GORDIANO III (M. Antonius Gordianus)
Imperatore romano dal 238 al 244 d. C. Nacque a Roma il 20 dicembre, forse nel 224, da Giunio Balbo e da Mecia Faustina, figlia di Gordiano I. Nel 238, morti in Africa il nonno e lo zio, soldati e popolo di Roma, irritati contro il senato che aveva conferito l'impero a Pupieno e Balbino, e spinti dalla speranza di ottenere dal nipote quanto il nonno aveva loro promesso, imposero al senato che riconoscesse come Cesare il fanciullo (marzo o aprile). Durante la breve signoria di Pupieno e Balbino, G. continuò a essere lo strumento di cui si servì l'elemento militare nella lotta contro il senato, che cercava di consolidare il potere riconquistato; egli si vide perciò minacciato dall'odio dei due imperatori, che, divisi nel resto, si trovavano concordi nel desiderio di eliminare G. Quando Pupieno e Balbino furono uccisi dai pretoriani, soldati e popolo da una parte, senato dall'altra, vennero a un compromesso per il quale G. fu riconosciuto come imperatore (probabilmente il 9 luglio). Chi governasse per lui nel primo periodo del suo impero non sappiamo con sicurezza. Scarse le informazioni anche per quel che avveniva in questo tempo sulle frontiere.
Col 241 un importante cambiamento avviene nel governo dell'Impero, quando G. sposa Furia Sabinia Tranquillina, figlia di Timesiteo, e nomina il suocero prefetto del Pretorio. Uomo dotato di eccellenti qualità e ricco di esperienza acquistata durante una lunga carriera, Timesiteo divenne da allora il vero signore dell'Impero. Rivolse subito la sue cure principali alla frontiera d'Oriente, dove i Persiani, che avevano già conquistato la Mesopotamia romana, minacciavano, sotto la guida di Sapore I, il dominio di Roma nella Siria e s'impadronivano della stessa Antiochia. Nel 242 G. partiva, accompagnato dal suocero, vero duce dell'impresa, alla volta dell'Oriente. Giunto l'esercito nella Siria, s'iniziò nel 242 la guerra contro i Persiani. Antiochia fu liberata, i Persiani ricacciati nella Mesopotamia, Carre ripresa. A Resaina avvenne la battaglia decisiva, in cui Sapore fu pienamente sconfitto; anche Nisibi cadde di nuovo in potere dei Romani. Dopo una serie di provvedimenti presi per riorganizzare la Mesopotamia riconquistata, Timesiteo decise di marciare contro la capitale nemica, Ctesifonte. Ma, mentre a Roma si esultava per le vittorie, veniva a mancare, per un'improvvisa malattia, Timesiteo (fine del 243), la morte del quale non solo fu di danno gravissimo per le sorti della spedizione, ma cagionò anche la fine miseranda di G. Il nuovo prefetto del Pretorio, l'arabo Filippo, non contento, come il suo predecessore, del potere effettivo, mirava al trono e la sua ambizione urtò forse contro il tentativo fatto da G. di rendersi una buona volta indipendente da ogni tutela. Nel contrasto Filippo ebbe la meglio con l'eccitare i soldati contro l'imperatore, da lui presentato come responsabile del cattivo vettovagliamento. Invano G. scese di concessione in concessione fino a supplicare che gli lasciassero soltanto la vita. Fra Zaita e Dura, vicino all'Eufrate, a 20 miglia da Circesio, G. fu ucciso dai soldati (febbraio o marzo del 244 d. C.). Filippo volle poi coprire il delitto con gli onori che tributò e lasciò tributare alla memoria di G., che fu consacrato.
Bibl.: von Rohden, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, coll. 2620-2628 (con bibl.); G. Costa, in De Ruggiero, Dizionario Epigrafico, III, pp. 540-559; K. F. W. Lehmann, Kaiser Gordian III, Berlino 1911; cfr. O. Th. Schulz, Vom Prinzipat zum Dominat, Paderborn 1919, pp. 66, 71-74, 201-202; M. Rostovtzeff, The Social and Economic History of the Roman Empire, Oxford 1926, cap. XXI, passim e p. 615, n. 26. Su Timesiteo cfr. anche Stein in Pauly-Wissowa, VII, coll. 365-367; per il limes di Numidia v. J. Carcopino, in Revue des études anciennes, XXV (1903), pp. 33-48; Revue Archéologique, XX (1914), pp. 316-325; Syria, VI (1925), pp. 30-57 e pp. 118-149; per la cronologia del 238 v. anche gli articoli citati nella voce precedente.