fratello Mattia con Anna, la G. accompagnò la figlia alle nozze il 4 dic. 1611 a Vienna. Il 2 febbr. 1612 entrò nel convento con la figlia Maria e altre quindici dame, in un primo tempo proprio nell'edificio conventuale, perché la Regelhaus evidentemente non era ancora terminato. Il 7 marzo ebbe luogo la consacrazione della chiesa. Il 1° luglio seguì l'entrata formale della G. nell'Ordine delle servite terziarie, con il nome in religione di Anna Giuliana. Gli statuti compilati dalla G. per la residenza furono approvati da papa Paolo V nel 1617.
Convento e Regelhaus furono dotati con grande generosità. La G. impiegò la sua dote, il morganatico e le sue rendite vedovili, e inoltre donò la signoria di Thaur e i possedimenti di Grüneck e Wohlgemutsheim. A tutto ciò si aggiunse anche l'eredità di Maria. Dalla Ruhelust furono portati preziosi oggetti d'arte e devozionali e molte altre opere furono commissionate per la chiesa e gli edifici circostanti. Per la celebrazione dei servizi religiosi con musica fu istituita una cappella con strumentisti e cantori.
Il desiderio della G. che i serviti si occupassero della cura spirituale delle suore rese inevitabile che fosse costruito un convento anche per loro. Nel 1613 cominciò ad acquistare terreni per questo scopo e già l'anno seguente Sperandio poté cominciare la costruzione: la prima pietra per la chiesa fu posata il 16 ott. 1614. Il 31 genn. 1616 la chiesa fu consacrata; i primi padri vennero da Mantova e da Verona nel 1615. Il nuovo complesso edilizio fu vittima di un incendio nel 1620, ma la ricostruzione iniziò con grande rapidità, sempre sotto la direzione dello Sperandio.
La G. non poté però vederne i frutti. Morì infatti a Innsbruck il 3 ag. 1621, in fama di santità, e fu sepolta, come poi la figlia Maria, nella cripta costruita per entrambe sotto i gradini dell'altare maggiore, nella chiesa della Regelhaus da lei voluto.
Dopo la chiusura del convento delle servite e della Regelhaus nel 1783, le salme della G. e di Maria furono traslate nella cripta della chiesa dei gesuiti. Nel 1906 furono solennemente composte di nuovo nell'ala orientale del chiostro nella chiesa dei serviti. L'eredità della G. non è da considerare di poco momento. Forme di devozione da lei introdotte, come l'adorazione del presepe e del Santo Sepolcro, conobbero nella consuetudine popolare dell'età barocca una grossa fioritura, e la cura d'anime prestata dai cappuccini e dai serviti, questi ultimi presto a loro volta diffusisi, ebbe per secoli una forte influenza sulla vita religiosa del Tirolo.
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